Archivio mensile:Ottobre 2006

Cattleya bowringiana

Affascinante fioritura autunnale

collezione Guido de Vidi – foto 12.10.06 – diritti riservati

Cattleya bowringiana Veitch 1885.

Sinonimi: Cattleya autumnalis Hort. 1885 – Cattleya skinneri Bateman var. bowringiana (Veitch) Kraenzl. 1892 – Guarianthe bowringiana (Veitch) Dressler & W.E. Higgins 2003

Nome della specie in onore John C. Bowring, collezionista di orchidee inglese di fine 1800, .

Note storiche
Questa specie non ha sempre avuto il nome bowringiana.
In occasione della prima esposizione a Londra (31 Ottobre 1885), il suo scopritore James Veitch, la presenta con il nome di Cattleya autumnalis,solamente dopo aver ottenuto il First Class Certificate dalla Royal Horticultural Society, Veitch modifica il nome iniziale, dedicando quello nuovo ad un suo ottimo cliente, John C. Bowring di Windsor. Bowring, primo figlio del plenipotenziario in Cina per conto della Regina Vittoria, Sir John Bowring, era un collezionista incallito, sempre alla ricerca di nuove orchidee da coltivare ed ibridare: ironia della sorte, le pubblicazioni inglesi lo citano per le sue ibridazioni piuttosto che per la più importante onorificenza del suo nome assegnato ad una bellissima orchidea.

Onori e potere
Non sempre però le onorificenze vanno distribuite equamente. La prima descrizione della Cattleya bowringiana è apparsa in “The Gardeners Chronicle – 28 Novembre 1885 (page 683)” a cura di James la O’ Brien, ma nel famoso “Manual of Orchidaceous Plants”, non c’è alcuna menzione in suo onore: tutto è accreditato a Veitch, sia la sua scoperta che la sua descrizione.

Provenienza della specie
Cattleya bowringiana è originaria dell’America Centrale (Belize e Guatemala), ed insieme alla Cattleya skinneri rappresentano le Cattleye più “nordiche” in natura.
Cattleya bowringiana: particolare degli pseudobulbi e delle radici
Questa specie è l’unica nel suo genere ad avere gli pseudobulbi che crescono praticamente privi di rizoma orizzontale e con un rigonfiamento bulboso alla loro base, dal quale si formano radici e nuovi getti.

La più appariscente fra le Cattleye a fioritura autunnale
Quando l’estate fa capolino e l’autunno si affaccia con i suoi profumi di frutta matura, regalandoci le prime notti fresche, noi collezionisti di orchidee cominciamo a goderci le fioriture antunnali delle Cattleye, fra tutte, in serra primeggia lo spettaccolo dei numerosi mazzetti di piccoli fiori color viola splendente della Cattleya bowringiana.
Nessun collezionista, anche per la sua facilità di coltivazione, dovrebbe privarsi di questo spettaccolo autunnale offerto dalla Cattleya bowringiana e nemmeno di quello primaverile, donato Cattleya skinneri, che molti confondono con la C. bowringiana.

Una pianta molto facile da coltivare.
Cattleya bowringiana in natura vive fra 200 – 900 metri di altitudine ed è molto adattabile a diversi ambienti. Può essere trovata come litofita nei burroni rocciosi, completamente esposta al sole diretto, oppure mimetizzata da pianta terrestre sulla sabbia di quarzo ed anche sugli alberi come epifita tipica.
Per queste sue peculiarità, questa specie è stata molto presente nelle collezioni, dove ha prosperato senza particolari problemi.
La sua grande popolarità è durata parecchio tempo (nel 1941 si è guadagnata anche la foto di copertina del bollettino AOS), ma è andata via via scemando, forse perchè troppo facile da coltivare, oppure più semplicemente, perchè i coltivatori decisero di non commercializzarla più. Sta di fatto che era quasi scomparsa dalle collezioni.
Viste le continue richieste, da qualche anno i produttori hanno iniziato a produrre incroci x self degli esemplari rimasti, ed ora è possibile trovare nuove piante nel mercato delle orchidee.
Altra notorietà di questa orchidea in natura è quella di essere cibo prelibato per gli animali della foresta, ma pur essendo continuamente in balia di molti agenti esterni, sopravvive, si sviluppa e fiorisce senza problemi: classico esempio di adattamento naturale a situazioni di precarietà.
Si è detto che la Cattleya bowringiana è l’ideale per principianti, ma ciò non vuol dire che non richieda anche abilità di coltivazione, il coltivatore esperto riuscirà ad ottenere risultati eccezionali, mentre il neofita si accontenterà di una piccola fioritura: in fondo, il collezionismo delle orchidee è affascinante proprio per questo. In condizioni di normale coltivazione, gli pseudobulbi possono raggiungere 30 cm di altezza e produrre non più di 7-8 fiori, in condizioni ottimali gli pseudobulbi possono arrivare anche a 60-70 cm con 20-30 fiori per infiorescenza. L’esemplare della prima foto in alto, quest’anno, ha prodotto 11 nuovi getti con circa 300 fiori.

Pregi e limiti
I collezionisti brasiliani, noti per le loro puntigliose collezioni mono specie, con tutte le varietà possibili, non apprezzano molto Cattleya bowringiana perchè trovano in lei una gamma limitata di varietà. Questo non è completamente vero, seppur limitatamente, le varietà e/o forme di questa specie sono presenti, e sono molto utili per importanti ibridazioni.
Sir Jeremiah Coleman, precursore degli ibridi coerulei nelle Cattleye, ha ottenuto buoni risultati con cloni coerulei, lilacini e violacei di C. bowringiana.

Gli ibridi
Cattleya Portia Coerulea ‘Sir Jeremiah Colman’ – Collezione Guido De Vidi- diritti riservati
Cattleya bouringiana è presente in ibridazioni famose e le sue caratteristiche hanno contribuito alla creazione di veri campioni. Famosi sono Cattleya Portia (C. bowringiana x C. labiata), registrato da James Veitch nel 1897 e Cattleya Porcia, incrocio fra C. bowringiana x C. Armstrongiae (Hardyana x loddigesii), registrato da H.G. Alexander nel 1927. Entrambi hanno ricevuto molti premi dalla RHS e dalla AOS.

Cattleya Porcia ‘Canizzaro’ FCC/AOS – collezione Guido De Vidi – diritti riservati
Cattleya Porcia ‘Cannizaro’ ha ricevuto AM dalla RHS nel 1936 e dalla AOS nel 1951 ed un FCC/AOS postumo, nel 1988.
Cattleya bowringiana ha contribuito egregiamente a tante altre ibridazioni fra le quali: Cattleytonia Rosy Jewel (x Broughtonia sanguinea), Brassocattleya Maikai (x Brassavola nodosa), e Cattleya Barbara Kirch (x Cattleya aurantiaca).

Qualche nota colturale
Anche se Cattleya bowringiana è assai facile da coltivare, onde evitare che l’eccesso di sicurezza faccia compiere errori fatali è bene conoscere le sue esigenze fondamentali.
A causa della particolare conformazione degli pseudobulbi a base bulbosa, compattata e senza rizoma, il momento più critico per questa specie è il rinvaso: l’assenza di rizoma crea problemi nelle divisioni (è facile incidere la parte bulbosa), pertanto è utile porre molta attenzione nell’effettuare i tagli.
L’intervento di rinvaso e divisione va fatto all’inizio della fase vegetativa (primavera), appena si scorgono le nuove radici alla base degli pseudobulbi.
Il rinvaso va fatto con bark grosso, mescolato con poca torba di sfagno, avendo cura di non coprire le basi bulbose che potrebbero marcire. Per il resto va coltivata come le altre Cattleye: buona luce, ambiente umido e ventilato, composto umido ed un lieve rallentamento invernale delle annaffiature.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Grosourdya appendiculata

Questa deliziosa miniatura inizialmente descritta con il nome di genere (Pteroceras Hasselt ex Hasskarl Flora 25 (2): 6 (1842) è già stata presentata e descritta in questo post.

L’ultima generosa fioritura non poteva passare inosservata e quindi la ripropongo accompagnata da qualche ulteriore informazione.

Collezione Guido De Vidi – foto 14.10.06 – diritti riservati

Grosourdya appendiculata (Blume) Rch.f.
Pubblicato su: Xenia Orchid. 2: 123 (1868).

Distribuzione: Isole Andaman, Birmania, Tailandia, Vietnam, Penisola Malese, Java, Sumatra e Filippine

Sinonimi: Aerides pusillum; Ascochilus hirtulus; Dendrocolla appendiculata; Dendrocolla pusilla; Pteroceras appendiculatum; Sarcanthus hirtus; Sarcochilus hirtulus; Sarcochilus appendiculatus; Sarcochilus hirtus; Sarcochilus pusillus; Stereochilus hirtus; Thrixspermum appendiculatum; Thrixspermum hirtulum.

Specie epifita a sviluppo monopodiale, di piccole dimensioni, con 5 – 8 foglie pendule e sovvrapposte a scendere, le une contro le altre.
Le foglie, lunghe da 6 – 14 cm e larghe 1,5 – 2 cm, sono lanceolate, carnose e bilobate agli apici.
Gli steli fiorali lunghi 3 – 4 cm, si formano alla base del fusto vegetativo e formano più fiori di 8 – 15 mm, con maculature marrone chiaro.
I fiori durano solamente una giornata.

Blc. Port of Paradise “Emerald Isle” FCC/ AOS

Dopo qualche giorno di problemi, dovuti alla sostituzione del computer, con tutte le implicazioni conseguenti (travasi di dati, foto…. e qualche virus incallito da debellare), si riparte più veloci e pimpanti di prima.
Quale modo migliore per collaudare il nuovo “macinino”, se non con questi fiori affascinanti?

Blc. Ports of Paradise “Emerald Isle” FCC/AOS…e tu chiamali ibridacci!

Collezione Guido De Vidi – foto 14.10.06 – diritti riservati

Questo bellissimo ibrido dai grandi fiori verdi è stato esibito per la prima volta nel 1970.

Blc. Fortune
Questa Blc. che insieme alla B. digbyana ha generato l’incrocio in esame, discende a sua volta da 4 specie di Cattleya: (C. bicolor, C. dowiana, C. eldorado e C. warszewiczii) e da 2 specie di Laelia (L. tenebrosa e L. xanthina).

L’incrocio Blc Fortune x B. digbyana (a seguito delle ultime variazioni tassonomiche, correttamente scritto Ryncolaelia digbyana) è stato registrato da Fred Stewart nel 1970 ed in quell’anno la pianta riceve un HCC/AOS.
Sette anni più tardi, un esemplare di Blc. Ports of Paradise, con tre grandi fiori è premiato con AM/AOS e l’anno successivo, finalmente riceve il tanto meritato FCC/AOS (da allora, molti altri premi sono conquistati da questo riuscitissimo incrocio).

Fragranza, forma e colore
La fragranza ed il grande labello fimbriato, sono caratteristiche ereditate dalla B. digbyana, che, insieme alla lunghezza eccezionale dell’ovario (caratteristica frequente anche in altri incroci con la B. digbyana), rendono i fiori della Blc Port of Paradise, molto ricercati per le composizioni floreali.

Caratteristiche morfologiche della pianta
In condizioni di buona coltivazione gli pseudobulbi unifogliati (foglie lunghe 30 centimetri), possono raggiungere i 30 – 40 centimetri di altezza.

Qualche nota di coltivazione
Questo incrocio è di facile coltivazione e si sviluppa bene in serra intermedia con buona luce.
Il periodo di sviluppo della pianta inizia in Maggio e culmina in autunno con l’apertura dei grandi fiori verdi e fragranti.
Subito dopo la fioritura la pianta va in leggero riposo, che dura tutto l’inverno, durante il quale è opportuno rallentare le bagnature e porre attenzione a non rendere il substrato eccessivamente umido.
Le dimensioni della pianta rendono problematica la coltivazione su zattera, nulla vieta la sperimentazione, anche perchè tendenzialmente, le piante su zattera rimangono più compatte.

Nota:

Le notizie e le descrizioni di ogni post del blog sono supportate da ricerche sulla letteratura esistente e sul web, ma si riferiscono esclusivamente a esperienze di coltivazione su orchidee presenti nella mia collezione.
Eventuali errori o incompletezze possono essere rimediati dalla vostra collaborazione.

Notylia replicata

I fiori minuscoli di un’orchidea inusuale

Collezione Guido De Vidi – Foto 02.07.04 – diritti riservati
Notylia replicata Rchb. f. 1878
Sinonimi: Notylia Ecuadorensis Schltr. 1917; Notylia Rimbachii Schltr. 1921

Luoghi d’origine: Ecuador e Perù.

Questa miniatura vive nelle foreste umide e montagnose, tra i 100 – 1500 metri d’altitudine.
La Notylia replicata è un’orchidea epifita ed appartiene al genere Notylia, composto di oltre 10 specie epifite.
Questa specie produce radici lunghe e sottilissime e per questo motivo si consiglia di coltivarla su zattera. Gli pseudobulbi sono piccoli, cilindrici, unifogliati ed avvolti da brattee, dalle quali esce un lungo stelo fiorale ricadente, con centinaia di piccolissimi fiori color bianco crema.
La Notylia replicata, fiorisce in tarda primavera, inizio estate.
La particolarità di quesa orchidea è la sua possibilità di riformare un nuovo stelo fiorale (circa a metà di quello principale sfiorito), dopo un mese dalla caduta dei fiori.
Questa specie è chiamata appunto replicata, per questa sua peculiarità.
Nota: in occasione di una mostra orchidofila organizzata dall’ATAO nel 1998 a Villa Albrizzi – Franchetti (TV), un esemplare della mia collezione fu presentato in concorso con il nome sbagliato: Notylia replicans.
In quell’occasione la pianta fu premiata dai giudici con una medaglia d’oro AIO: sarebbe opportuno correggere il registro dei giudizi Internazionali, con ‘replicata’. Chi può, corregga.

Masdevallia: misteriose ed affascinanti

Il Genere Masdevallia, non finisce mai di stupire: ecco due esempi.

Il genere è stato creato da Ruiz & Pavon nel 1794 e la specie tipo è Masdevallia uniflora Ruiz & Pavon 1798.
Il nome del genere deriva dal botanico spagnolo, il Dr. Jose Masdeval cui è stato dedicato.

Due specie facilmente confondibili
Masdevallia echo e Masdevallia infracta
Collezione Guido De Vidi – diritti riservati
Masdevallia echo Luer 1987
Specie epifita Peruviana, vive ad altezze variabili tra i 2000 – 2700 metri, così chiamata con riferimento alla crisalide “Echo” della mitologia Greca “…Zeus era fratello e marito di Hera. Zeus era anche famoso per le sue avventure extramartimoniali con le varie divinità immortali Demetra, Latona, Dione e Maia e con le donne mortali Semele, Io, Europa e Leda . Hera, la moglie di Zeus non era a conoscenza della situazione perchè costantemente distratta dalla crisalide Echo, ma quando scoprì l’inganno la maledì tremendamente….”
Gli steli fiorali spuntano alla base delle foglie foderate, ellittiche oblunghe, e al loro apice producono 4 – 5 fiori color oro anticato, che spuntano in progressione nell’arco di un mese.
Questa specie può essere confusa con la Masdevallia infracta, entrambe fioriscono a tarda estate.

Collezione Guido De Vidi – diritti riservati
Masdevallia Infracta Lindley 1830
Questa specie è stata scoperta nel 1809, da Descourtilz nelle zone montagnose vicino a Rio de Janeiro ed è stata descritta per la prima volta da Lindley nel 1830. E’ una specie di facile coltura ed il nome trae origine dalle relative imperfezioni dei fiori, molto variabili nella forma e nel colore, che può essere porpora, bianco ocra, oppure giallo dorato. Gli steli fiorali spuntano aalla base delle foglie e producono in sequenza, fino a 5 fiori: per questo motivo è consigliabile non recidere gli steli finché non sono secchi. Questa Masdevallia ama ambienti freschi, ombreggiati e ventilati: non lasciare mai all’asciutto il substrato di coltura.
Ciò che rende meno ostica la coltivazione di questa Masdevallia è la sua capacità d’adattamento a temperature relativamente calde: può tollerare anche 22-24 gradi centigradi.