Biologia delle orchidee

In uno dei post precedenti si è sviluppato un interessante dibattito sulla “sintesi clorofilliana” e più in generale, sulla biologia delle orchidee.
Ho pensato bene di portare questo argomento a livello di post e per introdurlo ho ripreso questo sintetico e quanto mai utile lavoro di Christian, già pubblicato sul quaderno di Orchids Club, distribuito gratuitamente in occasione di Pordenone orchidea edizione 2005.

Biologia delle orchidee e delle piante
di Christian Pozzobon – biologo

Vanda coerulea-collezione Guido De Vidi- diritti risevati
Esiste una stragrande varietà di forme e strutture delle piante. Guardando il nostro mondo con attenzione si possono trovare piante con altezze che vanno da qualche centimetro fino a piante che superano le decine di metri. La cosa che ci attrae di più in una pianta sono i fiori che essa produce i quali possono avere una varietà di forme e colori da lasciarci incantati di fronte alla loro bellezza. Le orchidee sono degli organismi vegetali che possiedono una miriade di varietà di fiori da distinguersi sicuramente nella loro bellezza estetica. Nonostante la loro differenza estetica, tutte le piante a seme (comprese le orchidee) fanno vedere forti somiglianze nella struttura di base.

Tutte le piante presentano tre elementi fondamentali: RADICI, FUSTO e FOGLIE. L’assorbimento degli elementi minerali e dell’acqua dal terreno è svolto dalle radici, oltre a tenere salda la pianta al substrato. Il fusto mantiene eretta la pianta e le foglie fungono da centrale energetica ricavando energia con la fotosintesi.
Queste tre strutture sono tutte quante costituite da un certo numero di cellule e le cellule nelle tre strutture si differenziano fra loro per avere acquisito nell’arco di millenni la specializzazione fisiologica a livello funzionale. Invece la parete cellulare è la struttura che accomuna tutte le cellule vegetali ma allo stesso tempo le differenzia dalla cellula animale che non la possiede.
Le cellule delle piante hanno due tipi di parete: la primaria e la secondaria. La parete primaria si trova nelle pianticelle giovani ed è molto sottile, mentre quella secondaria, più spessa, è presente in cellule che sono specializzate ad una certa funzione ed hanno una certa età.
Esiste un quarto elemento che non è sicuramente di minore importanza:

IL MERISTEMA.
Questa particolarissima struttura è principalmente localizzata all’estremità del fusto della pianta nelle ascelle fogliari e negli apici delle radici. Il meristema è una struttura formata da una quantità di cellule che si mantengono sempre ad uno stato indifferenziato garantendo nel tempo l’accrescimento della pianta stessa. Una delle maggiori domande che la gente si pone è; quali sono i sistemi di trasporti dei nutrienti in una pianta?
Le principali strutture di trasporto che percorrono la pianta sono: lo xilema ed il floema. Queste due strutture formano il cosiddetto sistema vascolare. Lo xilema è un lungo condotto di tubature unite fra loro e chiamate tracheiti. In particolare queste strutture sono dei tubicini cellulari che originano dalla morte delle stesse per la perdita delle loro strutture interne (citoplasma) ed il successivo ispessimento della loro parete, per contrastare la pressione negativa interna che si origina per assicurare il trasporto dei nutrienti dall’alto verso il basso (dalla punta della radice all’apice della gemma).
Il floema invece è quella parte vascolare che assicura la distribuzione degli zuccheri prodotti per fotosintesi e tutte le molecole organiche verso tutti.

LA CELLULA E LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA
Le piante sono costituite da miliardi di cellule che si differenziano specializzandosi in qualche funzione utile alla vita ed all’accrescimento della pianta stessa.
La cellula vegetale è formata da un involucro esterno costituito dalla parete. A contatto con essa, nella parte interna, troviamo la membrana plasmatica, essenzialmente costituita da un doppio strato fosfolipidico dove nel suo mezzo sono immerse proteine di membrana.
All’interno c’è il cosiddetto ambiente citoplasmatico che presenta tutti gli organuli essenziali alla cellula.
Fra questi troviamo il nucleo, che contiene quasi tutto il materiale genetico capace di dare le istruzioni per la produzione delle molecole (proteine) necessarie alla vita cellulare. La restante parte del materiale genetico codificante altre proteine è contenuto nei mitocondri e nei cloroplasti. Questi due sono organelli contenuti nelle cellule vegetali. In particolare i cloroplasti sono la centrale energetica nei quali viene convertita l’energia luminosa in energia chimica sotto forma molecolare che in un secondo momento potrà essere utilizzata per le reazioni di sintesi durante l’accrescimento della pianta.
Fotosintesi
Il termine fotosintesi sta a significare letteralmente “sintesi tramite la luce”. Le parti della pianta che sono più attive nello svolgere le reazioni fotosintetiche, sono le foglie.
Queste possiedono un particolare tessuto chiamato mesofillo fogliare, il quale è formato da cellule contenenti una gran quantità di cloroplasti. I cloroplasti sono specializzati nel raccogliere l’energia luminosa grazie alla presenza di particolari pigmenti chiamati clorofille. Nella reazione fotosintetica l’energia luminosa è utilizzata per ossidare molecole di acqua e ridurre molecole d’anidride carbonica dando come prodotto la sintesi di zuccheri (il mattone di costruzione di tutte le piante) e la liberazione d’ossigeno.
La reazione chimica è:
CO2+H2O?(CH2O)+O2
Nello specifico, la prima molecola che prende parte alla serie di reazioni, è l’acqua che venendo ossidata libera due elettroni (e-) due protoni (H+) formando una molecola di ossigeno (O2). Gli elettroni saranno indirizzati attraverso un percorso a loro specifico fino a giungere alla riduzione di particolari molecole ad alta energia chiamate NADPH (Nicotinammide-adenina-dinucleotide-fosfato).
Queste molecole (NADPH) saranno utilizzate per la sintesi degli zuccheri all’interno dei cloroplasti.
L’ assimilazione dei minerali
Gli elementi minerali essenziali alla pianta sono assorbiti principalmente a livello delle radici. A loro volta tutti i minerali vengono trasportati verso tutti quei distretti della pianta che ne hanno bisogno grazie al sistema vascolare prima discusso.
Oltre alle radici possono essere coinvolti i funghi micorrizzici che possono essere utili alle radici per aumentare l’efficienza di assorbimento dell’azoto.
Chiaramente l’efficienza di assorbimento dei minerali da parte della pianta è direttamente proporzionale allo sviluppo del sistema radicale.

Le orchidee epifite sviluppano delle radici aeree che nell’arco degli anni si sono specializzate a raccogliere gli elementi nutritivi dall’atmosfera che le circonda. In natura si possono ammirare orchidee che possiedono strutture radicali con lunghezze di parecchi metri.


Non tutti gli elementi minerali presenti nella biosfera sono essenziali per il corretto accrescimento della pianta, ma la mancanza per un lungo periodo di tempo di un minerale considerato essenziale provocherà la morte della pianta.
Gli elementi essenziali sono suddivisi in due categorie; quella dei macronutrienti e quella dei micronutrienti in base alla concentrazione del minerale presente nel tessuto vegetale.
I macronutrienti sono: ZOLFO (S), FOSFORO (P), MAGNESIO (Mg), CALCIO (Ca), POTASSIO (K), AZOTO (N), OSSIGENO (O), CARBONIO (C) e IDROGENO (H).
I micronutrienti sono: MOLIBDENO (Mo), RAME(Cu), ZINCO (Zn), MANGANESE (Mg), FERRO (Fe), BORO (B), CLORO (Cl).

Gli elementi nutritivi possono in parte essere assorbiti anche dalla lamina delle foglie oltre che dalle radici ed è facile trovare qualche persona che riferisce di fertilizzare le piante attraverso la nebulizzazione dei composti nutritivi direttamente sulla superficie delle foglie. Questa tecnica è chiamata applicazione fogliare.

Accrescimento delle piante e ormoni vegetali.
L’accrescimento degli organismi vegetali ed il differenziamento cellulare che porta alla costituzione dei differenti tessuti i quali vanno a formare la pianta è dato dalla comunicazione che avviene fra le varie cellule attraverso gli ormoni.
Gli ormoni sono delle molecole che permettono la comunicazione attraverso le cellule grazie all’interazione dell’ormone con un recettore sulla superficie cellulare, il quale a sua volta trasmetterà la comunicazione all’interno della cellula per fare in modo che il metabolismo della stessa sia modificato per un ottimale accrescimento vegetale.
I principali ormoni vegetali sono: auxine, gibberelline, citochinine etilene ed acido abscissico.
Auxina: L’auxina principale nelle piante è conosciuta anche come acido 3-indolacetico (IAA). Questa sostanza chimica è in grado di stimolare la crescita in allungamento dei fusti nelle piante. Inoltre può avere un effetto inibitorio nell’allungamento radicale.
Dobbiamo anche dire che, la concentrazione dell’ormone, lo stadio di sviluppo della pianta o altri fattori come il coinvolgimento d’altri ormoni può influire nell’effetto finale dell’auxina.
Gibberellina: Le gibberelline sono un altro gruppo di ormoni scoperto verso gli anni 50. Tramite l’applicazione delle gibberelline si possono avere una serie di risposte legate all’accrescimento che dipendono anche dal genere di pianta presa in considerazione.
Per esempio, l’applicazione dell’ormone in piante nane (il cavolo) determina una forte crescita in altezza tramite l’allungamento del fusto.
Lo stato di maturità di una pianta è un altro di quei fattori che può essere regolato dalle gibberelline.
Citochinine: La principale citochinina nelle piante superiori è la “zeatina”. Queste molecole sono responsabili nell’attivazione cellulare e la loro divisione. Per questo motivo sono anche maggiormente concentrate nei tessuti che si trovano in attiva proliferazione, come per esempio nei tessuti meristematici degli apici radicali e nei germogli della pianta.
Etilene e Acido abscissico (ABA): Questi due ormoni possiedono funzioni inibitorie nella crescita dei vegetali. I tessuti trattati da ABA ed etilene esogeni, mostrano una marcata variazione nel normale accrescimento di una pianta. L’etilene è una molecola endogena la quale fa notare in maniera particolare la “risposta tripla”.
La risposta tripla è così chiamata perché le variazioni indotte nell’accrescimento della pianta sono tre: Diminuito allungamento del fusto, accrescimento laterale aumentato (rigonfiamento) e un accrescimento orizzontale aumentato (gravitropismo negativo).
L’acido abscissico (ABA) porta questo nome perché una delle sue principali caratteristiche è quella di promuovere l’abscissione. La caduta delle foglie e dei fiori di una pianta è chiamata abscissione.
Gli effetti causati dall’ABA e rilevati nell’organismo vegetale sono più di uno. Può essere inibito l’effetto di accrescimento promosso dall’auxina nelle piante giovani.
In condizioni di stress come nei momenti di siccità si è notato che può aumentare di molto la concentrazione dell’ABA nelle foglie e questo induce la chiusura degli stomi.
Spero che questo semplice manoscritto riguardante la biologia delle piante possa aiutare qualche appassionato a comprendere in maniera migliore i segreti delle meravigliose orchidee.
A tal proposito ringrazio tutte le persone che mi hanno sempre dato un’iniezione di fiducia nel ricercare e comprendere l’energia che alimenta in me la passione e lo studio di questo stupendo modello di vita che si chiama ORCHIDEA.

12 pensieri su “Biologia delle orchidee

  1. Roberta L.

    Carissimi di Orchids, scusate la banalita’ del quesito, ma c’e’ una cosa che non ho ancora capito. Dopo che uno pseudobulbo di oncidium ha finito la fioritura, e’ destinato a deperire oppure produrra’ nei successivi anni altre fioriture oltre che a nuovi pseudobulbi? Idem per i Dendrobium.. una volta che la canna ha terminato la fioritura non devo aspettarmi piu’ nulla da quella stessa canna o continuera’ la crescita e produrra’ altri steli negli anni successivi? Credetemi ma non riesco a trovare nulla che spieghi il naturale e biologico accrescimento, nel tempo, di queste due specie.
    Grazie a chiunque voglia rispondere a questa banalissima domanda da inesperta.
    Cari saluti
    Roberta L.

    Rispondi
  2. Guido Autore articolo

    Ciao Mary, se puoi manda una foto a info@orchids.it.
    per tenere in vita un’orchidea basta non annegare mai il suo composto di coltivazione e nemmeno lasciarlo seccare, inoltre non esporla al sole diretto e non lasciarla mai a basse temperature.
    per entrare nel fantastico mondo delle orchidee cerca qualche altra notizia su questo blog.
    A presto
    Guido

    Rispondi
  3. mary

    mi hanno appena regalato una pianta orchidea…sapete cosa devo fare per tenerla in vita?sò che fioriscono una volta l’anno…

    Rispondi
  4. Guido Autore articolo

    Salve Francesco, sarebbe utile sapere dove devi installare la stufa.
    Quelle tipo “corona” non hanno il camino, ma in teoria dovrebbero bruciare tutto il carburante, quindi sarebbe sufficente un periodico ricambio dell’aria interna.
    Se lo spazio è piccolo può tornare utile un termo convettore elettrico (aria calda) con termostato incorporato.
    Io proverei con la stufa tipo “corona”, visto che puoi utilizzare il petrolio “quasi gratis”…purchè la stufa sia ben funzionte e che si ricambi spesso l’aria interna.
    A presto.
    Guido

    Rispondi
  5. Massimo M.

    Ciao Francesco,
    perchè non provi ad usare una stufa a pellet??? Il problema etilene dovrebbe essere praticamente scongiurato.

    Rispondi

Ciao! Che ne pensi?