Retroscena: Qualche visitatore presente ha aggiunto ulteriore ironia al titolo: “almeno ci fosse stata la birra… mancava anche il bar!”
In questi giorni a Parigi – dentro una tensostruttura (tendone da sagre) – si è consumata una grave, e incomprensibile “mise en place” – dello stato di crisi in cui si trova l’orchidologia europea e italiana nello specifico. Per dirla tutta: l’Italia orchidofila spaccata in due, tre o forse quattro fazioni, sotto il tendone (chic) dell’EOC parigina.
Si son viste “cose turke”: neo giudici da armata brancaleone, ingnoranti, senza storia e senza esperienza di coltivazione, a giudicare anche le orchidee della loro fazione (si racconta di maldestri comportamenti a dir poco partigiani), alla faccia della nobile storia dei veri giudici internazionali presenti.
Venditori italiani di cassette o cestini in legno che dir si voglia in un contesto di promiscuità indecente (tavolo assegnato all’esposizione) ad ostentare la loro bravura, messa inpietosamente a confronto con le miserie della “moglie” appena ripudiata. Sullo sfondo si intravvedeva anche qualche zombie di matrice italiana che cercava di accreditarsi alla corte di un’EOC, ormai allo sbando e privata di quell’indispensabile blasone che un tempo le garantiva autorevolezza.
A sinistra una foto di gruppo dell’EOC 2006 di Padova, coordinato dall’AIO. In quell’occasione Orchids Club Italia ebbe molte soddisfazioni.
Sto dipingendo un quadro troppo impietoso? Direi di no, una strana impressione di “Déjà vu” aleggia sopra i cieli dell’Associazionismo orchidofilo italiano, continuamente offuscati da nuovi personaggi in cerca d’autore che scalcitano.
La storia che con 35 euro si può far parte direttamente e a pieno titolo dell’Orchidologia Europea, segna la fine del livello nazionale, Italiano nel nostro caso. Poco male, si dirà, il guaio è che non esiste un livello europeo autorevole, ma semplicemente un comitato d’affari in profonda crisi, al punto che a Parigi non è nemmeno riuscito a deliberare l’ovvio e indispensabile: la candidatura di un Paese europeo per l’EOC del 2024.
Avrà l’Italia orchidofila, la forza di risollevarsi? Tante sono le incognite.
Almeno un po’ di autocritica postuma avrebbe mitigato la figuraccia; per usare una metafora calcistica è come se al campionato europeo di calcio, l’Italia si fosse presentata in campo con due squadre, l’una contro l’altra.
Viva l’Italia, quella vera, che a Parigi non c’era!
Guido