Archivi categoria: Biologia delle orchidee

Le orchidee viste al “microscopio”: dalla parte della scienza.

Rewind: “Relations between ants and plant world” from Marcus V. Locatelli

With this article starts the cooperation of this blog with Marcus Vinicius Locatelli, agronomist engineer trained at the Federal University of Viçosa, 2006. Currently Masters course in the department of soils and plant nutrition in the same institution. Its line of research is fertility of the soil and fertilization of cultures, specifically, working with modeling. I develop, concomitantly, some work with orchids.
As orchid enthusiast he has open the blog Orquidofilia e Orquidologia full of interesting ideas and arguments.

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Fecondazione e semina, salviamo i nostri “tesori” nelle collezioni.

Salviamo le nostre orchidee.
La riproduzione delle orchidee da seme è da anni applicata a livello professionale in vari laboratori, ma gli obiettivi sono spesso rivolti alle ibridazioni o più semplicemente ad assecondare le tendenze del momento.
Ed è così che nelle collezioni amatoriali, veri tesori di specie giunte nelle coltivazioni in “altri tempi”, spariscono perché non c’è la possibilità di assicurare programmi di semine, finalizzate esclusivamente alla loro salvaguardia.
026La riproduzione delle orchidee da seme è sempre motivo d’interesse e di mistero.
La prima domanda che di solito ti senti rivolgere da amiche ed amici che visitano la tua collezione è la seguente: hai mai creato nuove orchidee?
Il povero coltivatore amatoriale sapendo che nell’immaginario collettivo si da molta importanza alla creazione di nuove e misteriose orchidee, risponde sì, dando in tal modo importanza alla domanda del visitatore, che rimane soddisfatto di trovarsi al cospetto di un nuovo Nero Wolfe.
Noi sappiamo che le orchidee si prestano a facili manipolazioni e, se nei secoli scorsi era sicuramente affascinante creare nuovi ibridi artificiali, cosa rimane ai nostri giorni di quell’epopea? Oggi è ancora così affascinante, e scientificamente utile, fare gli apprendisti stregoni artigianali con le ibridazioni fai da te?
A mio avviso è passato il periodo pionieristico in cui le sperimentazioni si realizzavano spartanamente, ora la scienza, la biologia e la tecnologia operano con metodologia e programmazione, pertanto, le semine improvvisate non sono più l’ambito traguardo del collezionista.
Non di rado capita di sentir raccontare da neofiti coltivatori, le stupende avventure delle loro semine, e si rimane stupiti.
Impollinare un fiore di orchidea non è il massimo delle difficoltà e poi, con qualche supporto tecnologico si può anche far germogliare i semi, ma prima di effettuare delle impollinazioni è sempre utile porsi la domanda: quello che sto per fare è già stato fatto da altri?

Associazioni amatoriali, protagoniste di un percorso ricognitivo
Si è detto, i laboratori professionali lo fanno già, ma quel che manca, almeno in Italia è la creazione di un coordinamento fra le varie collezioni di orchidee, finalizzato al censimento del patrimonio vegetale esistente.
Questo lavoro, posto che ci sia la collaborazione dei coltivatori, lo potrebbe fare una Federazione di coordinamento delle collezioni amatoriali, delle Associazioni orchidofile territoriali, dei produttori e delle istituzioni (leggi orti botanici): lo spero e lo auspico.

005Nella foto, Diego Ivan, mentre feconda un fiore di Stanhopea nigroviolacea.
Per garantire l’assoluta priorità al puro obiettivo scientifico e divulgativo (mettere a disposizione le piantine in beuta, senza scopo di lucro), le operazioni di fecondazione, semina e quant’altro serve per far crescere nuove piante di orchidee, devono essere curate da “pool” di biologi volontari, che dispongano di laboratori attrezzati.

Di questi progetti se ne parla da tempo, in questa ottica, il biologo Diego Ivan, ha chiesto e ottenuto la disponibilità ad effettuare impollinazioni di specie presenti nelle nostre collezioni amatoriali. Per raggiungere gli obiettivi di cui sopra è auspicabile che altri collezionisti si rendano disponibili a favorire questo progetto.

Lc Tresederiana, veccho ibrido prmario nell’immeritato oblio

Nella seconda metà del dicianovesimo secolo i coltivatori di orchidee diedero gran impulso alle ibridazioni infrageneriche e intergeneriche.
I testi del tempo riportano con grande dovizia di dati tutte le ibridazioni registrate dai coltivatori amatoriali o dalle ditte professionali.
In foto: Lc.Tresederiana
Prendiamo ad esempio questo ibrido primario. Si tratta di un incrocio fra due generi molto amati dai collezionisti di orchidee e molto usati per le ibridazioni: (C. Loddigesii x L. crispa).
La letteratura ci dice che a questo ibrido primario è stato dato il nome di Lc.Tresederiana, ma poi si perde qualsiasi traccia di suoi utilizzi in future ibridazioni.
Di questo incrocio si fa menzione su The Orchid Hybrids – Forgotten Books pag 98-9

“Tresederiana (LI. T. Rchb. f.) (Ct. Loddigesii ? X LI.crispa superba). G. Ch., Feb. 4, ’88. Treseder, for Heath, Cheltenham. Sown Jan., ’81, germinated in 4 months; 7 years raising. Seventeen plants, weeded.!”
Da queste annotazioni si può risalire anche all’origine del nome di questo incrocio primario: dedicato a Treseder, probabile suo ibridatore per conto del vivaio Heath & Sons,di Cheltenham.
Per chi ama il mondo delle orchidee è sempre affascinante attingere notizie storiche, che in certo qual modo fermano nel tempo, tendenze e limiti tecnologici del passato. In questo caso siamo agli albori delle ibridazioni quando erano numerosi gli incroci fra specie (primari). Per le semine, i collezionisti dovevano affidarsi a laboratori attrezzati.
Chissà quante ibridazioni si son perse nel tempo, vuoi per questioni estetiche, oppure per scarse qualità riproduttive. Questo vecchio incrocio è ancora miracolosamente presente nella mia collezione ed è anche molto bello.
Dei suoi genitori esprime la forma del labello (L.crispa) e colore dei fiori (C. loddigesii), vedi foto.

Encyclia? Prosthechea? Anacheilium? Panarica?…un bel rompicapo tassonomico…

L’intento di questo articolo, era quello di descrivere una piccola pianta cartellinata come Encyclia lancifolia, fiorita in questi giorni nella mia serra. Eccola, la presento subito – foto si intende – sì solo foto, senza nomi e cognomi perchè, dopo qualche consultazione mi son perso in una selva intricata dalla quale ho faticato molto a districarmi. Forse non sono nemmeno riuscito a cogliere compiutamente l’attuale situazione tassonomica del grande gruppo a cui appartiene questa specie… proviamoci insieme.
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Cuitlauzina egertonii

Articolo rivisitato il 15 Gennaio 2017.

Foto di presentazione: Cuitlauzina egertonii (Lindl.) Dressler & N.H. Williams 1845. Foto scattata in un freddo giorno di gennaio: 15.01.2017 nella collezione rio Parnasso

Il genere
Cuitlauzina: un piccolo genere, relativamente nuovo nel panorama della botanica e dell’orchidologia, frutto dei nuovi strumenti di ricerca scientifica basati sulla genetica.
Non riesci nemmeno a pronunciare il nome di questo nuovo genere di orchidee? Tutta colpa di Dressler & NHWilliams, sono loro che lo hanno creato. Il genere Cuitlauzina porta questo nome in onore di: Cuitlahuatzin, governatore di Iztapalapa, Messico.

Il genere
Cuitlauzina Lex. 1825
Sottofamiglia: Epidendroideae.
Tribù: Maxillarieae.
Sottotribù: Oncidiinae.

Cuitlauzina è un genere di sei specie (Dressler & Williams 2003, Chase et al. 2008), già appartenenti ad altri generi fra i quali, Odontoglossum ed Osmoglossum.

Note scientifiche
Con l’eccezione di C. pendula e C. pygmaea, le cui foglie non hanno fasci di fibre adaxiali, le altre specie raggruppate in questo nuovo genere, sono caratterizzate da fasci di fibre e fasci vascolari con stegmata adaxiali e abassiali. Gli stegmata in queste specie sono disposti in tre diversi luoghi all’interno delle foglie, che si sono dimostrate, luoghi di maggiore smaltimento del diossido di silicio accumulato. Studi mirati, hanno rilevato che questa condizione è geneticamente presente nelle specie incluse nel nuovo genere Cuitlauzina.
Le rilevazioni scientifiche che hanno motivato la costituzione del nuovo genere Cuitlauzina poggiano sulla diversità dei sistemi di assorbimento dei minerali da parte delle piante.
Le diverse accumulazioni di composizioni chimiche e di varie forme di minerali nelle piante, sono processi biologici utilizzati quali strumenti diagnostici nelle identificazioni tassonomiche.

Nello specifico sono stati effettuati studi sulla diversità di accumulazione dei minerali nelle specie di orchidee appartenenti alla sottotribù Oncidiinae.
Con questo obiettivo scientifico, sono state analizzate e confrontate (in chiaro e con l’ausilio del microscopio) le accumulazioni minerali nelle foglie di 140 specie di Oncidiinae.
Durante le osservazioni sono state rilevate diverse forme di cristalli di ossalato di calcio e depositi silicdioxide in forma di stegmata.
Questa metodologia di studio, applicata per clade o per specie, appartenenti alla sottotribù delle Oncidiinae (Rev. Biol Trop. 58 (2): 733-755. Pub. 2010 Giugno 02.), ha evidenziato l’importanza tassonomica di queste inclusioni minerali.

Luoghi di endemicità
Le specie del genere Cuitlauzina vivono in habitat identificabili con il termine “fascia subalpina”, sono epifite, litofite, occasionalmente terrestri, a sviluppo simpodiale, strutturate con pseudobulbi ovoidali all’apice dei quali si formano due foglie acumninate. Le infiorescenze sono basali, erette o pendule.
Queste specie richiedono una temperatura fresca – temperata, luce moderata, alta umidità, buona ventilazione, e un riposo più secco e più fresco.

Le specie del nuovo genere
Specie tipo: Cuitlauzina pendula Lex. 1825
Cuitlauzina candida
(Lindl.) Dressler & N.H.Williams
Cuitlauzina convallarioides (Schltr.) Dressler & N.H.Williams
Cuitlauzina egertonii (Lindl.) Dressler & N.H.Williams
Cuitlauzina pandurata (Garay) M.W.Chase & N.H.Williams
Cuitlauzina pendula Lex.
Cuitlauzina pulchella (Bateman ex Lindl.) Dressler & N.H.Williams
Cuitlauzina pygmaea (Lindl.) M.W.Chase & N.H.Williams

Descrizione di specie
Cuitlauzina egertonii (Lindl.) Dressler & N.H. Williams 1845
E’ una specie epifita a sviluppo simpodiale con pseudobulbi lunghi fino a 5 cm e larghi 2 cm, che producono due foglie acuminate, lunghe fino a 25 cm e larghe 1 cm. L’ infiorescenza è più corta delle foglie, e porta da 2 a 8 fiori di colore bianco luminoso.
Questa specie può essere trovata in Messico, Costa Rica, Guatemala, Panama, Colombia e Nicaragua. La fioritura avviene nel mese di gennaio.
Sinonimi:
Odontoglossum egertonii Lindl. , Edwards’s Bot. Reg. 31(Misc.): 50 (1845).
Oncidium egertonii (Lindl.) Beer, prakt. Stud. Orchid.: 285 (1854).
Osmoglossum egertonii (Lindl.) Schltr., Repert. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. Beih. 17: 79 (1922).
Odontoglossum candidum Linden & André , Illinois. Hort. 22: 58 (1875).
Osmoglossum acuminatum Schltr., Repert. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. 17: 97 (1922).
Osmoglossum anceps Schltr., Repert. Spec. Nov. Regni Veg.Beih. 19: 147 (1923).
Osmoglossum candidum (Linden & André) Garay , Bot. Mus. Leafl. 26: 28 (1978).
Osmoglossum dubium S.Rosillo, Orquídea (Mexico City), ns, 9: 85 (1983).