Trichosalpinx blaisdellii ‘CAMANI’


Questo post è interamente dedicato ad Antonio Camani, e consentimi Antonio, dedicato ad un bel personaggio del collezionismo orchidofilo italiano.

Nella foto a sinistra, Antonio Camani in occasione della mostra di San Donà di Piave mentre illustra alle autorità, le peculiarità dell’esposizione.

Presentazione
L’amicizia con Antonio Camani, risale alla notte dei tempi, si direbbe… non proprio alla notte dei tempi, però insieme abbiamo attraversato molti flussi e riflussi dell’ambiente orchidofilo italiano degli ultimi 30 anni.
La collezione di orchidee dell’amico Antonio è di quelle che non finisci mai di scoprire. Lui è semplice, modesto anche – non ho molte piante fiorite… porterò qualche cosa – usa dire quando gli si chiede collaborazione per allestire le esposizioni di Orchids Club Italia, ed invece quando arriva tutto trafelato con le sue cassette di piante da esporre, ecco che ti tira fuori dal “cilindro”, piante stranissime ed inusuali. Sai, questa è giunta tanti anni fa dal Costa Rica, quest’altra mi ricorda un bellissimo viaggio in Colombia.

Ecco, la collezione di Antonio è paragonabile ad un libro aperto, dentro il quale egli scrive le sue belle pagine di vita e di viaggi. Una collezione da “bere” con curiosità. Una collezione cresciuta lentamente, caratterizzata da ripensamenti ed incertezze logistiche – leggi serra – durate anni, una collezione che pulsa, che va in crisi e che rinasce… una collezione viva.
Fin qui Camani il collezionista. Potrebbe bastare, ma Antonio Camani assume la statura di personaggio, soprattutto perchè sin dagli albori della nostra comune passione, ha sempre saputo mettersi a disposizione dell’associazionismo orchidofilo, inteso come valore aggiunto, sia culturale che scientifico.
Insieme abbiamo dato vita all’ATAO… entrambi siamo soci fondatori di quella Associazione. Nei momenti di crisi, che nel tempo l’Associazione ha incontrato, ha saputo discernere con magistrale equilibrio le varie posizioni. Ci siamo presto ritrovati ancora insieme… con qualche annetto in più sulle spalle, a vivere l’attuale esperienza di Orchids Club Italia ed anche in questa circostanza, nei momenti di turbolenza ha contribuito a mantenere la barra dritta a supporto delle comuni idee fondanti.

Le rarità della sua collezione
Si scriveva delle sue rarità, ne ha molte in serra!! Una di queste si è conquistata la ribalta su questo blog in un post di qualche anno fa, Ottobre del 2007 per la precisione (vedi foto).
Purtroppo quel post passò presto nell’archivio del blog, senza lasciar traccia. Quando Camani mi diede una piccola divisione di questa orchidea, mi disse – forse è una restrepia, aspetta la fioritura e poi vedrai. Quando fiorì, ottobre 2007, pubblicai questo post. Il quiz fu risolto e si riuscì a trovare la giusta sistemazione tassonomica alla pianta, giunta molti anni prima dal Costa Rica.

Probabilmente allora, nessuno si preoccupò di cartellinare con nome e cognome la specie.
Devo essere franco, nemmeno io lo feci e fu così che ci trovammo alla mostra di Villa Manin 2010, con la bella miniatura di Antonio in mostra… ma ancora senza nome.
Son trascorsi tre anni ed ora, quella piccola divisione è diventata una bella pianta ben sviluppata e carica di infiorescenze, seppur seminascoste sotto le pagine inferiori delle foglie.
Come leggeremo più avanti, il nome di questa specie non è di quelli che ti rimangono facilmente in memoria e per questo ho faticato un pochino a ritrovare il post, che la presentava.

Il genere Trichosalpinx
Nuovo genere descritto da C.A. Luer su Phytologia, Vol.54, 1983, p.393 – 398
Trichosalpinx, conosciuto anche con il nome popolare di “orchidea tromba” è un genere di circa 100 specie endemiche nella fascia neotropicale americana. Questo genere è strettamente legato alla famiglia delle Pleurothallidinae. Si differenzia per i suoi steli anellati e pelosi. Essi sono caratterizzati dalla presenza di una guaina a costine attorno al fusto. Il nome generico significa “tromba con i capelli” e si riferisce a questo anello peloso.

La specie
Trichosalpinx blaisdellii (S.Wats.) Luer
Nominata in onore di F. E. Blaisdell (collezionista australiano, direttore di coltivazione in Guatemala 1800), e del suo amico Sereno Watson, co-scopritore della specie.
Sinonimi:
(Basionimo)- Pleurothallis blaisdellii S. Watson 1888; Pleurothallis peraltensis Ames 1923; Pleurothallis standleyi Ames 1925; Trichosalpinx tamayoana Soto Arenas 1987
Questa specie è nativa in Messico, Belize, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Ecuador e Colombia occidentale, vive nelle foreste pluviali sempreverdi ad altitudini tra i 200 e i 2500 metri, come miniatura epifita.
In coltivazione prospera bene in ambiente umido e ombreggiato a temperature da serra intermedia.

Nota finale: Il cultivar descritto in questo post, in onore dell’amico Antonio, assumerà il nome di Trichosalpinx blaisdellii‘CAMANI’

Campylocentrum aromaticum … fiori piccoli, ma belli

Campylocentrum aromaticum, orchidea epifita dai fiori microscopici… come e da chi sono impollinati?


Campylocentrum aromaticum Barb.Rodr. 1907
Vedendo questi fiori minuscoli e a forma tubolare, sembra quasi che non ci sia alcun agente in grado di effettuare l’azione impollinatrice, ma…

Le api del sudore
Api del sudore, note anche come api Halictid (Halictidae), sono così chiamate per la loro abitudine a cercare il sale sulla pelle delle persone sudate. A tal proposito, pare che la puntura di queste api sia fra le più dolorose. La famiglia è composta da oltre 1.000 specie presenti nel Nord e Centro America. Sono di piccole e/o medie dimensioni, generalmente sono di colore nero o marrone, più raramente di colore giallo brillante, verde metallico o ottone.
Queste api visitano i fiori attivando un comportamento chiamato sonicazione, o “buzz pollination” (impollinazione per vibrazione).
Questo processo di impollinazione – vibrazione dei muscoli mascellari – è documentato anche in varie specie di orchidee simpatriche (orchidee che condividono lo stesso areale di endemicità), trovate a Curitiba, Stato di Paraná, Brasile meridionale e cioè: Campylocentrum aromaticum (Epidendroideae: Angraeciinae) e Prescottia densiflora (Spiranthoideae: Prescotiinae), che sfruttano api halictid come impollinatori principali, con contributi minori di altri insetti, come ad esempio le mosche Syrphid. Invece, la particolare struttura della colonna e del pollinarium di Cyclopogon diversifolius (Spiranthoideae, Spiranthinae), ottiene l’impollinazione per merito della sola azione delle api halictid.
Questa tecnica consente il rilascio delle masse polliniche presenti nel pollinio o pollinodio (struttura della quale sono dotati i fiori delle Orchidaceae, ma anche di alcune Asclepiadacee), formata da granuli di polline agglutinati.
Il pollinodio è costituito dalle masse polliniche, aggregati globulari di polline, sorretti da una struttura filamentosa più o meno lunga detta caudicola alla cui base è presente una ghiandola viscosa di forma discoidale o sferica, detta retinacolo o viscidio.
I fiori impollinati con questo metodo sono generalmente a forma tubolare, con solo una apertura ad una estremità, conformazione morfologica che renderebbe insufficiente la sola azione del vento per il trasporto del polline da fiore a fiore, anche in piante di altri generi.

Il genere Campylocentrum:
Campylocentrum, genere botanico appartenente alla famiglia delle orchidee (Orchidaceae), descritto da Bentham nel – Journal of the Linnean Society, Botany 18(110): 337 , em 1881 – in sostituzione del genere Todaroa precedentemente costituito da Rich. & Galeotti per descrivere Todaroa micrantha in quanto omonimo ad un altro creato dal botanico italiano Filippo Parlatore, appartenente alla famiglia delle Apiaceae.

Etimologia:
Il nome di questo genere deriva dalla latinizzazione di due parole greche: campylos- (piegata), Centron (punta, pungiglione, sperone); che significa “sperone piegato”, riferendosi allo sperone presente sul labello dei fiori.

Distribuzione
Il genere Campylocentrum è composto da oltre sessanta specie sparse in tutta l’America tropicale e subtropicale. Circa la metà delle specie è endemica in Brasile.

Orchids Club Italia: anteprima incontro di Dicembre

Musica nel blog: The Police – Every Breath You Take

Il 2010 sta volgendo al termine e come ormai tradizione, Orchids Club Italia si dà appuntamento nella serra… e nella taverna di Alberto Ghedin.
Questa volta, viste le turbolenze dei mesi scorsi, l’incontro assume un significato ancor più pregnante rispetto alle passate edizioni. Dopo alcuni anni di intensa attività realizzata su base spontanea, Orchids Club Italia si è ritagliato un suo spazio originale nel variegato ambiente orchidofilo italiano.
Il modulo associativo proposto a Gorizia con l’atto fondativo del Club, basato sulla spontaneità delle adesioni e senza strutture organizzative verticali (Presidente, tessere… ecc.), ha fatto scuola, altri Club si stanno strutturando su suo modello. Ora però è giunto il tempo di andare oltre.

L’orchidologia italiana
L’ambiente dell’orchidologia italiana è rappresentato anche internazionalmente, dall’Associazione Italiana di Orchidologia (AIO).
Chi ha qualche capello bianco sulla testa sa quante e quali vicissitudini ha avuto e continua ad avere l’associazionismo orchidofilo italiano. A partire dal buon Dalla Rosa con la sua prima (SIO – Società Orchidofila Italiana) – eravamo negli anni 60 -, per arrivare alla attuale AIO, governata con apprezzabile equilibrio e grande disponibilità operativa dal Presidente Guido Diana è passato mezzo secolo, ma molte pagine rimangono ancora da scrivere per dare la giusta forza all’associazionismo orchidofilo italiano.
In questo senso, noi di Orchids Club Italia abbiamo già spezzato una lancia in favore, invitando i nostri aderenti ad iscriversi all’AIO, invito che riformuliamo anche ai lettori di questo post.
Ma allora, si dirà, a che cosa serve essere anche del Club? Certo che serve. La formula snella e dinamica di Orchids Club Italia, libero da verticalismi e dalla burocrazia, rende facile e spontanea la divulgazione della nostra passione, attraverso mostre, oppure con la partecipazione ad eventi orchidofili di respiro internazionale. Inoltre, il fascino ed il piacere dello stare insieme amichevolmente fra le nostre orchidee, contagia sempre nuovi appassionati.
In buona sostanza il Club è lo strumento propedeutico – federalista si direbbe oggi – per dare più forza al livello rappresentativo nazionale… federalista però, non secessionista.

Proposte per il futuro
Si diceva – è giunto il tempo di andare oltre – sì, nel senso di dar corpo a nuove idee organizzative.
Ad esempio, oltre al consolidato programma delle nostre mostre storiche, potremmo immaginare il futuro del nostro Club sempre più come fucina – leggasi fondazione – di iniziative di spessore scientifico e botanico.
Qualora si lavorasse per dar vita ad una fondazione, la mia collezione è già da considerarsi parte del patrimonio costitutivo.
Altro versante di attività, da sempre trascurato dal mondo associazionistico è quello della promozione di corsi formativi per giudici internazionali.
Questo ed altro ancora potrà essere materia di dialogo nel prossimo incontro che avrà luogo Domenica 5 Dicembre p.v. tenetevi liberi, seguirà programma dettagliato.

Nota: quanto sopra scritto fa sintesi delle mie idee e dei miei desideri, anticipati in favore della discussione che può iniziare anche su questa tribuna.

Cordiali saluti a tutte le amiche e gli amici di Orchids Club Italia
Guido

PS) – Every Breath I Take: testi, inglese – italiano
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Habemus computer

I veri amici si vedono in caso di bisogno! E’ proprio il caso di dirlo.

Erano parecchi giorni che non davo notizie, causa il cedimento del computer di gestione del blog. Nell’ attesa di acquistarne uno nuovo, avevo installato un “muletto”, ma… destino baro, anche quello, dopo due giorni si è spento definitivamente. Che fare?
La scelta più accreditata sarebbe stata quella di ordinare i vari pezzi on line …ma, nel frattempo mi giunge una provvidenziale telefonata – hai già ordinato il nuovo computer? – no, rispondo – allora ho quello che ti serve, computer di due anni che un mio amico dismette ed intende regalarlo a me…se lo vuoi è per te.
Detto e fatto, pulito e riformattato da Daniel – il mio angelo custode informatico – ecco che sto scrivendo con “la nuova macchina”.
Va benissimo anche con il sistema operativo linux 10.10.
Un grazie grande, grande!! Il nome del “benefattore”? Sarà lui, se lo vorrà, a scriverlo.

Bulbophyllum lasiochilum

Originato da una piccola divisione di alcuni bulbi, questo Bulbophyllum proviene dalla collezione di Guido, il quale il giorno che me lo diede lo osservò e non trovando l’etichetta sulla pianta “madre” mi disse: “tu etichettalo come Bulbophyllum vaginatum e quando fiorirà fammi sapere se il nome è corretto”.
Paziente come il ragno che tesse la sua tela, e dopo un annetto abbondante di amorevoli cure, eccolo finalmente giunto alla sua fioritura.
La sorpresa/delusione (mi sarebbe piaciuto il B. vaginatum che mi ricorda tanto il B. medusae, ma e comunque un B. bello ed intrigante) è stata quella di scoprire che il Bulbophyllum in oggetto è il bellisimo B. lasiochilum.

Questa è la forma gialla, ne esiste una più diffusa i cui tre petali superiori e la colonna sono di un colore bruno scuro, la sua distribuzione si estende dal Myanmar (ex Birmania) sino alla Penisola Malese.
Non di rado accade che nel meraviglioso mondo delle orchidee il fiore sia di pari dimensioni se non maggiore della pianta, in questo caso le dimesioni del fiore, singolo, e della rispettiva pianta si equivalgono.
La parte superiore del labello prossima al congiungimento con la colonna è ricoperta di una fitta peluria bianca, mentre il labello è diviso in due nel mezzo, i due lobi che si formano possono assumere diverse forme…dalle punte convergenti (come nel mio caso sopra) a quella parallela, per arrivare a quella in cui le due estremità si incrociano (immagini sotto).

Il nome del genere Bulbophyllum deriva dal greco antico combinato con il latino bulbos=bulbo e phyllon=foglia, ad indicare l’aspetto “bulboso” delle foglie che contraddistinguono questa specie. Il nome della specie, lasiochilum (ed in generale anche nelle altre due desinenze -us e -a), derivante anch’esso dal greco antico combinato col latino, significa labbro/labello ben ricoperto di peli.
In coltivazione io lo coltivo in zattera di sughero con un sottile pane di sfagno alla base. Posto nella parte più luminosa della serra ( 🙂 ora anche io lo posso dire!) viene lasciato asciugare tra una bagnatura e l’altra e viene concimato senza regolari cadenze con concime bilanciato 20-20-20