Archivio mensile:Dicembre 2005
Miniature, piccole orchidee per grandi sogni
Due miniature da orchidarium
La passione per il collezionismo delle orchidee esotiche, trova soddisfazione anche in spazi domestici e soprattutto in terrari/orchidari che dir si voglia.
La grande varietà di specie, molte delle quali vere e proprie miniature, si ambienta facilmente in piccoli spazi, che possono essere attrezzati con poche spese.
Io sono un coltivatore “serraiolo” ante litteram e non ho molta esperienza con le tecniche da “orchidarium, ma sono sicuro che, all’occorrenza, molti lettori del blog potranno illustrare le loro soluzioni pratiche. Come sempre, Orchids.it è la vostra palestra.
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Vanda amesiana, anzi no: Holcoglossum amesianum.
Un’orchidea dedicata a Antonio Dottori, carissimo amico di famiglia nonchè Presidente della Confraternita del buon gusto (a sinistra nella foto), orgoglioso della sua creatura…stiamo brindando e si vede!!
Generi nuovi, sotto tribù rimpinguate e se andiamo a spulciare le news sui nomi delle orchidee, scopriamo storie divertenti e saghe esasperate come quella legata alla scoperta del Phragmipedium kovachii.
Questo post racconta anche quest’aspetto della tassonomia, ma prima desidero presentare una bellissima Vanda in fiore nella serra (passatemi il vecchio nome, sarò un tradizionalista, ma mi piace di più) dai fiori bianchi con i labelli tinti di vinaccia.
Questa orchidea mi lega particolarmente ad una coppia di amici, amanti dei viaggi e del buon vivere ed appunto in loro onore porta l’appellativo: “DOTTORI”
Ecco la sua scheda:
Diritti riservati.
Holcoglossum amesianum “DOTTORI” (Rchb. f.) Christenson 1987
Ex Vanda amesiana
Il nome proprio della specie, ricorda il botanico Ames.
Questa orchidea di medie dimensioni, monopodiale, epifita e/o litofita è originaria della Birmania (nome attuale del paese Myanmar), Cambogia, Laos, Vietnam, Cina e Tailandia.
Predilige molta luce. In natura questa orchidea vive in pieno sole abbarbicata sui pendii rocciosi e sugli alberi delle foreste montane primarie a 1200 – 1600 metri di altitudine.
Possiamo considerarla un’orchidea da clima fresco, ma richiedente un periodo di caldo luminoso durante la fase vegetativa estiva.
Alla base del fusto rigido si sviluppano diverse foglie semi teretiformis, acuminate e di colore verde scuro dalle cui brattee ascellari crescono lunghi steli con diversi fiori bianchi (10 – 40) con il labello sfumato di viola: sono molto profumati e fioriscono in autunno/inverno.
Note di coltivazione:
L’Holcoglossum amesianum forma grosse radici e qualche volta tende a produrre più ceppi pseudo – basali, che ad ogni modo non vanno confusi con quelli delle orchidee simpodiali sono bensì da considerarsi normale filiazione tipica delle Vandaceae (formazione di nuove piante lungo il podio principale). Questa caratteristica vegetativa consiglia di coltivare l’Holcoglossum amesianum in contenitori costruiti con asticelle di legno duro. Il substrato può essere costituito di bark grosso e carbone di legna. Si ottengono buoni risultati anche con sistemazioni su zattere di legno e/o sughero.
Collocando l’ Holcoglossum amesianum nella parte più luminosa della serra o dello spazio domestico disponibile, le fioriture sono puntuali e generose…in casa la scommessa si fa più difficile.
Questa orchidea non richiede particolari periodi di riposo vegetativo, ma è consigliata una particolare attenzione con le bagnature invernali: eccedendo si corre il rischio di procurare dei ristagni ascellari indesiderati.
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L’orchidea linguacciuta!
Dopo aver discusso con Gianni ieri del bulbophyllum lobbii dalla fioritura per nasi sensibili mi è venuto in mente di aver letto da qualche parte del ….
Bulbophyllum fletcherianum (Rolfe 1911; sinonimi Cirrhopetalum fletcheranum (Pearson) Rolfe 1915; Cirrhopetalum fletcherianum Rolfe 1915)
La notizia è da prima pagina sui giornali di Melbourne, una rara orchidea gigante è finalmente fiorita per la prima volta in 30 anni nel luglio 2005 ai Giardini Botanici. L’orchidea in questione è chiamata Tongue orchid o meglio Bulbophyllum fletcherianum (da Fletcher, direttore del Giardino Botanico di Edimburgo alla fine dell’800) originario della Papua Nuova Guinea con foglie oltre il metro di lunghezza è sia epifita, che litofita che pseudo-terrestre e vive in natura tra i 250 e gli 800 metri negli anfratti delle rocce pieni di humus o tra le ramificazioni degli alberi coperte di muschio. I suoi pseudobulbi color verde scuro rossastro portano un’unica lunga foglia. Fiorisce tra l’estate e l’autunno con una infiorescenza basale composta da 20 o 30 fiori che imitano nella forma il becco di un tucano o tante dita pelose color sangue.
La fioritura è arrivata inaspettata per lo staff del giardino botanico che lo possiede dal 1970 ora montato su corteccia di sughero: due anni fa la pianta aveva prodotto un’infiorescenza che però si era seccata prima di raggiungere la maturità. Vista la difficoltà della coltivazione e soprattutto della produzione di fiori in “cattività”, appena è stata notata l’infiorescenza, la pianta è stata spostata in un luogo protetto dal pubblico e controllato per monitorarne la crescita.
All’apertura dei fiori però la meraviglia si è ridimensionata, il profumo è simile alla carne in putrefazione mista a letame: lo scopo di tanta puzza è richiamare gli insetti impollinatori.
Le previsioni, seguendo il ciclo vegetativo, danno per probabile una nuova fioritura fra 3 anni.
Per vederne una foto nel suo habitat , una foto del fiore e quella di un piccolo vandalo …
Per maggiori info sul genere e sulle “puzze” si veda la scheda di Guido
Hortus simplicium
HORTUS SIMPLICIUM, orto dei semplici questo l’antico nome che veniva dato agli orti botanici . Venivano definiti dei “semplici” per i principi curativi che erano ottenuti direttamente dalla natura, dalle piante medicamentose. Miscelando nelle Spezierie o Officine i diversi principi semplici e trattandoli opportunamente (macerazione, essiccazione) si ottenevano i “Medicamenti Compositi”. Proprio dal luogo deputato a queste operazioni le piante medicinali vengono chiamate ancor oggi «piante officinali».
Quello di Padova, (patrimonio dell’unesco) è stato il primo orto botanico al mondo, in questo luogo iniziarono le prime esposizioni di giardinaggio, l’EOC sarà un’occasione per farci una visita. Altra interessante opportunità sarà lo scambio di informazioni tra i responsabili della conduzione della serra ed il nostro club.
Questo Blog ed il mio sito sono a vostra disposizione per informazioni, contatti ed iniziative propedeutiche alla conoscenza delle orchidee esposte nell’orto botanico.
All’interno una serra delle orchidee, che conserva il suo fascino antico…. ne ho fatto una pagina del mio sito con
http://www.orchidcoltura.it/ortobotanico.html
saluti a tutti Alberto