Archivio mensile:Dicembre 2007

Cymbidium erythrostylum

Quella pianta quasi dimenticata

Era l’ultima pianta di Cymbidium rimasta. Si presentava nel suo piccolo vasetto di plastica, comunque lussureggiante e in procinto di fiorire, buttata in un angolo e quasi dimenticata. Naturalmente l’acquistai. Questo successe qualche anno fa ed fu il mio primo Cymbidium specie che acquistai. Ora regolarmente nel tardo autunno o inizio inverno mi stupisce con le sue numerose spighe arcuate e la bellezza dei suoi fiori sopperisce alla mancanza di profumo.

Cymbidium erythrostylum Rolfe; Gard. Chron.,1905, II. 427.
Sinonimo: Cyperorchis erythrostyla (Rolfe) Schlechter

Si tratta di una pianta di medie dimensioni originaria del Vietnam, dove cresce ad una altitudine di circa 1500 m. Nei luoghi di origine la si può trovare crescere sugli alberi, tra le rocce o comportarsi come terricola. Gli pseudobulbi appiattiti sono di circa 3 cm nel diametro maggiore e 6 cm in altezza Le foglie sono lunghe 50-60 cm e larghe circa 2 cm. Le spighe floreali si innalzano dagli pseudobulbi immaturi, lunghe 40-45 cm, arcuate, ognuna con 6-8 fiori.
Ogni singolo fiore è appena 6 cm di larghezza ma circa una decina in lunghezza. Infatti mentre i tre sepali si distendono completamente, i petali, più piccoli, si protendono in avanti quasi a proteggere gli organi di riproduzione. Entrambi sono di colore bianco ed hanno una leggera linea rosata che corre centralmente sul dorso, nei petali la colorazione rosata è presente anche nella loro parte basale interna. Il labello, bianco-giallo, più marcatamente giallo all’estremità distale, è percorso da linee rossastre che nei lobi laterali si spezzano per proseguire con una serie di punti. Come ho già detto non sono profumati, comunque di lunga durata. Vista la puntualità con cui fiorisce mi sono stupito nel leggere che in natura questa specie fiorisce nella tarda primavera inizio estate. Charles and Margaret Baker hanno spiegato questo comportamento con la difficoltà di riprodurre in coltura l’ambiente ideale.

Coltivazione
E’ una specie da serra intermedia. In natura le piante sono esposte ad una costante umidità atmosferica che oscilla fra 70-85%. Anche le temperature medie invernali ed estive si discostano di poco, mantenendo una escursione giornaliera di circa 8-9°C, più pronunciata in inverno.
Il terriccio di coltivazione deve essere di buona tessitura drenante ma che mantenga un certa quota di umidità. Durante la stagione di crescita va ben annaffiata e concimata (personalmente aggiungo una manciata di stallatico a primavera al centro della pianta, tra gli pseudobulbi rinsecchiti), sensibilmente ridotte le annaffiature in inverno e nessuna concimazione. In estate porto la pianta all’esterno dove garantisco una ombreggiatura del 50% nel periodo più caldo, mentre la espongo al pieno sole nei periodi primaverile e autunnale. In autunno lascio la pianta all’esterno fino a quando la temperatura notturna raggiunge circa 5°C, quindi sposto la pianta in veranda riscaldata e dopo poco emergono le infiorescenze. Durante l’inverno vaporizzo quasi ogni giorno l’intera pianta.

Le orchidee e gli auguri di Carla da Gradisca d’Isonzo

Speriamo che l’anno nuovo porti una bella serra alla nostra Carla, la sua passione per le orchidee la merita!

Carla ci scrive questa mail, che noi del blog desideriamo pubblicare integralmente, elevandola in tal modo a simbolo di genuina passione per le orchidee e di “cartolina” augurale per l’anno nuovo che verrà. Buon 2008 a tutte le amiche ed amici di www.orchids.it

…” sono Carla da gradisca d’ Isonzo . Ho visto oggi la bellissima foto che il Sig. Alberto ha mandato della sua bellissima Cattleya fiorita a Natale. Io le mando la foto della mia che dovrebbe fiorire nei prossimi giorni.

Quest’anno abbiamo raccolto quasi tutte le orchidee in una stanza dove riesco a mantenere una temperatura di 20 ° diurna e 17 – 18 notturna con un’umidità attorno al 40-50 %
Ormai il numero è sempre più alto e anche noi dobbiamo pensare alla costruzione di una serra se non vogliamo andare fuori casa noi. !? Colgo l’occasione per augurare a lei e a tutti gli iscritti di questo sito un anno ricco di felicità e….. Fioriture (le allego anche qualche foto)”

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Gongora bufonia: orchidea rospo

Stava passando quasi inosservata la prima fioritura di una nuova orchidea giunta qualche mese fa nella mia serra, ma un’ attenta osservazione dei suoi fiori mi ha consigliato qualche approfondimento e le sorprese non sono mancate.
L’orchidea fiorita è una specie appartenente al genere Gongora e precisamente Gongora bufonia

Collezione Guido De Vidi – foto 26.12.07
Gongora bufonia Lindl., Edwards’s Bot. Reg. 27: t. 2 (1841).
Sinonimi:Gongora maculata var. bufonia (Lindl.) C.Schweinf., Bot. Mus. Leafl. 11: 193 (1944).
Gongora irrorata Hoffmanns., Verz. Orchid.: 53 (1842).
Effettivamente questa prima fioritura vista così di sfuggita, non è molto appariscente e poi sistemata in vaso perde anche il fascino delle orchidee epifite a fioritura pendente, che normalmente trovano dimore in cestini di rete o di legno.
Perché in vaso? Perché è una divisione di una pianta madre ed in questi casi è buona norma collocare il ceppo diviso in un vaso con con sub strato di felce arborea sminuzzata, per consentire un veloce sviluppo delle radici. Dopo alcuni mesi di radicamento è possibile estrarre la pianta dal vaso (il pannicolo delle radici porterà con se anche il substrato) e collocarla in un cestino forato.
Si diceva che non è appariscente, ma guardando i fiori da vicino si scoprono strane forme, protuberanze cerose che fanno venire in mente dei piccoli rospi; il nome di specie fa riferimento proprio a queste somiglianze, dal latino “Bufo”, rospo per l’appunto.
E’ interessante anche la struttura del labello e della colonna, architettati appositamente per guidare l’insetto (ape euglossina) impollinatore. I pollinia trasportati dall’ape non riusciranno a fecondare la parte femminile dello stesso fiore visitato, questi potranno entrare nello stigma di altri fiori, solo dopo essersi disidratati e rimpiccioliti. Questa strategia è il frutto di un processo evolutivo atto ad impedire autofecondazioni, che a lungo andare indebolirebbero la specie.

Keiki su stelo fiorale di Paphiopedilum bellatulum

Raro fenomeno di filiazione su stelo fiorale di Paphiopedilum bellatulum

La filiazione delle orchidee è un fenomeno abbastanza frequente, la possiamo considerare una delle loro tre forme riproduttive naturali; fecondazione – semina, divisione e filiazione appunto.
In altra parte del blog si è già illustrato questo fenomeno. La rarità dell’evento, almeno per me, sta nel fatto che il keiki si è formato su di uno stelo di Phapiopedilum.

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