Archivio mensile:Ottobre 2016

Quando l’orto botanico è del ‘Contadino’

Nella campagna della marca trevigiana, a est di Treviso, verso la strada del mare, ti fermi a bere un bicchiere di vino da Tiziano e ti trovi avvolto da quell’atmosfera tipica degli orti botanici, ma questo non è di qualche istituto o fondazione, è l’orto botanico di Tiziano Caronello, contadino per guadagnarsi da vivere e sensibilissimo conoscitore della botanica per passione.

tiziano_ottobre_casaDi qua, nel tempo, son passati fior di fotografi del verde, botanici, Associazioni di appassionati delle piante e collezionisti del verde di tutta Italia. Sì, a far da foresta alla casa contadina di Tiziano Caronello, trovi le essenze più inusuali che si possano immaginare, lì, l’una accatastata all’altra, senza una sequenza ordinata, ma tutte in ottima salute per l’ammirazione degli amici, i tanti amici di Tiziano, non si sa quanto disinteressati: la sua grande cucina accoglie sempre tutti con grande generosità; sulla grande tavola c’è sempre un buon bicchiere di vino, qualche fetta di salame, formaggio e poi anche il caffè di moka. Storici sono i raduni di collezionisti a casa sua, che finiscono sempre in “gloria”… culinaria.

008Nella sua collezione di essenze vegetali ci stanno anche le orchidee, qualche specie e niente più, così tanto per dire che ci sono pure loro.
Ed è così che l’altro ieri pomeriggio, a casa mia suona il telefono, dall’altra parte del filo c’è Tiziano; ci conosciamo da una vita e siamo anche un po’ parenti da parte di mamma: “Guido, vieni a prenderti una coppietta di cocincina nana, sono graziose e piaceranno tanto ai tuoi nipotini… te le regalo.” “Grazie, Tiziano!” – rispondo con gioia – “domani arrivo”.

Il botanico contadino.
Tiziano per vivere fa il contadino, coltiva una decina di campi, alleva maiali, mucche per il latte e tanti animali da cortile. Nella sua fattoria respiri l’aria antica dove le galline stavano sull’aia, dove i mucchi di fieno si mescolavano con la paglia ed i nidi delle rondini appiccicati alle travi di legno aggredito dai tarli davano armonia al portico grande e protetto. Ma egli è un vero conoscitore della botanica ed il giardino è la sua vera passione. Lui ti accompagna lungo i fitti meandri ricavati fra le piante e ti racconta con semplicità disarmante, storie, sciolinando origini, nomi popolari e scientifici delle varie essenze arboree, compresi piacevoli aneddoti dei paesi della loro provenienza.

img_1847Erano le quattro del pomeriggio quando insieme a mia moglie, muniti di apposita gabbia per il trasporto, siamo giunti a casa di Tiziano; lui, ovviamente era impegnato con altri ospiti, ma presto si liberò per stare con noi.
“Guido”– esordì vedendomi scattare qualche foto con il telefonino – “non c’è nulla da fotografare, ho già portato tutto al riparo nelle serre” – aggiunse – ed invece, molto c’era ancora da fotografare!

tiziano_ottobre_2016_1La passeggiata nell’orto botanico si conclude davanti ad un arbusto, che in età adulta può raggiungere anche i 4-5 m.: Psidium cattleyanum, e così scopriamo che il nome di specie è dedicato all’orticoltore inglese William Cattley (1788-1835).
negli ambienti della botanica, questa pianta è anche nota come – “Viagra dei poveri”, sussurra con malcelata ironia Tiziano, ma poi aggiunge sorridendo – Mi go provà, ma no me par che el funsiona!

Caricammo la coppietta di cocincina nana, ringraziammo, ci salutammo: lui indossò la tuta da lavoro e si incamminò verso la stalla… c’era molto lavoro da fare.

L’orto botanico di Tiziano Caronello: piccolo fotosafari autunnale.
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Octomeria crassifolia, una specie con molti sinonimi

Foto in evidenza: 18.10.2016 – Octomeria crassifolia f. densiflora, in fiore nella collezione rio Parnasso, coltivatore Guido De Vidi

Il genere Octomeria:
Dal greco”otto parti” in riferimento alle otto masse polliniche presenti nella parte maschile del fiore. Il genere è costituito da circa 150 specie endemiche in vari paesi dei tropici americani, ma con prevalenza in Brasile. Alcune specie sono dotate di foglie piatte, altre teretiformi e/o aghiformi. I fiori si formano alla base delle foglie.

img_1434Octomeria crassifolia Lindl.
John Lindley, Companion Bot. Mag 2:. 354 (1837).
Sinonimi:
Octomeria spatulata Rchb.f., Hamburger Garten- Blumenzeitung 16: 424 (1860).
Octomeria fasciculata Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchid. 1: 32 (1877).
Octomeria ementosa Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchid. 2: 102 (1881).
Octomeria densiflora var. triarticulata Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchid. 2: 98 (1881).
Octomeria densiflora Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchid. 2: 97 (1881).
Octomeria alpina Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchid. 2: 102 (1881).
Octomeria crassifolia var. triarticulata (Barb.Rodr.) Cogn., Fl. Reggiseni. (Martius) 3 (4): 615 (1896).
Octomeria similis Schltr., Attrezzatura Mem. Inst. Butantan, SECC. Bot. 1 (4): 50 (1922).
Octomeria gracilicaulis Schltr., REPERT. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. 35: 63 (1925).
Octomeria gehrtii Hoehne & Schltr., Arch. Bot. Sao Paulo 1: 232 (1926).
Octomeria montagna Hoehne, Bull. Inst. Brasile. Sci 3:. 45 (1928).
Octomeria crassifolia var. negrensis Port & Brade, Arq. Inst. Biol. Veg. 3: 135 (1937).
Nota:
Gli studi di Wellington Forster (dottorato di ricerca) sul genere Octomeria, hanno portato a risistemare al rango di sinonimi di O.crassifolia lcune specie precedentemente considerate valide, in quanto le differenze rilevate non risultavano sufficienti a separarle. Così, O. alpina, O. densiflora, O. ementosa, O. fasciculata, O. gehrtii, O. robusta, O. serrana. O. similis e O. sphatulata oggi sono tutti sinonimi O. crassifolia.

Va da se capire che all’atto dell’acquisto di qualche specie di questo genere di orchidee, conviene fare molta attenzione sui nomi, onde evitare doppioni.

Specie descritta da Lindley nel 1837, è endemica su gran parte del Brasile, da Bahia a Rio Grande do Sul, fino a Goiás e Mato Grosso do Sul, e sconfina in Paraguay, regione Misiones.
L’origine etimologica del nome di specie fa riferimento allo spessore e alla durezza delle sue foglie.
La pianta vegeta in posizione verticale e può raggiungere 30cm. di altezza. Il rizoma che divide gli steli è molto corto, 2-3mm, caratteristica morfologica che consente vistosi incespimenti della pianta. Le foglie, verde scuro, hanno consistenza coriacea e apice acuto.
img_1749Le infiorescenze variano di numero a seconda delle varietà: O. densiflora ad esempio può mostrare anche 15 fiori gialli, 1 cm di diametro, e sono molto profumati. I fiori si aprono simultaneamente e rimangono aperti per dieci giorni. Il labello, lobato, di solito presenta due macchie bruno-rossastro vicino alla base. O. crassifolia è rifiorente, generalmente in autunno e all’inizio dell’inverno, ma ci sono buone fioriture anche in altri periodi dell’anno.

Coltivazione
img_1763Le varie specie del genere Octomeria, generalemnte epifite, richiedono ambiente umido ed ombreggiato. Non gradiscono substrato troppo impregnante e quindi si consiglia una adeguata sistemazione su zattera o tronchetti di legno duro.
Temperature da serra intermedia e concimazioni leggere senza periodi di riposo.

X Cattlianthe Porcia 'Cannizaro'

(ex Cattleya): una delle tante ibridazioni con genitore Guarianthe bowringiana

Prima di entrare nel vivo della presentazione di questo ibrido di Cattleya, conviene riassumere un po’ di storiografia della tassonomia, questo per capire l’ondivagare dei nomi di genere e di specie.

Iniziamo la discussione precisando che il nome di genere, Cattlianthe – (Ctt.) è stato originato in seguito della creazione del nuovo genere Guariante,(combinazione di “guaria”, epiteto usato in Costa Rica per indicare le orchidee e “anthos” = fiore;

img_1705Cattlianthe (Ctt.) = Cattleya × Guarianthe = Non ci sono ibridi primari naturali tra le due specie, ma solo ibridi artificiali. Il più famoso è Cattlianthe Porcia con nome di grex ‘Cannizaro’

Qui l’albero genealogico dal database RHS:

Cattlianthe Porcia (Ctt).
C. Porcia (1927)
C. Armstrongiae (1907) x C./ Guarianthe – Cassio van den Berg & Mark W. Chase pag. 223.)2003) – bowringiana
C. Hardyana (1896) C. loddigesii
C. dowiana C. warscewiczii

Il nuovo genere Guarianthe è stato costituito per separare (in base a studi del DNA) alcune specie bifoliate del genere Cattleya:

Specie:
Guarianthe aurantiaca (Bateman) Dressler & W.E. Higgins – Diffusa in gran parte del Messico e sud Costa Rica
Guarianthe bowringiana (Veitch) Dressler & W.E. Higgins – Chiapas, Belize, Guatemala, Honduras
Guarianthe patinii (Cogn.) Dressler & W.E. Higgins – Costa Rica, Panama, Colombia, Venezuela, Trinidad; naturalizzata in Ecuador
Guarianthe skinneri (Bateman) Dressler & W.E. Higgins – nel Chiapas, Panama

Ibrido naturale:
Guarianthe × guatemalensis (T. Moore) W.E. Higgins = Gur. aurantiaca × Gur. skinneri[5] – Chiapas, Belize, Guatemala, Honduras, Nicaragua

In appendice alle notizie curiose sul genere Guarianthe, risulta interessante osservare che, a rigor di regole tassonomiche, il nome di questo nuovo genere sarebbe potuto anche essere stato: Epicladium small, nome di genere usato da Lindley nel 1841 per descrivere Epidendrum aurantiacum (giova ricordare che originariamente, Lindley assegnava alle future Cattleya, il nome di genere Epidendrum). La risistemazione di queste specie ex Cattleya, non ha incontrato grande entusiasmo fra coltivatori e ibridatori; il motivo è da ricercarsi nella nutrita schiera di ibridazioni già in essere, che devono cambiare nome.

Cattliante Porcia ‘Cannizaro’: notizie.
Il primo dubbio che assale il coltivatore è: Cattleiante Portia, o Porcia? Di primo acchito si pensa che sia la steessa cosa – solo due grafie diverse ed invece si scopre che sono due incroci distinti, forse i più famosi fra i tanti ralizzati da Sir Jeremiah Colman.
Per comodità, nelle notizie storiche userò il vecchio epiteto di genere ‘Caattleya’ ora Cattleianthe e/o Guarianthe.
Cattleya Portia, frutto dell’ibridazione con Cattleya labiata, e l’altro di Cattleya Porcia con Cattleya Armstrongiae (Hardyana x loddigesii), hanno entrambi una dimensione intermedia tra i loro genitori. Sono splendidamente colorate, piante vigorose con spettaccolari infiorescenze; tanto da essere considerate tra i migliori e più spettacolari ibridi di Cattleya mai coltivati.

Cattleya Portia è stata registrata da James Veitch & Son nel 1897 e C. Porcia da H.G. Alexander nel 1927. Entrambi hanno ricevuto numerosi riconoscimenti da RHS e AOS.

img_1707Cattleya Porcia ‘Cannizaro,’ (foto a sinistra) ha ricevuto AM dalla RHS nel 1936 e l’AOS nel 1951, compreso anche un FCC/AOS più tardi nel 1988 in riconoscimento postumo della sua eccellenza.

Fatto questo lungo excursus: Cattleya, Guarianthe, Cattleianthe, Porcia, Portia, Epicladium smull, conviene riassumere partendo dalla specie che in fondo la fa da padrona in tutto questo girovagare fra nomi e divagazioni tassonomiche.

Cattleya bowringiana Veitch 1885 – ora Guarianthe bowringiana (Veitch) Dressler & W.E. Higgins 2003. Guarianthe bowringiana

Cattleya bowringiana Veitch 1885.

Sinonimi: Cattleya autumnalis Hort. 1885 – Cattleya skinneri Bateman var. bowringiana (Veitch) Kraenzl. 1892 – ora Guarianthe bowringiana (Veitch) Dressler & W.E. Higgins 2003

Nome della specie in onore John C. Bowring, collezionista di orchidee inglese di fine 1800, .

Note storiche
Questa specie non ha sempre avuto il nome bowringiana. In occasione della prima esposizione a Londra (31 Ottobre 1885), il suo scopritore James Veitch, la presenta con il nome di Cattleya autumnalis, solamente dopo aver ottenuto un FCC dalla Royal Horticultural Society, Veitch modifica il nome iniziale, dedicando quello nuovo ad un suo ottimo cliente, John C. Bowring di Windsor. Bowring, primo figlio del plenipotenziario in Cina per conto della Regina Vittoria, Sir John Bowring, grande collezionista, sempre alla ricerca di nuove orchidee da coltivare ed ibridare; ironia della sorte, le pubblicazioni inglesi lo citano per le sue ibridazioni, piuttosto che per la più importante onorificenza del suo nome assegnato a questa bellissima specie.

Onori e potere
Non sempre però le onorificenze vanno distribuite equamente. La prima descrizione della Cattleya bowringiana è apparsa in “The Gardeners Chronicle – 28 Novembre 1885 (page 683)” a cura di James O’ Brien, ma nel famoso “Manual of Orchidaceous Plants”, non c’è alcuna menzione in suo onore: tutto è accreditato a Veitch, sia la sua scoperta che la sua descrizione.

Provenienza della specie
Guarianthe bowringiana è originaria dell’America Centrale (Belize e Guatemala), ed insieme alla Cattleya skinneri rappresentano le Cattleye più “nordiche” in natura.
Guarianthe bowringiana: particolare degli pseudobulbi e delle radici
Questa specie è l’unica nel suo genere ad avere gli pseudobulbi che crescono praticamente privi di rizoma orizzontale e con un rigonfiamento bulboso alla loro base, dal quale si formano radici e nuovi getti.

La più appariscente fra le Cattleye a fioritura autunnale.
img_1638 Quando l’estate fa capolino e l’autunno si affaccia con i suoi profumi di frutta matura, regalandoci le prime notti fresche, noi collezionisti di orchidee cominciamo a goderci le fioriture antunnali delle Cattleye, fra tutte, in serra primeggia lo spettaccolo dei numerosi mazzetti di piccoli fiori color viola splendente della Guarianthe bowringiana.
Nessun collezionista, anche per la sua facilità di coltivazione, dovrebbe privarsi di questo spettaccolo autunnale offerto dalla Guarianthe bowringiana e nemmeno di quello primaverile, donato da Guarianthe skinneri, che molti confondono con la G. bowringiana.

Una pianta molto facile da coltivare.
Guarianthe bowringiana in natura vive fra 200 – 900 metri di altitudine ed è molto adattabile a diversi ambienti. Può essere trovata come litofita nei burroni rocciosi, completamente esposta al sole diretto, oppure mimetizzata da pianta terrestre sulla sabbia di quarzo ed anche sugli alberi come epifita tipica.
Per queste sue peculiarità, questa specie è stata molto presente nelle collezioni, dove ha prosperato senza particolari problemi.
La sua grande popolarità è durata parecchio tempo (nel 1941 si è guadagnata anche la foto di copertina del bollettino AOS), ma è andata via via scemando, forse perché troppo facile da coltivare, oppure più semplicemente, perché i coltivatori decisero di non commercializzarla più. Sta di fatto che era quasi scomparsa dalle collezioni.
Viste le continue richieste, da qualche anno i produttori hanno iniziato a produrre incroci x self degli esemplari rimasti, ed ora è possibile trovare nuove piante nel mercato delle orchidee.
Altra notorietà di questa orchidea in natura è quella di essere cibo prelibato per gli animali della foresta, ma pur essendo continuamente in balia di molti agenti esterni, sopravvive, si sviluppa e fiorisce senza problemi: classico esempio di adattamento naturale a situazioni di precarietà.
Si è detto che Guarianthe bowringiana è l’ideale per principianti, ma ciò non vuol dire che non richieda anche abilità di coltivazione, il coltivatore esperto riuscirà ad ottenere risultati eccezionali, mentre il neofita si accontenterà di una piccola fioritura: in fondo, il collezionismo delle orchidee è affascinante proprio per questo. In condizioni di normale coltivazione, gli pseudobulbi possono raggiungere 30 cm di altezza e produrre non più di 7-8 fiori, in condizioni ottimali gli pseudobulbi possono arrivare anche a 60-70 cm con 20-30 fiori per infiorescenza. L’esemplare della prima foto in alto, quest’anno, ha prodotto 11 nuovi getti con circa 300 fiori.

Pregi e limiti
I collezionisti brasiliani, noti per le loro puntigliose collezioni mono specie, con tutte le varietà possibili, non apprezzano molto Guarianthe bowringiana perché trovano in lei una gamma limitata di varietà. Questo non è completamente vero, seppur limitatamente, le varietà e/o forme di questa specie sono presenti, e sono molto utili per importanti ibridazioni.
Sir Jeremiah Coleman, precursore degli ibridi coerulei nelle Cattleye, ha ottenuto buoni risultati con cloni coerulei, lilacini e violacei di G. bowringiana.

Gli ibridi
022Cattlianthe Portia Coerulea ‘Sir Jeremiah Colman’
Cattleya bouringiana è presente in ibridazioni famose e le sue caratteristiche hanno contribuito alla creazione di veri campioni. Famosi sono Cattlianthe Portia (C. bowringiana x C. labiata), registrato da James Veitch nel 1897 e Cattlianthe Porcia, incrocio fra C. bowringiana x C. Armstrongiae (Hardyana x loddigesii), registrato da H.G. Alexander nel 1927. Entrambi hanno ricevuto molti premi dalla RHS e dalla AOS.

Cattlianthe Porcia ‘Cannizaro’ ha ricevuto AM dalla RHS nel 1936 e dalla AOS nel 1951 ed un FCC/AOS postumo, nel 1988.
Guarianthe bowringiana ha contribuito egregiamente a tante altre ibridazioni fra le quali: Cattleytonia Rosy Jewel (x Broughtonia sanguinea), Brassocattleya Maikai (x Brassavola nodosa), e Cattleya Barbara Kirch (x Cattleya aurantiaca).

Qualche nota colturale
Anche se Guarianthe bowringiana è assai facile da coltivare, onde evitare che l’eccesso di sicurezza faccia compiere errori fatali è bene conoscere le sue esigenze fondamentali.
A causa della particolare conformazione degli pseudobulbi a base bulbosa, compattata e senza rizoma, il momento più critico per questa specie è il rinvaso: l’assenza di rizoma crea problemi nelle divisioni (è facile incidere la parte bulbosa), pertanto è utile porre molta attenzione nell’effettuare i tagli.
L’intervento di rinvaso e divisione va fatto all’inizio della fase vegetativa (primavera), appena si scorgono le nuove radici alla base degli pseudobulbi.
Il rinvaso va fatto con bark grosso, mescolato con poca torba di sfagno, avendo cura di non coprire le basi bulbose che potrebbero marcire. Per il resto va coltivata come le altre Cattleye: buona luce, ambiente umido e ventilato, composto umido ed un lieve rallentamento invernale delle annaffiature.

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Se Atene piange, Sparta non ride

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Ecco – direte – il solito rompi balle che continua a dispensare “J’accuse” pubbliche, senza guardare ai propri errori.
Abbiate la cortesia di leggermi, poi per me scenderà l’oblio ed il mio rapporto con l’associazionismo si limiterà a sporadiche e selezionate frequentazioni, la mia avventura di orchidofilo continuerà da “LIBERO COLTIVATORE AMATORIALE” con diritto di pensiero e di parola, sale della democrazia.

Per chi ha ‘masticato’ un po’ di storia dell’antica Grecia, sarà buon gioco ricordare lo splendore della democrazia ateniese, che, seppur guidata da una piramide oligarchica, sapeva far tesoro della collaborazione di una folta schiera di consiglieri (Pericle fu uno dei massimi esponenti). La fine di questo periodo di buon governo coincise con la guerra del Peloponneso e contro Sparta, emblema della più squallida dittatura militare dei quel periodo storico.

I fatti di Vistorta
L’ultima esperienza e gli assurdi avvenimenti materializzatisi nel mondo delle orchidee attorno alla mia persona, sono l’espressione plastica dell’aforisma in titolo a questo post: con le dovute differenze, nell’Associazione con sede nei locali di una azienda agricola del pordenonese, si è percepita a più riprese la malcelata incompatibilità fra il concetto di governo democratico dei processi, e l’esercizio autoritario e dittatoriale del potere.

E-Mail
Per questi motivi desidero rendere pubblica la e-mail che a suo tempo inviai a diversi orchidofili (non tutti in quanto non ero in possesso completamente delle e-mail), che su mio invito avevano deciso di aderire a quella bella idea, qualificata con il mio slogan: nati per “UNIRE”.
Da allora si sono accavallate azioni inqualificabili, attivate da un manipolo di persone che, ora è tutto chiaro, non gliene fregava nulla della grande idea; a loro bastava Vistorta con annessi e connessi.

Il capolavoro “SPARTANO” si è materializzato con quell’assemblea (eufemismo) convocata alle 19 di sera della vigilia dell’evento di Schio, a Vistorta (Azienda agricola di proprietà dei Brandolini e sede provvisoria (?) dell’Associazione), dove prestano la loro opera a vario titolo, tre dei dirigenti dell’Associazione: in buona sostanza tale operazione – con il senno del poi – si rese a loro necessaria per normalizzare uno stato di totale incompatibiltà (consiglio all’evidenza decaduto), e per “cacciare” le uniche voci dissenzienti, rimaste ad ostacolare il loro fulgido cammino verso la dittatura spartana.

A dare aspetto ancor più sinistro alla congiura perpretata, il giorno dopo si è visto dalle parti di Schio, qualche esponente di quel manipolo (per capirci, quello che non voleva le mie piante in mostra), muoversi in solitaria con faccia cerea, reduce da quello che non può non far venire in mente Dante nel canto XXXIII dell’inferno, “ove tratta di quelli che tradirono coloro che in loro tutto si fidavano, e coloro da cui erano stati promossi a dignità e grande stato”
(Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo)

Analisi del canto
Il racconto del conte Ugolino – versi 1-78
Canto 33, Priamo della Quercia (c.1403–1483)
«…La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’ capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto.
Poi cominciò… »
Ora quel manipolo si aggira nei paragi di una sperduta landa, senza alcuna futura prospettiva di esistere realmente, buon per loro. Per me l’incubo è finito.

Il testo integrale della e-mail

Care amiche ed amici orchidofili,
sono il fondatore della FIO, nata a Pordenone nei primi giorni di marzo del 2016. Sì è vero, alla nuova Associazione hanno contribuito anche altre persone, ma alla sua gestazione, pochi hanno dedicato anima e corpo (avrò modo di nominarli e di ringraziarli in altra sede), quindi la considero una mia creatura.
Per questo motivo ho la necessità di iniziare insieme voi, un dialogo nel merito di quanto sta succedendo in quella che sarebbe dovuta essere una nuova “casa” per gli appassionati delle orchidee.
Di recente avete ricevuto una mail, bene impostata (sicuramente c’è la mano di un avvocato), nella quale, senza esplicitarlo con la dovuta chiarezza, si annunciano provvedimenti disciplinari (sì avete capito bene), si intima di non dar retta a tutto quello che non passa per le “forche cauduine” dei “capi dirigenti”, vi si invita a non dar retta alle notizie “false e tendenziose” che appaiono su certe pagine personali non autorizzate e si promette che a breve tutto andrà per il meglio.
Preciso che la pagina su Fb. a cui la missiva allude è titolata “Tribuna della Federazione Italiana Orchidee”, ma non contiene notizie false né tanto meno tendenziose. E’ un mio sacrosanto diritto di libera espressione del pensiero, punto!

Ebbene, a quanto si può evincere “il terrorista da lapidare”, sono io e mi si imputano gravi colpe, tali da essere espulso “inaudita altera parte” dalla Associazione che ho fondato.

Uno pensa: hai rubato, oppure hai preso a pugni qualche mal capitato, o magari hai trafugato qualche pianta e sei stato colto in fragranza, sì perché l’espulsione del fondatore di una associazione amatoriale è una novità assoluta nel firmamento orchidofilo italiano, mai si era osato tanto, prima! Sicuramente ci devono essere dei gravi motivi.

Le mie gravi colpe

Peggio, care amiche ed amici orchidofili, ho fatto di peggio; mi sono permesso di accettare l’invito personale del Comune di Schio a partecipare alla mostra di fine settembre, senza chiedere l’autorizzazione al Presidente e questa grave colpa è stata oggetto di “accalorata” discussione in un consiglio direttivo all’uopo convocato a Maserada sul Piave, conclusosi con le dimissioni di 5 consiglieri.
Altre colpa grave da espulsione è stata la mia proposta di spostare la sede dell’Associazione.

Ho anche commesso un grave “oltraggio” al consiglio direttivo, quando ho proposto che si presentasse dimissionario, per dare, visto il grande numero di adesioni, la parola ai soci.

L’ho messa giù con un po’ di ilarità, ma proprio non riesco a capire cosa sta succedendo ed allora cerco di sdrammatizzare quella che mi appare come una grottesca avventura Kafkiana.

Le mie scuse.

Innanzitutto sento il bisogno di scusarmi per avervi in varie occasioni, invitati ad aderire economicamente (diventare soci) alla nuova Associazione. Perdonatemi, ci credevo ed ancora ci credo, ma le idee camminano con le gambe degli uomini. Quello che doveva essere un gruppo dirigente innovativo (io sono rimasto fuori in segno di altruismo), ha dimostrato di non esserlo (i fatti contingenti lo testimoniano).

Non tutto il Consiglio si è appiattito su posizioni sterili, una voce fuori dal coro si è sentita a più riprese ed è una di quelle voci che pesano, ma pure lui è sotto inquisizione, la manovra politica è già in atto: assemblea straordinaria e rinnovo anticipato delle cariche e zzzacchete, fuori due!

Attività e strategie

E’ successo di tutto e di più; invece di plasmare una Associazione snella, dinamica, attiva e unificante, ne è venuta fuori una scatola chiusa attenta a interdire piuttosto di aprire: tanto per fare un esempio, per rendere pubblica qualsiasi notizia (foto post su sito internet, rivista), serve la supervisione ed il consenso del Presidente.

Il mio ruolo di sprone esterna.

Nella buona sostanza in questi pochi mesi di attività ho sempre cercato di evidenziare le gravi lacune, purtroppo la reazione è stata immotivatamente grintosa e di negazione. Sotto l’aspetto politico ne è venuto fuori un casino enorme: dimissioni, date, ritirate, forse per poter attuare la “congiura” delle mie espulsioni. Pare che siano in arrivo altre dimissioni pilotate (odore di sindacato), la “strana convocazione di una assemblea straordinaria dei soci con all’Odg, comunicazioni del Presidente (forse si dimetterà) e successivo rinnovo delle cariche, anche questo passaggio organizzativo, non essendo in scadenza, deve prevedere le dimissioni della maggioranza dei membri effettivi.

Bene, direte, finalmente noi soci faremo valere le nostre idee, certo è vero, ma non sarà così… allora dove sta il “trucco” politico?
Trucco? Beh! Una convocazione in seconda battuta, quella buona, alle sette di sera di un fine settembre (vigilia della mostra di Schio), con location la sperduta Vistorta sede della omonima Azienda Agricola, non consente grossa partecipazione, il resto deducetelo voi.

Appello.
Chi mi conosce sa quanto sia trasparente e totale il mio impegno nell’ambito dell’associazionismo orchidofilo, con voi, il tempo e la passione hanno cementato un rapporto che va oltre qualsiasi oltraggio alla mia condotta.

A tutti chiedo solamente un attimo di riflessione: perché sta succedendo tutto questo? Gelosia? Voglia di smodata rivalsa? Resa dei conti che nulla ha a che fare con la passione? Cos’altro cova sotto le ceneri di un piccolo fuoco spento con caparbietà ancor prima che riuscisse a scaldare gli animi? In tal senso risuona sinistra una frase udita nel consiglio di Maserada: “muoia Sansone insieme ai suoi Filistei”.
E’ questo che si vuole a Vistorta il 23 Settembre sera?
Spero di no, ma i margini sono molto stretti e non passano certo per la “VIA-STORTA”.
Fra le tante imputazioni mi si è anche intimato di non usare i vostri indirizzi di posta elettronica, questione di privacy si è detto, ma io rivendico altresì il diritto di socio a poter comunicare con altri soci, per altro gli indirizzi sono di dominio pubblico: chi di voi non desidera ricevere altre notizie mi faccia un cenno.
Gradirei anche ricevere le vostre opinioni e le vostre proposte per uscire da questo pantano.

Grazie per la vostra pazienza, speriamo di poterci incontrare per parlare o per guardare le nostre piante fiorite: non c’è mai una notte tanto lunga da non mostrarti l’alba.
Cordialmente.
Guido De Vidi.