Brassavola nodosa, sensualità e femminilità

Brassavola nodosa, chiamata comunemente “La signora della notte” perchè profuma solamente al buio. Chissà quali emozioni sensuali provò Takaschi Kijma quando fotografò i suoi fiori, forti di sicuro per averle immortalate nel suo libro “Wonders of Nature”
Takaschi Kijma, grande interprete della fotografia artistica, sempre rivolta esclusivamente alla bellezza ed al fascino femminile, dedicò eccezionalmente una rassegna fotografca alle orchidee, proprio perchè ravvisò in loro, la stessa sensualità.
Brassavola nodosa ne è l’emblema.

Nelle foto che seguono potete vedere una giovane pianta nella mia serra, sistemata su zattera; notate la differente disposizione dei giovani pseudobulbi, rispetto alla vecchia vegetazione, a seguire, un’altra coltivata in vaso.

Brassavola nodosa (L.) Lindley 1831
Alcuni documenti certificano che fu proprio questa specie la prima orchidea tropicale ad essere coltivata in Europa: fiorì per la prima volta ad Amesterdam nel 1615.
C. Linnaeus, con la sua introduzione del sistema binominale nella nomenclatura biologica, nella prima edizione di “Species Plantarum” descrisse la pianta come Epidendrum nodosum
In quel libro descrisse 62 specie di orchidea di 8 generi diversi, la nostra Brasavola nodosa è stata considerata come specie tipo del genere Epidendrum. Solo nel 1831 fu trasferita nel nuovo genere Brassavola, creato dal botanico R. Brown nel 1813 in onore del Dr. Antonio Musa Brassavola (o Brasavola), Antonio Musa. (fonti Wikipedia) – nato a Ferrara il 16 gennaio 1500, morto ivi il 6 luglio 1555, naturalista e medico, allievo di Niccolò Leoniceno e di Giovanni Manardi, fu poi professore universitario a Ferrara, dove ebbe tra i discepoli Gabriele Falloppio. Contribuì a rendere l’Università di Ferrara centro europeo di studi naturalistici e botanici. Compilò un’importante opera, l’Examen omnium simplicium medicamentorum (1536), dove recuperò le conoscenze botaniche degli antichi e superò le medesime in nome dell’esperienza. Si trasferì a Roma, al seguito di Paolo III, nel 1543. Si avvalsero delle sue cure Francesco I di Francia, Carlo V, Enrico VIII d’Inghilterra.
Brassavola nodosa (L.) Lindley 1831
Il nome del genere (come riportato nel paragrafo precedente) è stato dato in onore a Antonio Brassavola, medico e naturalista all’Università di Ferrara (1500 – 1555, ma altri testi riportano n. 1490 e m. 1570; allora l’anagrafe era un’opinione).

Ercole II, duca di Ferrara, lo condusse con sé nei suoi viaggi, specie in Francia. Il re di Francia Francesco I gli aggiunse il nome di Musa, alludendo ad Antonius Musa, medico dell’imperatore Augusto, e lo nominò suo medico; lo stesso onore gli fu accordato da Carlo V, Enrico VIII e diversi Papi.
Al ritorno a Ferrara fondò un giardino botanico che diresse fino alla sua morte.
Tra i suoi allievi si annoverano grandi studiosi e anatomisti, tra cui Falloppio (notizie attinte da una annotazione di Roberta Cecchini).
Brassavola nodosa, generalmente fiorisce in estate/autunno.
E’ un’ orchidea epifita e/o litofita di medie dimensioni a sviluppo simpodiale. Si struttura con dei corti pseudobulbi cilindrici e foderati, all’apice dei quali crescono singole foglie tereteformi, solcate ed acuto-apiculate. Gli pseudobulbi di recente maturazione formano pannicoli di 6-8 fiori bianchi, a volte con la gola del labello maculata di color marrone, che emanano un piacevolissimo profumo notturno, simile alla fragranza degli agrumi.
Il suo periodo di fioritura può variare in funzione delle condizioni di coltivazione e quindi sistemando più piante in posizioni diverse si possono goderle fiorite per più mesi.
Questa specie botanica è endemica nel Messico, nel Venezuela, e nel Brasile, dal livello del mare fino a circa 500-600 di altitudine; cresce sugli alberi (radici della mangrovie) e sulle rocce.

In coltivazione richiede molta luce, sopporta temperature elevate e durante il suo periodo vegetativo ha bisogno di molta umidità (deve accumulare liquidi e cibo utili anche nel suo periodo di riposo secco) per portare a maturazione gli pseudobulbi e per poter fiorire.
Quando arriva il periodo di riposo le radici smettono di svilupparsi e bisogna quindi, dapprima rallentare e per un breve periodo anche sospendere le bagnature onde evitare la marcescenza ed entropizzazione dell’apparato radicale stesso. Brassavola nodosa, gradisce clima da serra calda con abbondanza di luce.
E’ un’ orchidea molto duttile e si presta ai vari sistemi di coltivazione, su zattere di sughero o tronchetti di legno duro, piuttosto che su cestini di legno oppure su vasi con composti drenanti (bark e sfagno); la scelta va fatta in funzione dell’ambiente in cui si coltiva.

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