Archivio mensile:Novembre 2004

Il corsivo

Associazionismo delle orchidee: l’anomalia Italiana

Collezione Guido De Vidi- foto 02.11.04-tutti i diritti sono riservati

Trichoglottis philippinensis Lindley var brachiata Ames

In Italia esistono varie associazioni che s’interessano d’orchidee. Queste sono supportate da statuti e regolamenti, stipulati con atti pubblici o scritture private.
In certi casi sono semplici gruppi locali spontanei, nati da precedenti scissioni con l’associazione d’origine.

L’Italia delle orchidee è caratterizzata da una situazione abbastanza anomala: il livello organizzativo a carattere nazionale che dovrebbe essere sintesi di coordinamento delle associazioni territoriali, è invece a tutti gli effetti, un doppione che si sovrappone a quest’ultime.

I risultati in termini d’attività sono abbastanza deludenti.

Le esposizioni, mostre ed altre attività per creare momenti d’incontro, non decollano e quel poco che avviene non soddisfa il crescente pubblico Italiano che si avvicina al mondo delle orchidee.
Viene spontaneo chiedersi: cosa possono fare gli appassionati Italiani delle orchidee in questa situazione di stallo?

Credo sia giunto il momento di ripensare il modello organizzativo e per far questo vanno rimesse insieme le tante energie che ora sono ai margini, con particolare attenzione alle giovani leve.
L’unione attorno al mondo delle orchidee va pensata in maniera aperta, non più a scatole chiuse, dove la mano destra non sa quel che fa la sinistra.

Ovviamente se c’è la volontà di dare qualche risposta ai tanti appassionati in cerca d’aiuto, non si può partire dal presupposto, “venite avanti, noi siamo qui”, bisogna altresì mettersi tutti in discussione ed iniziare insieme, un percorso nuovo.
Può anche essere che le cose vadano bene così…. si vedrà.

SCHEDA

Durante il mio ennesimo giro quotidiano della serra, oggi ho scoperto questa bella masdevallia in fiore…ve la presento:

Collezione Guido De Vidi. Foto del 06.11.04
Tutti i diritti sono riservati.
Masdevallia garciae Luer 1982
Il nome di questa specie, trae origine dal suo scopritore Garcia, raccoglitore Venezuelano.

Questa generosa miniatura è un’orchidea epifita a sviluppo simpodiale e cespitoso.
E’ originaria della costa Venezuelana e vive nelle alte zone boscose e molto piovose, tra i 1200-1500 metri.

Come per tutte le Masdevallia, lo sviluppo vegetativo non è caratterizzato da veri e propri pseudobulbi e presenta altresì, dei getti snelli ed eretti, avvolti da esili guaine dalle quali escono singole foglie coriacee, ellittiche ed ottuse.

Gli steli fiorali, consistenti e non molto alti, portano singoli fiori color crema con disegni viola.
La Masdevallia garciae, fiorisce in Novembre e gradisce ambiente ombreggiato, fresco e ventilato. Il substrato del vaso può essere di sphagno, o misto a corteccia di pino sminuzzata e va tenuto sempre umido.

Richiede poca fertilizzazione e non necessita di riposo vegetativo.

VOGLIA DI VIVERE

Con questo post, oltre a presentarvi una singolare ed antica specie di cattleya, desidero farvi notare dove è riuscita a vivere e prosperare, fino al punto di triplicare la dimensione dei suoi pseudobulbi, la mia Cattleya maxima.

Collzione Guido De Vidi. Foto del 05.11.04-Tutti i diritti sono riservati

La storia: terminato il primo rinvaso della mia unica Cattleya maxima, var. equadoregna, rimasero inutilizzati gli ultimi due pseudobulbi vecchi e raggrinziti, per capirci, da buttare nella spazzatura.
Non trovai il coraggio di buttarli e non sapendo dove collocarli li legai con del filo telefonico, al montante di ferro zincato della mia serra, questo avveniva 5 anni fa, ecco i risultati.

Morale: le orchidee crescono bene? Non è merito del coltivatore ma dell’ambiente circostante!
Cattleya maxima Lindley 1831
Sinonimi: Cattleya malouana L. Linden & Rodigas 1986; Epidendrum maximum [Lindl.]Rchb.f 1861.

Origine del nome: nel 1831 quando Lindley studiò e descrisse la Cattleya maxima, le specie già conosciute erano solamente 5, e tutte con i fiori più piccoli di quelli in descrizione, da cui il nome maxima.

La Cattleya maxima è un’orchidea epifita e litofita di medie dimensioni, appartiene al gruppo delle labiate unifoliate con pseudobulbi robusti che producono 8-10 fiori di 10-15cm. color rosa pallido. E’ originaria della Colombia, Equador e del Perù litoraneo di cui è il fiore Nazionale.E’ stata trovata al livello del mare fino ai 1500 metri d’altezza, nelle foreste asciutte del litorale.
In coltivazione, richiede ambiente caldo da serra intermedia e nella fase di sviluppo vegetativo, deve essere fertilizzata ed innaffiata abbondantemente. Le bagnature vanno rallentate nella fase di stasi vegetativa.

Per una sana vegetazione, alla Cattleya maxima va garantita una buona ventilazione e per ottenere buoni risultati di fioritura, va esposta alla massima luce solare possibile, evitando di procurare ustioni alle foglie.
E’ utile segnalare che la Cattleya maxima, secondo il luogo di provenienza, Equador o Perù, assume diversa struttura morfologica e vegetativa. Le piante dall’Ecuador sono molto più robuste e producono molti più fiori rispetto a quelle Peruviane. Anche se, la forma peruviana ha pochi fiori, è molto superiore in forma e colore. Entrambe le forme hanno un labello molto bello, increspato, con venature ciliegia-rosso e caratterizzato da una linea centrale gialla, che rende inconfondibile questa specie.

Questa orchidea, fiorisce in autunno, Ottobre-Novembre.

Spazio aperto

Da un commento sul blog:
…..Una domanda che vorrei farti è questa e spero che tu legga questo post per rispondermi. Cosa non deve mai mancare (pazienza a parte) ad un collezionista alle prime armi? Intendo dire sia come piante che come attrezzature e pronto soccorso. Grazie e ancora salutissimi da Ischia.

A Veronica che mi pone questa domanda, innanzi tutto regalo due foto di una rara e singolare varietà di Paphiopedilum insigne var. chantinii, in fiore nella mia collezione.
Questa specie è descritta su Lindenia come Cypripedium insigne WALL. Var. CHANTINI RAFAR. Sub-var. LINDENI GRIGN. – spostata successivamente in Paphiopedilum insigne var. chantinii (Rafarin) Stein 1892- Stein’s Orchideenbuch p.448 – 492
Collezione Guido De Vidi. Foto del 03.11.04
Devo dire la verità, in un primo momento sono rimasto un po’ in difficoltà, cosa non deve mai mancare ad un neofita… bella domanda!!
Cominciamo con quello che paradossalmente un collezionista alle prime armi possiede in abbondanza: il desiderio continuo d’acquisti e la frenesia di toccare, dividere e rinvasare le povere piante della sua collezione. Frenare il più possibile quest’impulso.
A mio parere, le prime orchidee di un collezionista principiante (non importa se specie oppure ibridi) è consigliabile che appartengano a questi generi: Cymbidium, Paphiopedilum, Dendrobium, Phalaenopsis e Vanda.

Chi riesce a coltivare bene questa gamma di orchidee può cimentarsi nell’ampliamento della collezione con buone probabilità di successo.
Nella biblioteca di un principiante, non può mancare della buona letteratura che descrive le orchidee, la loro coltivazione e biologia.
Nell’angolo dei desideri del neofita devono trovare posto alcuni supporti per fare le operazioni elementari di cura e controllo delle piante: alcool o lampada a gas per sterilizzare gli attrezzi da lavoro, bisturi o piccolo coltellino, forbice da giardinaggio, pinzetta, termometro da ambiente ed igrometro (il luxmetro che serve a misurare l’intensità della luce è un lusso che ci si può risparmiare).
Nella dispensa, avere sempre a disposizione corteccia di pino grossa, che può essere sminuzzata in caso di bisogno, torba di sfagno filamentosa, patatine di polistirolo per il drenaggio dei vasi, vasi di varie dimensioni anche a forma di cestino forato ai lati, zattere di legno duro o di sughero per le prime esperienze di coltivazione su supporti in sospensione, fertilizzante NPK solubile con formulazione equilibrata 20-20-20.
Nel pronto soccorso è sufficiente avere fungicida a base di solfato di rame ( poltiglia bordolese) in ogni caso evitare fungicidi con principi attivi classificati come “tossici”, stesso discorso per gli insetticidi: individuare uno o due prodotti, che siano efficaci contro i due nemici più difficili – il ragnetto rosso e la cocciniglia cotonosa, avendo però la cura di evitare pesticidi con DL troppo basso. DL è il parametro che segna la pericolosità del prodotto, più è piccolo il numero che segue la sigla DL, più è pericolosa la sostanza chimica. Sopra il DL 5000, le sostanze sono relativamente sicure.
Che dire ancora? Oltre alla pazienza ci vuole anche tanta..tanta passione.

Errata corridge
Lunedì 3 Dicembre 2007
Carlos segnala che a suo avviso la pianta nelle foto è Paph?Crossianum ?insigune×venustum?
e non Paph. insigne var . chantinii. Ha perfettamente ragione, ecco il link che lo prova.
Grazie a carlos per la collaborazione…speriamo di trovare presto il vero Phap. insigne var. chantinii.