Le orchidee trovano sempre il modo di sorprendere…così dopo alcune stagioni di solo sviluppo vegetativo, ecco infine alcune agognate fioriture.
I quattro Dendrobium per i quali mi accingo a mostrarvi semplicemente le foto sono:
Dendrobium jenkinsii del quale potrete leggere un bell’articolo qui e Dendrobium tetragonum brillantemente descritto da Alberto in questo bell’articolo.
Il primo dei due, D. jenkinsii, è una divisione proveniente dalla collezione Guido De Vidi, della quale ho avuto modo di apprezzare lo scorso anno la bellezza di un singolo, sparuto fiore.
Quest’anno invece, vuoi la fortuna, vuoi l’esperienza maturata, mi hanno regalato ben quattro fiori sebbene altri steli siano stati abortiti per non so ben quale motivo.
Il fiore è di un delicato color albicocca, e come spesso accade nel modo delle orchidee, il fiore supera di gran lunga le dimensioni del fusto che lo porta.
Nei luoghi di origine è conosciuto con il nome comune di Shwe-wa-galay, Shwe-war-gale.
Il secondo, D. tetragonum, il cui nome di specie significa “rettangolare, quadrato” in riferimento all’aspetto degli pseudobuilbi, è una pianta salvata da un garden che le aveva in carico reduci da una mostra al solo scopo di vendere una svalangata di Phalaenopsis ibride rimasta a boccheggiare assieme ad altre specie interessanti ahimé disidratate e invase dalla cocciniglia cotonosa.
Dopo solo pochi mesi di corretta coltivazione eccone già i risultati con due splendidi fiori, per l’altro, se non ho visto male, originati da un fusto che aveva già fiorito in precedenza. Per le altre due specie integro le foto con alcune note tassonomiche:
La prima trattasi di Dendrobium aphyllum noto anche con il suo sinonimo D. pierardii;
aphyllum latinizzazione che deriva dal greco antico a=alfa privativo (in questo caso senza) e phyllon=foglia e significa senza foglie.
Non è difficile, osservando la foto, immaginare come colui che ne registrò il nome nel 1928 (Roxb.) C.E.C.Fisch. trasse ispirazione dal fatto che tale Dendrobium fiorisca dopo aver completamente perso le foglie.
Trovo estremamente affascinate vedere questi delicati fiori, dalle tinte rosa pastello e ciclamino, che sembrano librarsi nell’aria come farfalle, vincolati alle canne della pianta solamente da un esile peduncolo.
Il D. aphyllum cresce sia epifita che litofita nelle foreste calde con variazioni climatiche stagionali ad altitudini che vanno dai 200 ai 1800 mslm. ed è originario dell’India, Tailandia, Indocina e Sudovest Cina ma trova la sua più larga diffusione in Myanmar (ex Birmania) dove è conosciuto con il nome comune di Kha-mauk-kyo.
Infine il Dendrobium loddigesii, del quale posseggo due piante, una avuta da un signore, ex coltivatore di orchidee ed oramai ben accestita, l’altra un keiki datomi dall’amico Alberto Ghedin che ad un solo anno di distanza dalla cessione, ironia della sorte ha deciso di fiorire prima della sorella maggiore.
A mio avviso la spiegazione c’è ovvero, mentre la più grande non ha ricevuto sole diretto sebbene in una posizione luminosa, la seconda esposta ai raggii solari invernali quasi appiccicata al vetro dell’abbaino, ha avuto, probabilmente le condizioni favorevoli per arrivare a fioritura.
D. loddigesii Rolfe, Gard. Chron., III, 2: 155 (1887) deve il suo nome a Loddiges un collezionista e vivaista inglese del 19esimo secolo. E’ pianta originaria del Vietnam, Laos e Cina (incluse Hainan e Hong Kong).
Vive epifita o litofita con steli ramificati che formano colonie tapezzanti zone con distinte stagioni secche, ad altitudini comprese tra i 400 e i 1500 mslm.
Tutte queste piante sono fiorite quasi contemporaneamente negli ultimi 10 giorni e sono state coltivate nella stessa identica maniera (ad eccezioen del D. tetragonum che è stato coltivato sotto luce artificiale con annaffiature più o meno regolari anche d’inverno), vale a dire annaffiature abbondanti nel periodo successivo alla fioritura, concimazioni regolari durante il periodo vegetativo, luminosità sempre alta, periodo di riposo praticamente secco dal tardo autunno fino a fioritura.
Complimentissimi per le fioriture, in serra mia non succede ancora nulla, ma la Cattleya forbesii trama qualcosa….una piccola correzione: Aphyllum deriva dal greco, da a=alfa privativo a phyllon=foglia
grazie per la correzione, avevo letto male il mio libro sul significato dei nomi delle orchidee.
Bel poker questo post, complimenti Massimo, è sempre interessante conoscere successi, curiosità e vicissitudini di qualche “collega” relativamente alla coltivazione e alla storia delle proprie piante.