ORCHIDEE PER I NOSTRI EROI
Nella notte tra il 26 ed il 27 ottobre 1918, sotto la pioggia battente, reparti di Arditi della prima Divisione d’Assalto, partendo dal Montello, attraversarono su precari ponti di barche, il Piave in piena e misero piede su un banco di sabbia, fortificato e difeso ad oltranza dagli Honvéd dell’undicesima Divisione Austroungarica. La battaglia fu cruenta e costituì una fase decisiva nel contesto della Battaglia di Vittorio Veneto che portò al vittorioso epilogo della Grande Guerra. Quel lembo di terra sabbiosa, intrisa del sangue di tanti Eroi di entrambi gli schieramenti, in seguito prese il nome eloquente di “Isola dei Morti”.
Oggi la località è stata adibita a parco e zona verde, con un cippo commemorativo, dedicato agli Arditi caduti, e l’attigua Chiesetta consacrata alla Madonna del Piave.
Nell’ambito dì una ricerca, iniziata alcuni anni fa, sulla presenza ed entità delle orchidee spontanee del Veneto ed essendomi proposta un’ indagine accurata della sponda sinistra del Fiume Sacro alla Patria, è stato per me logico ed agevole ‘approdare’ all’Isola del Morti. La zona si trova a circa due chilometri e mezzo a sud di Moriago della Battaglia su terreno erboso a substrato calcareo, formatosi dalle alluvioni del Piave. Il paesaggio vegetale è molto variabile e possiamo incontrare degli ambienti molto diversi caratterizzati all’alternanza di entità vegetali e floristiche. Dai viali realizzati a raggerà con vertice il piazzale monumentale, si passa alla pineta incolta o al boschetto di latifoglia, per imbatterci poi in aree umide e, successivamente, in prati semi aridi, dove abbondano le Stipa eriocaulis (Lino delle Fate) che localmente vengono chiamate “mamai” ed alle quali viene dedicata un’annuale festa primaverile. La ricchezza e la variabilità di questo habitat ha permesso l’evolversi di ben ventuno specie di orchidee, fatto estremamente eccezionale per un territorio, tutto sommato, abbastanza limitato.
Nei boschi ombrosi possiamo riconoscere la Neottia nidus-avis, il Limodorum abortivum, tra le poche orchidee prive di clorofilla, e la Listera ovata, volgarmente chiamata Giglio verde. Ai lati dei viali si rinvengono le Cephalatera, nelle forme tipiche Damasonium e longifolia e le comuni Platanthera chiovanta e bifoliaOphrys apifera subsp. tilaventina (foto a sinistra)
Nei prati soleggiati vegetano l’Anacamptis piramidalis, la Gymnadenia conopsea e le Orchis tridentata e coriophora. Nei radi boschetti di latifoglia troviamo l’Orchis militaris e la Dactyihoriza fucsi, qui rara, altrove molto comune, ed ai loro margini la precoce Orchis morio e le tardive Epipactìs helieborine, muelleri ed atrorubens, mentre la zona umida ospita l’Epipactis palustris. Ma le vere principesse di quest’insolito regno, sono le splendide Ophrys che possiamo contemplare un po’ ovunque e che ci ammaliano con le loro forme fastose e gli incantevoli colori. Così accanto all’Ophrys insectifera, detta Fior mosca per la forma del suo labello e all’Ophrys apifera, chiamata comunemente Vesparia, incontriamo abbondantissima l’ Ophrys fuciflora (holoserica). Ophrys fuciflora (holoserica)vera ed incontrastata star di questa sfilata di dive. All’ Isola dei Morti, riveste notevole importanza scientifica il secondo ritrovamento, in ambito mondiale, di una nuova sottospecie di Ophrys apifera, chiamata tilaventina, dall’antico nome latino del fiume Tagliamento (Tilaventum), presso cui fu rinvenuta per la prima volta, in provincia di Pordenone.
Questo esplodere incontrastato di meravigliose entità floristiche nella pace di questo luogo consacrato, potrebbe farci ipotizzare che Madre Natura abbia anch’essa voluto rendere omaggio ai nostri Caduti con quanto di meglio previsto dal suo …repertorio.
A cura di Luisa De Savi, del Gruppo naturalistico “Sperciglanus”
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