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Note dscrittive di orchidee in coltivazione nella collezione Guido De Vidi.

Orchidee insolite: Diakya endersoniana

Un’altro genere monotipo di recente costituzione

Collezione Guido De Vidi – foto 11.09.06 – diritti riservati

Dyakia hendersoniana, (Rchb. f.) Christenson 1986.
Sinonimi: Ascocentrum hendersonianium [Rchb.f.] Schlechter 1914 – Saccolabium hendersonianum Rchb.f 1875

Sottofamiglia: Vandoideae
Tribù: Vandeae
Sottotribù: Sarcanthinae
Questa specie è stata inclusa inizialmente nel genere Saccolabium (per la forma a sacco del mento), in seguito si è pensato di poterla considerare una specie del genere Ascocentrum (per la struttura degli steli fiorali, abbastanza somiglianti), ma con le ultime sistemazioni tassonomiche delle varie tribù Vandae, Christenson ha creato per lei un nuovo genere monotipo: le motivazioni sono da ricercarsi nella diversa forma delle foglie, nella marcata carnosità dei fiori e non da ultima, nella diversa struttura dei fiori stessi.
Il nome del genere allude alla popolazione aborigena del Borneo “Maylay Dyak”, che vive nei territori dove l’orchidea è endemica, mentre il nome specifico è stato dato, sin dalla prima registrazione, in onore di Henderson, coltivatore di orchidee inglese del 1800.

Descrizione
La Dyakia hendersoniana è epifita a sviluppo monopodiale, endemica solamente nel Borneo a 7-800 metri d’altitudine e predilige clima caldo e umido, senza riposo vegetativo.
La pianta si sviluppa su gambi corti che formano foglie laterali, ligulate, oblanceolate con gli apici bilobati.
Lo stelo fiorale eretto esce dalle ascelle delle foglie e forma molti fiori color rosso carminio (oltre 40), molto appariscenti e fragranti.
La Dyakia hendersoniana è una miniatura molto originale, sia per il colore dei fiori, che per la portanza eretta dei suoi steli fiorali: la pianta non supera i 10 centimetri di altezza.

Coltivazione
Pianta di facile coltura, può essere coltivata sia su zattera sia in piccoli vasi e va tenuta sempre umida, tenendo conto che su zattera asciuga più velocemente che in vaso: temperature e condizioni ambientali di serra intermedia.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Angraecum subulatum

Una sfera verde con diametro di 80 centimetri e centinaia di piccolissimi fiori bianchi luminosi: un esemplare unico.

Forse per mostrarsi alle visite importanti, L’Angraecum subulatum della foto è esploso in una fioritura, che ha sorpreso tutti.
Oggi l’ho portata fuori della serra per poterla ammirare insieme agli altri amici orchidofili presenti.
Mi spiace non poterla fotografare con indispensabili pose “macro”…la mia digitale non lo consente: questa è una di quelle orchidee che possono essere apprezzate solamente se ammirate dal vivo.

Collezione Guido De Vidi – foto 10.09.06 – diritti riservati

Angraecum subulatum Lindl.1836 Sezione Pectinaria [Benth.] Schlechter

Nome comune: Angraecum terete con riferimento alle foglie tubolari.

Sinonimi: Listrostachys subulata (Lindl.) Rchb.f. 1864; Epidorchis subulata (Lindl.) Kuntze 1891

L’Angraecum subulatum è una specie africana, epifita a sviluppo simpodiale e vive sugli alberi delle foreste umide e dense del Cameroon, della Guinea equatoriale, del Ghana, della Nigeria, della Sierra Leone e dello Zaire.
Questa orchidea è considerata una miniatura soprattutto per i suoi piccolissimi fiori, che misurano solamente 3-4 millimetri di larghezza e 5 di lunghezza, ma la pianta può assumere anche grandi dimensioni perchè sviluppa dei lunghi gambi cilindrici, esili e penduli, con foglie laterali aghiformi.
I fiori, bianchi e profumati, si formano su corti steli foderati, al lato opposto delle foglie. La pianta fiorisce in estate, ma i grossi esemplari possono presentare delle infiorescenze secondarie anche in altri periodi dell’anno, dando in tal modo la sensazione di una continua fioritura.

Coltivazione
Per ottenere un ottimo sviluppo di questa specie è consigliabile coltivarla con substrato di bark sminuzzato in vaso (appeso ad un supporto aereo) e lasciar sviluppare liberamente i suoi esili gambi penduli, senza dividerla e/o rinvasarla: così facendo si ha la possibilità di ottenere esemplari da mostra.
L’Angraecum subulatum va coltivato in serra intermedia, avendo cura di scegliere un settore con buona umidità e luminosità: la pianta sopporta molto bene luce e temperatura purché non siano mai lasciate asciutte le sue radici.
Concimare questa pianta mensilmente con fertilizzante equilibrato, 1 grammo per litro d’acqua.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Laelia cinnabarina var. parviflora

Un’ orchidea rupicola, tanto desiderata ed altrettanto temuta dai collezionisti.

Collezione Guido De Vidi – foto 08.09.06 – diritti riservati


Laelia cinnabarina Bateman 1847 sottogenere Parviflorae sezione Parviflorae Lindley

Io coltivo questa specie da oltre 10 anni su una zattera di legno (sarebbe più giusto dire ceppo di vite) senza mai spostarla.

Di anno in anno forma nuove vagetazioni che fioriscono regolarmente, mentre quelle vecchie di qualche anno si estinguono progressivamente.

Sostanzialmente si è cretato il ciclo biologico naturale: la parte vecchia della pianta si secca e crea una specie di auto protezione alle radici e pseudobulbi nuovi.

Nelle foto a sinistra si possono ammirare i fiori color rosso luminoso ed il ceppo su cui la mia Laelia cinnabarina vive (con qualche periodo di crisi dovuto a miei errori) …dall’inizio degli anni 90.

Laelia cinnabarina Bateman 1847 sottogenere Parviflorae sezione Parviflorae Lindley

Sinonimi :Amalia cinnabarina (Bateman ex Lindl.) Heynh. 1846 ; Amalias cinnabarina [Batem. ex Lindl.] Hoffmansegg 1842; Bletia cinnabarina [Batem. ex Lindl.] Rchb.f 1861; Bletia cinnabarina var sellowii Rchb.f 1863; Bletia cinnamomea (Rchb.f.) Rchb.f. 1862 ; Cattleya cinnabarina [Batem. ex Lindl.] Beer 1854; Hoffmannseggella cinnabarina (Bateman) H.G. Jones 1968; Laelia cinnamomea Rchb.f. 1860; Sophronitis cinnabarina (Bateman ex Lindl.) C. Berg & M.W. Chase 2000

Una specie brasiliana (Minas Gerias, di Sao Paulo e di Rio de Janeiro ad altitudini di 800 – 1500 metri) litofita a sviluppo simpodiale. E’ strutturata con pseudobulbi di 30 centimetri, cilindrici, unifoliati (solo raramente 2 foglie lanceolate rigide e carnose). Gli steli fiorali eretti, misurano anche 40-50 centimetri e formano un pannicolo di fiori (5-15) stilizzati, di colore variabile, generalmente color rosso porpora.
A riguardo delle tecniche di coltivazione, per questa come tutte le altre “rupicole” sono stati scritti fiumi di parole, sia per sostenere la facilità di coltivazione, che per dimostrare l’opposto.
Gran parte delle orchidee rupicole vivono in condizioni molto dure, quasi al limite delle condizioni vitali, ma paradossalmente sono proprio queste particolarità a confezionare un alone di mistero attorno a loro.
Le due condizioni obbligate per le Laeliae rupicole sono: molta luce e possibilità di pilotare e sospendere le bagnature.

In natura, le orchidee rupicole sono sottoposte a cicli stagionali secchi e freschi, durante i quali vanno in riposo vegetativo ed è proprio questo il loro tallone d’Achille nelle coltivazioni: le bagnature fuori luogo possono essere azioni fatali per la loro sopravvivenza.

Detto questo, ognuno di noi può cimentarsi nella sistemazione che ritiene più consona: zattera, vaso, composto di corteccia, inerte, roccia, lapillo, perlite, pomice, seramis e chi più ne ha più ne metta; sarà sempre importante tenere la pianta secca, quando non vuole bere e lasciarla asciugare fra le bagnature.

Nota:

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Renanthera coccinea

Orchidee fuoco

Renanthera coccinea – foto24.08.06 – collezione Guido De Vidi


Renanthera coccinea Lour. 1790

Presentazione
Il genere Renantera, è strettamente alleato con il genere Vanda, e comprende circa 15 specie endemiche in Asia Tropicale, Arcipelago Malese, Filippine, Nuova Guinea e Vietnam.

La caratteristica principale di questo genere è la luminosità dei suoi fiori che spaziano dalle colorazioni arancioni con maculature più scure al rosso fuoco della Renanthera coccinea.
L’origine del nome Renanthera deriva dalla combinazione di due parole latine, rens rene e anthera antera (contenitore delle masse polliniche) poiché nella specie tipo (Renanthera coccinea) i pollinia sono strutturati a forma di rene (vedi foto a sinistra).

Renanthera coccinea Lour. 1790
E’ la specie tipo del genere Renantera ed è stata scoperta in Vietnam nel 1790 dal missionario portoghese Loureiro.
Orchidea monopodiale, epifita, richiede ambiente molto luminoso e caldo; vive nelle foreste primarie ad altitudini che vanno da 600 a 1200 metri. Può raggiungere anche 3 metri d’altezza, le foglie, lunghe 10-12 centimetri, sono coriacee e bilobate; dalle ascelle di quelle superiori si formano gli steli fiorali, ramificati e con moltissimi fiori. I petali strettissimi ed il sepalo dorsale sono rossi con macchie gialle. I sepali laterali più lunghi e larghi, sono di colore rosso vivo e si sviluppano appaiati verso il basso con i loro bordi esterni ondulati, quasi a voler evidenziare lo spazio utile all’insetto impollinatore. Fiorisce in tarda estate-autunno.

La Renanthera coccinea è molto simile ad un’altra specie dello stesso genere, originaria delle Filippine: la Renanthera storiei che si differenzia dalla Renanthera coccinea per le forme ed i colori dei suoi fiori.
A proposito di queste due specie, che a loro volta sono anche simili alla Renanthera elongata, se non si ha l’assoluta certezza della provenienza (raccolta in sito), penso sia abbastanza difficile stabilire, quale delle tre è presente nelle nostre collezioni; soprattutto la Renanthera storiei è stata molto usata nelle ibridazioni e non di rado (R. coccinea x storiei).


Le specie sopra menzionate, sembra abbiano la caratteristica di iniziare la loro vita partendo dalle rocce per arrampicarsi poi sugli alberi: questo particolare può anche in parte spiegare il fenomeno delle radici rivolte verso l’alto, discusso in post precedenti e rilevato anche nel comportamento della Renanthera coccinea della mia collezione (vedi foto a sinistra).
La pianta alta oltre 2 metri, è sistemata in un vaso di plastica posto al livello del suolo e si estende fino alla parte alta della serra dove ha sviluppato lo stelo fiorale.

Coltivazione
Questa orchidea ha due esigenze fondamentali: spazio in altezza e luce, tanta luce.
Detto questo, la pianta può essere sistemata in vaso con un lungo tutore per accompagnare il suo sviluppo, lei crescerà in altezza e produrrà un esteso apparato radicale lungo tutto il fusto.
La Renanthera coccinea può essere moltiplicata facilmente tagliando il fusto a segmenti già muniti di buone radici, che andranno sistemati in vasi con substrato di bark, torba di sfagno e terriccio concimato.
Fertilizzazioni abbondanti e continuative, non richiede particolari periodi di fermo vegetativo.

Nota: le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla lettratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
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Angraecum magdalenae

La Regina degli Angraecum

E’ una pianta molto compatta a crescita lenta, con 6 – 8 foglie distiche, carnose, coriacee, irregolarmente bilobate agli apici e bracteate.
Gli steli fiorali, corti e rigidi, si formano nella stagione calda, spuntano sotto la prima foglia e sono dotati di 2 e più fiori bianchi, fragranti, grandi e carnosi.
Il profumo dei fiori è delicato, persistente giorno e notte e richiama varie fragranze mescolate insieme: cannella, noce moscata e vaniglia con piglio pepato.
Angraecum magdalenae – foto22.08.06 – collezione Guido De Vidi-diritti riservati


Angraecum magdalenae Schltr. & H. Perrier. (1925)
Sezione: Humblotiangraecum

Questa specie è considerata la regina degli Angraecum.

Un fiore sempre fragrante e molto affascinante, conosciuto anche con il nome popolare di “Fiore bianco della neve”.

Descrizione
Angraecum magdalenae è una specie monopodiale, litofita, endemica nel Madagascar e vive sugli altopiani rocciosi di quarzite a 800-2000 metri d’altitudine.
Questa specie può essere trovata nelle foreste di Uapaca in zona centrale del Madagascar a sud di Antsirabe; Mont Ibity.
Nei luoghi d’origine l’Angraecum magdalenae vive in siti molto ventilati e luminosi, con periodi invernali freddi ed asciutti.
Queste caratteristiche vegetative sono molto importanti per capire l’ambientazione in coltivazione.
Per la verità, questa orchidea pur adattandosi notevolmente a condizioni vegetative diverse dalle originali è abbastanza esigente: gli errori si pagano cari perché è una pianta compatta, riluttante alla stagnazione d’acqua durante il periodo freddo e secco, sia tra le ascelle delle foglie, che nel substrato del composto, inoltre è molto lenta nella sua crescita.

Con il trascorrere degli anni ho notato che nella mia collezione l’Angraecum magdalenae si è facilmente adeguato alle condizioni, per lui, non ideali (luce e temperatura) della serra, ma si è sempre dimostrato molto riluttante alle bagnature invernali (marciume radicale).

Nella fase vegetativa il composto del substrato deve mantenere sempre umide le radici, ma non fradice.
Miscela del composto usato nei miei rinvasi: bark di media pezzatura mescolato con poca torba di sfagno e pezzetti di ghiaia macinata.
E’ molto importante garantire buona ventilazione dell’ambiente circostante, la pianta giovane può essere tenuta anche a media luminosità, ma quando è adulta, per ottenere fioriture copiose è utile trovare un posto più luminoso.
L’alimentazione di questa orchidea non si discosta dalle indicazioni generali: concime equilibrato 20.20.20. con microelementi, 1 grammo per litro d’acqua da somministrare ogni 15 -20 giorni, solamente nella fase vegetativa (sospendere la concimazione durante il freddo secco).
Altro accorgimento utile è quello di garantire alla pianta, un periodo invernale fresco ed asciutto: tenere il substrato appena umido ed evitare bagnature e/o nebulizzazioni alle foglie fino a Gennaio.
Non ho mai coltivato l’Angraecum magdalenae su zattera ma credo che prima o poi proverò.

Pomeriggio (tardo) del 23 Agosto 2006.
Nella foto si vede Christian, di Orchids Club, mentre sta impollinando un fiore della pianta descritta in questa scheda…sperando che le cose vadano per il meglio, ci diamo appuntamento al prossimo anno per le semine.

Il dott. Christian Pozzobon è laureato in biologia e lavora come ricercatore all’Azienda Ospedaliera di Verona.

Annotazione utile per le semine: le capsule seminali (lunghe 7,5 e larghe 2,5 centimetri) maturano in 310 giorni circa ed i semi germinano in 7_8 settimane.

Nota: le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla lettratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.