Recensioni: “The Classic Cattleyas”

Matteo da Firenze invia ad Orchids.it questa interessante segnalazione letteraria

Come promesso ti volevo mandare un commento sul libro “The Classic Cattleyas” di A.A. Chadwick e A.E. Chadwick. Gli autori sono i proprietari della Chadwick & Son Orchids, situata a Powhatan, in Virginia, e Chadwick senior coltiva orchidee e in particolare Cattleya, sin dal 1943. E’ inoltre autore di numerosi articoli per “Orchids”, la nota pubblicazione dell’American Orchid Society.
Il libro è rilegato con copertina rigida e sovracopertina, per un totale di 243 pagine, ed edito dalla Timber Press nel 2006.
L’opera è divisa in 10 capitoli:
I) “Royal flower of Imperial Europe” tratta della storia europea delle Cattleya, dalla scoperta della prima specie, C. labiata, fino
all’inevitabile declino dell’orticoltura europea con l’arrivo della II Guerra Mondiale.

II) “Five- Star American Lady” parla invece dell’ascesa delle Cattleya nei prosperosi Stati Uniti e dell’importanza di queste nel definire a livello comune l’immagine di “orchidea”, insieme alla fiorente industria che queste piante hanno saputo creare.
III) “A touch of botany” analizza la botanica delle Cattleya, soffermandosi sull’anatomia di pianta e fiore, con particolare riguardo alle “large-flowered Cattleyas” e ai loro periodi di fioritura, crescita e riposo.

IV) “The Larg-Flowered Cattleyas” tratta monograficamente le 17 specie di Cattleya classiche a fiore grande, in ordine cronologico di descrizione:
– C. labiata
– C. maxima
– C. mossiae
– C. warscewiczii
– C. lueddemannia
– C. trianaei
– C. warneri
– C. quadricolor
– C. dowiana
– C. eldorado
– C. mendelii
– C. percivaliana
– C. gaskelliana
– C. lawrenceana
– C. schorederae
– C. rex
– C. jenmanii

Di ogni pianta il libro si sofferma sulla storia e sull’influenza che ognuna di esse ha dato nell’ibridazione. Di ognuna c’è anche un piccolo paragrafo sulla coltivazione che aggiunge nozioni oltre a quelle di base trattate in un capitolo aparte.

V) “The Orphanage- The Brazilian Laelia/Cattleyas” tratta la discussa
classificazione di 6 specia di Laelia che, secondo l’autore presentano molte più affinità col genere Cattleya che col genere Laelia e sono:
– C. crispa
– C. perrini
– C. lobata
– C. grandis
– C. purpurata
– C. tenebrosa

Anche qui la descrizione delle piante è analoga a quella del capitolo 4.

VI) “Fiddling with nature- The Cattleyas Hybrids” cita alcuni tra i migliori ibridi di Cattleya soffermandosi sui genitori e dividendo gli ibridi in white, semialba, lavender e yellow,red and Art-Shade.

VII)”Cattleyas in Art” si sofferma sull’aspetto artisctico che queste piante hanno ispirato, prima venendo ritratte dai botanici per una loro descrizione e poi come protagoniste di vere e proprie opere d’arte facenti parte di collezioni private o pubbliche.

VII) “Growing your own Cattleyas” parla della coltivazione in senso classico
( luce, acqua e umidità, ventilazione, substrato…)

IX) “Repotting and Dividing” parla del rinvaso e divisione delle Cattleya, ma soffermandosi principalmente sulla tecnica del “potting on”, attuabile solo se si opera con Osmunda. Interessante invece la parte sulla stimolazione dei vecchi pseudobulbi a produrre un nuovo getto.

X) “Pests, Diseases an Environmental Problems” fa una bella carrellata di tutti i problemi che si possono incontrare coltivando queste piante e le loro possibili soluzioni.
Tutti i capitoli sono arricchiti di meravigliose fotografie anche storiche o ritraenti disegi e dipinti.
Nel complesso direi che si tratta sicuramente di un libro intererssante più dal punto di vista storico-culturale, piuttosto che da quello colturale. C’è anche da considerare che tratta il genere Cattleya solo in parte, escludendo tutte quelle che non sono “large-flowered Cattleyas”, ma direi che la trattazione di queste specie è più che esaustiva anche per l’orchidofilo più
curioso!
Spero di esserti stato utile per un futuro acquisto cartaceo,
a presto,
Matteo
——————————————————–
Matteo, penso proprio di sì.
Ho dato un’occhiata su internet, in USA costa 32, 97 dollari…con ordini collettivi (10 pezzi ad esempio), ci sono ulteriori sconti ed inoltre le spese di spedizione diminuiscono.
Che dite?
Durante la mostra di Treviso possiamo raccogliere le adesioni, ok?

Grazie Matteo, ad maiora!

19 pensieri su “Recensioni: “The Classic Cattleyas”

  1. Silvio

    Buon giorno a tutti da Silvio, entro in punta di piedi in questo interessantissimo blog per porvi un quesito.
    Vorrei collocare alcuni ibridi, in una di quelle serre a tela amovibili (che pare schermino dai raggi UV) da posizionare su un balconcino esposto a sud, è una buona idea? O sarebbe meglio tenerle in casa? Dimenticavo! Il balconcino è in Calabria…
    Attendo un vostro responso.
    NB Complimenti per il sito.

    Rispondi
  2. Roberta

    Accidenti! “The classic Cattleyas” me l’ha già ordinato mio figlio ~ tre settimane fa… l’avessi saputo prima…

    Rispondi
  3. Massimo M.

    Ho ricevuto oggi risposta da parte del distributore per l’europa dei libro “Orchid Names and their Meaning” e se riusciamo a fare un’ordine cumulativo di 5 o più copie ci accordano uno sconto del 20% (quindi sui 32 €).

    Rispondi
  4. Adriano

    Penso sia un gran vantaggio per tutti fare un acquisto collettivo ,quindi mi aggrego di volata alla prenotazione per ” The classic Cattleyas “.
    Colgo l’occasione per fare a tutti gli amici di Orchids gli auguri di Pasqua.
    Ci vediamo il 25.

    Rispondi
  5. Massimo M.

    Il prezzo si aggira sui 40€ più spese postali.

    Gianni vai sempre un po’ di fretta eh!

    Io per primo ho messo le mani avanti dicendo che questa è pura cultura di base. Serve, a mio modo di vedere, non solo per scrivere correttamente il loro nome (cosa che spesso viene fatta molto superficialmente con il rischio di acquistare dei doppioni), ma anche per la mera curiosità di sapere perchè un genere prende il nome dal suo scopritore (es. Cattleya) pittosto che per le sue caratteristiche morfologiche (es. Bulbophyllum).

    Tu che ce l’hai, guardandolo sotto questo aspetto, come lo valuti??

    Rispondi

Ciao! Che ne pensi?