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Una finestra sulle orchidee sontanee

Un libro da incorniciare

Giorni fa ho scritto della gradita visita di alcuni amici orchidofili veronesi fra i quali anche Luciano Costantini, socio GIROS, scrittore, botanico e naturalista.
Quella domenica abbiamo conversato amabilmente di natura e di tante altre cose amene in modo semplice e gioviale.
Oggi ho avuto la gradita sorpresa di ricevere in omaggio questo libro direttamente da Luciano Costantini, uno dei suoi autori.
Grazie Luciano, il tuo pensiero Natalizio mi è giunto graditissimo. Peccato che questo tuo libro, già esaurito, non sia più ristampato…
Nel libro sono mirabilmente descritte anche varie specie di orchidee spontanee presenti nel Monte Baldo, corredate di splendide foto.

Desidero far conoscere questo lavoro utile e minuzioso ai visitatori del blog, prendendo in prestito la prefazione di Renzo Giuliani Coordinatore del Comitato Gruppi Alpinistici e Naturalistici Veronesi

“Gli alpinisti e gli escursionisti hanno da sempre amato e rispettato l’ambiente e la natura anche se, spesso, nel loro deambulare hanno come scopo principale il raggiungimento della cima o del rifugio.
Certo che soffermarsi per osservare minuziosamente una roccia, un albero o un fiore può comportare un ritardo nel raggiungimento della mèta.
Ma siamo sicuri che la mèta sia soltanto un monte o un rifugio?
Certo l’alpinista e l’escursionista conoscono anche i fiori!: la stella alpina, l’anemone, il ranuncolo, la peonia, la genziana e qualche altro. Ma quante sono le specie e le varietà di fiori? E poi, sono fiori o infiorescenze?
Per il Monte Baldo lo illustrano e spiegano in modo semplice ed esauriente gli amici Lil De Kock e Luciano Costantini che dopo molti anni di ricerche, di studi, di escursioni in tutte le stagioni hanno saputo realizzare questo volume “Alla scoperta del Monte Baldo e della sua flora” con ben 832 foto a colori di piante e fiori scelte fra le migliaia di diapositive eseguite nel loro ambiente
naturale.
Quando un anno fa Luciano Costantini venne a propormi di stampare un libro sui fiori del Baldo, quale pubblicazione del Comitato Gruppi Alpinistici e Naturalistici Veronesi, ho provato un senso di orgoglio unito però ad una certa perplessità per l’impegno che ci saremmo assunti.
Fino ad oggi i Gruppi Alpinistici Veronesi si sono dedicati, con successo, alla pubblicazione delle quattro carte dei sentieri, che coprono tutto il territorio della collina e montagna della Provincia, ma la pubblicazione di questo libro risultava molto più impegnativa.
Noi però abbiamo ripreso a valutare la cosa e come buoni alpinisti ci siamo attrezzati… con corda e piccozza… e abbiamo raggiunto la cima e la stampa di questo libro.
Il nostro slogan è “alla ricerca di cose semplici” che bene si adice a questo volume al quale gli autori De Kock e Costantini hanno sapute? dare semplicità per un’opera altamente scientifica e nello stesso tempo alla portata di tutti: LA FLORA DEL MONTE BALDO – Guida per l’escursionista.”

SOS orchidee spontanee

Apro questo post con la pubblicazione integrale di una mail inviataci da un’appassionata orchidofila di S.Donà di Piave.

…”Mi chiamo Maya “………..”e abito a S. Donà di Piave, da tempo mi perdo negli spazi del vostro meraviglioso blog, rubando e facendo mie tutte le informazioni che riesco a scovare per poter curare al meglio le mie, poche ma pur sempre splendide creature e anche per conoscere e capire realtà diverse e più complesse che, per natura, mi stimolano e incuriosiscono.
Ho anche, pur nella mia profonda timidezza, trovato il coraggio di lasciare un piccolo saluto di presentazione nello spazio riservato agli sos.
Vengo al dunque per non tediarla troppo con prolisse presentazioni: qualche giorno fa, durante una conversazione con mio cognato, responsabile del consorzio per le acque delle province di Venezia e Padova, vengo a sapere che in una zona paludosa qui vicino, presto verrà costruito un grande complesso commerciale ed alberghiero e che, proprio lì, a detta di un esperto agronomo, collaboratore del consorzio, ha posto radici e fiorisce in precisi periodi dell’anno una piuttosto estesa “colonia” di orchidee selvatiche bianche di non ben precisata specie che verrebbe del tutto distrutta con l’intervento delle ruspe e la bonifica del sito. Ora, mi rendo conto che le informazioni non sono precise e piuttosto scarne ma la domanda che sorge spontanea è: Che si fa in questi casi? Si lascia che padre cemento copra senza pietà e per sempre queste delicate creature o si può fare qualcosa perché almeno se ne possa salvare qualche esemplare? Lo chiedo a lei perché forse, nella sua sconfinata conoscenza ne sa già qualcosa o forse sa, nel caso, darmi una risposta esauriente perché l’idea di sapere questa cosa e di star qui, ferma a guardare, non mi sorride affatto, il mio problema è che, anche andando di persona in quel posto, non avrei la benché minima idea di dove cominciare a guardare se non so cosa cercare… La saluto cordialmente e con profonda ammirazione, aspetto fiduciosa una sua risposta e resto a sua disposizione per ogni informazione riuscirò a trovare in merito a questo argomento.
Buona giornata…”

Questa informazione, assai emblematica per significare quanto è difficile conciliare l’equilibrio ambientale con la violenza della cosiddetta “urbanizzazione” ci consente di spezzare sin da subito una lancia in favore della natura.
Il luogo in questione, è in zona Praello, vicino a Marcon, in Provincia di Venezia.
Intanto, dobbiamo subito ribadire che tutte le orchidee spontanee esistenti in Italia sono rigorosamente protette dal CITES, incluse in appendice I , in quanto specie vegetali in forte pericolo di estinzione.
Proprio su questo blog, in qualche vecchio post sulle orchidee spontanee si discuteva sul divieto di raccolta (qualche esemplare) in questo caso siamo in presenza di un possibile sterminio di un intera colonia.
La domanda che sorge spontanea è questa: i politici ed i tecnici incaricati alla pianificazione urbanistica di quel territorio, prima di disegnare e stabilire le zone urbanizzabili avrebbero dovuto fare delle attente osservazioni ambientali “peculiarità e presenza di flora e fauna protetta”, all’evidenza i conti non tornano.
A breve la signora Maya ci documenterà ulteriormente, nel frattempo spero ci si senta tutti mobilitati: qualsiasi notizia nel merito è utile.
Grazie Maya per la sensibilità manifestata, tutto quello che riterrete interessante potete anche inviarlo direttamente sullo spazio dei commenti di questo post.

La più bella del Reame : fascino indiscreto dell’ Epipactis atrorubens

Tutte le orchidee spontanee sono belle ma poi, per chi ha imparato a conoscerle e le studia, inevitabilmente nascono innamoramenti o preferenze per questa o quella specie, così almeno pensiamo noi.

In questo periodo estivo, sicuramente quella che più ci ha affascinato è Epipactis atrorubens.

Foto G.& C.I. – diritti riservati

Epipactis atrorubens (Berbh.) Besser ” Elleborina rossa” , classificata anche come Epipactis rubiginosa (Crantz) Koch subsp. rubiginosa in ” Orchidee spontanee d’Italia” di Del Prete e Tosi.

Agli escursionisti amanti delle orchidee sicuramente non può essere sfuggita. Pianta che può tranquillamente superare i 50 cm d’altezza. L’infiorescenza ricca di fiori rosso porpora sembra un piccolo scettro che sormonta lo stelo generalmente rossastro e pubescente con foglie verdi, rade, da ovato-oblunghe a lanceolate, dalle profonde nervature.
Pianta che può essere localmente molto comune è presente dal litorale, il dott. Corrado Lazzari nel suo “Ricerche naturalistiche nel territorio Veneziano” la segnala da Punta Sabbioni a Bibione, fino ad oltre i 2000 mt.
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Bianco è bello: variazioni sul tema

Sono le 6.30 e siamo già in viaggio, l’appuntamento è a casa di Giovanni Zallot a Feltre, siamo stati invitati a visitare due siti di notevole interesse orchidofilo che Lui e Massimo Morandin tengono sotto controllo da un pò di tempo.
Arrivati, dopo i saluti e il caffè di rito, ripartiamo immediatamente: prima meta i boschi umidi nel Trentino.

Foto G.& C.I. – diritti riservati

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Solstizio d’estate fra i monti – orchidee spontanee, carnivore e altro –

24 giugno, giorno magico, il più “lungo” dell’anno. Come sempre sveglia alle sei, ma oggi è domenica, non ci aspettano lavoro e mille questioni da risolvere, oggi ci prendiamo una giornata tutta per noi e, caricati scarponi e macchine fotografiche, partiamo col fido Doblò alla volta del Comelico lasciandoci alle spalle le calure della pianura.
Passata Auronzo di Cadore, dopo una breve sosta per un caffè a Cima Gogna, puntiamo in su verso Casera Razzo.
Arrivati in quota parcheggiamo e presa l’attrezzatura ci avviamo verso una piccola torbiera di nostra conoscenza. L’ aria è frizzante e profumata, nel silenzio si riconoscono i canti di ciuffolotti e lucherini.
Decidiamo di lasciare il sentiero ed esplorare una radura erbosa sul pendio che si arrampica verso il bosco.

Foto G.& C.I. – tutti i diritti sono riservati

Ampia distesa di Gymnademia odoratissima
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