Orchidee… l’importanza dei nomi.

“Impariamo a scrivere e pronunciare correttamente i loro nomi
All’inizio del viaggio nel meraviglioso mondo delle orchidee, si rimane subito stupiti e frastornati dai loro nomi.
Si pronunciano con timidezza per paura di dire strafalcioni, e si rimane affascinati da tutti quei nomi strani che si sentono pronunciare dai vari collezionisti, con baldanzosa padronanza: Paphiopedilum, Epidendrum, Dendrobium…..
Passati i primi momenti di smarrimento, ci si pone la logica domanda: cosa significano e perché ogni pianta ha un suo nome e cognome?
La fatale attrazione delle orchidee coinvolge ampi strati sociali: il medico ed il contadino, l’avvocato e la casalinga, la giovane impiegata e lo studente, tutti alle prese con i problemi della tassonomia.
Con un buon bagaglio scolastico/culturale, umanistico e classico, ci si orienta con una certa facilità tra i nomi, in quanto, tutto l’impianto tassonomico attinge abbondantemente dal greco e dal latino. Le cose si complicano abbastanza, quando si è un pò meno acculturati. Ad ogni buon conto, le orchidee non rifiutano nessuno, e a volte può capitare, che gradiscano maggiormente la mano ruvida del contadino illeterato.
Nuove difficoltà sopraggiungono con i nomi degli ibridi che non seguono più la via maestra delle lingue classiche, ma altre strade, ad esempio la sommatoria dei nomi dei loro genitori oppure nomi di fantasia.
Con le osservazioni che seguiranno, faremo una panoramica sui nomi delle orchidee, sul loro significato e sull’importanza che assume la registrazione di tutte le informazioni utili alla loro identificazione.

I nomi per le specie
Nella definizione tassonomica delle orchidee si usa il sistema chiamato “binomio”. In altre parole ogni orchidea, seguendo le indicazioni utilizzate da “Linnaeus” è identificata con un cognome ed un nome, come per il genere umano.

Epidendrum cochleatum
Collezione Guido de Vidi

La sequenza del binomio evidenzia in primo luogo il genere nel quale è raggruppata la nostra orchidea, ad esempio (Epidendrum), che deve essere scritto in corsivo minuscolo con la prima lettera maiuscola, mentre il nome specifico a cui appartiene la pianta, va scritto in corsivo minuscolo, ad esempio (cochleatum), a seguire il nome di genere.

Il cognome ed il nome che i tassonomi attribuiscono ad ogni orchidea, servono a dare le indicazioni utili per capire le peculiarità della pianta in esame: Epidendrum ad esempio, deriva dalla composizione di due parole greche “Epi = sopra” e “ Dendro = albero” e va da se capire che gli Epidendrum vivono sugli alberi. Il nome specifico della specie tende a rappresentare le sue caratteristiche morfologiche, i profumi od il periodo della fioritura: cochleatum dalla forma del suo labello – dal greco “cochlear” = cucchiaio – oppure “cochlea” = chiocciola.
Usando questo sistema si può identificare con assoluta sicurezza sia il genere, che la specie dell’orchidea in esame.
Detto questo, sembra tutto risolto per le oltre 20000 specie e per gli altrettanti ibridi esistenti, ma purtroppo non è così. Per ogni specie esistono diverse varietà e/o forme; inoltre nei casi in cui la specie è riprodotta da seme oppure da meristema, anche se non indispensabile, è indicato il nome del cultivar e/o del clone.
Esempio: Cattleya intermedia var. cerulea.’RIO DO SOL’
Cattleya = genere
intermedia = specie
coerulea = varietà
‘RIO DO SOL’ = cultivar o clone, scritto in stampatello e virgolettato semplice.
Nella prassi si tende ad abbreviare i nomi ad esempio: C. (o Catt.) = Cattleya – B. = Brassavola – O. = Oncidium – D. = Dendrobium.

Assegnare un nome agli ibridi
Blc Toshie Aoki ‘PIZZAZ’ AM/AOS – HOS
Collezione Guido De Vidi
Per ibridi s’intendono tutte le orchidee nate da impollinazioni artificiali e naturali, ottenute da incroci fra specie diverse, sia dello stesso genere e sia fra generi diversi (nell’ultimo caso si ottengono incroci intergenerici).
Si può ben capire che con gli ibridi, il problema dei nomi, diventa un pochino più complesso. Per esempio, se si incrocia il genere Cattleya con il genere Laelia, si ottiene un ibrido infragenerico che chiameremo Laeliocattleya, incrociandolo ulteriormente con altro genere, ad esempio Brassavola, il nuovo ibrido sarà Brassolaeliocattleya.
Già con tre specie dello stesso genere si pone il problema di ridurre a dimensioni accettabili il nuovo nome ed ecco che si usano le abbreviazioni: Laeliocattleya = “Lc” e Brassolaeliocattleya “ Blc”.
Questo sistema funziona benissimo per ibridazioni semplici, quando più di tre generi appartengono alla genealogia della pianta e creano ibridazioni complesse, diventa difficile praticare l’abbreviazione e solitamente si usa il nome della persona che registra il nuovo ibrido con l’aggiunta del suffisso latino finale “ara”. Altro distinguo usato per differenziare il nome di un ibrido, da quello di una specie, è l’uso di una “X” disposta prima del nome per esempio: Beallara (o X Beallara ) ibrido di Brassia x Cochlioda x Miltonia x Odontoglossum generato da Beall – abbreviato Bllra.
Le recenti ibridazioni annoverano anche più di sei generi. Il coltivatore che desidera divulgare una nuova orchidea da lui ibridata, la registra presso la RHS (società orticola reale inglese).
L’ultimo importante elemento, che completa i dati di riconoscimento di un’orchidea è la stringa di lettere finali che rappresenta e certifica i premi ottenuti da quella pianta alle esposizioni cui ha partecipato.
Ad esempio: Blc. Toshie Aoki ‘ PIZZAZ’ AM/AOS – HOS
Naturalmente i premi sono simbolici e di solito di scarso valore economico, però assumono un significativo prestigio per la pianta che si può fregiare di tale riconoscimento.
Più importante è l’esposizione: (mondiale – continentale – nazionale ecc.), più ambito è il premio ricevuto.
A conclusione di questa carrellata sui nomi delle orchidee, desidero sottolineare l’importanza della presenza di un cartellino su ogni pianta , quale garanzia della sua identificazione storica ed anagrafica.
L’orchidea con l’etichetta completa di tutti i dati, esprime e garantisce tutto il suo valore, l’anonimato invece, la rende priva di identità e di personalità.

7 pensieri su “Orchidee… l’importanza dei nomi.

  1. Guido De Vidi

    X Simona: mandami le foto (piccole 300),se non proprio la specie precisa, possiamo almeno stabilire il genere ed è gia molto importante perchè ad esempio, se fra le tue orchidee ci sono dei Cymbidium, l\’ingiallimento delle foglie è normale. Mandami le foto alla mail che leggi sopra il commento e poi riprendiamo il discorso.
    PS) Ricordo a tutti i visitatori di questo sito, che tra amanti delle orchidee è gradito darsi del tu….. grandi e piccini che si sia!!! Ciao

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  2. Guido De Vidi

    X Raffaele: ciao, io direi che i due titoli quasi simili al bilanciato, possono essere usati senza problemi. Ti consiglio di usarli in quantità ridotte ( 0,5 gr.x litro d\’acqua ogni tre settimane di media – arrivando aquattro col freddo e a due in estate).
    Il 15.15.30 non è proprio adatto per indurre le fioriture, il terzo valore a 30 è potassio che regola molte funzioni e funge da buon catalizzatore, il fertilizzante ideale per favorire le fioriture, dovrebbe contenere più fosforo (10.30.20).
    In ogni modo, tieni presente che le nostre orchidee non sono molto esigenti e si accontentano di poco: se ti serve il Peters nelle sue tre formulazioni per le orchidee puoi venirmi a trovare, chiamami allo 042290870, Ciao

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  3. simona

    rieccomi qui a scocciarLa con i miei interrogativi… dopo aver ritirato le mie orchi dal balcone le ho posizionate sul vano scala vicine ad una finestra perciò hanno luce, sono distanti da fonti di calore dirette, ma noto che alcune foglie stanno ingiallendo! mi sa dire perchè?
    volevo inoltre sapere se inviandole due fotografie di orchi Lei era in grado con così poco di dirmi a che specie specifica appartengono, se la cosa è possibile La prego di darmi l\’indirizzo mail dove spedirle.
    La ringrazio anticipatamente di tutto
    Simona.

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  4. Raffaele

    Mi scusi ma non ho trovato altra via per formularLe dei quesiti. Ho letto e stampato quanto Lei consiglia per la fertilizzazione delle nostre beniamine, sono l\’autore del post \”concimi tra letteratura e realtà\” sul forum di Giardinaggio. Le chiedo un parere: utilizzare dei fertilizzanti idrosolubili arricchiti di 7 micro elementi (marca Chempak) con titolo uguale o pressochè simile a quelli consigliati ovvero: 20-20-20; 25-15-15 può essere un rischio? Preciso che si tratta di prodotti non specifici per un determinato tipo di piante ad esempio rose o acidofile me ne guarderei dall\’usarli ma semplicemente prodotti che svolgono una concimazione equilibrata per tutte le piante il primo, una concimazione per aiutare le nuove vegetazioni più un terzo a titolo 15-15-30 con il dichiarato scopo di facilitare le fioriture. La ringrazio anticipatamente se vorrà rispondermi e le porgo cordiali saluti.
    Raffaele Cargnelutti
    Nimis

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