Archivio mensile:Dicembre 2019

Laelia anceps f. semi alba x self 'Rio Parnasso'

Fecondazione x self di Laelia anceps semi alba: nome del cultivar ‘Rio Parnasso’

Fiore
Forma semi alba

Laelia anceps Lindley 1835
sottogenere Laelia / sezione Podolaelia.
Etimologia:
Il nome di questo genere è riconducibile a “Laelia“, una delle vestali, oppure al cognome “Laelius” membro dell’antica famiglia romana a cui appartenevano gli imperatori: Gordiano I, Gordiano II e Gordiano III.
Nome di specie: anceps dal latino “ancipite”, con due teste, o due facce, o due lati.

Sinonimi:
Amalia anceps (Lindl.) Heynh. 1846;
Amalias anceps [Lindley] Hoffmannsegg 1842;
Bletia anceps [Lindley] Rchb.f 1863;
Cattleya anceps [Lindley] Beer 1854;
Laelia Barkeriana Knowles & Westc. 1837;

Pianta

Specie endemica in Messico a 500-1000 metri di altitudine.

Campylocentrum aromaticum

Il Genere Campylocentrum è composto da circa 65 specie diverse, endemiche in sud America, sud est del Brasile ed in Argentina.
In un post scritto qualche tempo fa, si è discusso sulla classificazione tassonomica di una specie brasiliana, presumibilmente appartenente a questo genere.
La vostra collaborazione ha contribuito in maniera determinante all’individuazione del genere e della specie.
Penso che queste siano, semplici e belle pagine di orchidologia al servizio di tutti gli appassionati.
Ora possiamo tracciare anche la scheda di questa delicata specie dai piccolissimi fiori bianchi.

Campylocentrum aromaticum Barb. Rodr., Contr. Jard.
Bot. Rio de Janeiro 4: 103. 1907.
Sinonimi: Campylocentrum trachycarpum Kraenzl., Kongl. Svenska Vet. Acad. Handl. 46(10): 87 (1911).
Campylocentrum hatschbachii Schltr., Repert. Spec. Nov. Regni Veg. 23: 70 (1926).

Campylocentrum aromaticum : fiori.

Campylocentrum aromaticum, pianta epifita monopodiale, senza pseudobulbi nativa in Argentina e Brasile (Curitiba). Il fusto vegetativo è cilindrico e multifoliato. Le foglie sono distribuite in forma distica lungo il gambo; guaina foliare ca. 1.5 x 0.4 cm, amplexicaule, persistente; foglia verde, discolor, ellittica, 2.3-3.7 x 0.4-0.7 cm, conduplicada, cartacea, margine intero, apice asimmetrico.

Campylocentrum aromaticum: radici.

Radici fino a 40 cm di lunghezza distiche, (spuntano dall’internodo del gambo opposto alla foglia, perforando la sua base), pesanti, biancastre e verdastre maculate quando sono umide. Gambo fino a 50 cm di lunghezza.

Campylocentrum aromaticum: infiorescenze.

Infiorescenza racemiforme, ca. 8 mm compr., multiflora, destra, sublaxa, axillaire; gambo inconspicuo; bractee floreali ovali, ca. 2 x 1 mm, membranacee, apice acuto. Fiori subsessili; pedicello inconspicuo; sepalo dorsale ellittico, ca. 1 x 0.5 mm, apice acuto; sepali laterali lanceolati, ca. 1 x 0.5 mm, subassimetrici, apice acuto; petali lanceolati, ca. 1 x 0.5 mm, apice acuto; labello trilobato ca. 1 x 1 mm, lobo centrale a triangolo, apice acuto, lobi laterali globosi semicircolari, ca. 1 mm compr.; colonna ca. 1 mm compr.
Le infiorescenze producono da 12 a 16 fiori, piccoli e profumati, distribuiti in doppia fila, membranacei e bianchi.

Campylocentrum aromaticum: morfologia.

Questa specie cresce ad altitudini medio basse in zone umide, ventilate con vario grado di insolazione, caratterizzate da vegetazioni arbustive ed acquatiche lungo i corsi d’acqua.
Riferimenti: ” Lundiana 4(1):9-27, 2004 © 2004 Instituto de Ciências Biológicas – UFMG ISSN 1676-6180 ” – Orquídeas “La Barquita”

Robiquetia cerina

Genere: Gaudichaud fondò questo genere di orchidee monopodiali nel 1826. L’epiteto di genere è stato dato in onore del chimico francese, Pierre Robiquet. Specie tipo per questo genere è Robiquetia ascendens. Le piante di questo genere sono abbastanza grandi e i piccoli fiori si formano in buon numero su infiorescenze pendule. Le specie più comuni nelle collezioni, sono Robiquetia cerina e Robiquetia compressa.
Numero di specie: oltre 40 distribuite in tutta l’Asia, la Nuova Guinea, l’Australia settentrionale e le isole dell’Oceano Pacifico.

La specie:
Robiquetia cerina ‘rio Parnasso’

Robiquetia cerina: pianta.
Robiquetia cerina: fiori.
Robiquetia cerina

Robiquetia cerina (Rchb.f.) Garay, Bot. Mus. Leafl. 23: 196 (1972).
Sinonimi: Saccolabium cerinum (Rchb. f. 1888) – Robiquetia merrillii (Ames) Ames, Orchidaceae 7: 123 (1922).
Basionimo: Malleola merrillii Ames, Orchidaceae 5: 236 (1915). Note: In alcuni testi sono considerate due specie separate, ma la tendenza è quella di ritenere Robiquetia merillii sinonimo di Robiquetia cerina
Robiquetia Cerina è una specie monopodiale a portamento pendulo, cresce soprattutto in Nuova Guinea e nelle Filippine. Oltre alla varietà dai classici fiori color rosso scuro esiste anche la forma dai fiori gialli. Le piante crescono come epifite sui tronchi degli alberi ad altitudini oltre 350 metri. I fiori sono molto piccoli (3 mm. di larghezza), ma formano una densa infiorescenza assomigliante d un grappolo d’uva, racemosa, conica, con i fiori che si aprono in successione a partire dalla parte superiore e durano da 2-4 o 5 settimane. Questa specie crescerà bene in un cestino o in un vaso appeso in ambiente ombreggiato arioso e luminoso, dove potrà rimanere senza particolare cura per molti anni fino a diventare un grosso esemplare.

Pleurothallis pluriracemosa

Prologo. Nomi e sinonimi, la croce di noi collezionisti di orchidee. Può sembrare una questione di lana caprina, ma a volte vale la pena di entrare nell’intricato mondo della botanica, non fosse altro per evitare di acquistare la stessa pianta con nomi diversi: capita, e come capita!

Non è una novità, si dirà, ogni specie di orchidea si porta appresso una miriade di nomi, in parte dovuti all’evoluzione scientifica delle metodologie di classificazione, ma a mio avviso, anche per voglia di protagonismo e mancanza di scambio di informazioni retrodatate fra i vari botanici.
L’orchidea che stiamo prendendo in considerazione è una specie botanica proveniente dall’Ecuador; una sommaria osservazione fa pensare ad una specie appartenente alla sotto tribù delle Pleurothallidinae, ed effetivamente è da qui che possiamo partire per la nostra analisi.

Breve descrizione
Fiorisce regolarmente in questo periodo (novembre – dicembre). Pianta di grandi dimensioni per il suo genere: foglie ovali appuntite, di 10×5 cm. con gambi lunghi anche 20 cm.; ogni gambo forma una g crescono diversi steli muniti di tantissimi fiori color giallo pallido e labello con striature scure.
Le dimensioni della pianta si riferiscono alla coltivazione nella mia serra, penso che in natura siano inferiori. Ho notato, soprattutto nelle Pleurothllidinae, una grande differenza di crescita; seppur già piante adulte a volte triplicano.


Effettuate alcune comparazioni con qualche Isotype (acronimo di International System of Typographic Picture Education) raffigurante piante essicate in erbari, tutto lascia pensare che questa specie sia Pleurothallis pluriracemosa Garay, Arch. Jard. Bot. Rio de Janeiro 12: 174 (1953). Ma su vari siti internet si rileva che è un sinonimo di Stelis pittieri.
Pleurothallis pluriracemosa Garay, Arch. Jard. Bot. Rio de Janeiro 12: 174 (1953).

Le ricerche si complicano perchè su Swiss Orchid Fondation si legge che questa secie ha come sinonimo Pleurothallis floribunda. Ma poi su altre pagine della S.O.F. ed anche del Kew garden si rileva che anche Pleurothallis pluriracemosa è un suo sinonimo. Non è finita, sempre il Kew osserva che Stelis pittieri è un nome ancora in discussione.
Alcune riserve emergono anche in questa pubblicazione dell’Università di Antioquia

Considerazioni
Probabilmente la propensione dei tassonomi ad assegnare a questa specie il nome Stelis pittieri, nasce dal fatto che è la prima descrizione: Steli pittieri Schltr. ex R.Knuth Repert. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. 43: 227, nomen. 1927.
Si fa riferimento ad una pianta presente nell erbario di Henri Pittier, botanico e geografo Svizzero.
La confusione regna sovrana!
A mio modesto avviso non si tratta assolutamente di una Stelis, con buona pace della SFO e del Kew, forse conviene ancora considerarla con il nome: Pleurothallis pluriracemosa e/o floribunda

Cattleya intermedia var. aquinii ‘rose’

Questa Cattleya è la capostipite di tutti gli ibridi definiti “splash-petal”. Sembra che in natura siano state trovate solamente tre piante con le punte dei petali variamente spruzzate di colore magenta-viola “splash” – queste piante sono i progenitori di tutte le ibridazioni “Aquinii”

Cattleya intermedia var. aquinii ‘rose’

Prima di iniziare questa breve presentazione devo evidenziare la mia incertezza sulla correttezza del nome del cultivar rappresentato nella foto: la pianta è giunta nella mia collezione cartellinata con questo nome: Cattleya intermedia var. aquinii ‘rose’. Che sia una divisione della pianta iniziale non sono in grado di dimostrarlo.

La caratteristica fondamentale che identifica questa varietà è la forma pelorica del fiore (struttura di petali e labello tendenzialmente uguali), particolarità che, a distanza di oltre un secolo dalla sua scoperta, fa ancora discutere il mondo orchidofilo, soprattutto brasiliano, sull’opportunita di elevarla al rango di specie.
Nelle foto a sinistra sono evidenziati labello (sopra) e punta apicale del petalo (fianco); si può rilevare chiaramente la tendenziale somiglianza.
Il fiore appena aperto presenta il labello frangiato e abbastanza rotondeggiante, con la maturazione (trascorso qualche giorno), la parte apicale del labello si amplia progressivamente assomigliando sempre più alle punte dei petali che sono anch’esse frangiate e rivolte all’indietro.

Origine del nome
L’avventura di questa Cattleya inizia attorno al 1870 e precisamente nel 1874 quando un orchidofilo brasiliano , Sig. Antonio Joaquim Da Silva Valadares, residente a Porto Alegre, a Rio Grande do Sul, riceve un gruppo di piante per la sua collezione. Con la prima fioritura, solamente una delle tante piante, mostra questa strana caratteristica pelorica.
Le fioriture degli anni seguenti confermano ed evidenziano la rarità dei fiori, che scuscitano regolarmente la curiosità ed il desiderio dei suoi amici orchidofili. Con il tempo, il vecchio Valdares riproduce per divisione la sua unica pianta e, da buon collezionista distribuisce alcune divisioni agli amici affinché le possano moltiplicare. Una di queste divisioni giunge nella coltivazione di Francisco de Aquino che a sua volta, dopo averla coltivata e portata a fioritura la mostra al suo amico Tomaz di Oliveira e Silva, un appassionato orchidofilo residente nella Capitale Federale. Tomaz rimane profondamente impressionato dalla bellezza ed originalità dei fiori di questa Cattleya e la sottopone alla valutazione del famoso botanico João Barbosa Rodrigues, allora direttore del giardino botanico della Capitale Federale. Il Dr. Barbosa, evidenziata la particolarità della forma pelorica del fiore e sommandola ad altri specifici caratteri, deduce di avere davanti a se una nuova specie di Cattleya brasiliana, la descrive ed in onore del suo coltivatore Francisco de Aquino la battezza con il suo nome. Formula una diagnosi specifica la correda di disegni e pubblica il tutto nel 1891 sul volume “Plantas Novas Cultivadas no Jardim Botânico do Rio de Janeiro” dello stesso anno. Il lavoro scientifico del Dr. Barbosa giunge anche in Europa e presto questa C. intermedia ottiene enorme successo in Inghilterra. Il botanico R.A.Rolf del Kew Garden, pubblica un articolo con relativa incisione sulla rivista “Gardenr’s Chronicle”, edizione del 10 febbraio 1902. In quell’articolo Rolf auspica di vedere presto questa Cattleya negli orchidari europei, ma ritiene che non sia una specie assestamte, bensì una distinta varietà legata alla forma pelorica più o meno marcata delle punte dei petali.
I desideri di Rolf si concretizzano per la prima volta nel 1902, poi nel 1904 e nel 1906 in esposizioni orticole a Londra dove il collezionista dilettante Sig. Trevor Lawrence, con questa orchidea ottiene anche un “Merit Certificate”.

Ibrido, varietà o specie?
Per la verità in quel periodo la C. intermedia var. aquinii è stata considerata ibrido da qualche botanico, da altri solamente varietà della C. intermedia, altri ancora specie. Oggi nel mondo dell’orchidologia c’è l’accordo che “aquinii” è un’indicazione da applicare solamente all’esemplare primitivo o divisioni di esso, mentre per identificare tutte le forme peloriche degli altri esemplari che hanno le stesse caratterisiche primitive è corretto usare “aquinada’. Entrando ancora di più nello specifico, quando ci troviamo ad analizzare esemplari con i petali dei fiori che presentano punte vistosamente rivolte all’indietro, dai bordi ondulati e dello stesso colore del labello, possiamo identificarli come “forme peloriche – trilabiate), mentre nel caso di esemplari con le punte dei petali senza strangolature all’indietro, seppur dello stesso colore del labello, siamo in presenza di forme cosiddette “splash”.
Stabilire con esatezza questi concetti è difficile: le foto rappresentano una Cattleya trilabiata o splash?
…un buon motivo per discuterne insieme.