Salviamo le nostre orchidee.
La riproduzione delle orchidee da seme è da anni applicata a livello professionale in vari laboratori, ma gli obiettivi sono spesso rivolti alle ibridazioni o più semplicemente ad assecondare le tendenze del momento.
Ed è così che nelle collezioni amatoriali, veri tesori di specie giunte nelle coltivazioni in “altri tempi”, spariscono perché non c’è la possibilità di assicurare programmi di semine, finalizzate esclusivamente alla loro salvaguardia.
La riproduzione delle orchidee da seme è sempre motivo d’interesse e di mistero.
La prima domanda che di solito ti senti rivolgere da amiche ed amici che visitano la tua collezione è la seguente: hai mai creato nuove orchidee?
Il povero coltivatore amatoriale sapendo che nell’immaginario collettivo si da molta importanza alla creazione di nuove e misteriose orchidee, risponde sì, dando in tal modo importanza alla domanda del visitatore, che rimane soddisfatto di trovarsi al cospetto di un nuovo Nero Wolfe.
Noi sappiamo che le orchidee si prestano a facili manipolazioni e, se nei secoli scorsi era sicuramente affascinante creare nuovi ibridi artificiali, cosa rimane ai nostri giorni di quell’epopea? Oggi è ancora così affascinante, e scientificamente utile, fare gli apprendisti stregoni artigianali con le ibridazioni fai da te?
A mio avviso è passato il periodo pionieristico in cui le sperimentazioni si realizzavano spartanamente, ora la scienza, la biologia e la tecnologia operano con metodologia e programmazione, pertanto, le semine improvvisate non sono più l’ambito traguardo del collezionista.
Non di rado capita di sentir raccontare da neofiti coltivatori, le stupende avventure delle loro semine, e si rimane stupiti.
Impollinare un fiore di orchidea non è il massimo delle difficoltà e poi, con qualche supporto tecnologico si può anche far germogliare i semi, ma prima di effettuare delle impollinazioni è sempre utile porsi la domanda: quello che sto per fare è già stato fatto da altri?
Associazioni amatoriali, protagoniste di un percorso ricognitivo
Si è detto, i laboratori professionali lo fanno già, ma quel che manca, almeno in Italia è la creazione di un coordinamento fra le varie collezioni di orchidee, finalizzato al censimento del patrimonio vegetale esistente.
Questo lavoro, posto che ci sia la collaborazione dei coltivatori, lo potrebbe fare una Federazione di coordinamento delle collezioni amatoriali, delle Associazioni orchidofile territoriali, dei produttori e delle istituzioni (leggi orti botanici): lo spero e lo auspico.
Nella foto, Diego Ivan, mentre feconda un fiore di Stanhopea nigroviolacea.
Per garantire l’assoluta priorità al puro obiettivo scientifico e divulgativo (mettere a disposizione le piantine in beuta, senza scopo di lucro), le operazioni di fecondazione, semina e quant’altro serve per far crescere nuove piante di orchidee, devono essere curate da “pool” di biologi volontari, che dispongano di laboratori attrezzati.
Di questi progetti se ne parla da tempo, in questa ottica, il biologo Diego Ivan, ha chiesto e ottenuto la disponibilità ad effettuare impollinazioni di specie presenti nelle nostre collezioni amatoriali. Per raggiungere gli obiettivi di cui sopra è auspicabile che altri collezionisti si rendano disponibili a favorire questo progetto.