Se il tempo fosse un gambero

La tradizione vuole che gli ultimi tre giorni di gennaio, 29-30-31, siano considerati i più freddi dell’inverno. Molte sono le leggende a ricordare questo periodo dell’anno. La più accreditata racconta che una merla (racconta che una volta i merli avevano le piume candide come la neve), per ripararsi dal gran freddo, si rifugiò dentro un camino con i suoi figli di prima covata e uscirono il primo febbraio tutti neri. E neri furono i merli da quel momento in avanti.
Ma perché sono i giorni più freddi dell’inverno? E’ sempre una leggenda a ricordarcelo: gennaio aveva ventotto giorni ed era il mese più freddo dell’anno. Giunto al ventottesimo giorno, un merlo, iniziò a cantare allegramente – “Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno”. Gennaio si arrabbiò, e per punire quel merlo “blasfemo” si fece prestare altri tre giorni da febbraio e li rese ancor più freddi.


Eccoci qua a Febbraio del 2009, sono le ore 11 e fuori c’è un vento di bora che ti spacca le tempie. Brutta giornata, oggi. Chiuso in casa ad aspettare che quel maledetto virus se ne vada, cerco di andare a ritroso nei miei ricordi alla ricerca di un senso a quanto ci sta capitando attorno.
A dire il vero, oggi è la classica giornata nella quale ti viene facile fantasticare a ritroso nel tempo e nella storia. Possiamo provarci.
Parafrasando una metafora musicale, il “la” mi viene facile scorrendo vecchie foto del mio archivio… scattate qualche annetto fa (1970) in occasione di una mostra di pittura organizzata da quel mitico gruppo di artisti in erba, nato da una mia idea nel “68” e chiamato “GIOVANI 2001”
Eravamo sul finire degli anni 60 e per noi giovani, l’appellativo 2001 simboleggiava il nostro futuro, radioso e lontano nel tempo. Era il tempo dei Beatles e Rolling Stone, la generazione nata dopo la seconda guerra mondiale cercava di uscire dal torpore “clerical-conformista” della politica dominante, vitalità che si materializzava attraverso varie forme di partecipazione sociale e culturale. Era il periodo del fermento e della utopia, in Italia e nel mondo. Era il tempo delle guerre americane nel sud est asiatico: Corea, Vietnam, ed altri focolai minori. Il mondo era fatto a blocchi, quello americano dalla nostra parte e quello sovietico a ricordarci l’eredità della sconda guerra mondiale.

Blowin in the wind – Bob Dylan

…” quante strade deve percorrere un uomo
prima che si possa chiamare uomo?
e quante spiagge deve vedere una colomba bianca
prima di potersi riposare nella sabbia
e quante volte devono volare le palle di cannone
prima che vengano cancellate?
la risposta, amico mio, sta soffiando nel vento…
la risposta sta soffiando nel vento”…

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L’impegno sociale
Vietnam anno zero – Olio su tela 80×70 – Autore Guido De Vidi

Il circolo Giovani 2001 fu una fucina di idee, di cenacoli artistici, e di impegno sociale.

https://libreriamo.it/intrattenimento/blowin-in-the-wind-bob-dylan-poesia-contro-guerra/

I temi ed i problemi sociali di quel periodo storico, trovavano anche spazio nelle rappresntazioni dell’arte figurativa.
La foto sopra, ferma il dramma di quel periodo (la guerra in Vietnam), magistralmente impressionata in un quadro ad olio.
Il set della politica mondiale a quel tempo era catalizzato dalla disastrosa avventura della guerra americana in Vietnam e di lì a poco in Italia, si sarebbero materializzati anche gli anni del terrorismo nero e rosso.
Il mio piccolo paese, amministrato da sempre dalla DC, assisteva indenne al nostro “purtroppo” vano impegno giovanile per il cambiamento della politica. Trovammo comunque asilo nello spazio metafisico dell’arte e della cultura ed è così che iniziò quella virtuosa e prolifica pagina della nostra gioventù, che fra l’altro ci mise anche al riparo dalla ondata utopica che portò molte vite all’auto distruzione.

piave

La parentesi amena
Pomeriggio al Piave con amiche – Olio su tela 80×70 – Autore Guido De Vidi

Erano anche gli anni delle gite domenicali sulle rive dei fiumi. Luoghi romantici e pieni di intimità genuina. Per noi giovani abitatori della zona del Piave, le piccole gite estive della domenica a bordo della mitica Fiat 500, finivano quasi sempre sui prati e nei boschetti ombrosi della nostra bella Marca Trevigiana.
Gli argini del fiume Piave e le sue immense grave, caratterizzate da radure di arbusti e cumuli di sassi che di tanto in tanto lasciavano affiorare freschi torrenti, erano l’ispirazione per i miei dipinti ad olio, nei quali cercavo di cogliere l’armonioso equilibrio della natura.
Tanti anni sono passati e con loro anche molte certezze. Quello che allora era un futuro lontano, ora è quasi un passato remoto… peccato che le nostre aspirazioni di allora, abbiano camminato come un gambero.
Ora il dramma che colpisce l’intera umanità è rappresentato dalla pandemia causata dal coronavirus. Non ci rimane che attendere protetti nelle nostre case, e sperare che ritorni il bel tempo…la famosa leggenda della merla racconta che sarà una bella e calda primavera, se i giorni della merla sono stati molto freddi.

Ciao! Che ne pensi?