Quella delicata orchidea ecuadoregna, fiorita il giorno di ferragosto.
Ferragosto, una giornata stupenda, aria di festa in vicolo Parnasso, il sole caldo ha già spazzato via tutte le nostre preoccupazioni organizzative – la sera del 14 il meteo non prometteva nulla di buono, era praticamente inverno… pioggia, vento e temperature da tardo Autunno – e tutto procede come da copione.
Non solo orchidee, in vicolo Parnasso, o meglio: non solo orchidofili.
In programma c’è un pranzo luculliano, l’occasione è delle migliori, e gli invitati pure. Rosetta, in collaborazione con le sorelle, ha “imbastito” un delizioso menù multi etnico… accompagnato da una serie di vini superbi!!
Si dirà – che c’entrano i vini da meditazione con le orchidee? C’entrano perché a far compagnia a Lucullo e Bacco, quella sera è stata presentata anche una rara e minuscola orchidea, dai fiori piccolissimi.
La storia
Sono parecchi anni che coltivo quell’orchidea, delicato pensiero della nostra cara amica Erminia, in occasione di uno dei suoi frequenti viaggi di volontariato in Ecuador,.
La pianta, minuta, come per un misterioso impulso ha deciso di fiorire proprio il giorno del nostro convivio, quasi a volersi mostrare agli amici.
Erminia era da noi, per la prima volta lei da sola, purtroppo, Adriano, il marito, da qualche mese è venuto a mancare.
Durante il convivio si parlava di tante cose, affioravano ricordi di viaggi, di quella volta in Ecuador e di quella piccola pianta.
Sono andato in serra a prendere l’orchidea di cui si stava parlando. Lei poverina, forse per timidezza, aveva tutti i piccolissimi fiori chiusi, in realtà è una pianta fotosensibile e quando è buio li tiene chiusi. Si è parlato dei magici luoghi dove vive in endemicità, dove la vegetazione è sempre avvolta dalla fresca rugiada del mattino.
Erminia era commossa e si capiva che lo spirito del suo Adriano era con noi, si parlava di lui come se fosse presente e ad un certo momento ho proposto di dedicare quella delicata orchidea alla sua memoria.
Battezzare un’orchidea è sempre emozionante per il suo coltivatore. Ed è così che in una bella serata estiva, quella minuscola specie botanica si legò indissolubilmenteassunse al nostro amico Adriano.
Descrizione
Il nome scientifico è: Stelis striolata Lindl. 1859.
Il nome di specie trae origine dalla forma dei sepali.
Il nome del culivar (vedi foto) presente nella collezione rio Parnasso è: Stelis striolata ‘Memoria Adriano Zocchi’
Il genere Stelis
Stelis è un genere abbastanza numeroso, forse 500 specie.
Stelis deriva dal greco ‘vischio’, in riferimento alle abitudini epifite di questa specie. Il genere è stato descritto da Olof Swartz nel 1799. Molte specie (le più antiche) sono state nominate da Lindley, Ruiz & Pavon e Reichenbach, mentre quelle più recenti sono state nominate da C. Luer.
Si tratta principalmente di piante epifite (raramente litofite) sono distribuite in tutte le foreste montane umide tropicali del Nord e Centro America.
A. Pridgeon, R. Solano e M. Chase) hanno dimostrato che il genere Stelis è monofiletico. Ma la distinzione con diversi sottogeneri è abbastanza incerta.
Essi sono strettamente correlati ai generi Pleurothallis e Masdevallia. Ad ogni buon conto, anche se l’aspetto vegetativo delle varie specie del genere Stelis è vario, i fiori mostrano una uniformità di base e sono molto simili in tutto.
La maggior parte delle specie producono lunghi e densi racemi di piccoli fiori in diverse sfumature di bianco. Altri colori sono rari. Questi fiori sono fotosensibili, si aprono solo alla luce del sole. Alcuni si chiudono completamente durante la notte. Stelis striolata appartiene al gruppo fotosensibile.
I tre sepali simmetricamente arrotondati, formano un triangolo con una piccola struttura centrale, composto da colonna, piccoli petali e labello piccolissimo.
Questo genere non è comune nella coltivazione.