Archivio mensile:Dicembre 2017

Coilostylis ciliaris

Fiori delicati e fragranti che ti conquistano in un batter di ciglia.

Nelle vecchie collezioni, il coltivatore ti mostrava con orgoglio la fragile e delicata fioritura di quella strana orchidea con le “ciglia”, ancora inclusa nel grande genere degli Epidendrum. Ma anche il nostro amato Epidendrum ciliare è passato sotto le forche caudine dei tassonomi, botanici o biologi che dir si voglia: l’attuale nome di specie è: Coilostylis ciliaris.

Qualche notizia su questa specie, delicata e fragrante.

Coilostylis ciliaris (Orchidea di stelle a frange ), ex Epidendrum ciliare , è una specie di orchidea appartenente al genere Coilostylis. È stato trasferito dal genere Epidendrum da Withner e Harding nel 2004.
È la specie tipo del genere Coilostylis

Coilostylis ciliaris [L.] Withner & Harding 2004
Genere: Coilostylis Raf. 1838
Sottofamiglia: Epidendroideae, Tribù: Epidendreae, Sottotribù: Laeliinae.
Genere descritto da Rafinesque nel 1836 e resuscitato da Carl L. Withner e Patricia Harding nel 2004, costiyuito da 8 specie rimosse dal genere Epidendrum.
I fiori del genere hanno due lobi laterali stretti e un lungo lobo mediano.
Questo genere non è riconosciuto (agosto 2009) da Kew Botanical Gardens che lo ha conservato nel genere Epidendrum.

Questa specie è originaria della fascia tropicale americana fino ad arrivare al sud del Brasile. E’ un’orchidea epifita a volte litofita e predilige l’habitat delle foreste montane umide e piovose (500-1000) metri d’altitudine.
Questa orchidea si sviluppa in modo simpodiale (su più piedi), forma pseudobulbi lunghi con più nodi che portano una o due foglie ellittiche, oblunghe, coriacee e clavate. Questa pianta può raggiungere anche i 40 centimetri di altezza, gli steli fiorali lunghi 10-20 centimetri escono all’apice degli pseudobulbi annuali e nella stagione invernale producono 5-6 fiori fragranti, cerei, con i sepali di colore giallo verdastro, lineari e lunghi; il labello è bianco lobato e frangiato a forma di ciglia, da cui deriva il nome della specie.

Coilostylis ciliaris è un’orchidea generosa e di facile coltivazione, può fiorire in diversi periodi dell’anno, generalmente spuntano in Agosto-Settembre ed ancora in Gennaio, la consiglio vivamente ai collezionisti principianti.
Questa specie, molto simile anche come conformazione alle Cattleye bifoliate, può essere coltivata con successo in composto di corteccia d’abete e torba di sfagno e va collocata nella serra intermedia con buona luminosità.

Durante la fase vegetativa, Coilostylis ciliaris richiede abbondanti annaffiature, buona ventilazione dell’ambiente e concimazioni mensili con fertilizzante ricco d’azoto. Durante il periodo di riposo post fioritura vanno eliminate le fertilizzazioni e ridotte drasticamente le bagnature.

Tossine ecuadoregne post WOC?

Foto di copertina tratta da internet: ORCHID TOURS, referenti in gita.

Sono riuscito, con fatica, a leggere tutto questo post apparso ieri su fb, commenti e risposte comprese.

Che dire, mi pervade un senso di scoramento, e la mia mente va alla fortunata commedia musicale scritta da Iaia Fiastri e Bernardino Zapponi nel 1986 e diretta da Pietro Garinei: “Se il tempo fosse un gambero”. Il debutto, che mi vide spettatore, avvenne a Roma al Teatro Sistina il 23 dicembre 1986.
La commedia tenne a battesimo l’esordiente Nancy Brilli; Protagonista istrionico fu Enrico Montesano.

La commedia
Si dirà – “che c’entra!” – C’entra come metafora delle vita: la protagonista della commedia, la fioraia Adelina, ormai vecchia, nella circostanza del suo solitario compleanno, le appare un diavolo di seconda categoria, inviato in terra per redimersi agli occhi del Maligno (il capo dei diavoli): questo diavolo ha lo scopo di riportare Adelina indietro nel tempo, nel 1928 (cioè a quando lei aveva 20 anni), perché ella accetti la corte del principe polacco Amedeo Poniatowskij, che a suo tempo aveva rifiutato ma, che nel corso degli anni, aveva acceso in lei il sentimento del pentimento. Il Maligno ha, infatti, voglia di divertirsi alle spalle della coscienziosa e pia donna, portandola al peccato che aveva in gioventù scansato.

Ecco, parafrasando la trama della commedia, anche io ho la sensazione che quel diavolo di seconda categoria mi stia proponendo di tornare indietro di 30 anni, a patto – dice lui – di star fuori dall’inferno. Inferno? -Sì – sogghigna Max – quello delle associazioni “Orchid-Green”.

Tornare indietro nel tempo
Suggestionato da Max, e lusingato dalla possibilità di ridisegnare il destino, provo a tornare indietro nel tempo, ma quel diavoletto maligno, portandomi a spasso nella fantasia pretende di modificare a suo piacimento il mio futuro: inferno per inferno, dico io, meglio quello conosciuto e reale.

Il vaso di pandora.
Ed allora rieccomi tornato ad oggi a rileggere la “mise in place” di uno spaccato che poteva essere evitato, ma, forse qualche tossina post WOC, ha fatto scoprire il vaso di pandora come scrive l’estensore del post. Speriamo che serva a qualche cosa.
Un vaso di pandora pieno di gelosie, invidie, frustrazioni e megalomanie che nel mondo orchidofilo italiano, affiorano ciclicamente come l’herpes.
Non intendo soffermarmi sul versante personale del post, la gravità sta altrove ovvero nei retroscena.
Si evocano gruppi segreti, usati quasi come sfogatoio, si mandano messaggi subliminali, si offende, purtroppo.
E sullo sfondo un po’ sfocato affiora quella strana avventura in Ecuador: chi è andato per i fatti suoi a lavorare, ottenendo lusinghieri successi ed altri in gita – pardon, in missione per nome e per conto della fiera di Padova – tornati a mani vuote nonostante dalla loro parte ci fosse stata una irripetibile e positiva congiunzione astrale, colta malamente.
Chissà, colpa delle tossine ecuadoregne?

Epidendrum difforme ‘Alberto’ SM/EOC 2006

Foto in evidenza: Epidendrum difforme‘Alberto’SM/EOC – collezione rio Parnasso

Galeotto fu quell’Epidendrum, ricordi e passioni.
Vita in serra… a Dicembre.
Nelle nostre serre amatoriali, i mesi di Novembre – Dicembre, a mio avviso sono i più brutti e nello stesso tempo i più impegnativi.
Le giornate sono fra le più corte dell’anno, e quando va bene, quel sole freddo e basso all’orizzonte non riesce a scaldare più di tanto. Poi di notte e di giorno quando è nuvoloso o c’è nebbia, deve intervenire il riscaldamento artificiale e l’ambiente chiuso favorisce inevitabilmente la formazione di etilene, nemico numero uno dell’invecchiamento precoce dei fiori.

Mamma mia, con questa introduzione è assai difficile trovare motivi per raccontare qualche cosa di piacevole sulle orchidee, ma noi coltivatori amatoriali abbiamo un’infinità di risorse, difficili da spiegare, soprattutto a chi non coltiva.
La mattinata, accarezzata da un pallido sole che non prometteva nulla di buono, ma nello stesso tempo ti consigliava di bagnare, mi convinse di procedere ad una decisa bagnatura/fertilizzazione. Sì perché il riscaldamento artificiale ad aria calda, secca l’ambiente e nonostante tutto lasci pensare che in questo periodo non servano bagnature, le piante soffrono e chiedono acqua. Bene, si dirà, e il fog? Mah, con il fog, ultimamente ci vado piano perché ho notato che contribuisce alla formazione di quella patina di microscopiche alghe sulla pagina superiore delle foglie, che alla fine fa brutto a vedere.

Ed è così che verso le ore 10 del mattino iniziai le operazioni: prima la serretta piccola, una leggera spruzzata con sola acqua e poi bagnatura e fertilizzazione con 10-30-20. Tutto nella norma, molte miniature fiorite e qualche “grande fiore” a ricordarmi che anche loro ci sono.
serra_scorcioSerra grande- scorcio d’inverno.

Poi la serra grande. Ed è lì dentro che inizia lo spettacolo esotico. La vecchia serra è tutto: sottobosco di felci – circa una ventina di specie più o meno grandi, tillandsie, succulente a fare da microcosmo ambientale, piante giganti di orchidee, invecchiate insieme a me, a farla da padrone, miniature poste a tutti i livelli e in tutti gli spazi utili, all’apparenza sistemate per caso, ed invece ognuna al suo posto minuziosamente studiato.

Chi coltiva orchidee sa che le operazioni di bagnatura in una serra stipata all’inverosimile, assomigliano ad una ritualità Sciamana: si scelgono i tempi di permanenza con lo spruzzo sulle piante, si schivano i fiori e le specie che stanno dormendo, intanto con l’occhio si controlla l’insieme della popolazione.
Durante l’itinere, che nel mio caso dura più di un’ora, si parla con le varie orchidee, si scruta la situazione e qua e là si scopre qualche fioritura che ti ricorda eventi e fatti che hanno segnato la storia della tua passione.

epidendrum_difformeEccoli là quei fiori color verde traslucido, già bagnati dalla mia mano improvvida, ma ciò nonostante, anzi proprio per questo, con un fascino aggiuntivo.
Sì è proprio la pianta premiata all’EOC di Padova, alla quale assegnai (prassi tassonomica per personalizzare le orchidee che ricevono premi nelle esposizioni) il nome di cultivar ad onore di un amico e socio di Orchids Club Italia: Epidendrum difforme ‘Alberto’
Questa specie fiorisce nel periodo invernale – da Dicembre a Febbraio – e quindi la si piò considerare un’orchidea Natalizia, ma
per me assume anche altri significati ed ecco che mi soffermo a guardare la pianta, a riflettere e rivivere momenti belli ed importanti. Nella mia mente passa anche qualche flashback triste: amici che non ci sono più ed altri, onorati dalla tassonomia e dal sottoscritto a legare il loro nome alla specie di copertina: Alberto Ghedin al quale dedicai la pianta, lui, più avanti sarà complice, insieme al manipolo di Vistorta, di quella nota e vergognosa “porcata di Alano di Piave” contro di me. Rifletto e penso, ma poi i pensieri scivolano nelle cose belle, proseguo e vado avanti: di ieri teniamo il buono, il domani ci aspetta e possiamo prenderlo tutto.

Cresce l’attesa per Pordenoneorchidea 2018 : primi indizi scenografici

Prima di tutto, spettacolo! Pordenoneorchidea, diversa per forza di idee!
Questa volta le orchidee, le tillandsie, le cactacee ed i bonsai, giungeranno in Sidecar e si arrampicheranno sui muri verdi… non tutte però, alcune colonizzeranno le sidecar con le quali sono arrivate.

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