Archivio mensile:Maggio 2014

Storie di orchidee: Francesco, un giovane orchidofilo

L’imprevedibile, e certe volte affascinante mondo delle orchidee, ti serba sempre delle piacevoli soddisfazioni.
Nella speranza di non urtare la suscettibilità di chi bazzica nell’orchidofilia internazionale, forse per merito degli anni di militanza e della passione dedicata alla divulgazione di questa passione, penso poter dire di essere un riferimento per molti orchidofili.
Gran partre del merito va ascritto a questo sito internet che curo a mie spese da 10 anni: qui dentro sono conservati, fatti e misfatti dell’orchidologia italiana, fra le pagine di questo blog si leggono notizie e attingono informazioni tecniche, propedeutiche alla nostra comune passione.

Pur essendoci FaceBook che bypassa in velocità il dialogo che prima avveniva esclusivamente con l’interattività del blog, rilevo che Orchids.it rimane sempre l’approdo di molti orchidofili.
Ecco, questa premessa, l’ho confezionata quale preambolo per raccontarvi la passione per le orchidee di un giovane fiorentino, che su Fb mi scrive:

coppo_francesco“Buonasera Guido, piacere sono Francesco.
Sono un grande appassionato e coltivatore di orchidee. Ho visto molti dei suoi video su YouTube e oggi ho realizzato una sua creazione, grazie al tutorial su Orchids.it. Adesso le mando alcune foto.”

Non potete immaginare la mia felicità nel rilevare “plasticamente” manifesta, la mia “utopia” della condivisione.
L’approccio con il “lei” di Francesco mi ha fatto capire che la sua età non sarebbe stata poi tanto vetusta, effettivamente è giovane e questo particolare mi ha ancor più entusiasmato. Sì perchè, l’iconografia dei gruppi orchidofili va spesso a sbattere con l’immagine delle gite aziendali dei pensionati, e quindi: benvenuto ai giovani!

Dopo aver eliminato subito la barriera del “lei”… fra orchidofili il tu è d’obbligo – raccomandai – chiesi a Francesco di raccontarmi la sua passione e di autorizzarmi a pubblicare la sua storia su orchids.it
Ne è nata una bella intervista che desidero condividere con tutti i lettori di questo blog.

Ecco la passione di Francesco, raccontata da lui stesso
“Questa passione è nata circa tre anni fa, me l’ha trasmessa il mio babbo (coltivatore fin da ragazzo di Cymbidium ). Un anno e mezzo fa, andai alla mostra di orchidee a Roccastrada (da Giulio Farinelli) e rimasi stupefatto da come queste piante possano essere affascinanti e particolari; allora ne acquistai alcune (l’ Haraella odorata , l’Enciclia cochleata e la Maxillaria tenuifolia). Era estate, le misi in un posto ombreggiato (sotto un acero che ho in giardino ) ogni giorno le nebulizzavo e qualche volta le annaffiavo. “Le tenevo d’occhio anche la notte” e guardavo se c’erano getti floreali, nuovi pseudobulbi ecc..

serra_francescoL’anno scorso decisi con babbo di acquistare una serra, la comprai su Amazon, è 10 metri quadrati per 2 metri e mezzo di altezza e 3.5 di larghezza. Qualche mese fa ritornai alla mostra a Roccastrada e osservando le varie specie che ha Giulio dissi a mia mamma: ” guarda quella è una Cattleya aclandiae messa su una zattera di sughero”. Vicino a noi c’era una persona che era a fotografare quelle piante e mi disse : “ma come fai a sapere tutte queste cose a quell’età ?” e io risposi un po’ timido: ” bhè… mi interessano queste piante ????” Questa persona disse : ” vieni con me che ti faccio conoscere un po’ di persone”.

(Questa persona è Francesco Taormina, che fa parte dell’ ALO) Mi portò a far conoscere un bel po’ di persone tra cui Gianfranca Cogotti che adesso è una mia cara amica e che cura le piante dell’ ALO. Per completare la serra mancava solamente l’impianto Fog, e anche in questo caso, super Francy (Taormina) ci fece conoscere il ragazzo che monta gli impianti per la nebulizzazione nelle serre. A fine giornata ci salutammo, ci scambiamo numeri di telefono e il giorno seguente mi accolsero (come il più giovane) nel gruppo Orchidee che passione di Facebook.

serra_francesco_2Arrivarono subito i primi regali da Roberto Bicelli e da Gianfranca (Brassolaeliocattleya Makai mayumi). Una volta completata la serra ero entusiasta! Avevo non molti esemplari in serra (all’incirca una 15… adesso all’interno della serra ho all’incirca 120 esemplari di specie differenti; tra cui : Cattleya, Bulbophyllum, Dendrobium, Oncidium, Scaphosepalum, Tolumnia, Phalaenopsis, Mediocalcar, Dracula, Vanilla, Cambria, Vanda, Epidendrum, Oerstedella, Coelogyne ecc… A me piacciono all’incirca tutte le specie ma in particolare le Cattleya, Dendrobium, Epidendrum, Bulbophyllum e Pleurothallis. 7 mesi fa circa successe un guaio in serra… tornati dalla vacanza, entrai in serra tutto contento per vedere le nuove fioriture e trovai 52° C all’interno. Chiaramente erano quasi tutte morte (orchidee lesse), avevano le foglie flaccide e tutte disidratate… ero disperato… non sapevo più cosa fare, quindi preso dal nervoso andai dal mio babbo e gli dissi tutto… anche lui una volta entrato in serra rimase malissimo, e rimase anche male a vedere me come ero abbattuto! Per quel momento pensai anche a mollare tutto… però grazie alla mia famiglia e ai consigli che mi dettero riuscii a ripartire. Eh beh, non auguro veramente a nessuno quello che è successo a me! Comunque oggi tutte stanno bene !!!”

In bocca al lupo Francesco e complimenti per la tua coltivazione e, se ti va un mio consiglio: non bruciare le tappe, hai una lunga vita davanti a te e una grande passione da custodire.
Guido

Orchidee sistemate su tegole-coppo

038041Molte orchidee sono disordinate nel loro modo di svilupparsi: spesso escono dai contenitori tradizionali.

Alcune specie del genere Bulbophyllum (il nome stesso fa capire che gli pseudobulbi si formano distanziati lungo un rizoma orizzontale), quando raggiungono dimensioni da piante adulte, creano problemi nell’individuazione di una loro efficace sistemazione, sia su zattera, che su contenitori. Ed è a questo punto che, in soccorso del coltivatore di orchidee “fai da te”, interviene la sua fantasia: togli un coppo dal tetto della tua casa (si fa per dire) e costruisci il “letto” al tuo Bulbophyllum.

Questa, più o meno è l’esortazione che mi sono dato, trovandomi davanti a una delle mie piante dispettose: Bulbophyllum siamensis! Ed allora vediamola insieme la soluzione escogitata.
La mia casa è di quelle costruite anno dopo anno e pezzo dopo pezzo. Ancora non è finita, il mutuo arriva puntuale a bussare ogni mese ed ancora si pensa di ampliare! Sai (usa dire mia moglie), dobbiamo chiudere il portico e trasformarlo in una ampia veranda: e pensare che io, al posto del porticato, avrei voluto tirar fuori la mia 027serretta della vecchiaia. Ovviamente resterà solamente un sogno, la serretta! Ho fatto questa disgressione, solamente per dire che, in un immobile in continua evoluzione è normale trovare scorte di materiali edilizi quali coppi ed altre cose varie. Già, un coppo, ma cosa si può realizzare con un coppo, che possa esser utile per le orchidee? Si possono fare tante cose!

I ganci di sostegno in filo di ferro
028 Il coppo si presta bene per ospitare vari tipi di orchidee, ma va sostento ai suoi lati. Come si vede nella foto, ho risolto il problema realizzando dei supporti particolari.
I ganci in filo di ferro plastificato, abbastanza rigido, fungeranno da supporto per assolvere a due funzioni fondamentali:
1 – Poter legare l’eventuale filo o catenella che consentirà di appendere il coppo.
029 2 – Trattenere, come vedremo più avanti, i due tappi di testata che impediranno al sub strato di fuori uscire dai lati.

La realizzazione dei supporti è abbastanza facile.
Bisogna munirsi di una pinza per poter modellare il filo di ferro plastificato, di spessore che consenta, da un lato, sufficiente duttilità, e nel contempo una relativa solidità.

I supporti vanno modellati prendendo le misure a circa 3 cm dalle estremità del coppo.

Giova ricordare che il supporto sistemato nella parte più stretta del coppo, tenderà ad uscire e quindi va spinto il più possibile verso il centro; l’altro invece, che punta verso la maggiore dimensione del coppo, andrà premuto verso l’estremità maggiore dello stesso.
030Come si può vedere nella foto a fianco, “l’opera” è ultimata, il coppo è perfettamente bilanciato e pronto per le successive implementazioni e finiture.
Se come substrato si usa sfagno o fibra di varia natura, non serve tappare le estremità del coppo. Nel caso di specie,033034 avendo a disposizione un composto di bark, torba e altri ingredienti di piccola dimensione, sarà indispensabile trovare una soluzione, onde evitare la fuoriuscita del substrato.
Pezzi di corteccia di sughero, non utilizzabili per ricavare delle zattere, si prestano perfettamente a fungere da “diga” di contenimento laterale.
A questo punto il contenitore in coppo è ultimato, il drenaggio dell’acqua sarà garantito dalle fessure fra laterizio e sughero, dall’inevitabile pendenza di uno dei due lati del coppo, oltre che, dal materiale “terra cotta” con cui è realizzato lo stesso.

Sistemazione della pianta di Bulbophyllum siamensis
043 La specie da “rincoppare” è Bulbophyllum siamensis, una bella pianta da anni sistemata in vaso e ormai fuori uscita da diverse stagioni (vedi prima foto in alto).
La prima operazione da eseguire è quella di preparare il substrato sul quale poi appoggiare la pianta.
Nel nostro caso il substrato è costituito da Bark e torba di sfagno in parti uguali, da una piccola percentuale di perlite, granito e sabbia.
044Come si scriveva all’inizio del post, molte specie del genere Bulbophyllum sono, per così dire, dispettose: si sviluppano lungo rizomi estesi e stanno dentro il vaso con difficoltà. Le operazioni di rinvaso prevedono due soluzioni: forzare il rizoma adattandolo alla forma rotondeggiante del nuovo vaso, oppure assecondare la pianta, sistemandola su di un “letto” lungo e stretto. L’idea del coppo nasce proprio per soddisfare questa seconda opzione.

Riempitura del “letto” e bloccaggio degli pseudobulbi.
047048055 Siamo ormai alle operazioni di finitura. Ora si può procedere alla riempitura del letto, aggiungendo composto (lo stesso di prima), fino a coprire leggermente i rizomi orizzontali, avendo cura di lasciare scoperti eventuali nuovi germogli e tutta la struttura degli pseudobulbi vecchi.

Il portamento disordinato dei rizomi della pianta ci obbliga a tenerli ancorati al substrato.

Una soluzione semplice ed efficace può essere quella di creare delle “pseudo molle” in filo di ferro di piccola sezione, da posizionare sopra i rizomi sporgenti, ancorandole poi ai lati del coppo.

Eccoci, la foto a sinistra vi mostra il risultato finale: la pianta è ben sistemata, ha già goduto di una doccia purificatrice, il coppo è abbastanza umido da garantire una costante cessione di umidità. Sarà mia cura appenderla in una parte ombreggiata della serra.

Nota finale
Per realizzare questo articolo ho dedicato 6 ore della mia giornata domenicale: 2 ore per preparazione del coppo e rinvaso, le rimanenti 4 ore per costruire la sequenza dell’impaginazione e della scrittura: speriamo ne sia valsa la pena.

Orchids.it è nuovamente in rete

Lavori di manutenzione del provider che ospita questo sito (cambio server) e qualche altro imprevisto, hanno interdetto per qualche giorno, il collegamento a Orchids.it. Ora, tutto è nuovamente ok!
La conferma che questo blog è costantemente visitato mi è giunta dalle vostre numerose segnalazioni, via mail, telefonicamente e con messaggi privati su Fb, vi ringrazio vivamente per la vostra collaborazione.

Mi è gradita l’occasione per ricordare a voi tutti, che questo dominio web è esclusivo e pagato dalla redazione. Le notizie pubblicate nei vari post sono gratuite e utilizzabili da chiunque intenda farne uso: si prega solamente di non copiarle per usi commerciali.

026 Cattleya warneri var. aquinada ‘CAMANI’

Grazie per l’attenzione, e… commentate pure! Non lasciatevi incantare solo da Fb: è più facile e immediato, ma divora tutto in breve tempo senza lasciare storia!
Ecco un esempio: la foto mostra una bella specie di Cattleya, messa così la notizia è effimera… ma il blog vi racconta la sua e altre storie.

Buona lettura.

Masdevallia ignea

Una bella specie del Genere Masdevallia, molto variabile nelle sue forme.

038Masdevallia ignea Rchb. f. 1871.

Sorprende il grande numero di sininimi assegnati a questa specie: si può dedicare un’intera collezione alle sue varie forme!
Masdevallia Ignea Il nome di specie trae origine dal colore “rosso fuoco” dei suoi fiori.

Sinonimi:
Masdevallia boddaertii Linden ex André 1879; Masdevallia ignea f. citrina (Stein) O.Gruss & M.Wolff 2007; Masdevallia ignea var. armeniaca BSWilliams 1894; Masdevallia ignea var. aurantiaca BSWilliams 1894; Masdevallia ignea var. boddaertii Linden ex André 1879; Masdevallia ignea var. citrina Stein 1892; Masdevallia ignea var. coccinea Stein 1892; Masdevallia ignea var. goorii Sander 1901; Masdevallia ignea var. grandiflora BSWilliams 1894; Masdevallia ignea var. hobartii Stein 1892; Masdevallia ignea var. marschalliana Rchb.f. 1872; Masdevallia ignea var. Massangeana BSWilliams 1887; Masdevallia ignea var. pulchra Vuylsteke ex Cogn. 1897; Masdevallia ignea var. rubescens Linden ex Kraenzl. 1925; Masdevallia ignea var. splendens Stein 1892; Masdevallia ignea var. stobartiana Rchb.f. 1881; Masdevallia ignea var. superba Linden ex Kraenzl. 1925; Masdevallia ignea var. tomasonii Gentil 1907; Masdevallia ignea var. vuylstekeana Cogn. 1897;

Masdevallia ignea vive nella cordigliera orientale della Colombia ad altitudini di 2600-3800 metri. Pianta terrestre, a volte epifita, di piccole dimensioni e molto robusta nella sua struttura morfologica. Sopporta anche temperature da serra intermedia e fiorisce nella tarda primavera – inizio estate, producendo singoli fiori su steli eretti e più alti delle foglie. Come le altre specie del genere, per una buona coltivazione, usare acqua piovana e fertilizzazioni moderate.

Note sul genere Masdevallia
masd-ruiz-lopez-hipolito Hipólito Ruiz López

Il genere Masdevallia è stato istituito da Hipólito Ruiz López e José Pavon nel 1794 sulla base di una pianta raccolta in Perù e inviata successivamente in Spagna. Il genere è stato dedicato a José Masdeval, medico e botanico alla corte di Carlo III Re di Spagna. Il genere comprende circa 400 specie, ampiamente diffuse dal Brasile meridionale a sud del Messico. La maggior parte di loro cresce nelle Ande, preferibilmente ad altitudini di 2000 metri e più. Il grande numero di specie riconducibili a questo genere, rende difficile la sua sistemazione tassonomica. Alcune specie sono così strettamente legate alle Pleurothallis da risultare arduo il distinguo tra i due generi.
Il genere è stato rivisto più volte. Il lavoro più completo è stato fatto dal botanico americano Carlyle Luer. Ha diviso il genere in 12 sottogeneri ed ha anche stabilito nuovi generi per collocare specie che non potevano rientrare in nessuno dei sottogeneri stabiliti: Andreettaea, Dracula, Dryadella e Trisetella. Data l’incertezza che aleggia, in futuro, possiamo aspettarci ulteriori divisioni.

Coltivazione
La letteratura generalmente considera le varie specie di Masdevallia come orchidee da clima freddo. Aspetto questo, da non prendere in senso assoluto: vari coltivatori, analizzato il clima andino, hanno dimostrato che le Masdevallia possono anche supportare temperature più elevate. Nelle Ande ecuadoriane, durante il giorno la temperatura può arrivare fino a 28 C° gradi.
Ad ogni buon conto le Masdevallia in natura preferiscono habitat umidi, dove le nuvole fredde passano la sera dopo il giorno asciutto. In coltivazione possono essere sistemate in piccoli vasi con corteccia e sfagno o sfagno puro. Il substrato non deve mai asciugare e nel contempo, risultare drenante: umidità relativa mai sottoe il 60-70%.
Per una coltivazione di successo delle Masdevallia, la qualità dell’acqua è più importante della temperatura. L’acqua piovana è ideale, se si usa l’acqua del rubinetto, conviene bollirla e miscelarla con quella distillate. Il fertilizzante deve essere usato con cautela. Se il concime contiene troppo sale, le piante mostreranno presto macchie sulle loro foglie.

AIO mostra le orchidee dei suoi soci: Portogruaro Orchid Show 17-18 Maggio

035 Dracula vlad-tepes Luer & R. Escobar 1981
Girovagando in serra, oggi ho scoperto che…
se nel prossimo fine settimana ti troverai a passare per Portogruaro (VE), e ti recherai nella sala consigliare del Comune, correrai il rischio di vedere dal vivo anche queste orchidee.

La mostra è organizzata da l’Associazione Italiana di Orchidologia.
Presenziare all’evento sarà anche una buona occasione per aderire (iscrizione 25 euro) a questa Associazione a carattere nazionale e unica rappresentativa dell’orchidofilia italiana in ambito internazionale.

Per una panoramica fotografica più estesa clicca e vai sul post scritto su Fb. gruppo orchidee