Dialoghi e veleni

Tutte le orchidee, che non vedrete a MPC

Questo blog fa scorrere il mondo fantastico delle orchidee in tempo reale sul web, ma nello stesso tempo, con gli eventi promossi da Orchids Club Italia, riesce a tradurre l’ambito virtuale in occasioni di vita reale.

Nelle varie manifestazioni organizzate dal nostro Club, la gente chiede dov’è la nostra sede, quanto costa l’iscrizione e come si fa per aderire; rimane positivamente sorpresa, quando precisiamo, che non si pagano quote associative, che la nostra sede è ogni luogo dove ci sono orchidee da vedere e che per aderire basta comunicare i propri dati: e-mail, indirizzo e/o telefono.

Il nostro Club è una libera Associazione di persone (tutti possono esserne soci). In Italia non esistono Associazioni orchidofile pubbliche e/o istituzionalmente riconosciute: quelle esistenti sono associazioni di fatto come (Orchids Club Italia ed altre) o frutto di una stipula notarile fra privati ( AIO, ATAO ecc.) e pertanto non c’è alcuna gerarchia di valori, se non quella espressa sul campo.

Questa premessa ci aiuta ad introdurre un breve dialogo nato nei commenti di questo blog.

Nel post “Echi dalle mostre di Orchids Club Italia” un amico commenta:

…”dove è che si tiene tutto ciò?”

Ancora nel post: “Floreal Fest, una bella esperienza.” altri amici scrivono:

…”Mannaggia alla distanza!”
…”Uffa! Troppo lontana! Ma a MPC voglio conoscere e salutare tutti!!!! Nonchè rifarmi gli occhi con le vostre bellissime orchidee!

MPC sta per: Mostra mercato di Monteporziocatone – Roma.

Noi del Club rispondiamo:

…”queste mostre le facciamo al nord Italia, ma noi siamo disponibili anche a scendere…se qualcuno ci invita (a MPC non siamo invitati, il Club parteciperebbe volentieri).”

Puntuale e velenosa arriva al blog questa risposta anonima, che desideriamo rendere pubblica:

…”Breve considerazione: a MPC dubito sarete mai invitati… Sai com’è: il “piccoletto” che organizza l’evento è persona intelligente e soprattutto ha la memoria lunga…
Mettitela pure via…”

Questi veleni escono dalla bocca…pardon, dal becco del solito “merlo indiano parlante, che poi tanto indiano non è…perchè sverna molto volentieri sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, nel Torinese, nel Lecchese e, con sembianze diverse, su vari forum e m-list italiani”.

Quel “piccoletto” menzionato dal “merlo parlante” organizza l’evento per nome e per conto di una pubblica Istituzione: il Comune di MPC. L’impegno di spesa (compenso organizzativo compreso) è coperto anche da contributo, con relativa voce nel bilancio del Comune, in altre parole con i soldi di tutti i contribuenti Italiani, che dovrebbero pertanto avere uguale trattamento, giusto?

Mettiamo l’accento su quest’aspetto, non tanto per noi, bensì per evidenziare il danno provocato da quella che comunemente è chiamata “sindrome di Napoleone”, che quest’anno colpisce anche i partecipanti produttori di orchidee botaniche, rigorosamente selezionati e respinti secondo astruse ed opinabili decisioni, mai motivate pubblicamente.

Ci dispiace non poter esporre le orchidee del nostro Club a MPC, pazienza, forse in tutto questo le orchidee non c’entrano: però possiamo attivare un’esposizione virtuale su questo blog, che dite?

Iniziamo la rassegna virtuale con la Cattleya mossiae profumata e voluttuosa.

Orchids Club Italia – tutti i diritti sono riservati

Cattleya mossiae Hkr. 1838

Il nome a questa specie è dato in ricordo della Signora Moss, appassionata orchidofila Inglese del 1800.

La Cattleya mossiae è il fiore nazionale del Venezuela dal 1951. La specie è stata descritta da W.j. Hooker in 1838. Hooker nelle sue osservazioni evidenzia i particolari caratteristici della nuova specie unifoliata (scoperta subito dopo la C. labiata), ecco un suo passaggio espressivo “i fiori di questa orchidea sono i più grandi finora conosciuti dell’intera famiglia; sono inoltre molto appariscenti e nessun pennello d’artista può riprodurne la bellezza”
Per qualche tempo ci furono delle dispute sul fatto, che fosse una specie assestante e non solamente una varietà della labiata, poi fu deciso per considerarla una nuova specie.

E’ un’orchidea epifita, unifoliata a sviluppo simpodiale è endemica del Venezuela, vive sulla fascia montagnosa litoranea e sui pendii occidentali delle Ande a 1000 – 1600 metri di altitudine.
Questa specie presenta le infiorescenze molto grandi e gruppi di 3 – 5 fiori con tonalità di colore che vanno dal color lavanda pallido al concolor alba fino alla bellissima varietà coerulea.

L’introduzione nel mondo orticolo Europeo della Cattleya mossiae ( 1836), che a differenza della C. labiata era di più facile reperimento (denaro permettendo), creò molta sensazione fra i collezionisti dell’epoca e negli anni a venire furono molti i premi conquistati da questa nuova orchidea nelle esposizioni:
Fra il 1865 ed il 1913, la Royal Horticultural Society assegnò 37 (Awards of Merit) e 16 (First Class Certificates), a 53 nuovi cloni di C. mossiae.

La Cattleya mossiae fiorisce nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio ed in Venezuela è chiamata l’orchidea di Pasqua.
Le più belle varietà e le prime ibridazioni furono molto usate per produrre fiori da taglio, che fecero la fortuna dei coltivatori degli anni 40 e 50; in quei tempi le confezioni di fiori della C. mossiae rappresentavano il delicato omaggio che ogni figlio dedicava alla mamma in occasione della sua festa.

Gli appassionati delle Cattleya devono assolutamente cercare questa stupenda specie botanica perché è molto resistente ed adattabile alle varie condizioni critiche: in caso di disfatta della collezione rimarrà sicuramente vivo un esemplare di questa specie.

La Cattleya mossiae va coltivata in vaso, io, però coltivo con buoni risultati, anche qualche esemplare in zattere di legno duro: questa orchidea va bagnata regolarmente durante la fase dello sviluppo, avendo però l’attenzione di garantire una breve asciugatura fra le bagnature e di porre molta attenzione con le bagnature invernali, che devono essere fatte con parsimonia.
Una buona luminosità accompagnata da ambiente caldo e ventilato garantisce piante in salute ed ottime fioriture.

Le fertilizzazioni vanno somministrate a dosi leggere, mezzo grammo di NPK 20.20.20 solubile, per litro d’acqua ogni 3 bagnature: in inverno dimezzare dosi e frequenza.

Questa orchidea fiorisce in primavera (emisfero nord), pertanto la C. mossiae rimane in leggero riposo vegetativo sino all’inizio dell’estate e ricomincia poi il nuovo sviluppo, che dura fino ad Ottobre: si consiglia di intervenire con divisioni e rinvasi solamente, quando si cominciano a notare le prime radici nuove.

14 pensieri su “Dialoghi e veleni

  1. Gianni

    Io direi di lasciare tempo al tempo, il nostro gruppo e`giovane e quello che conta e`che e`pieno di giovani intelligenti e volonterosi, se diamo un occhiata ai “vecchi” enti conosciuti sono vecchi non solo d`eta`ma anche i loro aderenti e le loro idee, l’onnipotente ci ha`messo sette giorni a creare l`universo e Garibaldi diversi anni ad unificare l`Italia, e anche le Models piu`famose fanno un passo dopo l`altro prima di diventare famose.
    Al mio parere, facendo polemica con un paio di cafoni, andiamo a finire al loro livello, e sarebbe veramente un peccato.
    Basta vedere come questa persona ha titolato l`organizzatore di MPC, non in grado ai suoi meriti, ma in senso dispregiativo sulla sua statura fisica.
    io penso che con un po`di buona volonta`e comprensione, prima o poi un avvicinamento sara`possibile.
    senno`andiamo a far vedere le nostre piante a Dresda nel 2009
    ciao a tutti
    baci e pace
    Gianni

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  2. Guido

    Ciao Ivan, quella ha un’altra provenienza, petali e labello molto più stretti di questa che vedi in foto. Fai qualche foto.

    Di quella che vedi in foto abbiamo dei semi gi? seminati da poco…vedremo 😉

    Guido

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  3. Ivan Malavolti

    Ciao Guido!
    La mossiae!!! che coincidenza stavo per scriverti!! ricordi la sfida dello scorso anno? posso dire di stare per vincerla! infatti stamattina si è aperta la spata e stanno facendo capolino 2 boccioli!!! dopo il rinvaso il nuovo pseudobulbo è cresciuto più piccolo dei vecchi, ma non ha mancato per questo di produrre la spata! Non riuscirò a vederla in fiore per Pasqua, però che soddisfazione 🙂
    A presto,
    Ivan.

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