Orchidee sui tronchetti, sì o no?

Meglio dimostrarlo con le proprie esperienze.

Il desiderio di far vivere le nostre orchidee su tronchetti di legno per simulare l’ambiente naturale dove loro vivono, pone sempre il quesito: che legno scegliere?

Le caratteristiche principali devono essere: durata nel tempo e ruvidezza della superficie dove le orchidee attaccano le loro radici.
Non meno importanza riveste anche lo stato di salute del legno da usare e pertanto bisogna porre attenzione che non sia portatore di funghi, insetti, batteri e virus (quest’ultimi possono essere presenti solamente alla presenza di legno ancora vitale).
Per esempio la corteccia di sughero è ideale (pesa poco è molto ruvida e dura molto), ma se è aggredita dai tarli del legno o da altri parassiti non è consigliabile usarla.
Stesso discorso vale per i tronchi delle viti, ottimi se sono sani, ma assai deleteri se provenienti da vitigni malati. Non tutte le orchidee prosperano bene su tronchetti di legno, molte specie preferiscono appoggi vaporosi e penetranti (xaxim ed altre fibre) ed in certi casi conviene frapporre dello sfagno fra le radici ed il supporto legnoso.
Le orchidee collocate su zattere, richiedono ambienti con umidità controllabile (serra), nelle coltivazioni casalinghe, le zattere non sono consigliabili.
In tanti anni di coltivazione ho sperimentato diversi tipi di supporto per le orchidee, quercia, sughero, vite, olmo, fibre e materiali sintetici inerti. Tutti si deteriorano ed ognuno mostra i propri limiti, pertanto ho deciso di usare materiali di facile reperibilità, cercando di cogliere le peculiarità di ogni tipo.
Il buon sughero dalle mie parti è materiale raro, mentre la robina è praticamente infestante e di facile reperimento.
Da qualche anno, escluse le orchidee da far crescere su supporti di fibra, uso prevalentemente tronchetti e zattere ricavate da acacie o robine, sia di grossa stazza e quindi con corteccia molto ruvida ed anche piccoli tronchetti rotondeggianti ricavati dai rami.
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Cattleya Pão de Açúcar

Il colpaccio di Alberto

Eravamo assieme quella volta, allo stand venezuelano, quando Alberto mi chiese informazioni su questa Cattleya.
Istintivamente gli risposi “prendila sarà sicuramente interessante”, chissà per quale motivo il venditore mi ispirava: io acquistai due specie (già fiorite da me) e lui questa deliziosissima miniatura.

Scusa Alberto, ma non ho resistito a “rubarti” la foto … solamente per condividere la tua gioia: bella, molto bella!

Per la descrizione ed altre notizie ecco il link di Orchidcoltura

Psygmorchis pusilla

Una bellissima miniatura dai grandi fiori color giallo luminoso.

Collezione Guido De Vidi – foto notturna 03.09.06 – diritti riservati

Psygmorchis pusilla (Linneaus) Dodson & Dressler 1972
Sinonimi:
Cymbidium iridifolium Sw. ex Steud. 1840; Cymbidium pusillum Sw. 1799; Epidendrum pusillum L. 1763; Epidendrum ventilabrum Vell. 1827; Erycina allemanii (Barb.Rodr.) N.H.Williams & M.W.Chase 2001; Erycina pusilla (L.) N.H.Williams & M.W.Chase 2001; Oncidium allemanii Barb. Rodr. 1882; Oncidium iridifolium H.B.K. 1816; Oncidium pusillum [L.] Rchb.f 1863; Oncidium pusillum var. megalanthum Schltr. 1924; Psygmorchis allemanii (Barb.Rodr.) Garay & Stacy 1974; Tolumnia pusilla (L.) Hoehne 1949

Etimologia: Dal latino, molto piccolo.
Distribuzione: Messico, Guatemala, Belice, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panamá, Trinidad, Surinam, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perú, Bolivia, Brasile.
Altitudine: 400-900 metri sul livello del mare.
Ambiente di vita: sui rami alti degli alberi, ai lati dei fiumi dove il suolo è caldo e molto umido. E’ facile trovarla sulle piantagioni di caffè e sulle foreste secondarie allagate.

Questa piccola specie è epifita, senza pseudobulbi, simpodiale con le foglie di 4-7 centimetri raggruppate a forma di ventaglio.
Le infiorescenze escono dalle ascelle delle foglie, poducono diversi fiori (2,5 centimetri, molto grandi rispetto alla dimensione della pianta) color giallo splendente con piccole maculature marrone e labello lobulato.
Il periodo della fioritura è molto variabile, tendenzialmente coincide con l’estate, i fiori si aprono in progressione e danno la sensazione di una lunga durata.

Psygmorchis pusilla è conosciuta anche come Oncidium pusillum, ma la morfologia totalmente diversa dai canoni classici del genere Oncdium, ha indotto i tassonomi a costituire il nuovo genere nella sezione Pulvinata nel quale sono state raggruppate anche altre 4 specie simili.
Questa specie è stata pubblicata con il nome Psygmorchis pusilla in: Phytologia 24(4): 288. 1972.

Coltivazione:
Orchidea difficile da coltivare: richiede buona luce, ambiente arieggiato e continuamente umido perchè la pianta è senza pseudobulbi, ma durante la sua fase di riposo vegetativo deve rimanere con le ascelle delle foglie asciutte per evitare marcescenze letali.

La durata di vita dei ceppi di questa orchidea è molto limitata (qualche anno), porre attenzione ai nuovi incespimenti e posibilmente divedere la pianta madre, appena possibile.
La sistemazione ideale è su zattera con un piccolo letto di sfagno: fertilzzare moderatamente con concime equilibrato N20.P20.K20.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla lettratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.