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Categoria madre del blog: giorno per giorno con le orchidee, diario di un appassionato.

VOGLIA DI VIVERE

Con questo post, oltre a presentarvi una singolare ed antica specie di cattleya, desidero farvi notare dove è riuscita a vivere e prosperare, fino al punto di triplicare la dimensione dei suoi pseudobulbi, la mia Cattleya maxima.

Collzione Guido De Vidi. Foto del 05.11.04-Tutti i diritti sono riservati

La storia: terminato il primo rinvaso della mia unica Cattleya maxima, var. equadoregna, rimasero inutilizzati gli ultimi due pseudobulbi vecchi e raggrinziti, per capirci, da buttare nella spazzatura.
Non trovai il coraggio di buttarli e non sapendo dove collocarli li legai con del filo telefonico, al montante di ferro zincato della mia serra, questo avveniva 5 anni fa, ecco i risultati.

Morale: le orchidee crescono bene? Non è merito del coltivatore ma dell’ambiente circostante!
Cattleya maxima Lindley 1831
Sinonimi: Cattleya malouana L. Linden & Rodigas 1986; Epidendrum maximum [Lindl.]Rchb.f 1861.

Origine del nome: nel 1831 quando Lindley studiò e descrisse la Cattleya maxima, le specie già conosciute erano solamente 5, e tutte con i fiori più piccoli di quelli in descrizione, da cui il nome maxima.

La Cattleya maxima è un’orchidea epifita e litofita di medie dimensioni, appartiene al gruppo delle labiate unifoliate con pseudobulbi robusti che producono 8-10 fiori di 10-15cm. color rosa pallido. E’ originaria della Colombia, Equador e del Perù litoraneo di cui è il fiore Nazionale.E’ stata trovata al livello del mare fino ai 1500 metri d’altezza, nelle foreste asciutte del litorale.
In coltivazione, richiede ambiente caldo da serra intermedia e nella fase di sviluppo vegetativo, deve essere fertilizzata ed innaffiata abbondantemente. Le bagnature vanno rallentate nella fase di stasi vegetativa.

Per una sana vegetazione, alla Cattleya maxima va garantita una buona ventilazione e per ottenere buoni risultati di fioritura, va esposta alla massima luce solare possibile, evitando di procurare ustioni alle foglie.
E’ utile segnalare che la Cattleya maxima, secondo il luogo di provenienza, Equador o Perù, assume diversa struttura morfologica e vegetativa. Le piante dall’Ecuador sono molto più robuste e producono molti più fiori rispetto a quelle Peruviane. Anche se, la forma peruviana ha pochi fiori, è molto superiore in forma e colore. Entrambe le forme hanno un labello molto bello, increspato, con venature ciliegia-rosso e caratterizzato da una linea centrale gialla, che rende inconfondibile questa specie.

Questa orchidea, fiorisce in autunno, Ottobre-Novembre.

Spazio aperto

Da un commento sul blog:
…..Una domanda che vorrei farti è questa e spero che tu legga questo post per rispondermi. Cosa non deve mai mancare (pazienza a parte) ad un collezionista alle prime armi? Intendo dire sia come piante che come attrezzature e pronto soccorso. Grazie e ancora salutissimi da Ischia.

A Veronica che mi pone questa domanda, innanzi tutto regalo due foto di una rara e singolare varietà di Paphiopedilum insigne var. chantinii, in fiore nella mia collezione.
Questa specie è descritta su Lindenia come Cypripedium insigne WALL. Var. CHANTINI RAFAR. Sub-var. LINDENI GRIGN. – spostata successivamente in Paphiopedilum insigne var. chantinii (Rafarin) Stein 1892- Stein’s Orchideenbuch p.448 – 492
Collezione Guido De Vidi. Foto del 03.11.04
Devo dire la verità, in un primo momento sono rimasto un po’ in difficoltà, cosa non deve mai mancare ad un neofita… bella domanda!!
Cominciamo con quello che paradossalmente un collezionista alle prime armi possiede in abbondanza: il desiderio continuo d’acquisti e la frenesia di toccare, dividere e rinvasare le povere piante della sua collezione. Frenare il più possibile quest’impulso.
A mio parere, le prime orchidee di un collezionista principiante (non importa se specie oppure ibridi) è consigliabile che appartengano a questi generi: Cymbidium, Paphiopedilum, Dendrobium, Phalaenopsis e Vanda.

Chi riesce a coltivare bene questa gamma di orchidee può cimentarsi nell’ampliamento della collezione con buone probabilità di successo.
Nella biblioteca di un principiante, non può mancare della buona letteratura che descrive le orchidee, la loro coltivazione e biologia.
Nell’angolo dei desideri del neofita devono trovare posto alcuni supporti per fare le operazioni elementari di cura e controllo delle piante: alcool o lampada a gas per sterilizzare gli attrezzi da lavoro, bisturi o piccolo coltellino, forbice da giardinaggio, pinzetta, termometro da ambiente ed igrometro (il luxmetro che serve a misurare l’intensità della luce è un lusso che ci si può risparmiare).
Nella dispensa, avere sempre a disposizione corteccia di pino grossa, che può essere sminuzzata in caso di bisogno, torba di sfagno filamentosa, patatine di polistirolo per il drenaggio dei vasi, vasi di varie dimensioni anche a forma di cestino forato ai lati, zattere di legno duro o di sughero per le prime esperienze di coltivazione su supporti in sospensione, fertilizzante NPK solubile con formulazione equilibrata 20-20-20.
Nel pronto soccorso è sufficiente avere fungicida a base di solfato di rame ( poltiglia bordolese) in ogni caso evitare fungicidi con principi attivi classificati come “tossici”, stesso discorso per gli insetticidi: individuare uno o due prodotti, che siano efficaci contro i due nemici più difficili – il ragnetto rosso e la cocciniglia cotonosa, avendo però la cura di evitare pesticidi con DL troppo basso. DL è il parametro che segna la pericolosità del prodotto, più è piccolo il numero che segue la sigla DL, più è pericolosa la sostanza chimica. Sopra il DL 5000, le sostanze sono relativamente sicure.
Che dire ancora? Oltre alla pazienza ci vuole anche tanta..tanta passione.

Errata corridge
Lunedì 3 Dicembre 2007
Carlos segnala che a suo avviso la pianta nelle foto è Paph?Crossianum ?insigune×venustum?
e non Paph. insigne var . chantinii. Ha perfettamente ragione, ecco il link che lo prova.
Grazie a carlos per la collaborazione…speriamo di trovare presto il vero Phap. insigne var. chantinii.

FLASH

Messaggio per Michele – VENTILATORI X SERRA

Michele, chiedo scusa per il ritardo con cui leggo il tuo commento di ottobre.
Come puoi vedere, i post che scrivo, passato il mese vanno in archivio e non sempre vado a rivedere se ci sono nuovi commenti. Ho letto casualmente la tua richiesta e sono a tua disposizione.

Il tuo indirizzo di posta elettronica deve contenere errori perchè non riesco ad inoltrarti la mia posta, e quindi comunico con il sito. Se puoi, mandami una e-mail – guido.devidi@infinito.it
Per quanto riguarda la ventilazione ed aspirazione, prova a cercare da qualche rigattiere oppure nelle raccolte di ferramenta ingombrante dei Comuni: puoi trovare qualche apparecchiatura in disuso e depositata per essere riciclata che magari ha dei ventilatori da staccare. Telefonami pure per informazioni 042290870. Cordialmente Guido.

Semina delle orchidee

Semine ed incroci: dialogo con i lettori

….da un commento di Stefano, estasiato nel vedere questa bella Cattleya aclandiae.

.….”Bellissima pianta, è uno tra i primi fiori che ho visto entrando nella tua serra e sono rimasto a bocca aperta. Mentre tornato a casa era una delle piante che più mi tornava in mente e ne parlavo con Giulio. Davvero fantastica!!! Non ho parole!!! Bravo! ciao ciao. ma secondo te incrociata con la C. schilleriana (che io diverse volte ho confuso con la C. aclandiae) cosa si otterebbe? Ciao ciao.”
Cattleya aclandiae Lindl. 1840 Sottogenere Aclandia Withner 1989

Sinonimo: Epidendrum aclandiae (Lindl.) Rchb. f., Walpers Annales Botanices Systematicae 6:312,1861.
Etimologia: il nome è stato dato in onore di Lady Acland.

Leggi anche questo post.

Riprendo questo commento di Stefano per scrivere due righe su uno degli aspetti più affascinanti delle orchidee: la fecondazione e la riproduzione delle per semina.
La riproduzione delle orchidee per semina è da sempre motivo d’interesse e di mistero.
La prima domanda che ti senti rivolgere da amiche ed amici che visitano le tue orchidee, di solito è la seguente: tu hai mai creato nuovi incroci?
Il povero coltivatore amatoriale sapendo che nell’immaginario collettivo si da molta importanza alla creazione di nuove e misteriose orchidee, risponde sì, dando in tal modo importanza alla domanda del visitatore, che rimane soddisfatto di trovarsi al cospetto di un nuovo Nero Wolfe.
Noi sappiamo che le orchidee si prestano a facili manipolazioni e, se nei secoli scorsi era sicuramente affascinante riuscire a riprodurre “ex novo” ibridi artificiali, cosa rimane ai nostri giorni di quell’epopea? Oggi è ancora così affascinante e scientificamente utile, fare gli apprendisti stregoni artigianali con le ibridazioni fai da te?
A mio avviso è passato il periodo pionieristico in cui le sperimentazioni si realizzavano spartanamente, ora la scienza, la biologia e la tecnologia operano con metodologia e programmazione, pertanto, le semine improvvisate non sono più l’ambito traguardo del collezionista.
Non di rado capita di sentir raccontare da neofiti coltivatori, le stupende avventure delle loro semine e si rimane stupiti.
Ora, impollinare un fiore d’orchidea non è il massimo delle difficoltà e poi, con qualche supporto tecnologico si può anche far germogliare i semi. Prima di effettuare delle impollinazioni è sempre utile porsi la domanda: quello che sto per fare è già stato fatto da altri?
Ecco Stefano, alla tua domanda “ cosa si otterrebbe incrociando (C. aclandiae x C. schilleriana), mi verrebbe da rispondere – “nella mia collezione c’è una bella C. aclandiae, ed inoltre c’è la stupenda C. schilleriana con tanto di medaglia EOC 2000”, possiamo quindi provare”.
Il guaio è che si arriva già tardi e non soltanto a livello sperimentale, in commercio sicuramente ci saranno già dei discendenti registrati con tanto di nome e distribuiti commercialmente da anni.
Ecco qualche risultato, fra l’altro non li considero neanche migliori delle specie che li hanno generati.

Cattleya Peckhaviensis (C. aclandiae X C. schilleriana)
…”This compact growing primary hybrid bears dark glossy brown flowers with red spots and a brilliant purple lip.
C. Peckheviensis (C. schilleriana ‘JEM’ x C. aclandiae ‘JEM’)
Compact growing “black” spotted Cattleya with bronzy background and purple lips”.

Con queste mie osservazioni non intendo sminuire l’importanza di studiare e sperimentare il processo biologico della semina delle orchidee, anzi ritengo che sia utilissimo poterlo fare anche a livello amatoriale, ma con metodologia e con precisi obiettivi scientifici. Ad esempio dando vita a gruppi di ricerca sulle orchidee coltivate nelle nostre collezioni, per censire i pregi, l’origine, la qualità e vigorosità e non ultima la rarità delle varie specie. L’obiettivo primario non dovrà essere commerciale, ma essenzialmente un contributo alla riproduzione di specie in pericolo d’estinzione.
Nel nostro piccolo, Orchids Club Italia sta procedendo in questo senso.

UN PENSIERO PER MANUELA

Vanda mem. ‘MANUELA NICOLI’

…..Manuela, da qualche anno non è più con noi, ora ci guarda dal cielo.

La sua incontenibile passione per le orchidee, vive nei nostri cuori ed un sentimento di gioia contagiosa rimane in noi a simboleggiare per sempre la sua dolce persona.

Ciao Manuela, sappiamo che coltivi molto bene anche lassù le tue orchidee, noi desideriamo ricordarti con questa Vanda che porta il tuo nome: eccola è in fiore.