Votazioni – Logo Orchids Club Italia

Per esprimere le vostre preferenze (voti) abbiamo pensato di aprire questo post specifico.

C’è stato chiesto di ingrandire le bozze e di numerarle in sequenza verticale (il numero di riferimento sta sotto ogni bozza).

Le foto, numerose e di grande dimensione appesantiscono il post e quindi le abbiamo inserite dopo “leggi tutto”…scusateci…soprattutto chi non ha la larga banda.

Lunedì 22 gennaio 2007 ore 00, su questo post sarà aperto il seggio virtuale (attivazione della finestra dei commenti), dove potrete inviare i vostri voti di preferenza fino alle ore 24 di Martedì 23 Gennaio 2007.

Ultima annotazione: i lavori giunti in redazione sono da considerarsi bozze di massima…l’dea vincente sarà inviata ad uno studio professionale per la realizzazione del logo definitivo.

Sin d’ora desideriamo ringraziare tutti voi per l’inaspettata e calorosa partecipazione: si respira la chiara sensazione di essere una grande famiglia orchidofila…di fatto!

Nota di redazione: giungono segnalazioni che qualche bozza presentata assomiglia a loghi già esistenti. La redazione ha pubblicato le vostre proposte senza alcun tipo di valutazione e censura, pertanto, a votazione ultimata si riserva il compito di effettuare le dovute verifiche.
Qualora risultasse vincente una bozza di logo già presente e brevettata, non sarà presa in consideraione e sarà scelta quella immediatamente successiva nel punteggio.

Per prendere visione della lista elettorale…pardon, delle bozze poste in votazione, cliccate Continua a leggere

Anche le “Cambria” hanno un cuore

Dialogando

L’orgoglio di Giovanna

Caro Guido come stai?
ti presento con orgoglio la mia non meglio precisata Cambria, che mi ha dato tante soddisfazioni. Come dici tu, è meglio un’ora passata con un orchidofilo che tanti libri e vedi che con i tuoi consigli qualche risultato l’ho ottenuto!!!
Ho letto nel tuo sito che la Cambria non è una specie e che viene usata questa definizione generica per vari ibridi. Mi sai dire che cosa può essere la mia?
grazie e a presto
Giovanna
Continua a leggere

Un logo per Orchids Club Italia

Concorso per dare un logo ad Orchids Club Italia

La realizzazione di un logo per il nostro Club non ha ancora trovato il necessario sprazzo di sintesi creativa.
Nel 2006 sono giunte in redazione delle bozze, ma non siamo riusciti a definire le scelte.
Pertanto, abbiamo pensato di indire un concorso su questo blog, con regole semplici e ben definite.

Regolamento

– Tutti i visitatori di questo blog possono inviare le loro idee e proposte di logo.

– Il logo sarà scelto dai vostri voti, espressi nella finestra dei commenti, con le modalità specificate nei punti successivi.

– Il logo scelto sarà registrato da Orchids Club Italia, che ne diventerà proprietario.

– Premio per il logo scelto: Buono acquisto di 200 euro da spendere presso un produttore di orchidee Italiano.

– Ogni partecipante può inviare una sola foto o disegno – lato massimo 200 – a info chiocciola orchids.it

– Le vostre foto e/o disegni saranno pubblicati su questo post dalla redazione del blog, in ordine di arrivo ed in forma anonima – attenzione a non farvi riconoscere sui dati delle foto e/o disegni – e numerati da 1 a 10 (la mail di invio certifica l’identità e l’ordine d’arrivo).

– Il concorso si divide in due fasi:
a – fase di consegna di 10 lavori durante la quale non si possono inviare commenti sul post.
b – fase di votazione, della durata di 2 giorni feriali – dalle ore 00 del giorno successivo la pubblicazione del 10° lavoro, alle ore 24 del secondo giorno – durante la quale è riattivata la finestra dei commenti ed ognuno di voi può votare il miglior – logo – una sola volta (un eventuale secondo voto sarà cancellato – i vostri indirizzi e-mail certificano la regolarità)

L’incrementazione dei voti sarà sempre visibile nella finestra dei commenti e la proclamazione sarà resa pubblica alle ore 10 del terzo giorno, con l’abbinamento dell’indirizzo e- mail del vincitore, al lavoro più votato.

NOTA: viste le numerose adesioni già inviate, la redazione propone di continuare la ricezione delle vostre proposte ad oltranza fino a Domenica 21 Gennaio ore 24.
A partire dalle ore 00 di Lunedì 22 Gennaio saranno riabilitati i commenti e potranno inziare le votazioni, che saranno espresse scrivendo il numero del logo prescelto.
Le votazioni dureranno fino a Martedì 23 Gennaio ore 24.

Per vedere le proposte di logo, pubblicate in ordine di arrivo
Clicca Continua a leggere

Vanda lilacina

Una deliziosa specie di piccole dimensioni.

Collezione Guido De Vidi – foto 14.01.07 – diritti riservati
Vanda lilacina Teijsm. & Binn. 1862
Sinonimo: Vanda laotica Guillaumin 1930

Questa specie è endemica in vari paesi del sud est asiatico e precisamente, Miamar (ex Birmania), Tailandia e Laos.

Orchidea epifita di piccole dimensioni a sviluppo monopodiale con fusto vegetativo corto e foglie carnose di 20 centimetri.
Vanda lilacina può essere trovata fra 100 e 1000 metri di altitudine.

Le infiorescenze a portamento retto, escono dalle ascelle fogliari e si formano in inverno quando presentano oltre 20 fiori (2 – 2,5 centimetri) bianchi con il labello di colore variabile dalla lavanda pallida al blu intenso.
I fiori sono fragranti e si caratterizzano per la peculiarità di modulare la profumazione nelle varie ore della giornata: profumo di lilla al mattino, nel pomeriggio aumenta di intensità ricordandoci vagamente la gardenia, per assumere decisamente la fragranza del gelsomino nelle ore serali.
Non fosse che il periodo di fioritura è diverso, e pure le dimensioni vegetative della pianta sono inferiori, i fiori della Vanda lilacina potrebbero essere confusi con quelli della Vanda coerulescens.

Coltivazione
Le sue dimensioni limitate consentono di coltivare la Vanda lilacina con relativa facilità, sia in vasi forati che in cestelli di legno.
Questa orchidea richiede temperature da serra intermedia – calda, buona luce, umidità relativa costantemete al di sopra del 70%, bagnature e fertilizzazioni abbondanti tutto l’arco dell’anno.

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Paphiopedilum appletonianum: scheda

Paphiopedilum appletonianum, notizie utili

Collezione Guido De Vidi- diritti riservati
Paphiopedilum appletonianum (Gower) Rolfe 1896

Con i Paphiopedilum abbiamo sempre il nostro bel da fare a districarci nella loro organizzazione tassonomica.
Le certezze non ci sono per nessuno, soprattutto con le nuove specie, che di tanto in tanto sono descritte e proposte nel mercato.

L’intero Genere Paphiopedilum è stato oggetto di reiterate revisioni, culminate con la disputa degli anni 80, che ha prodotto due filoni interpretativi sui quali ci confrontiamo quando dobbiamo studiare la sua sistemazine tassonomica.

In un prossimo post, tratteremo approfonditamente tutte le varie tappe della classificazione infragenerica del Genere Paphiopedilum.

A mero scopo illustrativo, in questa occasione ci limitiamo ad enunciare l’escursus storico delle varie classificazioni e revisioni: Pfitzer (1894) – Hailer (1896) – Pfitzer (1903) – Brieger (1973) – Karasawa & Saito (1982) – Atwood (1984) – Braem (1988) – Cribb (1997).
Anche la rivista americana Orchid Digest (Vol 64:4 – Ott.Nov. Dic. 2000) pubblica una dettagliata disamina sulle ultime revisioni del Genere Paphiopedilum.

Attualmente fanno testo le metodologie di classificazione infragenerica più recenti:

1 – Suddivisione e classificazione delle varie specie del genere, in base alle loro differenze morfologiche. I sostenitori di queste teorie sono Karasawa e Saito (1982) e Braem (1988), i quali propongono una strutturazione tassonomica piramidale (genere suddiviso in 6 sottogeneri, ognuno dei quali contiene alcune sezioni, che a loro volta raggruppano varie sottosezioni), tenuta in piedi, come si diceva, da motivazioni morfologiche.

2 – Suddivisione e classificazione del Genere, seguendo percorsi di carattere evolutivo.
I fautori di questo secondo metodo di studio tassonomico sono Atwood (1984) e Cribb (1997).
Il loro schema è molto stringente al vertice (Genere, 3 Sottogeneri e poche Sezioni), e più descrittivo nella fase analitica delle specie.
Quale delle due filosofie è migliore? E’ difficile a dirlo, entrambe poggiano su motivazioni plausibili, conviene conoscerle entrambe.

In questo post presentiamo il Paphiopedilum appletonianum, seguendo l’organizzazione tassonomica illustrata nel punto 1.

Linee generali

Genere: Paphiopedilum

Sottogeneri:
Parvisepalum
Brachypetalum
Polyanta
Cochlopetalum
Paphiopedilum
Sigmatopetalum
Questi Sottogeneri sono a loro volta strutturati in Sezioni e Sottosezioni.

La specie Paphiopedilum appletonianum è raggruppata nel Sottogenere Sigmatopetalum, Sezione Spathopetalum, Sottosezione Spathopetalum.
Bennet, nel suo libro “The tropical Asiatic slipper orchids; genus Paphiopedilum – BENNETT, Keith Stanley”, fa notare che il nome dato alla Sezione Spathopetalum, deriva dal greco ‘spathula’, per la forma a lama dei petali delle specie incluse.

…Secondo la classificazione tassonomica adottata dal Dr. Phillip Cribb, che suddivide il Genere Paphiopedilum in 3 Sottogeneri: Parvisepalum – Brachypetalum – Paphiopedilum, quest’ultimo composto a sua volta da 5 sezioni (Coryopedilum – Pardalopetalum – Cochlopetalum – Paphiopedilum – Barbata), la specie Paphiopedilum appletonianum è collocata nella Sezione Barbata

Finalmente abbiamo messo in luce la nostra specie: Paphiopedilum appletonianum (Gower) Rolfe 1896.

Alcune note storiche su Gower tratte da “the Journal of the Kew Guild 1896”
William Hugh Gower (1835 – 1864), muore il 30 Luglio del 1894 a Tooting.
Per molti anni collabora con il “Kew Garden” impegnato nella ricerca di soggetti orticoli, principalmente orchidee, ed è in questo campo che la sua opera risulta più proficua.
Il sig. Gower, in collaborazione con J. Britten, F.L.S, pubblica un piccolo lavoro dal titolo “Orchids for Amateurs”e partecipa attivamente alla stesura di tutte le pubblicazioni dei Signori B.S. Williams and Sons.
Per molto tempo Gower è responsabile dei reparti “Orchid and Fern Departments a Kew”, incarico che mantiene fino al 1865.
Di Gower è degna di nota anche la sua collezione di esemplari secchi e di immagini di piante d’ogni genere, acquistata dopo la sua morte, da “Kew and the Edinburgh Botanic Garden”

Descrizione della specie
Paphiopedilum appletonianum è una specie di medie dimensioni, terrestre o litofita e vive in substrati di sedimenti vegetali o su rocce ricoperte da muschio.
E’ endemica nel Vietnam del sud, in Tailandia, nel Laos ed in Cambogia e può essere trovata nelle foreste primarie, sotto gli alberi in zone molto ombreggiate degli altopiani a 700 – 2000 metri sul livello del mare.

Questa specie si caratterizza per i suoi lunghi steli fiorali (50 – 60 centimetri), pubescenti, di colore viola – marrone, per il sepalo dorsale dei suoi fiori acuminato e rivolto in avanti e per le foglie color verde scuro con maculature più chiare.

I fiori molto stilizzati, mediamente misurano 8 centimetri in altezza e 12 in larghezza. Il sepalo dorsale è di colore verde più sfumato verso l’apice, con striature scure ed una carenatura verticale al centro. Il synsepalo è verde chiaro. I petali laterali lanceolati, sono di colore verde con sfumature porpora e tonalità apicali rosee: a volte le parti esterne dei petali assumono posizione orizzontale. Il labello è di colore marrone con tonalità più chiare verso la parte apicale bassa.

Questa orchidea è stata descritta per la prima volta nel 1893, quando giunse in Europa insieme con una spedizione di Paphiopedilum hookerae. Fiorì per la prima volta nel 1893 nelle serre del collezionista inglese Appleton ed in suo onore ne porta il nome.
Paphiopedilum appletonianum era originariamente considerato una varietà del Paphiopedilum bullenianum, ma nel 1896 è stato elevato da Rolfe al rango di specie.
Altra incertezza, coinvolge Paphiopedilum appletonianum, e Paphiopedilum wolterianum, quest’ultimo considerato sinonimo del primo, ma ritenuto specie da Fowlie (1966).
Fowlie e tratto in inganno dalla illustrazione fatta da Kraezlin (1896) in Xenia Orchidacea, che ignorava l’esistenza sia del P. appletonianum che del P. bullenianum.
Nella terza edizione di “Handbook of Orchid Nomenclature and Registration” si legge che è Paphiopedilum wolterianum sinonimo di Paphiopedilum appletonianum, e che entrambi i nomi sono accettati nelle nuove registrazioni.

Coltivazione
Il periodo di fioritura di questa specie è abbastanza variabile e va da Gennaio ad Aprile.
In natura il Paphiopedilum appletonianum è sottoposto al clima monsonico, con un periodo secco e fresco, una fase piovosa e temperata ed un picco caldo ed umido.
Questa specie in coltivazione è abbastanza tollerante alla variabilità delle temperature, ma risulta utile riprodurre il più possibile le sue condizioni naturali di vita:
1 – fase dello sviluppo vegetativo (estate), substrato sempre umido, bagnature costanti, temperature alte ( 18 -32 gradi centigradi) con buona ombreggiatura e fertilizzazioni ogni 20 giorni.
2 –fase di riposo, inizio inverno, rallentare le bagnature e procurare temperature basse (10 – 18 gradi centigradi).
3 – fase di pre-fioritura, inverno- primavera, riprendere le bagnature e fertilizzare con concime 10.30.20.
Va posta molta attenzione alla giusta miscelazione del substrato di coltivazione, che deve garantire due condizioni all’apparenza contrastanti: continuo mantenimento dell’umidità e vaporosità.