Archivio mensile:Gennaio 2021

Paphiopedilum wardii Summerhayes 1932

Paphiopedilum wardii collezione rio Parnasso

La storia del Paphiopedilum wardii
La storia incredibile di un Paphiopedilum, scoperto e raccolto per la prima volta nel 1922 in Birmania (ora Myanmar) durante una spedizione del botanico inglese F. Kingdon-Ward, perso durante il viaggio di ritorno, ritrovato in piccole quantità all’inizio degli anni 30 ed ancora cercato nel 1979 dal botanico Fred Thien Pe dell’università di Yangon (Rangoon). Forse non è nemmeno certo che sia una specie (alcuni botanici lo considerano un ibrido naturale fra P. venustum e P. sukhakulii), ad ogni modo questa orchidea si è conquistata lo stesso il mito del “tesoro più ambito tra gli appassionati di Paphiopedilum”.

Le emozioni

La passione, già la passione, entri nella serra e la musica cambia. Il mondo attorno a te diventa ovattato e nella mente prende posto quel viaggio fantastico, che solamente le tue piante riescono a proporti.
Ogni pianta che incontri in serra ha qualche cosa da dirti, magari qualche problema, oppure vuole mostrarti i suoi fiori aperti e belli nonostante tutto.
Il fascino della collezione amatoriale, cresciuta insieme a te fra passioni e delusioni, ti trasporta anche oltre la mera percezione dei sensi, spesso ti regala anche un valore aggiunto: il mito.
La foto sopra, mostra una pianta di Paphiopedilum wardii. Se vuoi, puoi limitarti ad una fugace ammirazione per la sua bellezza, ma lei ha molte cose da raccontare, basta starla ad ascoltare.
Chi segue da tempo i miei racconti, avrà già colto la mia vocazione ad andare oltre al mero aspetto botanico e scientifico dell’orchidologia: mi intriga la storia, i miti, le follie, che hanno avvolto il magico mondo delle orchidee.
Fra tutte, anche i Paphiopedilum contengono una miniera di aneddoti e di miti.

Scheda: Paphiopedilum wardii Summerhayes 1932. Sinonimi: Cypripedium vernayi F.K.Ward 1938; Cypripedium wardianum Cooper 1951; Cypripedium wardii [Summerhayes] Curtis 1933; Paphiopedilum brevilabium Liu & Zhang 2001; Paphiopedilum burmanicum J.Yong Zhang & Z.J.Liu 2001; Paphiopedilum microchilum Liu & Chen 2001; Paphiopedilum multifolium Liu & Zhang 2001; Paphiopedilum wardii f. alboviride (O.Gruss & Roeth) Braem 1998; Paphiopedilum wardii var. alboviride O.Gruss & Roeth 1998
Karasawa & Saito collocano questa specie nel Sottogenere Sigmatopetalum – Sezione Planipetalum
Cribb dispone questa specie nel Sottogenere Paphiopedilum – Sezione Barbata
Il nome è stato dato in onore del botanico inglese Francis Kingdon-Ward, famoso per le sue spedizioni in tutte le parti del mondo e scopritore della specie.

La lunga avventura.
Eravamo sul finire del 1922 quando Francis Kingdon-Ward detto Frank, di ritorno dalla sua famosa e poco fortunata spedizione in Cina, mentre stava attraversando una regione montagnosa della Birmania del Nord (ora Myanmar), raccolse un’unica pianta di Paphiopedilum in fiore. La prima di questa nuova specie.
Il colore del fiore, abbastanza scuro, per la verità tendente al cioccolato, evoca già la scoperta dell’orchidea “nera” e nella spedizione si respira aria di soddisfazione “questa nuova pianta avrebbe suscitato scalpore ed interesse fra i coltivatori inglesi di orchidee, sempre avidi di novità”, ma la nuova orchidea non giungerà mai in Europa e di quella scoperta rimarrà solo un vivo ricordo e qualche vaga annotazione del luogo di ritrovamento.
Nel 1926 Ward ritenta ancora, ma nonostante le sue puntigliose ricerche lungo i pendii della zona montagnosa attraversata anni prima, non trova traccia di questa orchidea.
Negli anni successivi Francis Kingdon-Ward ricerca il Paphiopedilum perso, ogni volta che attraversa quella regione e finalmente, nel mese di Novembre del 1931 (periodo di fioritura) s’imbatte in una piccola colonia di quel Paphiopedilum tanto agognato.
Estende le ricerche in una zona più ampia ed un mese più tardi, durante il viaggio di ritorno, raccoglie diverse piante in procinto di fioritura, che spedirà in Inghilterra, dove alcune fioriranno nel 1932.
Nell’occasione, la nuova orchidea è registrata con il nome Paphiopedilum wardii
Le avventure di questa specie non finiscono, in quanto l’esiguo numero di piante giunte in Europa rende il Paphiopedilum wardii molto raro nelle collezioni. Il particolare clima politico determinatosi nel paese dove è endemico, impedisce di fatto per molti anni qualsiasi possibilità di nuove spedizioni.
Trascorrono molti decenni ed il mito dell’orchidea nera nascosta nel lontano nord est asiatico, acquista sempre più i connotati di mistero e di passione.
Finalmente sul finire degli anni 70 e precisamente nel dicembre del 1979, un bravissimo botanico ed appassionato orchidofilo, Fred Thien Pe, dell’Università di Yangon (Rangoon), decide di organizzare una spedizione nel Kachin (Birmania del nord) alla ricerca del Paphiopedilum wardii, che definisce: “still the most coveted treasure among paphiopedilum lovers” (The Orchid Digest, 1981, 98-103).
Trovare le risorse economiche per la spedizione non è cosa facile perchè la zona prescelta è impervia, infestata dalla malaria, per certi aspetti quasi inaccessibile e da molti decenni inesplorata da botanici. La sua passione e qualche contributo economico fanno decollare la spedizione, che raggiunge il versante cinese del Kachin.
Fred Thien Pe descrive incisivamente le difficoltà incontrate durante la scalata della zona montagnosa ad ovest verso la Cina “dura e terribile” e racconta di defezioni, privazioni e malattie che riducono all’osso il contingente iniziale della spedizione.
Molti sono stati i tentativi e finalmente dopo aver guadato fiumi le cui rapide incutevano terrore, ed aver attraversato terreni perfidi, Fred Thien Pe ha la fortuna di scoprire una nutrita colonia di Paphiopedilum wardii, in germoglio o già fiorite.
Dopo quattro settimane di “caccia”, Fred Thien Pe raccoglie una buona scorta di piante, pronte per essere inviate alle varie collezioni europee ed americane; finalmente può tornare felicemente a casa con una bella collezione di piante per la sua dolce moglie, sua figlia Vanda e suo figlio Dendro: sì, questi sono i veri nomi dei suoi due figli…. a tanto arrivava il suo amore per le orchidee.

Intanto Francis Kingdon-Ward, lo scopritore del Paphiopedilum wardii era già morto da oltre due decenni e riposava tranquillamente nel cimitero del piccolo villaggio di Grantchester, vicino a Cambridge accanto ad una pianta di Berberis calliantha.
Ward è stato un botanico e cercatore a tutto tondo; durante la sua avventurosissima vita, ha scoperto e studiato moltissime specie vegetali fra le quali il famoso Papavero azzurro, per la verità segnalato molti anni prima (1886) dal missionario cattolico Pere Delavay: Meconopsis betonicifolia

Note
Cribb è incerto nel considerare il Paphiopedilum wardii specie e si riserva di deciderlo dopo aver potuto studiare più a fondo le piante (forse un modo per lavarsi le mani): lui lo ritiene molto vicino al P. sukkakulii ed al P. venustum.
Birk lo considera nativo del Tamal River Valley e montagne contigue della Birmania del nord, posizioni ombreggiate della foresta in terreni molto drenanti fra i cumuli di foglie vicino agli alberi. Birk nota ancora che le piante si sviluppano con le radici sistemate per il 75% sopra l’humus delle scogliere e sulle rocce coperte di muschio. E’ trovato a circa 1200-1500 metri di altezza e non desidera luce intensa.
Questo Paphipedilum in natura vive regolato dal clima monsonico che procura due distinte stagioni: il monsone del nord est da metà marzo ad ottobre con alta umidità, nebbia e continue nuvolosità che portano poca pioggia, il monsone d’estate, che comincia da metà novembre fino ad aprile con molta pioggia.

Dendrobium speciosum

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è dendrobium_speciosum_fiori-300x242.jpg

Dendrobium speciosum, considerato da molti collezionisti il Re delle orchidee.

Oggi la giornata è fredda e luminosa. Il sole entra in serra filtrato da quel sottile velo di polveri finissime che col tempo oscurano sempre più, la parte esterna del tetto e delle pareti. Una patina verde di alghe minute dipinge l’interno con strani disegni resi ancor più metafisici dalle tracce informi, disegnate da qualche lumaca in cerca di cibo. Con le alghe e con i muschi della mia serra, ho ingaggiato da anni una bella sfida per il mantenimento dell’equilibrio ecologico e biologico complessivo.
Alghe, muschi e licheni in serra, sono segnalatori importantissimi della bontà dell’habitat interno e quindi il coltivatore di orchidee deve imparare a convivere con essi e soprattutto non deve modificare il precario equilibrio biologico complessivo, da un lato impedendo una loro eccessiva proliferazione, e, d’altro canto, garantendogli buone condizioni vitali che poi indirettamente, risultano ottimali anche per le orchidee.
Durante la stagione invernale le pareti interne della mia serra si ricoprono di un esteso strato di alghe verdi che impediscono progressivamente alla luce di filtrare e quindi, in ossequio a quanto scritto prima, con le prime giornate primaverili, calde e soleggiate, devo immancabilmente attivare le “grandi pulizie Pasquali”, che si materializzano in un lavaggio generale di tetto e pareti, con l’ausilio di un getto d’acqua a 20 atmosfere: alla fine dei lavori esco dalla serra, bagnato più delle piante.

Descrizione
Ho iniziato il mio racconto con l’intenzione di descrivervi una specie interessantissima, profumata e bella al punto da essere chiamata “speciosa”.
Come spesso capita quando si cercano notizie sulle orchidee, si consultano i libri della biblioteca, poi si fa qualche ricerca sul web, ed ecco che le sorprese non mancano: quella che da anni conoscevi come Dendrobium speciosum ha cambiato nome… non ancora formalmente, però…

Leggeremo più avanti che questa specie è originaria del continente Australe. Qualche anno fa un gruppo di tassonomi australiani ha pubblicato uno studio per una nuova nomenclatura dei Dendrobium australiani “Clements, M.A. & Jones, D.L. (2002) Nomenclatural changes in the Dendrobieae (Orchidaceae) 1: The Australasian Region. The Orchadian 13(11)”. Secondo le analisi di questi tassonomi, anche la nostra stupenda orchidea dovrebbe cambiare nome e diventare Thelychiton speciosus.
Ad oggi non tutto il mondo scientifico internazionale la considera una nomenclatura accettata e quindi, formalmente, il nome valido di specie rimane: Dendrobium speciosum (Smith), Exot. Bot. 1: 17 (1804).
Sinonimi:
Callista speciosa (Sm.) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 655 (1891).
Dendrobium speciosum var. typicum Domin, Biblioth. Bot. 89: 539 (1915), nom. inval.
Dendrocoryne speciosum (Sm.) Brieger, Schlechter Orchideen 1(11-12): 724 (1981).
Tropilis speciosa (Sm.) Butzin, Willdenowia 12: 250 (1982).

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è dendrobium_speciosum_pianta_3-300x202.jpg

Note storiche
L’epiteto latino specios(us) è stato assegnato a quest’orchidea per esprimere la bellezza dei suoi grandi steli fiorali carichi di molti fiori profumati color crema, da Sir James Smith.
Sir James Smith ricevette in regalo una pianta di Dendrobium speciosum dal Chirurgo J. Whit che la raccolse a Port Jackson. Questa pianta si trova ora all’Herbarium di Linn; altre piante di Dendrobium speciosum furono inviate al Kew Garden da Cunningham nel 1823.
Questa specie spettacolare è ampiamente presente lungo il litorale orientale dell’Australia, dove si sviluppa generalmente sulle rocce di arenaria e più raramente sugli alberi. Orchidea a sviluppo simpodiale, da considerarsi litofita, anche se qualche colonia può essere trovata su alberi delle foreste vicine alle scogliere dove si formano gruppi giganteschi di piante le cui fioriture che offrono viste spettacolari.
In coltivazione non è una pianta di facile fioritura, richiede tutta la luce possibile ed un periodo fresco e secco prima della fioritura. Se si riesce a garantire condizioni ottimali, fiorisce in inverno (Gennaio) ed i suoi fiori emanano un gradevole profumo.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è dendrobiumspeciosum_alfiero-300x225.jpg
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è platicelium_alfiero-300x225.jpg

Gli esemplari di Alfiero
Eccolo nella foto a sinistra, l’esemplare di Alfiero, circa 40 steli fiorali.
Sono anni – esordisce Alfiero – che aspetto di vedere qualche fiore, quest’anno ho sistemato la pianta per terra, nell’angolo ad ovest della serra, pochi gradi sopra lo zero, sai con quel che costa scaldare…ed ecco la sorpresa. Sono veramente felice – aggiunge Alfiero – visibilmente emozionato.
La serra di Alfiero, piccola e spartana è acerba, le piante di orchidee si confondono con altre famiglie vegetali, i Cymbidium lussureggianti fanno bella mostra, e là in alto a destra ecco l’angolo dei Dendrobium delicatum.
A farla da padrone però è questo gigante di quasi 2 metri di diametro: Platycerium biforcutum? , (vedi foto a sinistra).

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è dendrobium_speciosum_pianta_2-300x225.jpg
Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è dendrobium_speciosum_pianta_1-300x225.jpg

Habitat
Dendrobium speciosum occupa un habitat abbastanza vasto. I suoi luoghi di endemicità vanno dal livello del mare alle quote alte della montagna. In ogni caso assumono sempre particolare importanza la luce che deve essere generosa, la temperatura che nella stagione invernale deve scendere decisamente, ed il clima che in tale periodo deve essere secco.
Questa orchidea è fra le più grandi che si possono trovare in Australia.
I grandi pseudobulbi a forma conica con diametro di 5 – 6 centimetri alla base e 3 all’apice, possono raggiungere anche 60 centimetri d’altezza e portano più foglie apicali.
Gli pseudobulbi rimangono sulla pianta per molti anni (anche 12) e formano quindi dei ceppi enormi. Le radici raramente sono aeree e tendono invece a svilupparsi in modo compatto alla base, spargendosi attraverso le fessure della roccia arenaria.
Una delle sensazioni più piacevoli offerte dal Dendrobium speciosum in natura è l’aroma, che può propagarsi fino a grandi distanze dai fiori che lo emanano. I gambi dei fiori sono eretti, lunghi e diritti o un po incurvati, con i racemi molto lunghi portanti anche 70 – 100 fiori.
I colori dei fiori variano dal bianco, al crema, al colore giallo forte: il labello è bianco con macchiaturee venature color rosso porpora, i fiori possono rimanere aperti per fino a 2 o 3 settimane.
Dalla semina, possono trascorrere anche 10 anni prima di veder fiorire il Dendrobium speciosum.
Dendrobium speciosum è una delle orchidee più facili da far crescere – non altrettanto da far fiorire – e, clima permettendo – temperature minime garantite sopra lo zero termico – può essere coltivato in giardino legato ad un albero o su una roccia, dovunque sarà sistemato prospererà senza problemi. Il sistema preferito è in vasi con composto di corteccia d’abete di grossa pezzatura.
Le bagnature dovranno essere più copiose in estate. Durante lo sviluppo vegetativo e dopo la fioritura, la pianta va nutrita con fertilizzante NPK 20.20.20. Per raggiungere una copiosa fioritura, dal tardo autunno e per tutta la stagione invernale, vanno drasticamente ridotte le annaffiature ed abbassata la temperatura.
Per questa pianta, la buona luce è essenziale, può sopportare il sole pieno persino durante i mesi estivi. Io ho risolto i problemi delle difficili fioriture dovute allo scarso sbalzo termico invernale consentito alla mia serra, piazzando il mio Dendrobium speciosum nella parte più calda (in estate) e più luminosa della serra.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è dendrobium_speciosum_fiori_1-300x225.jpg

Note tassonomiche.
Dendrobium speciosum appartiene alla Sezione Dendrocoryne ma a causa delle facilissime eterogeneità intergenetiche ed intragenetiche, crea particolari rompicapi alle nuove schiere di botanici.
In diverse zone geografiche dell’Australia orientale sono state riscontrate sostanziali variazioni morfologiche all’interno della specie, motivo questo, di continue disquisizioni fra gli esperti: devono essere considerate varietà, sottogruppi oppure ibridi?
La tesi dominante è che Dendrobium speciosum sia da considerare una specie variabile, strutturata in forme diverse legate fra loro da una continuità complessa ad esempio: hillii, grandiflorum, curvicaule, pedunculatum e capricornicum. Per poter identificare inequivocabilmente le caratteristiche dei vari individui, sarebbe opportuno conoscere le loro origini geografiche. Come si è già letto in precedenza, a complicare ulteriormente la vita dei collezionisti di orchidee, “Clements, M.A. & Jones, D.L. (2002) Nomenclatural changes in the Dendrobieae (Orchidaceae) 1: The Australasian Region. The Orchadian 13(11)”, hanno recentemente collocato il Dendrobium speciosumed altre specie di Dendrobium fra le specie vegetali cleistogame.

Elenco delle specie di Dendrobium rinominate da “Clements, M.A. & Jines, D.L.(2002)”:
Ad oggi la tassonomia ufficiale le raggruppa ancora nel vecchio genere Dendrobium.

Thelychiton adae (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium adae.
Thelychiton capricornicus (Clemesha) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. capricornicum.
Thelychiton carnarvonensis (Peter B.Adams) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium kingianum subsp. carnarvonense.
Thelychiton comptonii (Rendle) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium comptonii.
Thelychiton curvicaulis (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. curvicaule.
Thelychiton delicatus (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. delicatum.
Thelychiton falcorostrus (Fitzg.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium falcorostrum
Thelychiton finniganensis (D.L.Jones) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium finniganense.
Thelychiton fleckeri (Rupp & C.T.White) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium fleckeri.
Thelychiton gracilicaulis (F.Muell.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium gracilicaule.
Thelychiton gracillimus (Rupp) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. gracillimum.
Thelychiton jonesii (Rendle) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium jonesii.
Thelychiton jonesii subsp. bancroftianus (Rchb.f.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. bancroftianum.
Thelychiton jonesii subsp. blackburnii (Nicholls) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium fusiforme var. blackburnii.
Thelychiton kestevenii (Rupp) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium kestevenii.
Thelychiton kingianus (Bidwill ex Lindl.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium kingianum.
Thelychiton moorei (F.Muell.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium moorei.
Thelychiton nitidus (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. nitidum.
Thelychiton pedunculatus (Clemesha) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. pedunculatum.
Thelychiton pulcherrimus (Rupp) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium kingianum var. pulcherrimum.
Thelychiton rex (M.A.Clem. & D.L.Jones) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium rex.
Thelychiton ruppiosus (Clemesha) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium ruppiosum.
Thelychiton speciosus (Sm.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium speciosum.
Thelychiton suffusus (Cady) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium suffusum.
Thelychiton tarberi (M.A.Clem. & D.L.Jones) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium tarberi.
Thelychiton adae (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium adae.
Thelychiton capricornicus (Clemesha) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. capricornicum.
Thelychiton carnarvonensis (Peter B.Adams) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium kingianum subsp. carnarvonense.
Thelychiton comptonii (Rendle) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium comptonii.
Thelychiton curvicaulis (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. curvicaule.
Thelychiton delicatus (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. delicatum.
Thelychiton falcorostrus (Fitzg.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium falcorostrum.
Thelychiton finniganensis (D.L.Jones) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium finniganense.
Thelychiton fleckeri (Rupp & C.T.White) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium fleckeri.
Thelychiton gracilicaulis (F.Muell.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium gracilicaule.
Thelychiton gracillimus (Rupp) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. gracillimum.Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium jonesii.
Thelychiton jonesii subsp. bancroftianus (Rchb.f.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. bancroftianum.
Thelychiton jonesii subsp. blackburnii (Nicholls) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium fusiforme var. blackburnii.
Thelychiton kestevenii (Rupp) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium kestevenii.
Thelychiton kingianus (Bidwill ex Lindl.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium kingianum.
Thelychiton moorei (F.Muell.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium moorei.
Thelychiton nitidus (F.M.Bailey) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. nitidum.
Thelychiton pedunculatus (Clemesha) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 491 (2002): Dendrobium speciosum var. pedunculatum.
Thelychiton pulcherrimus (Rupp) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium kingianum var. pulcherrimum.
Thelychiton rex (M.A.Clem. & D.L.Jones) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium rex.
Thelychiton ruppiosus (Clemesha) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002):
Thelychiton speciosus (Sm.) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium speciosum.
Thelychiton suffusus (Cady) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium suffusum.
Thelychiton tarberi (M.A.Clem. & D.L.Jones) M.A.Clem. & D.L.Jones in Orchadian 13(11): 492 (2002): Dendrobium tarberi.

Significato del nome: Thelychiton .
Thelychiton deriva dalla composizione di due parole greche – thely = femmina, chiton = coperto, in riferimento alla colonna del fiore, che nelle due specie di questo genere – originarie dell’isola della Norfolk – la superficie stigmatica è circondata dal tessuto della colonna (che forma un tubo) con la copertura dell’antera. Per questo motivo tali specie non possono essere impollinate tramite lo scambio di pollinia: sono cleistogame. In queste piante l’impollinazione avviene per autogamia.
Dendrobium deriva dalla composizione di due parole greche – dendro = albero, bios = vita – per evidenziare l’abitudine di vita sugli alberi di molte specie del genere.
speciosus – dal latino specios (us) = belli in riferimento ai grandi steli fiorali.

Note personali:
– Osservando la morfologia dei fiori del Dendrobium speciosum della mia collezione (vedi foto sopra), ho qualche dubbio a raggrupparlo fra le orchidee cleistogame.
– Probabilmente la nuova proposta di classificazione che ancora mette in subbuglio gli studiosi europei, si basa su studi del DNA? Ad oggi non ci è dato di sapere.
– Le foto del post presentano vari esemplari di Dendrobium speciosum e possono essere usate per scopi non commerciali.

‘Dai Orchid’: Dendrobium chrysotoxum

dendrobium_chrysotoxum
Dendrobium chrysotoxum esemplare coltivato nella collezione Rio Parnasso.

Il fascino delle orchidee dipinge orizzonti infiniti. Spesso ti accompagna in viaggi misteriosi, ti fa conoscere culture e tradizioni esotiche, a volte anche mitologiche. Ecco che, non volendosi fermare alla semplice ammirazione, le orchidee ti raccontano e ti trasportano col pensiero nei luoghi dei loro regni naturali. Stai ammirando l’esemplare della foto dai fiori color giallo luminoso? Allora chiudi gli occhi e lasciati trasportare liberamente dalla fantasia.
Non occorre conoscere molte cose, basta sapere il suo nome e le sue origini geografiche… il viaggio fantastico può cominciare. L’orchidea della foto ci porterà nello Yunnan, come avrai già letto il suo nome scientifico è Dendrobium chrysotoxum.

Dendrobium chrysotoxum Lindley 1847 – Lindley descrive questa specie importata per la prima volta in Inghilterra dai signori Henderson, proveniente dall’India. Per la cronaca, nella letteratura si legge anche che Dendrobium chrysotoxum è stato scoperto in Birmania (ora Myanmar) ed importato in Europa (Inghilterra) da Low&Co. nel 1858
Sinonimi:
Callista chrysotoxa (Lindl.) Kuntze 1891- Callista suavissima Kuntze 1891- Dendrobium suavissimum Rchb.f 1874.
Questa bella orchidea è localmente chiamata “Dai Orchid”, perché nei luoghi di endemicità di questa orchidea vive l’etnia “Dai” e fiorisce nel periodo in cui si svolge il “Festival degli spruzzi d’acqua”. In tale occasione i fiori di Dendrobium chrysotoxum sono abbondantemente utilizzati per addobbare i capelli delle ragazze in cerca dell’amore e della felicità. Leggeremo più avanti del Festival, intanto dedichiamoci velocemente all’aspetto “parafarmacologico” di questa orchidea.
L’origine etimologica del nome di specie deriva dalle parole greche “chrysos” = oro, “toxom” = arco, per il colore giallo dorato dei fiori e per la forma arcuata degli steli fiorali.
L’habitat di questa orchidea comprende la Birmania, Laos, Thailandia, Cina ed India. Questa zona asiatica, al solo annuncio evoca avventure ed avventurieri, paesaggi struggenti e popolazioni misteriose, richiama storie di draghi e diavoli in lotta con le genti di quelle terre.
Nella filosofia medica cinese, gli esseri umani sono sostenuti nello stato di “Yang”. Pertanto, per tutta la vita, le forze più sfuggenti di “Yin” vanno cercate e assunte dalle persone. Quindi, le piante “Yin” tonificanti, sono di massima importanza per la MTC (Medicina Tradizionale Cinese) e sono considerati farmaci di lunga vita.
Inoltre, e questo a noi può interessare di più, i fiori di Dendrobium chrysotoxum essicati, sono la base naturale per realizzare un delicatissimo tè dal sapore di miele. Quando si beve questo tè si ottiene immediatamente l’armonioso ripristino della natura “Yin”.

dendrobium_chrysotoxum_wate

Tradizioni e leggende
La grande Cina, lontana e misteriosa, raccoglie nel suo grembo un’ infinità di provincie e regioni etnicamente e culturalmente tanto differenti da formare un continente: mi fermerò in una provincia molto famosa anche per le sue rare orchidee: Yunnan.
Ed è nella regione meridionale dello Yunnan che prende forma l’aneddoto legato al Dendrobium chrysotoxum
Il nome Yunnan è l’abbreviazione di Yunlingnan che significa “a sud dei monti Yunling”. La Provincia cinese dello Yunnan è la regione più lontana a sud-ovest del Paese e confina con il Vietnam, il Laos e la Birmania. Lo Yunnan confina anche a est con le provincie del Guizhou e Guangxi Zhuang, a nord con Chongqing Sichuan, e a nord-ovest con la Regione Autonoma del Tibet. Lo Yunnan comprende 394000 chilometri quadrati e ha una popolazione di oltre 42 milioni di persone.
La particolarità dello Yunnan rispetto a tutte le altre province della Cina è la sua popolazione eterogenea. Nella provincia deello Yunnan ci sono 25 minoranze etniche, fra le maggiori troviamo (Yi, Bai, Lisu, Naxi, Dai), quasi la metà del totale di tutta la Cina. Nel nord-ovest della provincia vivono i Deqin e Shangri-La, il territorio di un gruppo di tibetani chiamato Khampas che ha mantenuto le sue tradizioni e la sua storia, tramandata di generazione in generazione con canti e danze popolari, nonché dai loro abiti tradizionali in tinte vivaci, cappotti di lana di yak e cappelli da cowboy. Lijiang è la patria ancestrale delle popolazioni Naxi, famose per la loro religione animista Dongba così come per avere una delle culture che tengono ancora viva l’ultima musica tradizionale in Cina, considerate per questi motivi, un “fossile vivente” della Cina antica. Un altro esempio di antica cultura del Naxi è la loro scrittura pittografica (chiamato anche Dongba) che viene utilizzata per le pratiche religiose, e si ritiene abbia avuto origine in modo indipendente sia della lingua tibetana e cinese scritta.
Nella regione meridionale della provincia al confine con il Myanmar e il Laos, si trova la regione autonoma di Xishuangbanna Dai. In questa regione, fra le altre, vive anche una minoranza di origine thailandese “Dai”, che vive coltivando riso e ananas. La minoranza Dai è anche nota per l’annuale “Festival degli spruzzi d’acqua”, festa di danze e di tradizioni religiose. Durante la festa le ragazze indossando abiti tradizionali colorati e luminosi, e addobbandosi i capelli con mazzetti di fiori di Dendrobium chrysotoxum, purificano le persone da tutti i demoni e dai dolori, con schizzi d’acqua.

Festival degli spruzzi d’acqua
Il festival degli spruzzi d’acqua è la festa più solenne e caratteristica del popolo Dai. In realtà è il Capodanno del calendario Dai. Si chiama Festival degli spruzzi d’acqua perché durante i giorni di festa, la gente si spruzza acqua l’un l’altro per la buona fortuna.
Ogni anno in aprile dal 13 al 15 nella città di Jinghong, la capitale del Xishuangbanna, e nei villaggi vicini si celebra la venuta del Nuovo Anno Dai. Comunemente conosciuto come il ‘Festival degli di schizzi d’acqua’ o il ‘Festival di balneazione del Buddha’, è la festa più importante per il popolo Dai.
Il primo giorno, tutti si portano sulla riva del fiume Lancang (Mekong) per vedere le gare di dragon boat. Ogni barca con 50 vogatori, un altro paio di persone sul timone e un po più sulla parte anteriore della barca, che danza e esibisce giochi di tamburo, c’è una vera atmosfera di carnevale con palchi, spettacoli danzanti e persone che allestiscono i tradizionali barbecue Dai. Ogni tanto si sente il ‘Whoosh’ di razzi di bambù fatti in casa, chiamati Gaosheng, confezionati con polvere da sparo, in fase di lancio in aria. E’ il tempo delle prime arature e delle semine delle piantine di riso. La gente vuole divertirsi ed augurarsi buona fortuna, scaccia l’anno vecchio ed accoglie quello nuovo, prega Sakyamuni di portare buoni raccolti e una popolazione fiorente. La festa dura di solito tre o quattro giorni. Il primo giorno è chiamato “Wanduoshanghan” di Dai, il che significa vigilia di Capodanno.
In mattinata (come scritto sopra), dopo aver lavato il proprio corpo e cambiato i vestiti, tutte le persone, dai giovani agli anziani, vanno ad assistere alle varie attività sportive: lanci di razzi artigianali e corsa delle barche sul fiume. Il secondo ed il terzo giorno, chiamato “Wannao”, di solito non hanno alcuna attività. L’ultimo giorno è “Wanbawanma”, che significa “il giorno dei giorni è del re”. In quel giorno, la gente si alza presto e porta offerte ai templi buddisti. Ascolta le predicazioni, e porta acqua per il bagno purificatore al Buddha, chiedendo di rendere la salute, il raccolto e la felicità per il prossimo anno. Questo importante rituale si chiama ‘balneari del Buddha’.
Il completamento del ‘bagno rituale del Buddha’ serve come il segnale che incoraggia i comuni mortali a lanciarsi reciprocamente gli spruzzi d’acqua. Di conseguenza, le persone affollano le strade con pentole, padelle, bottiglie, o qualsiasi altra cosa, dove senza inibizioni si spruzzano quasi a voler spegnere l’altro con l’acqua, con lo stesso entusiasmo con cui, da noi ad occidente ci si lanciano le palle di neve.
La cerimonia di schizzi d’acqua, tuttavia, è più di un semplice buon divertimento, ma contiene anche un elemento religioso: l’acqua è considerata dal Dai come un simbolo, da un lato, di purezza religiosa, ma anche di amicizia tra le persone. Pertanto, spruzzi un altro essere umano con l’acqua durante il Festival di schizzi d’acqua, solamente per esprimere desiderio di fortuna e prosperità a questa persona.

den_chrysotoxum_fiori

Successivamente, nel suono di tamburi, per esprimersi gli auguri a vicenda, tutti a spruzzare “acqua, acqua, acqua!” Non è scortese lanciare acqua alle persone anziane, basta che contemporaneamente si formulino gli auguri con parole di benedizione. Le “spruzzate” sono prive di regole tra i giovani. A loro piace giocare con vasche e secchi di tutte le dimensioni, perché gli spruzzi d’acqua sono una sorta di benedizione, e bagnato e schizzato d’acqua e più sei fortunato. C’è un detto popolare Dai: durante Il festival dell’acqua che schizza, spruzza solamente chi pensi sia degno.

Spruzzi d’acqua

Leggenda
Vi è una bella storia all’origine del Festival di spruzzi d’acqua. Tempo fa, c’era un diavolo nel luogo dove la gente Dai viveva, che faceva ogni sorta di male. Tutta la gente lo odiava, ma non aveva alcun metodo per punirlo a causa della sua potente magia. Poi un giorno nel mese di giugno dal calendario Dai, la sua settima moglie, che era stata rapita nel villaggio, lo ubriacò e lo indusse a svelare i propri punti deboli.

Diavolo

A notte fonda, la settima moglie e le altre, decapitarono il diavolo usando i propri capelli. Ma una volta che il capo del diavolo toccò terra, cominciò a bruciare ferocemente. Così le ragazze si precipitarono coraggiosamente a raccogliere la testa e tenerla stretta tra le braccia, ed il fuoco si spense immediatamente. Da allora le sette ragazze si alternarono a tenere la testa, ognuna per un anno. Ogni anno, al momento del cambio turno, la gente lancia spruzzi d’acqua sulla ragazza che ha tenuto la testa durante l’anno che sta finendo, per lavare via il sangue sul suo corpo. Col tempo, questa leggenda si è trasformata in un lieto festival per scacciare l’anno vecchio e accogliere il nuovo.