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Categoria madre del blog: giorno per giorno con le orchidee, diario di un appassionato.

Parliamone insieme

Domande e risposte utili a tutti

Nei commenti di un vecchio post del 2004, che descrive il Paphiopedilum callosum, l’amico Salvo chiede:

Ciao a tutti,
è possibile che finita la fioritura sullo stesso stelo maturi un secondo bocciolo?
…dimenticavo..Il periodo più indicato per rinvasare questa specie?

Paphiopedilum callosum (Reichb. f.) Stein
Collezione: Guido De Vidi – foto 24.06.06 – diritti riservati.

Il Paphiopedilum callosum, insieme al P. barbatum ed al P. lawrenceanum è raggruppato nella sezione “barbata”, che a sua volta Braem suddivide in diverse sottosezioni (Barbata, Chloraneura, Loripetalum, Planipetalum).
Le specie della sezione barbata sono molto simili tra loro e fra le altre caratteristiche comuni hanno anche quella di presentare occasionalmente un secondo fiore sullo stesso stelo (vedi foto sopra).
Come si può notare nella foto, dalla stessa guaina dove è attaccato l’ovario del primo fiore, contemporaneamente si forma un prolungamento dello stelo all’apice del quale ne compare un secondo, che rimane dormiente e chiuso.
Il secondo fiore si apre quando il primo è vetusto oppure impollinato (una specie di possibilità riproduttiva di riserva).
Il motivo di questa particolarità va forse ricercato nelle condizioni ambientali di endemicità delle varie specie (ad esempio, il P. barbatum nella mia collezione non ha mai presentato il secondo fiore)…sarà mia cura approfondire questo aspetto assai interessante.
I mesi ideali per rinvasare questa specie di Phapiopedilum sono: Marzo ed Aprile, in Maggio e Giugno, se sono forza a fiore è meglio non toccarla…attenzione a non danneggiare le radici integre durante le operazioni.

Rhyncholaelia digbyana

Una scoperta molto fragrante

Qualche sera fa a casa mia, complice la calura estiva che ci ha colto di sorpresa, si è deciso ci cenare all’aperto sotto l’ombreggiante sistemato davanti alla serra delle orchidee. Forse il buon menù, magari anche la musica soffusa e rilassante, certo è che il buio ci ha sorpresi ancora con i piedi sotto il tavolo. Direte voi: Che centra “Lucullo” con le orchidee? – Centra perché eravamo vicini all’ingresso aperto della serra, dal quale con l’avanzare dell’oscurità usciva sempre più intensamente una fragranza di agrumi e lilium.
La percezione di quel piacevole aroma si andava facendo sempre più intensa, tanto da invitarci a scoprirne la provenienza. Appena dentro, appesa in alto c’era una bella Rhyncholaelia digbyana fiorita,…la fragranza proveniva tutta dai suoi fiori. Siamo rimasti molto affascinati, e sorpresi, soprattutto gli ospiti increduli che un fiore potesse emanare un aroma così intenso.
Rhyncholaelia digbyana, particolare del fiore
Rhyncholaelia digbyana [Lindley]Schlecter 1918
Origine del nome di specie: in onore di Digby’s Beaked, orchidofilo inglese del diciannovesimo secolo (1800).
Sinonimi:
Bletia digbyana [Lindley]Rchb.f 1861 – Brassavola digbyana Lindley 1846 – Brassavola digbyana var fimbripetala [Ames] H.G. Jones 1962 – Cattleya digbyana hort. ex Gentil – Laelia digbyana [Lindley]Benth. 1880 – Laelia digbyana var fimbripetala Ames 1932 – Rhyncholaelia digbyana fimbripetala [Ames] Hawkes 1964
Per molto tempo questa specie è stata classificata come membro del genere Brassavola, con cui per altro condivide soltanto qualche caratteristica morfologica: antera, colonna ed ovario molto prolungati.
Questa orchidea epifita è endemica della penisola dello Yucatan, Belize, Honduras, parte del Guatemala e stati messicani di Campeche, nord-est dello Yucatan e regione del Quintana Roo, specialmente a Cancun, città affacciata sul Mare nel Messico orientale.
Si racconta che a Cancun, sulle rive collinose piegate verso il mare, le colonie di Rhyncholaelia digbyana siano tanto estese da essere considerate “piante infestanti”.

La struttura vegetativa e morfologica di quest’orchidea, ricorda le Cattleyae e ancor di più le Laeliae.

Rhyncholaelia digbyana collezione Guido De Vidi – foto 16.06.06
Si sviluppa in forma simpodiale con pseudobulbi (alti 20 – 30 centimetri), carnosi, allungati e relativamente appiattiti, con una sola foglia apicale molto spessa di colore grigio verde a volte con vaghe zone rosse o porpora.
Il periodo di fioritura varia da Maggio ad Agosto, in qualche cultivar si possono anche ottenere più fioriture progressive durante l’anno.
I fiori solitari color verde mela tendente al crema, sono molto decorativi e relativamente grandi (fino a 10 – 13 centimetri).
La caratteristica inconfondibile di quest’orchidea è indubbiamente la struttura dei suoi fiori e specialmente del labello, bianco con la gola verde ed il bordo esterno tutto vistosamente fimbriato.
Esiste una varietà, che presenta anche i petali parzialmente fimbriati ed è abbastanza rara: Rhyncholaelia digbyana var fimbripetala.
Altra particolarità di Rhyncholaelia digbyana è l’intenso profumo notturno dei suoi fiori.
La fragranza notturna dei fiori di quest’orchidea è un mixer fra il profumo degli agrumi e quello più dolce dei Lilium.
I fiori di questa specie sono fra i più profumati della mia serra; ti catturano e quando ti allontani da loro, dopo una prolungata “sniffata” devi ritornare ancora, tanto è piacevole la sensazione: pensate quanto forte è l’attrazione per i loro pronubi impollinatori, che sono le farfalle notturne.

Brevi note colturali
Rhyncholaelia digbyana è considerata pianta facile da coltivare, ma spesso i venditori si dimenticano di porre l’accento sulla difficoltà a farla fiorire in coltivazione.
In natura questa specie trova il suo ambiente di sviluppo vivendo da epifita sui cactus, in zone molto luminose e caratterizzate da periodi di siccità prolungata: in coltivazione nelle nostre zone temperate è molto difficile dare tanta luce, soprattutto durante la stagione invernale e quindi dura molta fatica a farla fiorire fiorire.
Ad ogni buon conto provar non nuoce, può essere coltivata sia in vasi, che su cestini o zattere: importante garantire quanta più luce possibile e decise asciugature fra le bagnature.

Le modalità di nutrimento possono rientrare nella norma prevista per le Cattleyae: estate 20.20.20 ogni 15 giorni (un grammo di fertilizzante solubile x litro d’acqua), dosi che vanno ridotte a metà nella stagione invernale.

Ibridazioni
All’inizio di questa scheda si è scritto che questa specie, già nota con il nome di Brassavola è stata trasferita nel genere Rhyncholaelia, ad ogni buon conto il vecchio appellativo va ancora tenuto in mente quando ci si trova alla presenza di ibridi intergenerici perché sono moltissimi i discendenti di questa specie registrati con la “B” di Brassavola – Bc. (Brassocattleya) e Blc. (Brassolaeliacattleya). Chissà quale botanico troverà il coraggio di modificare i nomi di migliaia di ibridi fra i quali, uno dei più famosi è senza dubbio Blc. Ports of Paradise
Questo ibrido è stato ottenuto incrociando: Blc. Fortune x Rhyncholaelia digbyana (1970).
Blc. Fortune discende a sua volta da 4 specie di Cattleya: (C. bicolor, C. dowiana, C. eldorado e C. warszewiczii) e da 2 specie di Laelia (L. tenebrosa e L. xanthina).

Ascocentrum curvifolium

Una specie molto solare
Pianta fantastica, esemplare da esposizione…da far impazzire i giudici.
Questa orchidea sarà presto esposta a Salzano VE in occasione della locale festa popolare dove il nostro Club collaborerà con gli amici delle piante carnivore.

Ascocentrum curvifolium – Collezione Guido De Vidi – foto 31.05.06 – Diritti riservati

Ascocentrum curvifolium (Lindl.) Schlecter 1913
Ascocentrum rubrum (Lindl.) Seidenf. 1988
Gastrochilus curvifolius O.Ktze. 1891
Saccolabium curvifolium Lindley 1833
Saccolabium miniatum Hooker not Lindley 1862
Saccolabium rubrum Lindley 1828

Tribù: Vandeae
Sottotribù: Sarcanthinae

La specie, scoperta nel Nepal è stata descritta con il nome di Ascocentrum curvifolium, nei primi anni del diciannovesimo secolo, ma è stata inviata in Europa al Dr. Wallich molti anni prima. J.Lindley forse la descrisse per la prima volta, nel 1833 con il nome di Saccolabium curvifolium.
Ascocentrum curvifolium è certamente la specie più rappresentativa del genere, anche se nelle collezioni non è molto frequente poterla ammirare.
Il colore molto luminoso (arancio o rosso/rubra) dei fiori, rende questa specie molto ricercata per le ibridazioni intergeneriche: le Vandaceae ibridate con A. curvifolium producono discendenti con piante molto più piccole e compatte rispetto alla dimensione del genitore Vanda, ma con i fiori grandi come quelli delle Vanda e spesso con la luminosità di quelli dell’ A. curvifolium.
Recentemente la varietà a fiori rossi è stata separata daA. curvifolium ed ora è da considerarsi specie distinta con il nome di: Ascocentrum rubrum.
Il fogliame lungo e ricurvo è la caratteristica evidente di A. curvifolium, ma ciò nonostante questa specie è stata spesso confusa con A. garayi che, seppur anch’essa con le foglie tronche e seghettate in punta, quest’ultime sono più corte, rigide e tozze.
E’ un’orchidea epifita a sviluppo monopodiale, predilige temperature calde e molta luce (in serra va tenuta nella parte più alta con pochissima ombreggiatura).
Fiorisce in tarda primavera. Consiglio di coltivare questa specie su cestini con asticelle di legno, substrato di bark grosso e sfagno (lo sfagno assume importanza nella prima fase di crescita della pianta).
A. curvifolium non richiede particolari periodi di riposo. Ad ogni modo tenuto conto che va collocato nella parte più calda, luminosa e secca della serra, richiede bagnature abbondanti soprattutto durante la fase vegetativa.
Attenzione alle bagnature invernali, le basse temperature ed il ristagno d’acqua producono marcescenze
Leggete anche questo post per vedere gli sviluppi dell’esemplare.

Aspettando il libro di Lance A. Birk

Sale la febbre in Orchids Club per l’attesa del libro “Paphiopedilum Growers Manual” di Lance A. Birk

Soprattutto l’amico Graziano sta facendo incetta di Aspirina e Tachipirina per tenere sotto controllo la sua “febbre da Paphiopedilum” ed aspetta con ansia l’arrivo del (Manuale del coltivatore di Phapiopedilum)…dobbiamo chiedere all’autore di fargli una dedica molto particolare.
Scherzi a parte, il genere Paphiopedilum continua ad affascinare moltissimi appassionati di orchidee e li tiene in continua tensione per le sue ricorrenti modificazioni ed implementazioni.

Questo post coglie il pretesto dell’incertezza tassonomica di una nuova specie (Paphiopedilum anitum) per avviare un dialogo (senza pretese scientifiche) conoscitivo sulle diversità e su come sono evidenziate dai tassonomi.

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