Galeotta fu quell’orchidea

La tua prima orchidea

Alla fine arriva per tutti il giorno in cui ti regalano, oppure acquisti la prima orchidea.
Chi non ricorda quel giorno?
Il regalo arriva inaspettato, l’autore è generalmente una persona cara, che desidera trasmetterti un pensiero importante. L’acquisto invece, è deciso dopo un periodo di gestazione e superata la paura iniziale ci si butta in confidenza con la pianta che più di altre attiva la tua immaginazione.

Vanda coerulescens – MO EOC 1997 Ginevra – collezione Guido De Vidi – tutti i diritti sono riservati

In entrambi i casi, la tua vita cambia radicalmente; comunque vada a finire non sei più la persona di prima.
Nella peggiore delle ipotesi (purtroppo la più frequente), nella quale la pianta muore, ti rimane dentro quel senso di colpa e d’impotenza, che ti obbliga a parlarne con qualcuno ed in molti casi a cercare notizie per capire i motivi del tuo fallimento.
Le notizie, generalmente si cercano nella letteratura e da qualche anno anche su internet (come nel tuo caso appunto) e così comincia il tuo viaggio nel fantastico mondo delle orchidee.
Ci si accorge subito che il mondo delle orchidee è vasto, strano, misterioso, perciò, molto spesso si decide di non approfondire le conoscenze e di lasciare le orchidee al loro destino, ma intanto il “virus” comincia a scavare nella nostra sensibilità e dopo qualche tempo si torna a provare.

Partiamo da questa curiosità: come vivono le orchidee?
Le piante in genere, orchidee comprese, svolgono la loro attività durante il giorno. Creano cibo (zucchero) e per poterlo fare hanno bisogno di luce. L’accumulo d’energia è usato dalle piante per “respirare” e per crescere: sostanzialmente lo stesso meccanismo biologico nostro.
Nelle ore buie (notte) le piante non producono energia, ma continuano a respirare e consumare il cibo accumulato durante le ore di luce.

Temperatura
La temperatura ambiente regola il ritmo vitale delle orchidee; il freddo rallenta i loro processi ed il caldo li accelera. Con l’evoluzione, le varie specie di orchidee hanno affinato le loro soglie di temperatura, che a grandi linee possiamo raggruppare in tre fasce:
– ambiente freddo (massimo 27, minimo 8 gradi centigradi)
– intermedio (massimo 30, minimo 15 gradi centigradi)
– ambiente caldo (massimo 32, minimo 18 gradi centigradi)
Le temperature troppo fredde bloccano lo sviluppo e rendono le orchidee più vulnerabili alle malattie (marciumi, funghi e muffe). Le temperature alte accelerano la respirazione delle orchidee e le esauriscono.

Umidità
Gran parte delle orchidee presenti nelle collezioni è di origine tropicale, dove fa caldo, ma soprattutto dove c’è molta umidità legata al ritmo delle stagioni (secche od umide), oppure sempre presente (nelle foreste pluviali e nelle zone nebbiose d’alta quota).
Nelle nostre regioni temperate la situazione ambientale è articolata in 4 stagioni con umidità, temperature ed ore di luce notevolmente diverse rispetto agli habitat d’origine delle orchidee.
Il problema maggiore per chi vuol coltivare orchidee tropicali è proprio quello di saper riprodurre le giuste condizioni ambientali per le varie specie.
Molte specie hanno bisogno di un periodo di riposo freddo e secco, altre invece chiedono solamente un breve rallentamento delle bagnature ed altre ancora sono sempre attive: queste peculiarità trovano soluzione con l’esperienza perfezionata nel tempo dai coltivatori di orchidee.
Il primo passo da compiere per il neofito è quello di assumere informazioni sugli habitat delle orchidee in suo possesso, senza per altro eccedere nello spasmodico “perfezionismo”.
L’umidità è un parametro essenziale per garantire buon sviluppo alle orchidee. In natura l’umidità necessaria alle piante è garantita dalle piogge, dall’ambiente circostante ed è assorbita dalle loro radici e foglie.

La finestra di Gianni

Nelle coltivazioni va trovato un giusto equilibrio fra umidità dell’ambiente e le periodiche bagnature (foglie e radici). Le bagnature servono a garantire un corretto apporto d’acqua alle cellule vegetative, l’ambiente ed il substrato di coltura, fatte salve le orchidee che richiedono brevi o lunghi periodi di secco fra le bagnature, devono essere tenuti sempre umidi.

Serra amatoriale anni 50

E’ impossibile stabilire parametri ed intervalli standard nelle azioni da compiere con le orchidee, tutto dipende dall’ambiente in cui le coltiviamo (serra, loggia, finestra ecc.)

Luce
La luce è indispensabile alle piante per attivare il loro processo clorofilliano (fotosintesi). Le varie specie di orchidee, soprattutto quelle epifite sono molto sensibili alla luce e richiedono una corretta esposizione solare.
Ci sono orchidee (poche per la verità) che possono vivere bene anche con la luce diretta del sole, la gran parte richiede parziale filtratura della luce fino a raggiungere, per certe specie, anche ombreggiature dell’70%.

A riguardo dell’esposizione totale, è utile precisare che è un concetto molto legato agli habitat d’origine delle specie; la piena esposizione solare nei paesi tropicali delle zone umide e pianeggianti è meno intensa e non può essere equiparata alle nostre giornate soleggiate e limpide.
Gran parte delle 30.000 specie di orchidee conosciute sono epifite e vivono sospese in aria ed arrampicate sugli anfratti degli alberi; nelle coltivazioni si studiano dei compromessi con substrati di materiali vari, che simulano le loro esigenze naturali.

Soluzioni di vita e materiali per mettere a dimora le orchidee
L’ideale per far prosperare bene le orchidee in coltivazione è trovare delle sistemazioni similari ai loro habitat naturali e quindi, si consiglia di collocare le specie epifite su supporti di legno duro e poroso, zattere di sughero e/o di fibre vegetali varie.
Ovviamente non sempre è possibile usare le tecniche citate in precedenza e molto spesso si ricorre alla simulazione del loro habitat, servendosi di vasi con substrati sempre aerati e vaporosi (condizione indispensabile per tutte le orchidee, comprese le varietà terricole.
Ecco alcuni esempi di materiali in uso.

Corteccia d’abete
E’ il mezzo più comune per rinvasare le orchidee, economico, semplice da reperire e facile da maneggiare. Ha la superficie ruvida ed è sufficientemente drenante da poter consentire una buona aerazione delle radici. La corteccia d’abete è disponibile in varie misure: sminuzzata per piantine giovani e piante adulte con radici fini, mezzana per orchidee di media dimensione e grossa per Vanda, Cattleye di grandi dimensioni e Phalaenopsis. La corteccia (bark) degenerando comprime le radici, trattiene l’acqua e favorisce la formazione di marciume radicale, pertanto va sostituita con rinvasi a cadenza triennale.

Roccia di lava
E’ molto valida per le orchidee rupicole di piccola e media grandezza. Non si decompone è ben aerata e mantiene l’acqua. L’unico problema con la roccia di lava è che tende ad accumulare i sali minerali, non usatela se la vostra acqua contiene grandi quantità di minerali.

Perlite
E’ una sostanza inerte d’origine vulcanica, spesso usata come additivo per altri materiali di rinvaso. La perlite è a basso costo, mantiene riserva d’acqua ed è resistente al deperimento.

Sfagno
E’ una pianta color ocra con l’apice vegetativo verde chiaro. É elastica, molle e si sviluppa sulla superficie delle paludi ed è capace di assorbire acqua, fino a 10 volte il suo peso. Il muschio di sfagno è molto utile per la coltivazione delle orchidee, contiene anche un antisettico che inibisce lo sviluppo di alcuni funghi; messo a bagno continuerà a mantenersi vivo. Lo sfagno può essere usato come additivo o da solo, la sua raccolta è vietata, ma è reperibile quello coltivato.

Sughero sminuzzato
E’ un altro additivo di miscela e non si consiglia di usarlo da solo.

Torba
Si forma, quando il muschio di sfagno muore ed affonda nella palude.
La torba di sfagno trattiene l’acqua ancor più del muschio vivo, ma degrada rapidamente. Per il rinvaso delle orchidee non usare solamente torba perchè compatta il substrato.

Fibra d’Osmunda
Proviene dalle radici dell’Osmunda regalis, che è una felce protetta dalle normative CITES, la sua commercializzazione è vietata e quindi di difficile reperimento.

Carbone di legna
Può essere miscelato con sughero o corteccia per assorbire gli acidi dei materiali silicei; poiché trattiene sali minerali non si consiglia di usarlo con acqua di bagnatura troppo dura.

Continua

38 pensieri su “Galeotta fu quell’orchidea

  1. Jan

    buon cielo!
    ma allora è per questo che mi morivano sempre tutte le orchidee che arrivavano in casa per le feste!!!!
    Io le ho sempre accuratamente rinvasate nel migliore terriccio di giardino, imprecando contro quei deficienti che lasciavano quelle splendide piante con le radici soperte fra pezzi di legno!
    Una rivelazione!
    In quale stagione fioriscono le orchidee a Savona?
    statemi bene
    Jan

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  2. valeria

    ciao a tutti, sono in emergrnza con un’orchidea… forse per troppa acqua nel giro di pochi giorni tutte le foglie (3 o 4) sono marcite e i fiori oggi gli ho trovati un po’ mosci. (appena è marcita la prima ho smesso di dare acqua)

    ora ho tolto il tutto dal vaso per fare asciugare un po’ le radici…

    ho fatto bene, posso recuperare l’orchedea o è spacciata????

    grazie mille
    ciao Valeria

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