Archivio mensile:Giugno 2020

Hawkinsara Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’ AM/AOS

Nome accettato da RHS è Cattleytonia Alice Iwanaga Hawkinsara Alice Iwanaga. Un ibrido originato da E.Iwanaga nel 1983. E’ un incrocio fra C. Tropic Dawn x Ctna. Keith Roth. Genere Hawkinsara (Hknsa.) Grex Alice Iwanaga
(traditional Sander nomenclature). Parenti C. Tropic Dawn x Ctna. Keith Roth Registrato da Kawamoto O.N. Originatore E.Iwanaga, Anno 1983. Clone descritto nel post: Cattleytonia (syn. Hawkinsara e/o Bishopara) Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS (84) punti. Genitori: (Sc.[Slc.] Tropic Dawn × Ctna. Keith Roth). H&R Nurseries, Inc.

Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’ AM/AOS. Ibrido intergenerico creato da: H&R Nurseries, Inc.
Registrato nel 1983 (RHS) . La continua evoluzione dei nomi di specie crea confusione, soprattutto quando si tratta di nomi intergenerici; quindi è utile una breve introduzione sul tema. Molte persone pensano che il nome di genere sia un epiteto che non cambia mai. E’ un errore, i nomi generici possono cambiare. Questo può sembrare una continua interferenza, ma è solo una parte del normale processo di classificazione scientifica. Il continuo lavorio dei tassonomisti scopre nuove relazioni tra i gruppi di orchidee che richiedono divisioni e/o nuovi raggruppamenti. Quando il nome generico di una specie di orchidee cambia, devono cambiare anche i nomi degli ibridi fatti con quelle specie.

L’orchidea che stiamo analizzando è un ibrido intergenerico, e la letteratura che lo rappresenta “ondeggia” fra tre nomi:
1) – Bishopara, (abbreviato Bish.) ibrido intergenerico e raggruppa i generi, Broughtonia, Cattleya, Sophronitis. Fu pubblicato in Orchid Rev. 84(999, cppo): 10 (1976). Nome dato dal suo ibridatore David A. Bishop in Orch. Rev. 84(999): p. 7, 10 (Sett. 1976)
2) – Hawkinsara (abbreviato Hknsa), ibrido intergenerico fra i generi Broughtonia, Cattleya, Laelia e Sophronitis.
Il nome Hawkinsara deriva da Hawkins, il coltivatore che per primo ha creato un ibrido utilizzando i generi: Broughtonia, Cattleya, Laelia e Sophronitis. Il nome Hawkinsara, così come tutti quelli che identificano ibridi, sono quelli che noi chiamiamo generi artificiali (o generi orticoli).
3) – Cattleytonia (abbreviato Ctna.) ibrido intergenerico e raggruppa i generi, Cattleya e Broughtonia.

I nomi generici possono cambiare. I Grex non cambiano. A seguito di modifiche generiche di alcune specie, le orchidee che contengono quattro generi sono ancora chiamate Hawkinsara, invece, se sono solamente tre, Bishopara, e Cattleytonia se ce ne sono solamente due. Ad ogni buon conto, ci sono tutti i tipi di regole e linee guida che regolano il modo in cui vengono formati, e registrati i nomi delle orchidee.

In commercio è possibile trovare l’ibrido intergenerico che stiamo vedendo, con i tre nomi diversi, questo è dovuto al cambiamento di nome di una specie (L. purpurata) che compone la genealogia di Catleytonia Alice Iwanaga .
Ritengo che, fatte le dovute ricerche, il nome di genere verosimile da assegnare a questo ibrido intergenerico sia: Catleytonia Alice Iwanaga

Racconto a margine del post: divisione e rinvaso di un vecchio esemplare zatterato con il supporto legnoso ormai marcio. Generalmente è l’orchiea fiorita che attira l’attenzione del suo coltivatore. Oggi è andata proprio così: ecco la storia di un piccolo fiore color rosso sangue. Pianta da scoprire. Per leggere il nome della pianta ho dovuto togliere la zattera sulla quale viveva indisturbata da anni: si trattava di un vecchio esemplare di Catleytonia Alice Iwanaga il supporto legnoso dava chiari segni di marcescenza, per conoscere quello che è avvenuto dopo, seguitemi in questo servizio fotografico.

Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS: pianta in serra.
Cattleytonia (syn. Hawkinsara e/o Bishopara) Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS (84) punti.
Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS. Stato della pianta su zattera.
Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS. Inizio operazioni di divisione.
Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS: rottura del ceppo.
Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS: pulitura e divisioni.
Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS: divisione.
Cattleytonia Alice Iwanaga ‘Ruby Lips’, AM/AOS: pronte circa 10 nuove piante.

Il post continuerà con altre foto che mostreranno le nuove sistemazioni delle divisioni in vaso o su zattera

Paphiopedilum Saint Swithin

Prologo: L’esemplare delle foto non esiste più, è stato diviso qualche anno fa. Alcune divisioni sono state distribuite ad “amici” orchidofili. Su Fb. vedo pubblicata la prima fioritura di una di quelle divisioni. Rilevo, purtroppo, che l’autore del post nonchè suo attuale coltivatore non ha avuto l’onestà intellettuale di citare la storia e la provenienza. Reputo assai grave questo comportamento, soprattutto per il fatto che il soggetto di cui sopra è un giudice internazionale e dirigente di una associazione orchidofila italiana: me ne farò una ragione.

Paphiopedilum Saint Swithin: collezione rio Parnasso.

Presentazione: Paph. Saint Swithin è forse l’ibrido Coryopedilum quintessenza. Esso combina veramente le migliori caratteristiche di ciascun genitore, dal grande sepalo dorsale a righe molto marcate e la grande somiglianza del fiore di rothschildianum, ai petali lunghi scuri e il vigore del philippinense. Quindi non c’è da stupirsi che questo grex abbia resistito alla prova del tempo, accumulando oltre 100 premi AM/AOS. Oltre alle qualità estetiche, Paph. Saint Swithin, pur avendo uno sviluppo lento, è assai vigoroso e va coltivato nelle condizioni standard di tutti i Paph. multiflorali: luce diffusa, buona umidità e temperature calde con un riposo invernale freddo, soprattutto di notte.
Così come si fa per tutti i Paphiopedilun è buona norma rinvasare le piante ogni anno.

Paphiopedilum Saint Swithin: collezione rio Parnasso.

Storia: Paphiopedilum Saint Swithin è un ibrido primario (Paph. philippinense x rothschildianum), il grex è stato registrato per la prima volta il 1° Novembre del 1901 da Statter.
Per la precisione in questa ibridazione sono state fissate le masse polliniche di Paph. philippinense nello stigma del fiore di Paph. rothschildianum. Questo grex ha resistito alla prova del tempo e rimane ancora oggi molto popolare dopo aver raccolto oltre 150 premi, almeno cinque dei quali sono FCC, considerato che è stato registrato nel 1901 ed è stato rifatto molte volte nel tempo, i premi abbracciano più di un secolo di storia dell’orchidologia mondiale. L’esemplare delle foto, proveniente da Sergio Buda è stato coltivato in rio Parnasso, ora, nelle collezioni di orchidee italiane sono presenti diverse piante originarie da questa.

Paphiopedilum Saint Swithin: collezione rio Parnasso.

Grex e cultivar, significato ed uso dei termini:
Grex è il nome identificativo di un ibrido. Ad esempio, i figli di Paph. rothschildianum incrociati con Paph. philippinense sono stati registrati con il nome di grex: Paph. Saint Swithin. Ogni successiva ibridazione con gli stessi genitori, il nome da assegnare sarà sempre Paph. Saint Swithin.
Cultivar è l’epiteto dato ad una pianta, sia specie che ibrido, per distinguere la diversa provenienza di ibridazione, di clonazione e/o di coltivazione. In genere il nome di cultivar è per lo più assegnato in occasione di giudizi nelle esposizioni. Se due coltivatori espongono Paph. St. Swithin ed entrambe le piante ricevono un premio, i proprietari assegneranno loro un diverso nome di cultivar. I nomi dei cultivar seguono quello unico del grex o della specie, ad esempio: Paph. St. Swithin ‘Guido’ AM/AOS e Paph. St. Swithin ‘Carlo’ FCC/AOS. Le lettere dopo il nome del cultivar indicano la tipologia del premio assegnato.

Restrepia dodsonii

Prologo. Quando scrissi il primo articolo di presentazione della Restrepia dodsonii era l’11 settembre del 2016, esattamente 43 anni dopo il colpo di stato in Cile, uno degli avvenimenti più controversi del secolo scorso. Il suo Presidente Salvador Allende, eletto democraticamente pagò con la sua vita. Così scrisse Salvador Allende: “Noi vivremo in eterno in quella parte di noi che abbiamo donato agli altri.”
Per tutte le donne e gli uomini che allora credevano in una dimensione ideale della socieà, fu un colpo al cuore, io ero fra quelli. Mi pervase la tristezza e la disillusione, sappiamo tutti come andò a finire. Cosa può fare un coltivatore di orchidee per ricordare questa persona che per diffendere gli ideali di democrazia diede la sua vita, se non legare un’orchidea della sua collezione ad esso, dandogli il suo nome. Così è stato e in suo onore battezzai questa piccola orchidea: Restrepia dodsonii ‘Salvador Allende’ Oggi 5 giugno 2020 la pianta si è messa a festa per attirare l’attenzione, eccola carica di fiori, a lei l’onore della scena!

Restrepia dodsonii: collezione rio Parnasso

Il genere Restrepia: Quella cinquantina di specie assegnate al genere Restrepia, sono il cruccio e la soddisfazione di molti collezionisti di orchidee. Queste orchidee sono per lo più originarie del Sud America, vivono nelle foreste pluviali del Perù e Venezuela a quote alte, ma alcune specie crescono più a nord fino al Messico.
Il genere Restrepia è stato così nominato in onore del ricercatore Don Jose Restrepo.
Gran parte delle specie possono essere coltivate nelle stesse condizioni ambientali. Esse accettano bene anche situazioni limite e sono molto generose nella formazione di keiki.

Restrepia dodsonii: collezione rio Parnasso

Qualche nota sulla coltivazione
Luce:
Abbastanza filtrata, se le foglie tendono a perdere colore conviene dare luce più intensa. A tal riguardo è interessante seguire la colorazione delle foglie che varia in funzione della luminosità e della temperatura, ottimo segnale per testare la bontà della coltivazione.
Bagnature: Come tutte le orchidee endemiche nelle foreste pluviali, le Restrepia richiedono condizioni estremamente umide.
Temperatura: Creare ambiente fresco e ombreggiato. Troppo caldo mette le piante fortemente in crisi.
Substrato: Se si garantisce buona umidità ambientale, essendo orchidee epifite, possono essere sistemate su cestelli appesi, ma si sviluppano bene anche su vasetti con composto ben drenante a base di corteccia di abete, miscelata con torba di sfagno e perlite.
Alimentazione: Ogni 15 gg. durante lo sviluppo con fertilizzante equilibrato 20-20-20 arricchito di magnesio chelato.

La specie: Restrepia dodsonii Luer 1980. Pianta di piccolissime dimensioni, una miniatura epifita endemica nelle foreste montane dell’Ecuador (Pichincha) ad altitudini da 1000 a 1700 metri con clima ventilato e molto umido. Fiorisce in ogni momento dell’anno e mostra infiorescenze con un singolo fiore con punteggiature color bruno Van Dik e sfondo rosato.

Restrepia dodsonii: collezione rio Parnasso

Etimologia
Restrepia dodsonii, così nominata in onore del botanico americano Dr. Calaway H. Dodson. Dodson è nato a Selma, California il 17 Dicembre 1928. Si è presto specializzato in orchidologia, e nel corso della sua vita ha fatto numerose spedizioni nelle Ande tropicali, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia. Nel 1960 Dodson, conosce Robert Dressler e con lui inizia una proficua collaborazione nella classificazione di nuove specie di orchidee. Nel 1965 Dodson presenta uno studio sugli agenti impollinatori delle orchidee e la loro evoluzione.
Nella primavera del 1973, Dodson diventa direttore esecutivo della nuova “Marie Selby Botanical Gardens” di Sarasota, in Florida, di cui oggi è “curatore onorario della sezione Orchidaceae”. Nel 1975 Dodson ha creato il genere Dressleria (dal nome Robert Dressler) comprese le specie del genere Catasetum, e riclassificato altre specie del genere Clowesia .
Ora lavora alla creazione di un database, comprese foto, di specie provenienti da tutto il mondo. Ad oggi, il progetto ha raccolto informazioni su 57.000 orchidee.

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Pleurothallis tribuloides

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Pleurothallis tribuloides MA EOC 2009: collezione rio Parnasso

Eravamo nel 2009, Dresda, ottobre del 2009, quando questa mia Pleurothallis tribuloides fu esposta alla chermesse orchidofila europea. I giudici internazionali EOC sono stati veramente bravi a scovare i fiori di questa deliziosa specie. La miniatura ben coltivata ed al massimo della sua fioritura è stata esposta nello stand italiano presente all’EOC di Dresda (2009). Nella sua minuta dimensione, tanto era rigogliosa la pianta che la sua vegetazione nascondeva completamente i numerosissimi fiori.
Ciò nonostante è stata premiata con una bella medaglia d’argento assegnatale dalla qualificatissima giuria internazionale.

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Pleurothallis tribuloides MA EOC 2009: collezione rio Parnasso

Quell’esemplare ora non c’è più, un po’ di stress da esposizione mise in crisi la pianta al punto da doverla dividere e per diversi anni sofferse quasi al punto di perderla. Son passati 11 anni lei è riuscita a vivere e quest’ anno anche a fiorire. Gran bella soddisfazione, oggi durante le bagnature, rivedere quei piccoli fiori color osso sangue.

Pleurothallis tribuloides MA EOC 2009: collezione rio Parnasso, fioritura giugno 2020
Pleurothallis tribuloides MA EOC 2009: collezione rio Parnasso, fioritura giugno 2020.

Descrizione
Pleurothallis tribuloides (Sw.) Lindl. 1830 – Sottogenere Specklinia – Sezione Tribulodes Luer 1986.
Secie epifita, vive in America centrale ad altitudini tra i 300 ed i 1300 metri in boschi densi, sempreverdi o decidui e cresce sulle querce in campo aperto. Ama clima intermedio caldo, si sviluppa in forma densamente cespitosa con vegetazioni unifoliate che formando una minuta infiorescenza racemosa alla loro base. Le foglie sono coriacee, ellittico-oblanceolate, apiculate, strette alla base, picciolate e avvolte da 2-3 guaine tubolari, dalle quali escono le infiorescenze nella tarda estate inizio autunno.
Pleurothallis tribuloides ama temperature da intermedie a calde, buona umidità, clima ventilato e luce decisa ma non diretta. Può essere coltivata sia su zattera che in vaso con substrato drenante: le bagnature devono essere costanti ma moderate (il secco eccessivo gli fa male tanto quanto le eccessive bagnature).
L’origine del nome di specie probabilmente trae origine dalla sua somiglianza con il Tribulus (genere sub tropicale appartenente alla famiglia dei “bean-caper” – Tribulus tribulos dal greco, “3 punte”, (tri-“tre”, e BELOS, “freccia” ), e-oides, “simile”, in riferimento al fiore tre punte.

Racconti di campagna

L’albero parlante. La storia comincia quando lei, giovane acacia nata spontaneamente lungo il rio Parnasso, si trovò a vivere una curiosa avventura. Oggi è una giornata uggiosa, fuori piove e le chiome degli alberi stanno godendosi l’acqua che bagna le loro foglie io cammino lungo la stradina. Quell’acacia ormai vecchia, ma ancora austera, mi chiama: “Ragazzo, ti ricordi come sono giunta da te?” “eee certo che me lo ricordo” risposi all’acacia” … e intanto la mente mi porta indietro negli anni. A quei tempi ero innamorato del portamento dei vecchi alberi, che incontravo sulla strada verso Postumia in territorio carsico. Pur storti dalla bora e dagli anni, erano ancora carichi di fascino e dignità. Erano alberi di Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’, un albero ornamentale con un fogliame simile all’Acacia . Mi affascinava la loro forma sferica, la loro chioma densa e globosa, e soprattutto l’assenza di spine.

Preso dalla febbre botanica che porta a desiderare tutto, un giorno decisi di procedere ad un inusuale innesto. Eravamo in primavera quando mi procurai qualche ramoscello di Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’, ed iniziai le operazioni canoniche di innesto legnoso. Durante i lavori passò di là Arturo, vecchio contadino di lungo corso. Il vecchio contadino si fermò esterefatto e chiese: “cossa situ drio far”... “incalmar na robina” risposi! Ricordo ancora adesso la faccia di Arturo che borbottava interdetto: “go 80 ani e fasso el contadin da na vita, ma no go mai visto incalmar na robina… mah!” mentre se ne andava ridendo. Son passati quasi 50 anni da allora ed eccolo il capolavoro botanico: la ex giovane acacia nostrana con la testa ombrosa della Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’ raccolta lungo la strada istriana, ora vecchio testimone di tempi andati, fra le acque del rio Parnasso ed i gigli di San Luigi. Però non fiorisce la Robinia Pseudoacacia ‘Umbraculifera’, peccato.