Il genere Laelia comprende oltre a piante grandi come la Laelia purpurata o la Laelia crispa anche piante di dimesioni più contenute.
La maggior parte di queste “miniature” fanno parte delle cosiddette Laelie rupicole ma si trovano anche piante di dimensioni accettabili nel sottogenere Hadrolaelia o nel sottogenere Microlaelia.
Le necessità culturali variano da specie a specie però tutte necessitano una buona illuminazione (le rupicole soprattutto perchè altrimenti nn fioriscono) e una ottima ventilazione. per fare una divisione si può dire che le Hadrolaelia (cioè Laelia pumila, dayana, jongheana, praestans e alaorii) e la Laelia lundii (Microlaelia) gradiscano una maggior umidità e si accontentano di un po’ meno luce (uguale a quella per le Cattleya) mentre le rupicole e la Laelia sincorana necessitano di tanta luce (molta più delle cattleya, quasi come le vanda) e una umidità leggermente minore.
Laelia longipes Rchb.f 1863
Io coltivo sia le rupicole che le Hadrolaelia su zattera, in posizione molto luminosa. Alcune rupicole inoltre se ricevono la giusta luce si colorano di rosso.
Generalmente le rupicole sono più difficili da mantenere, mentre le hadrolaelia sono più facili. Le prime infatti vengono da habitat con condizioni estreme e si sono adattate a una vita dura, perciò spesso le troppe cure le uccidono.
Alcune specie piccole e teoricamente adatte a orchidari ben illuminati possono essere:
Microlaelia: Laelia lundii.
Hadrolaelia: Laelia pumila, Laelia dayana, Laelia praestans, Laelia sincorana.
Laelia rupicole: Laelia liliputana, Laelia reginae, Laelia longipes, Laelia fournieri, Laelia millerii.
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Cattleya walkeriana, piccola e famosa
Un’affascinante Cattleya, profumata ed estremamente variabile nelle tonalità cromatiche dei fiori
Cattleya walkeriana è l’unica del genere a potersi fregiare di un’associazione nata esclusivamente in suo onore. L’associazione raggruppa studiosi ed orchidofili del Brasile, paese originario della specie e del Giappone, che conta numerosi coltivatori trapiantati in terra Brasiliana. Le motivazioni di tanto successo sono molteplici, una per tutte è la gran varietà di forme e colori, che non trovano riscontro in altre specie dello stesso genere.
Collezione Guido De Vidi

Nella foto a sinistra: Cattleya walkeriana var. coerulea.
Alla Cattleya walkeriana sono stati dedicati libri e recensioni in molte riviste scientifiche, ma ciò nonostante è difficile trovare testi corredati di fotografie a testimonianza delle molteplici varietà esistenti.
Questo lavoro lo potranno fare soprattutto i collezionisti Brasiliani in quanto fortunati abitatori dei siti endemici di questa orchidea e sarà molto utile all’intera comunità degli appassionati orchidofili di tutto il mondo.
Scheda
Cattleya walkeriana Gardner 1843 Subgen Rhizantha
Sinonimi: Cattleya bulbosa Lindley 1847- Cattleya gardneriana Rchb.f 1870; Cattleya princeps B.Rod. 1877 – Cattleya schroederiana Rchb. f. 1883 – Cattleya walkeriana var. bulbosa (Lindl.) Fowlie 1977 – Cattleya walkeriana var. princeps
Orchidea epifita a sviluppo simpodiale originaria del Brasile, vive sugli alberi lungo i fiumi a circa 2000 metri d’altitudine.
Cenni storici
Eravamo a cavallo degli anni 1839 e 1840 quando George Gardner (botanico inglese del diciannovesimo secolo) visitando la zona diamantifera brasiliana Minas de Gerais, stato del Brasile situato nella regione geografica del Sudeste, con capitale Belo Horizonte, scoprì una piccola orchidea sugli alberi, ai margini di piccoli affluenti del Rio das Velhas e Sao Francisco.
Gardner descrisse dettagliatamente questa nuova specie chiamandola Cattleya walkeriana in omaggio al suo assistente e compagno di viaggi: Edward Walker.
La descrizione scientifica di questa nuova specie fu pubblicata in “London Journal of Botany 2: 662”, nel 1843.
Successivamente, nel 1847, Lindley inviò al registro botanico, una nuova descrizione di una specie botanica similare, chiamandola però, Cattleya bulbosa. La sua nuova descrizione non ottenne molti consensi ed ora è ampiamente accettata come sinonimo della Cattleya walkeriana. Oggi l’epiteto bulbosa è usato per identificare una sottospecie con pseudobulbi più piccoli e più rotondi della specie tipo.
Ancora più tardi, nel 1877, Rodriguez Barbosa in “generi et specie Orchidearum Novarum” descrive come nuova specie, un’orchidea molto simile alla walkeriana, chiamandola Cattleya princeps, ora relegata pure questa a sottospecie. A supporto della tesi di Barbosa va detto però, che quella descritta da lui vive in areali differenti e fiorisce in epoca diversa rispetto all’esemplare tipo.
Particolarità biologica della Cattleya walkeriana.
Collezione Guido De Vidi

Cattleya walkeriana, insieme alla Cattleya nobilior entrambe appartenenti al gruppo “C. walkeriana” sono le uniche specie a produrre anche infiorescenze basali. In certi casi alla base dell’ultimo pseudobulbo maturo, spunta una nuova vegetazione, che crescendo, invece di strutturarsi in forma di pseudobulbo con foglia/e apicali, produce un peduncolo con uno o più fiori.
Questa particolarità si manifesta nelle varietà “bulbosa e princeps”, mentre la specie tipo forma i peduncoli in piccole guaine apicali dei giovani pseudobulbi maturi.
La maggior parte delle varietà fiorisce nel periodo estivo, mentre la“princeps” a fine autunno inizio inverno Europeo.
Struttura
La pianta presenta pseudobulbi relativamente corti (5 – 10 centimetri d’altezza), cilindrici, fusiformi, molto vicini l’uno all’altro e posti in modo disordinato.
Ogni pseudobulbo forma foglie elicoidali, coriacee, rigide e di colore verde intenso: una o due secondo la varietà.
I fiori, da uno a tre per ogni guaina e/o stelo basale, possono raggiungere anche 10 centimetri di larghezza. La specie tipo produce fiori di colore lilla scuro, vivo e brillante, deliziosamente profumati e di lunga durata.
Le varietà e/o sottospecie, variano forma e colore dei fiori: alba (sepali, petali e labello totalmente bianchi), semi-alba (sepali e petali bianchi e labello tutto colorito o solamente bordato di lilla), cerulea ( fiori azzurrognoli d’intensità variabile), concolor (tutto il fiore dello stesso colore).
A riguardo delle varianti cromatiche, i collezionisti Brasiliani d’orchidee, noti per la loro pignoleria nella collezione di Cattleya e Laelia, suddividono ancor più dettagliatamente le varietà, mi limito ad elencarle:
Alba – Albescens – Amoena – Aquinii -Coerulea – Coerulens – Concolor – Fantasia –Flamea – Lilacina – Perola – Rosada – Rubra – Semialba – Striata – Vinicolor.
Coltivazione
Cattleya walkeirana richiede temperatura intermedia e buona luce, ma soffre eccessi luminosi e periodi d’ombra prolungata (gli pseudobulbi tendono ad allungarsi e si pregiudica la fioritura).
La coltivazione su supporti di legno duro, zattere e pezzi di fibra “xaxim” garantisce ottimi risultati, comunque ottenibili anche in vasi piccoli con composto di bark ben drenato: va tenuto conto che la Cattleya walkeriana non tollera eccessiva umidità ed è quindi consigliabile sistemarla in una posizione alta della serra.
Questa pianta non richiede particolare periodo di riposo: è sufficiente un rallentamento delle fertilizzazioni e bagnature invernali o comunque post fioritura.
Il nemico principale di questa Cattleya è la cocciniglia cotonosa, che va tenuta sotto controllo con azioni di pronto intervento, ad esempio passando la pianta sospetta con uno spazzolino da denti imbevuto in acqua e sapone.
Si consigliano trattamenti con insetticidi specifici, meglio se sistemici.
Protetto: Informazioni x i collaboratori abilitati alla stesura dei post
Miniature, piccole orchidee per grandi sogni
Due miniature da orchidarium
La passione per il collezionismo delle orchidee esotiche, trova soddisfazione anche in spazi domestici e soprattutto in terrari/orchidari che dir si voglia.
La grande varietà di specie, molte delle quali vere e proprie miniature, si ambienta facilmente in piccoli spazi, che possono essere attrezzati con poche spese.
Io sono un coltivatore “serraiolo” ante litteram e non ho molta esperienza con le tecniche da “orchidarium, ma sono sicuro che, all’occorrenza, molti lettori del blog potranno illustrare le loro soluzioni pratiche. Come sempre, Orchids.it è la vostra palestra.
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Vanda amesiana, anzi no: Holcoglossum amesianum.
Un’orchidea dedicata a Antonio Dottori, carissimo amico di famiglia nonchè Presidente della Confraternita del buon gusto (a sinistra nella foto), orgoglioso della sua creatura…stiamo brindando e si vede!!
Generi nuovi, sotto tribù rimpinguate e se andiamo a spulciare le news sui nomi delle orchidee, scopriamo storie divertenti e saghe esasperate come quella legata alla scoperta del Phragmipedium kovachii.
Questo post racconta anche quest’aspetto della tassonomia, ma prima desidero presentare una bellissima Vanda in fiore nella serra (passatemi il vecchio nome, sarò un tradizionalista, ma mi piace di più) dai fiori bianchi con i labelli tinti di vinaccia.
Questa orchidea mi lega particolarmente ad una coppia di amici, amanti dei viaggi e del buon vivere ed appunto in loro onore porta l’appellativo: “DOTTORI”
Ecco la sua scheda:
Diritti riservati.
Holcoglossum amesianum “DOTTORI” (Rchb. f.) Christenson 1987
Ex Vanda amesiana
Il nome proprio della specie, ricorda il botanico Ames.
Questa orchidea di medie dimensioni, monopodiale, epifita e/o litofita è originaria della Birmania (nome attuale del paese Myanmar), Cambogia, Laos, Vietnam, Cina e Tailandia.
Predilige molta luce. In natura questa orchidea vive in pieno sole abbarbicata sui pendii rocciosi e sugli alberi delle foreste montane primarie a 1200 – 1600 metri di altitudine.
Possiamo considerarla un’orchidea da clima fresco, ma richiedente un periodo di caldo luminoso durante la fase vegetativa estiva.
Alla base del fusto rigido si sviluppano diverse foglie semi teretiformis, acuminate e di colore verde scuro dalle cui brattee ascellari crescono lunghi steli con diversi fiori bianchi (10 – 40) con il labello sfumato di viola: sono molto profumati e fioriscono in autunno/inverno.
Note di coltivazione:
L’Holcoglossum amesianum forma grosse radici e qualche volta tende a produrre più ceppi pseudo – basali, che ad ogni modo non vanno confusi con quelli delle orchidee simpodiali sono bensì da considerarsi normale filiazione tipica delle Vandaceae (formazione di nuove piante lungo il podio principale). Questa caratteristica vegetativa consiglia di coltivare l’Holcoglossum amesianum in contenitori costruiti con asticelle di legno duro. Il substrato può essere costituito di bark grosso e carbone di legna. Si ottengono buoni risultati anche con sistemazioni su zattere di legno e/o sughero.
Collocando l’ Holcoglossum amesianum nella parte più luminosa della serra o dello spazio domestico disponibile, le fioriture sono puntuali e generose…in casa la scommessa si fa più difficile.
Questa orchidea non richiede particolari periodi di riposo vegetativo, ma è consigliata una particolare attenzione con le bagnature invernali: eccedendo si corre il rischio di procurare dei ristagni ascellari indesiderati.
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