Quest’edizione primaverile del Flormart-Miflor ha raggiunto quasi i 25000 visitatori con un incremento del 30% rispetto alla passata edizione, che dava segni di particolare staticità
Leggendo complessivamente i numeri, sembra che l’abbinamento con l’esposizione orchidofila Europea abbia pagato.
Analizzando settorialmente le presenze, non appare chiaro quale delle due manifestazioni è di traino.
I visitatori paganti entrati dall’ingresso EOC sono stati 7000, i rimanenti 18000 sono entrati dagli ingressi Flormart-Miflor con Card gratuite o ridotte e/o biglietto specifico.
Probabilmente i visitatori che per comodità chiamiamo “Flormart” sono arrivati a Padova con l’intento di vedere anche le orchidee, ma per una macchinosa separazione sono dovuti transitare dagli ingressi Flormart.
Questa paradossale separazione, che fisicamente dava la sensazione delle barriere carcerarie di “Guantanamo” ha prodotto l’inevitabile effetto imbottigliamento: i visitatori dei padiglioni Flormart, a differenza degli “orchidofili” ai quali non era consentito migrare, avevano il diritto di transitare anche nel padiglione delle orchidee.
Domenica 19 febbraio, ultima e classica giornata dei “saldi di fiera”, i visitatori sì son riversati tutti nel padiglione delle orchidee, creando un girone Dantesco indescrivibile sotto tutti gli aspetti, non ultimi quelli della pubblica sicurezza: la security della Fiera, tanto solerte in altri casi, in questa circostanza non si è vista.
Nel padiglione n° 6 non sono mancate neanche le decisioni folcloristiche, siamo in carnevale ed ogni scherzo vale: venerdì, notte tempo sono state tolte sedie e tavoli predisposti in due spazi liberi, si pensa che tale azione sia stata partorita dagli organizzatori per evitarne l’uso indebito a quei quattro scalcinati di Orchids club.
Viene in mente lo “Sceriffo” Gentilini ex Sindaco leghista di Treviso, quando anni fa fece togliere le panchine dai giardini pubblici per impedire agli extracomunitari di sedersi nei pressi della stazione ferroviaria.
Il risultato evidente di quest’azione è stato solamente quello di far giustamente bivaccare qua e la, gruppi di persone stanche, a volte anche sedute per terra.
La coreografia di base dell’esposizione, commissionata ad un’azienda del settore è stata curata con capacità, ad ogni modo, il tutto sarebbe stato più fruibile se le isole espositive fossero state indipendenti. A detta di molti, la parete finale che relegava le associazioni in una specie di astanteria, poteva non esserci.
Complimenti per le luci.