Il bello degli ibridi artificiali
Appena un amico scopre che hai a che fare con le orchidee, la prima ed inevitabile domanda curiosa che ti pone è – anche tu hai creato qualche nuova orchidea?
Creare nuove orchidee significa interferire artificialmente nei loro consolidati equilibri naturali, ma le nostre maliarde ce lo concedono con relativa facilità, sta a noi comportarci con bravura.
La “febbre” per le orchidee, quella grande avventura che ogni uno di noi vive con loro è talmente intensa che concede a tutti la possibilità di ritagliarsi uno spazio su misura.
C’è chi si perde far le orchidee per studiarle, altri per cercarle in sito, altri ancora per coltivarle, ma la dimensione più affascinante e per certi aspetti più controversa è senza dubbio l’ enorme duttilità di ibridazione che questa famiglia vegetale concede agli appassionati.
La “febbre” vera e propria dilaga con la prime coltivazioni europee di orchidee per così dire esotiche (1600-1700), dentro questi 3 secoli possiamo trovare storie miti e leggende di ogni tipo, la cultura e la storia dell’epoca coloniale risente fortemente dell’orchidmania, senza le orchidee forse il mondo d’oggi sarebbe meno ammaliante.
Sin dall’inizio, gli appassionati orchidofili hanno sperimentato e continuano a creare nuovi incroci, intergenerici (fra specie diverse dello stesso genere) ed infragenerici (fra specie di generi diversi), con lo scopo di sommare i pregi dei genitori.
Gli ibridi registrati sono varie decine di migliaia e altrettanti sono quelli senza registrazione ufficiale, questo fa capire quanto vasto sia questo aspetto e quanto sia inutile cimentarsi artigianalmente: creare una nuova orchidea è assai arduo, sicuramente qualche laboratorio ha già provveduto da tempo.
Generalmente gli obiettivi delle nuove ibridazioni mirano a modellare la forma e la dimensione delle nuove piante, l’intensità, la purezza dei colori e la durata dei fiori.
Ottimi risultati, sia estetici che botanici possiamo riscontrarli nelle relativamente recenti esperienze di incroci fra due generi molto noti: Cattleya e Broughtonia.
Sul finire degli anni 50, alcuni ibridatori Hawaiani hanno concentrato le loro ricerche per ottenere fiori di colore intenso con buona sostanza, non molto grandi e con fioriture a grappolo (la moda dei grandi fiori di orchidea, imperante negli anni 40-50 si stava esaurendo), più funzionali alla creazione di delicati bouquets e soprattutto rifiorenti.
Inizia così la grande serie di incroci fra Cattleya e Broughtonia. Le convenzioni della botanica assegnano ai figli di queste due specie il nome di Cattleytonia, semplificato Ctna.
Col passare degli anni sono anche stati selezionati i cloni più validi ed ora possiamo contare su una vasta gamma di bellissime ed affascinanti fioriture, che nulla hanno da invidiare ai loro, seppur blasonati genitori.