TRIBUTO A REBECCA PARTE SECONDA

TRIBUTO A REBECCA TYSON NORTHEN Post II°

Pubblichiamo la seconda ed ultima parte del racconto: La tribù dei Cymbidium, liberamente tratto dal libro ORCHIDEE, edizione Rizzoli 1981, mai più ristampato in lingua Italiana.
La pubblicazione di questi frammenti del libro, praticamente introvabile, viene fatta, quale tributo alla sua autrice: Rebecca Tyson Northen, recentemente scomparsa, auspicando, nella sensibilità di qualche editore, per una nuova edizione, sicuramente attesa dagli orchidofili Italiani.

LE SPECIE
Delle sessanta e più specie di Cymbìdium soltanto una metà hanno raggiunto una certa importanza dal punto di vista colturale. Ed anche queste specie stanno lentamente scomparendo dalle coltivazioni, rimpiazzate da ibridi di superiori qualità. Oltre alle specie a grandi fiori, ve ne sono un buon numero a fiori piccoli, molte che fioriscono con una grande abbondanza di fiori e che tollerano meglio i climi caldi, ragioni che dovrebbero accrescere la loro popolarità. Infine, esistono anche alcune specie miniatura molto belle, molte delle quali sopportano anche temperature più calde delle abituali.

LE SPECIE A GRANDI FIORI, DA COLTIVARE NELLA SERRA FREDDA
C. eburneum. Una specie di coltura piuttosto difficile, oggi caduta in oblio. Ha avuto tuttavia un ruolo importante nella creazione di ibridi. Fu difattì il genitore (assieme alla C. lowianum) del primo ibrido di Cymbidium, creato nel 1889, il famoso C. eburneolowianum. Le ampie parti fiorali del C. eburneum, la sua forma arrotondata, il suo delizioso profumo, le derivano da una lunga discendenza di ibridi, provenienti soprattutto da incroci dì altre specie con il primo ibrido ottenuto, il C. eburneolowianum. I fiori sono bianco rosato o bianco puro, con un labello crema, picchiettato di rosa porpora e con una linea in rilievo nel centro, gialla. I fiori misurano da 8 a 10 centimetri di diametro, solitamente uno per stelo. La pianta ha uno sviluppo piuttosto modesto, pseudobulbi esili e foglie lunghe da 35 a 70 centimetri. È originaria delle colline Khasi e nell’Assam, ad altitudini di 1600-2000 metri. Fiorisce nel tardo inverno, inizio primavera.

C. erythrostylum. Così chiamato per la sua colonna rossa, questa specie ha fiori bianchi con poche macchie rosa alla base dei petali e dei sepali. Il labello, color crema, è marcatamente segnato da linee rosso violaceo. I petali sono ricurvi in avanti e si incontrano ai margini superiori, assumendo l’aspetto di un cappuccio che copre il labello. Questa caratteristica è sovente ereditata dagli ibridi che hanno questa specie come uno dei genitori; e la precoce fioritura è un’altra caratteristica che si desidera passi ai discendenti. La specie è piccola, con pseudobulbi di 4-5 centimetri e foglie di 25-40. Lo stelo fiorale, arcuato, porta da 4 a 6 fiori. Originaria dell’Annam, fiorisce in autunno e in inverno.

C. giganteum. Nonostante i suoi grandi fiori profumati e la precoce fioritura, questa specie non è oggi utilizzata come lo fu per il passato. Non possiede la qualità della buona durata che è ciò che oggi pretendiamo e gli ibridi sono sovente di un colore poco interessante. La specie si trova tuttavia nella linea genealogica di diversi ibridi, ai quali ha passato la tinta verde giallognolo. È originaria del Nepal e fiorisce in autunno e in inverno.

C. grandiflomm (preferibilmente chiamato hookeriano). Questa magnifica specie si distingue per avere la base di ogni foglia che si apre in una guaina scanalata e striata di verde e giallo. Ha un aspetto cespuglioso e gli pseudobulbi sono appena ingrossati. I fiori profumati hanno un diametro di 13 centimetri e sono portati in numero da 5 a 15 da steli arcuati che si formano alla base degli pseudobulbi sviluppatisi di recente. Petali e sepali sono verde pallido e l’ampio labbro è giallo chiaro, punteggiato di rosso porpora. Nell’utilizzare questa specie per l’ibridazione, gli orticoltori hanno dovuto solo cercare di eliminare l’unica manchevolezza che possiede, quella di lasciar sovente cadere i boccioli prima che arrivino a piena fioritura. Talvolta i boccioli rimangono sullo stelo per settimane e sembrano pronti a sbocciare poi, improvvisamente diventano rosa e cadono a terra. Gli ibridi che oggi possediamo fioriscono in modo soddisfacente e molti devono il loro colore verde alla C. grandiflomm. La specie è originaria del Nepal, Sikkim e Bhutan.C. Vausoni. Si ritenne un tempo che questa specie fosse una varietà sia della lowianum che della tracyanum, ma le sue ben distinte caratteristiche botaniche la fanno classificare come specie separata. I suoi sorprendenti fiori hanno sepali e petali gialli, marcatamente striati di porpora marrone, che contrastano con il labello più chiaro, ampio e macchiettato. L’ibrido più interessante che deriva dalla specie è la C. Ceres (l’ansoni x insigne) il cui colore va dal rosa al rosso e che, a sua volta, si è dimostrato un eccellente genitore. La specie è piuttosto rara in natura, solo poche piante sono state scoperte nella Birmania settentrionale.

C. insigne. Una delle migliori specie, preziosa per la sua vigorosità, la compattezza e le magnifiche erette spighe fiorali, alte sino a 140 centimetri, che portano da 12 a 20 fiori. I fiori variano in colore dal bianco (var. album) al quasi bianco, al rosa lilla punteggiato di rosa forte alla base dei sepali e dei petali. I fiori misurano da 8 a 10 centimetri di diametro, il labello è arrotondato, picchiettato di rosa e ha una carena gialla. Sia la forma bianca che le altre sono state utilizzate nell’ibridazione e hanno dato origine a bellissimi ibridi, in una grande varietà. Due ibridi interessanti sono il tetraploide C. Alexanderi «Westonbirt» (Eburneolo-wianum x insigne) e il C. Pauwelsii «Compte d’Hemptinne» {lowianum x insigne). Il C. insigne fu scoperto relativamente di recente, nel 1901. È originario dell’Annam e fiorisce all’inizio della primavera.

C. lowianum. Un’altra specie bella e molto utilizzata negli incroci. Le piante sono grandi, con pseudobulbi sino a 25 centimetri di altezza, e foglie lunghe da 35 a 70 centimetri. La spiga fiorale s’inarca con eleganza e porta da 15 a 35 grandi fiori. Esistono diverse varietà, non meno preziose delle specie. I fiori si mantengono per due mesi o più e questa qualità, assieme alla generosa fioritura, è passata anche agli ibridi. I fiori sono giallo verdognolo venati di rosso pallido e di bruno. Il labello, giallo piuttosto chiaro, è peloso e porta una macchia a forma di V, rosso marrone, sul lobo frontale. Una delle varietà più utilizzate, la var. concolor, ha petali e sepali verde giallognolo e il labello con una macchia arancio chiaro e cioccolato. La specie è originaria della Birmania e fiorisce nel tardo inverno e nella prima primavera.

C. parishii. Una specie piuttosto rara che assomiglia all’eburneum ma con gli pseudobulbi e le foglie più grandi; le spighe portano da 3 a 6 fiori anziché 1 o 2. I fiori sono bianchi e profumati, ampi 10 centimetri, con il labbro decorato da grandi macchie porpora. La varietà «Sanderae» di questa specie ha dato origine a molti ibridi, che si distinguono per un labello più colorato e per i sepali e i petali più ampi e più appuntiti. È stata incrociata con molte altre specie interessanti. La pianta è originaria dell’Annam e fiorisce in estate.

C. schroederi. È una specie che si incontra nella genealogia di molti ibridi, ma non ha molte qualità da passare. Per questa ragione è stata abbandonata. Ha fiori giallo verdognolo e il labello segnato da macchie rosso opaco. È originaria dell’Annam.

C. tracyanum. Una specie che ha contribuito a dare agli ibridi una fioritura precoce. I fiori verde giallognolo sono profumati e sono portati da 5 a 25 da uno stelo. Le piante sono vigorose e facili da coltivare. Sembra che, nonostante la specie sia sovente coltivata all’aperto, i fiori si mantengono meglio se tenuti nell’atmosfera umida della serra. I fiori sono verde giallognolo, segnati di rosso vivo e hanno il labello giallo pure macchiato di rosso. La specie è originaria della Birmania e del Siam. La fioritura è d’autunno.

LE SPECIE A FIORI PICCOLI, CON INFIORESCENZE RICADENTI, DA COLTIVARE NELLA SERRA CALDA

Le piante appartenenti a questo gruppo sono generalmente più piccole di quelle del gruppo precedente e le spighe fiorali, anziché inarcarsi verso l’alto dagli pseudobulbi, sono distese lungo il substrato e pendono dall’orlo del vaso. Con una sola eccezione, amano la serra intermedia o calda, temperature calde in genere, e possono essere coltivate in corteccia o in una mistura da cymbidium piuttosto sciolta. Richiedono grande abbondanza di sole. Non si trovano ancora con frequenza in coltura, ma saranno tra breve offerte sul mercato in maggior numero. In regioni come la Florida o le Hawaii possono essere coltivate all’aperto. Se tenute in serra, occorre fare attenzione a non innaffiarle eccessivamente e a invasarle piuttosto alte nel vaso, in modo da dare alle spighe la possibilità di crescere fuori dal substrato.

C. aloifolium. I fiori di questa specie sono color paglia o color bronzo, con il labbro giallo macchiato di bruno. Sono portati da spighe ricadenti e misurano 4-5 centimetri di diametro. La specie, nativa della Birmania, fiorisce in inverno e in primavera.

C.atropurpureum. La spiga fiorale di questa specie, lunga 35 centimetri e ricadente, reca una dozzina o più di fiori piccoli e pesanti. I sepali e i petali sono porpora marrone, con una patina vellutata; il labbro è bianco. La pianta è epifita e cresce ad altitudini da circa 200 a 1000 metri, nelle zone montagnose della Penisola Malese e nelle isole Filippine. Fiorisce nella tarda primavera e nella prima estate.

C.devonianum. Le spighe fiorali di questa bizzarra specie si scavano un solco attraverso il substrato di coltura, se non le si aiuta a indirizzarsi oltre l’orlo del vaso. Si dice che i suoi fiori abbiano un odore sgradevole, ma che questa caratteristica non è ereditata a volte dagli ibridi. La densa spiga fiorale porta sino a 20 fiori color oliva o bronzo, che hanno un labbro rosa intenso, decorato da entrambe le parti di macchie porpora scuro. Molti ibridi derivano da questa specie. Le foglie sono ampie e carnose e si restringono verso la base sino a diventare come uno stretto picciolo. È diffusa nell’India settentrionale e richiede temperature fresche. Fiorisce in primavera.

C. finlaysonianum. Una pianta di grandi dimensioni, che produce molti fiori di 5 centimetri, portati da una spiga ricadente, lunga da 70 a 150
metri. Ha la stessa area di diffusione della C. atropurpureum ed è epifita. I fiori sono giallo opaco, con una striatura centrale di un marrone rossiccio, profumati al mattino. La specie fiorisce in primavera e in estate. Nelle regioni calde cresce con molta facilità.
C. pendulum. Specie a foglie rigide ed erette e con una spiga fiorale corta e pendula. I graziosi piccoli fiori sono giallo chiaro, decorati di porpora e hanno un labbro porpora striato di giallo. È originaria dell’India settentrionale e ha fioritura variabile.
LE SPECIE MINIATURA
Abbiamo un grande debito verso i coltivatori giapponesi che ci hanno fatto conoscere i loro deliziosi cymbidium miniatura, nativi del Giappone e della Cina, che sono da loro apprezzati sia per le stupende foglie che per i fiori. Le specie pumilum, devonianum e tigrinum sono state le prime a essere conosciute in Inghilterra e utilizzate per gli incroci, e importate subito dopo anche negli Stati Uniti. Specie provenienti da altri paesi stanno anch’esse arrivando da noi e ci offriranno così la possibilità di nuove combinazioni. Per buona fortuna dei coltivatori di questo paese, tutte le specie in miniatura di cymbidium e i loro ibridi (per lo meno tutti quelli creati sino ad ora) possono essere coltivati assieme alle cattleya, benché alcuni richiederebbero l’angolo più caldo della serra delle cattleya. Alcune sono epifite e si riconoscono per le loro radici, che sono ricoperte dal velamen. Prosperano bene coltivate in corteccia, mentre le altre si adattano sia alla corteccia che al composto per cymbidium. I coltivatori giapponesi sembra che tengano le loro piante piuttosto al freddo durante l’inverno a temperature notturne tra i 5 e i 10 gradi, mentre durante l’estate le temperature sono più alte e le condizioni di coltura a mezzo sole. Non sappiamo se nelle nostre serre prospererebbero meglio con tali temperature basse durante l’inverno, dato che sembra crescano bene con le temperature delle cattleya, tutto l’anno.

C. canaliculatum. Specie epifita che produce dense spighe fiorali, con fiorì piccoli e affascinanti, in molte sfumature che includono anche il marrone, il verde, il giallo, il magenta e il castano. La varietà «Sparkesii» è una delle preferite, per i suoi petali e sepali castano intenso e il suo labbro rosa a puntini rossi. La specie è originaria dell’Australia. Riceve il nome dalle caratteristiche foglie carnose, profondamente scanalate. Fiorisce in primavera.

C. ensifolium (in Giappone è chiamato Kenran, che significa «cymbidium spada». La spiga di questa specie produce molti piccoli fiori, profumati, verde giallognolo, con un labbro bianco, macchiato di rosso opaco. I bocci appaiono in autunno. La specie è nativa della Cina e si incontra, piuttosto raramente, anche in Giappone.

C. faberi. I giapponesi chiamano questa specie Ikkeikyuka, che significa «molti fiori su una spiga». Ne esistono tre forme, una rossastra, una verdognola e una bianca. La pianta richiede abbondante acqua, durante la stagione vegetativa particolarmente, e prospera bene anche con un po’ meno sole delle altre specie. È originaria della Cina e fiorisce nella tarda primavera, prima estate.

C. forrestii È una specie nota in Giappone con il nome di Shina Shunran, o «orchidea cinese di primavera». I fiori, molto profumati, sono tinti di rosso e sono portati singolarmente su corti scapi. È originaria della Cina e fiorisce in primavera.

C. gyokuchin. Il nome deriva da Gyochin, che significa «giovane pesce nell’acqua». Fu descritta in un antico testo cinese di orchidee e importata in Giappone più di un secolo fa. Sepali e petali sono verde giallognolo puro e il labbro bianco puro. Varietà meno pregiate hanno tocchi di rosso. Alcune forme hanno le foglie striate o chiazzate di bianco o di giallo. La specie è originaria della Cina e di Formosa e fiorisce in autunno.

C. kanran («orchidea d’inverno»). Le spighe di questa specie portano numerosi fiori profumati e piccoli, di colore variabile dal verde al rosso. Le foglie verde intenso sono lucide e in alcune varietà marginate di bianco. La specie è originaria del Giappone e di Formosa e fiorisce nel tardo autunno e in inverno. Non sopporta luce troppo intensa.

C. hoosai. Una specie che ha fino a 15 fiori profumati per ogni spiga. Esistono due forme: quelle originarie della Cina e chiamate Shina-hoosai sono di un color porpora così scuro che a volte
vengono definite i «cymbidium neri»; quelle originarie di Formosa e chiamate Taiwan-hoosai sono più chiare. Entrambe fioriscono all’inizio della primavera.

C. madidum. Un’altra deliziosa specie proveniente dall’Australia. Ha dimensioni abbastanza grandi, ma fiori miniatura, anche 40 per scapo, di 2,5 centimetri di diametro. Sono molto profumati, verde chartreuse eccetto per la macchia scura sul labello e hanno parti fiorali arrotondate. Nonostante sia una specie di difficile coltura, Mary B. Ireland ha creato molti ibridi, incrociando la specie con tipi sia diploidi che poliploidi.
C. pumilum. Una piccola pianta molto fiorifera, che produce sino a 30 fiori per stelo. I bocci sono rosso porpora con un labbro bianco macchiato di rosso. Molti esemplari hanno le foglie variegate. Richiedono di essere collocate in una zona fresca della serra delle cattleya, benché gli ibridi arrivino a tollerare temperature anche un po’ più alte.La specie è originaria della Cina e fiorisce all’inizio della primavera. Il famoso ibrido Cym. Minuet è un incrocio tra la pumilum e l’insigne.

C. suave. La terza tra le specie australiane, appena arrivata negli Stati Uniti, dove fu introdotta da Émma Menninger. È abbastanza simile alla C. madidum, a parte che più che pseudobulbi
ha fusti alti 35 centimetri e che le foglie sono come fili d’erba. I fiori, profumati in natura, non sempre quando la pianta è coltivata, sono verde mela con una macchia bruna sul labbro e misurano 2,5 centimetri. Le parti fiorali sono arrotondate e il labbro ha forma di lingua. Emma Menninger, che è il più importante ibridatore di specie minia tura, è sfata la prima a creare incroci con questa specie e presto si avranno risultati.

C. tigrinum. Una specie realmente nana, con pseudobulbi alti 2,5 centimetri e foglie 10 centimetri. I fiori sono discretamente ampi, talvolta misurano anche 8 centimetri, e sono portati a 2-3 per stelo. Sepali e petali sono verdi, segnati o macchiati di bruno e il grande labbro è bianco o crema, segnato di rosso porpora. La specie è originaria della Birmania e della Thailandia e fiorisce in autunno. È frequentemente utilizzata nell’ibridazione.

C. virescens (sin. goeringii). Una specie nativa del Giappone e là chiamata Shunrctn, cioè «orchidea primavera». Di piccole dimensioni, con foglie filiformi alte 15 centimetri, sovente marginate di bianco o di giallo; i fiori sono verdi, soffusi di rosso, uno solo per ogni corto stelo, e non si aprono completamente. È una specie a fioritura primaverile.

CYMBIDIUM IBRIDI
Il destino dei cymbidium a grandi fiori fu determinato dall’ottenimento del Cym. Alexànderi «Westonbirt» (Cym. Eburneólowianum x Cym. insigne «Westonbirt») registrato da H.G. Àlexander, nel 1922. Questo magnifico ibrido a grandi fiori bianchi risultò di tale successo nel trasmettere dimensione, forma e consistenza ai suoi discendenti che divenne la pianta genitore più importante nella storia dei cymbidium e il suo valore per l’ibridazione assunse un tono leggendario. Moltissimi incroci furono fatti con questo tipo e i migliori esemplari risultanti, selezionati per la dimensione, la forma e la qualità del tessuto dei fiori, furono a loro volta incrociati tra di loro e rincrociati nuovamente con l’Alexanderi «Westonbirt». Si è così formata una lunga ; linea genealogica di ibridi Alexànderi «Westonbirt». Fino a relativamente pochi anni fa non si sapeva che l’Alexanderi «Westonbirt» era una pianta tetraploide, con 80 cromosomi (4 volte il numero aploide di 20 e quindi designata come 4n). Oltre a questo, anche molti esemplari selezionati tra i discendenti risultarono essere tetraploidi. Quando si eseguono incroci tra due genitori entrambi tetraploidi è possibile che le piante risultanti siano interamente tetraploidi. I caratteri dominanti dell’Àlexanderi «Westonbirt» includono una forte influenza sul colore dei, discendenti. Tale influenza si manifesta nell’indebolirne l’intensità qualunque sia la forza del colore dei fiori dell’altro genitore, di modo che gli ibridi risultano quasi interamente bianchi, o crema o rosa pallido. Tale caratteristica non sottrae nulla alla bellezza degli ampi fiori di tali ibridi. I migliori tipi di cymbidium bianchi ed anche le migliori forme a tinte delicate provengono da questa linea genealogica. Ma ciò significa che è stato necessario procedere incrociando altre forme per avere colori più brillanti, Il Cym. Pauwelsii «Compte d’Hemptinne» {insigne x lowianum) una forma tetraploide color
rosa cioccolato, registrata nel 1911, è oggi usata con successo come genitore. Passa ai discendenti una discreta dimensione di fiore e un tessuto consistente e quando è incrociata con ibridi dalle tinte brillanti non ne indebolisce la coloratura. Sembra che, quando è utilizzata in incroci con ibridi di Alexanderi «Westonbirt», da origine a ibridi, in generazioni successive, con colori più brillanti e in una vasta gamma di toni. Da questi due grandi antenati derivano un buon numero di ibridi, che si sono dimostrati ottimi nell’ibridazione e alcuni potrebbero col tempo dimostrarsi preziosi non meno dei loro progenitori. I quattro che menzioneremo sono tutti incroci inglesi, che l’analisi ha dimostrato essere tetraploidi e che già hanno dato risultati interessanti in incroci recenti. (Il fatto che questi esemplari siano tetraploidi non significa che anche altri, ottenuti dai medesimi incroci, lo siano. Un buon numero di essi si sono rivelati tali e quindi vi sono buone probabilità che alcuni incroci risultino interamente te¬traploidi; tuttavia solo l’analisi può darne la conferma.)
Balkis «Silver Orb», Balkis «Luath», e Balkis «Perfection» dall’incrocio registrato nel 1934, eseguito da Lionel de Rothschild, Exbury. Alexanderi «Westonbirt» x Rosanna «Pinkie». I colori sono bianco e rosa delicato. Babylon «Castle Hill» e Babylon «Carpentier» dall’incrocio registrato nel 1952, eseguito da H.G. Alexander: Olympus «Rex» x Pauwelsii «Compte d’Hemptinne». Di colore rosa intenso. Rosanna «Pinkie» e Rosanna «Warringal», dall’incrocio registrato nel 1927, eseguito da H.G. Alexander: Alexanderi «Westonbirt» x Kittiwake. Di colore rosa delicato.
*D. E. Wimber, G.A.L. Mehlquist e E. W. Wells hanno eseguito più di trecento conteggi di cromosomi su piante di cymbidìum.
Nam Khan, dall’incrocio registrato nel 1941, eseguito da Lionel de Rothschild: Pauwelsii «Compte d’Hemptinne» x Rosanna «Pinkie». I colori sono dal rosa al rosa sfumato di giallo.
Coltivatori che sono riusciti ad ottenere piante nate da divisione da questi esemplari o altre piante risultanti dai medesimi incroci le stanno utilizzando per l’ibridazione con ottimi risultati. Esemplari discendenti da questi esemplari potranno, nei prossimi dieci anni, dimostrarsi ugualmente preziosi o anche, se possibile, migliori dei progenitori. Incroci eseguiti con gli esemplari sopra descritti hanno altresì provato di poter dar vita a piante con nuovi colori. L’ibridazione eseguita con piante tetraploidi non dovrebbe tuttavia mettere in cattiva luce la varietà di ibridi diploidi che è stata ottenuta. Molti di questi sono pari ai tetraploidi per qualità, molti sono addirittura superiori per la vivacità e la varietà dei colori, se non per la grandezza. In generale, le piante diploidi producono più fiori per infiorescenza. La maggior parte dei fiori di un bel verde, giallo e rosso appartengono a piante diploidi. I coltivatori sono sempre in ansiosa attesa che nascano spontaneamente piante tetraploidi con colori interessanti come questi. Ciò potrebbe verificarsi per una accidentale non riduzione delle cellule sessuali, nel caso che una cellula sperma 2n vada a fertilizzare una cellula uovo 2n. Se questo fenomeno dovesse verificarsi e se le piante risultanti fossero capaci di trasmettere il loro colore ai discendenti, si tratterebbe di esemplari preziosi al punto da non avere prezzo. (Per il processo per cui piante tetraploidi si originano da piante diploidi, vedi il capitolo 8, paragrafo Colchicina.) Diversi coltivatori stanno incrociando molte piante diploidi dai colori verde, giallo e rosso con esemplari di Balkis, Babylon, Rosanna e Nam Khan (e loro discendenti) allo scopo di ottenere piante triploidi (3n). Nei discendenti triploidi si ottiene una buona varietà di colori, ma solo una percentuale di piante hanno i colori desiderati delle diploidi combinato con la grandezza dei fiori delle tetraploidi. Alcuni degli ibridi diploidi utilizzati a questo scopo sono l’Apollo «Exbury» (giallo); Saigon e Flare (rosso); Blue Smoke e Vale of Kashmir (verde). Quando si acquistano piantine risultanti da tali incroci, si sa in anticipo che non avranno tutti il medesimo colore e ciò perché l’incrocio con una pianta diploide verde darà solo una percentuale di piante verdi tra altre di diverso colore. Con la tendenza a una più ampia varietà di grandezze (come è stato messo in evidenza eseguendo incroci con specie a fiori piccoli), una pianta diploide di colore brillante che possegga anche una buona forma e una buona qualità di tessuto, dovrebbe essere apprezzata per le sue qualità intrinseche. Fortunatamente, per i cymbidium, come per le cattleya, si è superato il pregiudizio che solo la dimensione dei fiori stabilisce il valore di un esemplare. Nel numero di incroci poliploidi di cymbidium si verificano occasionalmente piante pentaploidi (5n) e piante con un numero irregolare di cromosomi (aneuploidi). Le pentaploidi hanno fama di non essere superiori alle tetraploidi e alle triploidi per qualità di fiori e caratteristiche botaniche. Le aneuploidi possono comportarsi in modo anormale, sia nello sviluppo che nell’aspetto dei fiori. È possibile che una riluttanza a fiorire o addirittura una mancata fioritura sia da attribuire in alcuni casi, ma non in tutti, alla presenza di cromosomi in più, che possono alterare l’equilibrio fisiologico della pianta. Diversi casi di sterilità si verificano tra piante aneuploidi come negli ibridi tra specie dissimili, ad esempio negli ibridi risultanti da incroci tra orchidee miniatura e specie di grandi dimensioni.

Un’osservazione interessante è stata fatta circa il numero dei fiori prodotti da un’infiorescenza negli ibridi primari di specie himalaiane. Se si incrocia una specie che produce un solo fiore per spiga con una che ne produce 25 ci si aspetta che l’ibrido risultante produca, per ogni spiga, una media tra i due valori, e cioè un numero di fiori vicino al 13. Ma la realtà è diversa. In realtà, l’ibrido risultante dall’incrocio detto avrà 5 o 6 fiori per spiga. Il numero 5 rappresenta la media geometrica tra 1 e 25, ottenuta moltiplicando i due numeri e estraendo la radice quadrata del prodotto. Studi eseguiti su diversi incroci hanno mostrato che i cymbidium seguono la regola generale e tale regola va tenuta presente quando si vuole conoscere in anticipo il numero dei fiori in un ibrido primario. Dato che il fenomeno dell’ereditarietà diviene più complicato negli ibridi successivi, non è possibile seguire le vicende di questo carattere nel labirinto dei comportamenti ereditati da una pianta qualsiasi. La regola può non dimostrarsi valida negli ibridi ottenuti tra le specie himalaiane e quelle a fiori piccoli. Nel Cym. Jean Brummit(devonianum x eburneum) il numero dei fiori per spiga risulta vicino al numero dei fiori del devonianum.
Gli ibridi miniatura si sono oggi imposti all’attenzione, sia degli ibridatori per le difficoltà e le sorprese che presentano, sia dei coltivatori dilettanti, che li amano per le loro qualità straordinarie.
I primi incroci furono eseguiti in Inghilterra nel 1944; i primi risultati furono il C. Pumander di McBean (Lois Sander x pumilum) e il C. Jean Brum-mitt di Brummitt {devonianum x eburneum). Il primo ibrido americano fu il C. Flirtation di Stewart (pumilum x Zebra), ottenuto nel 1955. Questi ibridi aprirono la via a un’ondata di incroci in cui Emma D. Menninger e Mary B. Ireland ebbero una parte molto attiva. Gli incroci furono eseguiti quasi esclusivamente tra i tipi miniatura e diploidi standard, all’inizio soprattutto utilizzando la specie pumilum e, in seguito, la tigrinum, Yaloifolium, la ensifolium e la madidum; quest’ultima è una delle specie di più recente introduzione. Questo genere di ibridi è chiamato «miniatura» anche se la dimensione dei fiori è di molto aumentata e la forma influenzata dalla pianta genitore a fiori grandi. Si tratta tuttavìa sempre di piante minute, più utilizzabili delle stesse miniatura. Seguirono quindi incroci tra piante miniatura e standard tetraploidi, che sono eufonicamente definite «polymins». Benché il primo ibrido fu quello di Bowers, nel 1955, il Sweetheart (pumilum x Alexanderi «Hamil-ton Smith»), fu uno degli incroci della Menninger a dare il via all’ondata dei «polymins». Si trattò del Fairy Wand (pumilum x Princesse Maria), ottenuto nel 1957.
Questi incroci si dimostrarono purtroppo sterili, ad eccezione di uno solo, il C. Sweetheart di Bowers, che ri¬sultò capace di produrre semi e che originò altri ibridi, con partner famosi come il Blue Smoke (C. Lynette), l’Alexanderi «Westonbirt» (C. Showgirl) e il Nila (C. King Arthur). I risultati, sino ad oggi, sono stati magnifici. Il futuro, nel campo dell’ibridazione con le orchidee miniatura, è assai promettente; oggi non ci troviamo che agli inizi. È solo auspicabile che, nelle successive ibridazioni, si tenga presente il vero significato di «miniatura» e la dimensione minuta sia uno dei principali attributi da ricercare.

ALTRI MEMBRI DELLA TRIBÙ DEI CYMBIDIUM
Cyperorchis Si tratta di un genere strettamente affine al cymbidium, originario anche questo delle colline Khasi e dell’Himalaya. È formato da poche specie. I fiori differiscono da quelli dei cymbidium per avere petali e sepali più stretti, che rimangono ravvicinati per quasi tutta la loro lunghezza, aprendosi solo verso le punte. I fiori sono piccoli e serrati sullo stelo.

Grammangis. Si distingue dal cymbidium perché ha foglie che si innalzano dalla sommità di alti pseudobulbi. Se ne conoscono 4 specie, native del Madagascar e di Giava.

Grammatophyllum Un genere diffuso dall’Asia sudorientale al Borneo, Nuova Guinea e isole Filippine. Divenne famoso per la sua specie gigante G. speciosa, capace di raggiungere dai 3 metri e mezzo agli 8 di altezza, con spighe fiorali lunghe più di 3 metri, ciascuna con anche un centinaio di fiori. Sono state trovate piante nella Nuova Guinea (chiamate G. papuanum e che probabilmente non si differenziano dalle speciosa) che pesavano più di una tonnellata. I fiori misurano 15 centimetri di diametro, sono giallo chiaro macchiati di porpora. La specie G. fenzlianum è più pìccola, ma produce spighe fiorali di 1 metro e settanta, con 60 fiori ciascuna, verdi o giallo verdi, macchiati di bruno. La G. measuresianum ha pseudobulbi alti 35 centimetri, con le foglie molto ampie, lun¬ghe 70 centimetri e larghe 13. Anche le sue spighe fiorali possono essere lunghe come quelle della fenzlianum, con una trentina di fiori di 5 centimetri di diametro, crema macchiati di bruno scuro. La G. scriptumè di dimensione simile alla G. measuresianum e ha splendidi fiori di 10 centimetri, di un bruno verde con macchie allungate bruno rossiccio. Richiedono tutte condizioni ambientali calde, ma possono essere coltivate nella serra intermedia. Vogliono innaffiature frequenti e abbondanti somministrazioni di fertilizzante durante lo sviluppo, meno quando la crescita è terminata.

Cymbidiella. Un genere originario del Madagascar, che richiede condizioni di coltura calde e umide. La C. rhodochila è abbastanza simile a un Cymbidium per le caratteristiche della pianta; ha fiori di 10 centimetri, numerosi nella spiga, verde chiaro segnati da macchie porpora.
Fine della pubblicazione.
Per qualsiasi informazione sui contenuti del libro potete contattare: De Vidi Guido

Un pensiero su “TRIBUTO A REBECCA PARTE SECONDA

  1. Pingback: verde chiaro

Ciao! Che ne pensi?