Cymbidium: tempo di rinvaso.

Il pretesto della presentazione di questa stupenda specie, poco coltivata nelle collezioni, ci consente una chiaccherata sul rinvaso dei Cymbidium

Collezione Guido De Vidi – Foto 18-04-05.
Diritti riservati
Cymbidium eburneum Lindl. 1847
La pianta ha uno sviluppo piuttosto modesto, pseudobulbi esili e foglie lunghe da 35 a 70 centimetri. È originaria delle colline Khasi e nell’Assam, ad altitudini di 1600-2000 metri. Fiorisce nel tardo inverno, inizio primavera.
Questa specie vive in zone fresche ed è una pianta epifita a sviluppo simpodiale.

Dagli pseudobulbi raggruppati ed avvolti alla base da parecchie foglie lineari-ligulate e sottili, in primavera si formano steli fiorali inguainati e lunghi non oltre i 30 centimetri con due fiori fragranti, bianchi e cerosi.

Il Cymbidium. eburneum. È una specie di coltura piuttosto difficile, oggi purtroppo poco presente nelle coltivazioni. Ha avuto tuttavia un ruolo importante nelle prime ibridazioni. Fu difatti il genitore (assieme al C. lowianum) del primo ibrido di Cymbidium, creato nel 1889, il famoso C. eburneolowianum.

Qualche nota sui Cymbidium, coltivazione e rinvaso
Il genere Cymbidium ha un’area di diffusione grande, che si estende dal Giappone all’Australia e comprende la Cina, l’India, la Birmania, la Penisola Malese e anche le Filippine. Entro quest’area, le specie vivono in ristrette regioni geografiche; alcune crescono ad altitudini elevate, che sono fresche, altre in zone più calde. Alcune sono state venerate fin da tempi antichi, altre sono state scoperte solo di recente.

I Cymbidium sono tra le orchidee più belle che la natura ci offre, e sono anche molto utili. I tipi più noti hanno alti steli fiorali arcuati, che portano fiori cerosi dalle tinte delicate, creando stupendi effetti nelle sfumature del giallo, del verde, del rosa e del bianco. I fiori possono essere di un solo colore e di colori combinati nel modo più affascinante. Le piante stesse sono belle per il loro fogliame sottile come fili d’erba.
I sepali e i petali sono quasi simili, ovali, appuntiti e praticamente dello stesso colore. Il sepalo dorsale sovente si piega leggermente in avanti sopra il labello che è carnoso, con lobi laterali eretti ai lati della colonna e il lobo frontale ricadente una lingua.
Il nome di questo genere trae origine dalla forma del labello, fatta un po’ come una barca, (dal greco Cymbid = barca).


Le specie producono da 1 a 30 fiori in ogni spiga fiorale. Molti dei Cymbidium coltivati oggi sono ibridi derivanti dalle specie a grandi fiori appariscenti, originarie delle alte montagne nella regione delle colline Khasi e nell’Himalaya, da coltivarsi nella serra fredda. Sono ibridi che fioriscono bene nelle zone dove si può dar loro notti estive ed autunnali fresche (12-15 gradi).
Oggi conosciamo anche deliziosi Cymbidium miniatura, originari della Cina e del Giappone, ed anche altri pochi tipi ricadenti, a fiori piccoli, prosperano bene in climi più caldi. I Cymbidium sono piante sempreverdi, con un gran numero di radici carnose alla base di pseudobulbi la cui forma varia secondo le specie: possono essere cilindrici e più grandi di un pugno, o sottili e appena visibili. Sono avvolti da foglie, verdi per diversi anni, poi si separano dalla loro base che rimane invece attaccata allo pseudobulbo. Le piante sono compatte e coprono un’area circolare. Le foglie sono strette, coriacee, non particolarmente carnose e variano in lunghezza da 35 centimetri, nelle specie più piccole, a 1 metro, nelle specie di maggiori dimensioni. Il numero delle foglie varia secondo le specie, normalmente da 9 a 15. I getti nuovi s’innalzano dalla base degli pseudobulbi maturi.
Le spighe fiorali appaiono da Settembre a Gennaio, secondo le piante. Spighe che sì formano presto possono fiorire sul finire dell’autunno, quelle che si formano più tardi possono fiorire durante l’inverno o nella primavera successiva. Tuttavia, il tempo che intercorre tra la formazione della spiga e l’epoca di fioritura è assai variabile da pianta a pianta. In alcune forme lo sviluppo della spiga, l’ingrossarsi delle gemme e lo sbocciare dei fiori avviene in rapida successione; in altre, invece, benché le spighe compaiono nel medesimo tempo, lo sviluppo delle gemme durante autunno e inverno è lento, e i fiori quindi non saranno pronti che per la tarda primavera successiva. La spiga, all’inizio, è simile ad un getto vegetativo, ma quando raggiunge gli 8-10 centimetri le sue caratteristiche diventano evidenti. Sono arrotondate e molto appuntite alla sommità. Gli steli sono avvolti come in guaine dalle foglie, che li fasciano ben stretti all’inizio del loro sviluppo. Mentre la spiga si allunga, la punta che tiene racchiusi i boccioli è più grossa della parte restante dello stelo.

Quando la spiga ha raggiunto circa la metà della sua intera altezza, i bocci emergono dall’ultima foglia avvolgente lo stelo. La porzione che porta ì boccioli si allunga, questi si distanziano e s’ingrossano sino a quando sono pronti a sbocciare. Solitamente si aprono prima i boccioli alla base e poi gli altri, in successione. Se si recide uno stelo con diversi fiori già sbocciati e lo si tiene in acqua, anche i boccioli rimanenti si apriranno, raggiungendo la pienezza del colore, della forma e della sostanza e solo gli ultimi possono non essere perfetti come i primi. I cymbidium sono le sole orchidee che si comportano in questo modo e sono quindi preziosi per le composizioni. Se volete avere un risultato assolutamente perfetto, dovrete lasciare maturare le spighe sulla pianta.
Durante la fase di maturazione dei boccioli e fino alla loro completa apertura è importante che le temperature notturne non superino i 10-12 gradi, pena l’ingiallimento dei manici e la caduta dei fiori ancora chiusi.

COLTIVAZIONE
Temperatura. I Cymbidium fioriscono con grande regolarità nelle zone dove le notti d’estate sono fresche, 12 – 15 gardi e dove possono ricevere molto sole. Tollerano temperature diurne alte anche superiori ai 30 – 35 gradi, purché abbiano acqua abbondante e possano godere di una buona circolazione d’aria ben umida, e purché tali temperature non siano di lunga durata.

Luce. I Cymbidium, durante l’estate, dovrebbero ricevere molta luce, da un minimo di 40.000 lux ad un massimo di 80.000, nelle zone dove è possibile controllare la temperatura in modo che non arrivi ad estremi pericolosi. Se non si può dare loro questo quantitativo di luce nella serra, neppure facendo uso di sistemi per abbassare la temperatura, è opportuno portarli all’aria aperta. Se si verificano tracce di bruciatura, trasportateli in un luogo dove è possibile tenerli in ombra parziale durante la parte centrale della giornata. Anche durante l’inverno le piante devono ricevere una buona dose di luce.

Invasatura. La scelta del substrato di coltura per i cymbidium è una questione personale; il requisito fondamentale è che il composto tenga l’acqua e che vi sia un buon drenaggio. I tipi di substrati adoperati vanno dalla fibra d’osmunda pura (ormai introvabile), alla corteccia d’abete e a vari altri tipi di miscele: ad esempio torba di sfagno, foglie di faggio e corteccia d’abete. I cymbidium non amano essere disturbati troppo sovente, solo ogni due o tre anni. Le piante adulte vanno quindi collocate in vasi abbastanza grandi da poter contenere un buon numero di nuovi getti. Sovente, da un medesimo pseudobulbo si innalzano due germogli, e da questi, l’anno successivo, altri due. Le piante di cymbidium prosperano meglio e fioriscono più generosamente se sono coltivate e tenute in vasi da 25-30 centimetri, anziché essere divise con troppa frequenza.
La pianta di Cyimbidium richiede la rinvasatura quando gli pseudobulbi sono troppo fitti e premono contro gli orli del contenitore. E’ consigliabile intervenire prima che il substrato sia esaurito e inadatto alla coltura. Se una pianta da segni di crisi, toglietela dal vaso, accertate le cause del deperimento e poi rinvasate in substrato fresco. Le piante vanno rinvasate immediatamente dopo la fioritura. Ciò significa che alcune saranno pronte per l’operazione già in marzo-aprile (poche prima dì questa data), ed altre solo a maggio-giugno. Le prime non avranno ancora formato nuove radici e questo è ideale, ma le seconde, anche se le punte delle radici sono attive, dovrebbero essere comunque rinvasate qualora si dimostrasse necessario farlo.
Cercate di disturbare le radici nuove il meno possibile. Tuttavia, qualora l’apparato radicale si presenti in condizioni critiche (radici in marcescenze) oppure eccessivamente compattate, vanno recise a 10 centimetri dagli pseudobulbi.
Le piante che non hanno fiorito, vanno rinvasate assieme al gruppo dì marzo-aprile.
Una pianta che non deve essere divisa può essere trasferita in un nuovo vaso senza essere disturbata. Preparate il vaso nuovo con un buon drenaggio, depositando sul fondo dei pezzetti di polistirolo; sopra il polistirolo disponete un po’ dì substrato. Rimuovete quindi la pianta dal vaso vecchio, scuotete il composto e ripulite la pianta dalle eventuali radici morte. Sistemate le piante nel vaso in modo che il livello del nuovo substrato ricopra la base arrotondata degli pseudobulbi di l,5 centimetri e si trovi a 1,5 centimetri sotto l’orlo del vaso. Versate sufficiente substrato, inumidito in precedenza, in modo da riempire la metà del vaso. Fatelo penetrare tra le radici con le dita e picchiate il vaso sul bancale in modo da assestarlo. Aggiungete quindi altro substrato e pigiatelo in modo da riempire il vaso. Con i pollici o con un utensile, pressate bene la superficie del substrato attorno all’orlo del vaso.
Nel trasferire una pianta in un vaso più grande, ricordatevi di togliere tutti i retrobulbi che non hanno foglie e che possono essere rimossi senza recar danno alla parte verde della pianta.
Quando la pianta avrà prodotto i nuovi getti da un lato, si potranno rimuovere facilmente i retrobulbi rimasti dal lato opposto. Talvolta quando ad una pianta di grandi dimensioni si saranno tolti i retrobulbi da una parte, rimarrà una porzione verde lunga e stretta che non è facile da invasare. In questo caso è opportuno dividere questa in due o più tronchi e creare così due o più piante di forma migliore.
Dividere un Cymbidium è più difficoltoso che dividere una Cattleya. Gli pseudobulbi crescono così fitti che talvolta è difficile capire esattamente da dove cresce un getto. Il rizoma che li unisce è così stretto e corto che occorre separare bene gli pseudobulbi per scoprirlo. Una porzione divisa di un getto, dovrebbe consistere del bulbo principale e almeno del bulbo che lo precede. Dal punto di vista della fioritura, è più conveniente tenere uniti 5 o 6 pseudobulbi.
Le operazioni di divisione della pianta possono essere effettuate spezzandola con le mani, per evitare ogni possibile diffondersi d’infezione per mezzo degli utensili. Il rizoma, tuttavia, è legnoso e l’operazione eseguita con le sole mani può portare a strappare giovani germogli dalla base degli pseudobulbi. In caso si usino attrezzi è utile passarli sulla fiamma per la sterilizzazione. Trattate ogni divisione disinfettando il taglio in modo da impedire l’insediarsi di un’infezione batterica o fungina e tamponatela con una soluzione fungicida.

Cura delle piante appena invasate.
I coltivatori hanno a questo proposito opinioni diverse. Alcuni sottopongono le piantine appena invasate ad un regolare programma di innaffiature; altri preferiscono innaffiare con moderazione finché non vi siano segni evidenti della crescita di nuove radici e da questo momento somministrano regolari innaffiature. Il nostro parere è di seguire il secondo metodo. Le radici che siano state tagliate si risanano più velocemente se tenute all’asciutto (cioè in un composto appena umido) e s’incoraggia così anche la formazione di radici laterali. Una nebulizzazione alle foglie nei giorni sereni aiuta a controbilanciare la perdita d’acqua e sostituisce l’attività delle radici, che è assai minore dopo un’invasatura. La necessità dì dare maggiore ombreggiatura durante il periodo di convalescenza dipende dalle temperature diurne. Le piante che sono state rinvasate all’inizio della stagione, possono non aver bisogno di un’ombreggiatura extra, mentre quelle che sono state rinvasate più tardi possono trarre beneficio da un’ombreggiatura più forte, per qualche settimana. Non somministrate fertilizzante sino alla ripresa dell’attività radicale.

Coltura dei retrobulbi.
Si può iniziare la coltivazione dei retrobulbi subito dopo la divisione oppure, come alcuni preferiscono, si possono lasciare asciugare per una decina di giorni. In questo caso, mettete i retrobulbi di ciascuna pianta in un sacchettino dì carta separato e fornito di etichetta (o anche in scatole di cartone), lasciando aperto, in modo che circoli aria e sistemando i contenitori in un luogo asciutto. Si comincia poi la coltura in sacchetti di polietilene, nei quali sia stato messo un po’ di substrato umido. I sacchetti vanno collocati sui bancali tra ì vasi, dove ricevono ombra dalle foglie delle piante e vanno tenuti in posizione eretta. Se i bulbi sì coricano, i nuovi getti formeranno, nel crescere, angoli poco eleganti. La coltura dei retrobulbi può essere cominciata anche in vasi o terrine, in una mistura di corteccia spezzettata finemente e torba, o di questi due elementi più sabbia. I nuovi getti daranno origine a loro proprie radici, quando avranno raggiunto un’altezza di circa 8 centimetri. I retrobulbi messi sin dall’inizio in vasi possono esservi lasciati, ma quelli coltivati in sacchetti di polietilene o in terrine devono invece essere invasati non appena le radici raggiungono una lunghezza dì 2,5 centimetri. I nuovi getti si svilupperanno più rapidamente, se i retrobulbi saranno tenuti ad una temperatura leggermente più alta del solito, con notti a circa 14-15 gradi. Basterebbe tenerli nella serra delle Cattleya, ad esempio. Ma se non possedete un luogo più caldo per coltivarli, produrranno ugualmente i nuovi getti. Un retrobulbo robusto formerà uno stelo che darà fiori al secondo o al terzo anno.

Innaffiature.
Ad eccezione del periodo dopo l’invasatura, i Cymbidium non devono essere mai lasciati all’asciutto.
Secondo il substrato utilizzato, date acqua in modo da tenerlo sempre umido. Nei periodi di calore e tempo sereno, con tutte quelle foglie lussureggianti che perdono l’acqua facilmente traspirando, potrebbe essere necessario innaffiare ogni giorno. Piante di grande dimensione, che riempiono il vaso, consumeranno l’acqua più rapidamente di piante appena rinvasate. Durante i freschi giorni d’inverno, non sarà necessario innaffiare con tanta frequenza.

Umidità e ventilazione.
I Cymbidium hanno bisogno di una buona ventilazione e di circolazione d’aria. L’umidità relativa deve essere mediamente oltre il 50 per cento.

Somministrazione di fertilizzanti.
Vi sono tante possibili combinazioni di fertilizzanti, per i Cymbidium, quante sono le possibili misture di substrati di coltura. Per le piante cresciute in un composto che contenga una buona percentuale di torba e corteccia è sufficiente la formula di fertilizzante N.P.K. 20-20-20, somministrata una innaffiatura sì e una no.

17 pensieri su “Cymbidium: tempo di rinvaso.

  1. Alberto

    Antonia, l’8 settembre riporta all’armistizio, il dramma di allora si che era grave. Il deperimento del tuo cymbindium è dovuto senz’altro ad un marciume radicale e si che i cymbidium sono duri a morire, non ti resta che aspettare se si salva qualche pseudobuldo dal quale può partire una gemma dormiente e iniziare una nuova vegetazione. Nell’eventualità si salvasse ci voranno degli anni per vedere la tua pianta rifiorire. Ricerca in questo sito, utilizzando la casella cerca nel blog, informazioni ne troverai a sufficienza. Saluti Alberto

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  2. Antonia

    Ciao Guido, mi hanno regalato un Cymbidium l’otto settembre 2006 bellissimo con quattro steli piano piano però hanno iniziato a diventare partendo dalle foglie un colore marrone e sono seccate tutte adesso in pratica ci sono solo i bulbi color marrone vuol dire che la pianta è morta o posso sperare nella sua ripresa? Ti prego rispondimi e una questione di vita o di morte, cosa posso fare? AIUTO!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Rispondi al più presto grazie

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