Archivio mensile:Marzo 2013

Peristeria elata, il fiore dello Spirito Santo

Nonostante l’inclemenza del tempo, che ci tiene con i pensieri e con le azioni ancora legati ai rigori invernali, la stagione dice che siamo in primavera e già si respira la piacevole atmosfera di Pasqua.

Aspettando con ansia i tepori primverili – comunque la pensiate – auguro a tutti una Pasqua serena, con il fiore di un’orchidea che più simboleggia questa festa: il fiore dello Spirito Santo.

Peristeria elata, il fiore nazionale di Panama, nota anche come il fiore dello Spirito Santo.

Il genere Peristeria
Il nome del genere deriva dalla parola greca “peristerion” che significa colomba, per la sorprendente somiglianza dei fiori (colonna, antera e lobi laterali del labello), – soprattutto della sua specie tipo – ad una piccola colomba che spicca il volo.

Tutte le specie del genere Peristeria finora descritte sono epifite o terricole e vivono ad altitudini di 600 – 1200 metri sul livello del mare. Amano substrati vaporosi e abbastanza grassi, che si trovano ai bordi esterni delle foreste tropicali umide.
Le piante, morfologicamente abbastanza simili a molte specie di Phaius, sono caratterizzate da grandi pseudobulbi ovoidi con parecchi internodi e 2 – 3 foglie apicali, sottili con numerose carenature longitudinali. Le infiorescenze, solitamente si formano con il nuovo sviluppo, compaiono dalla base dello pseudobulbo e sono pendenti in tutte le specie con l’unica eccezione della Peristeria elata. Le specie a fioritura pendula conviene coltivarle in cestini di legno o metallici, mentre la Peristeria elata può essere coltivata in vaso capiente.
cestini di legno o metallici, mentre la Peristeria elata può essere coltivata in vaso capiente.

La specie tipo
La specie tipo è Peristeria elata descritta da Hooker, Bot. Mag. t. 3116. (1831)

Peristeria elata Hooker 1831
Questa orchidea è il fiore nazionale di Panama (decreto Presidenziale – 21 Ottobre 1980) ed è considerata orchidea in forte pericolo di estinzione, inclusa quindi in appendice I del CITES (vendita vietata di piante raccolte in sito).
È conosciuta con i nomi popolari di ” orchidea dello Spirito Santo o colomba alata”.Il fiore dello Spirito Santo è affascinante perché assomiglia ad una piccola colomba bianca con le ali aperte, che sta spiccando il volo.
Peristeria elata è endemica nell’America Centrale, Panama, Costa Rica, in Colombia e nel Venezuela.
In natura questa orchidea può essere trovata in boschi molto umidi, come pianta epifita sopra dei tronchi ricoperti di muschio oppure come terricola in substrati di foglie decomposte ai margini di foreste secolari. Peristeria elata può quindi essere considerata sia epifita che terrestre.

Le piante producono pseudobulbi molto grandi, le inflorescenze erette spuntano alla base di germogli nuovi e possono raggiungere oltre un metro di altezza in piante bene sviluppate. Il periodo di fioritura va da luglio a ottobre. Lo stelo fiorale produce più di 20 fiori che si aprono in successione nel tempo. I fiori carnosi e cerei, emanano una fragranza squisita, ogni fiore ha una bractea larga 2 cm; pedicello 5(6) cm; sepali laterali 2,5×3 cm; sepalo dorsale 3,5×3,5 cm, concavo; petali 2,5×1,5(1,7) cm; colonna larga1,5 cm; labello largo; ipochilo 1 cm per lato; epichilo 1,5 cm; labello con macchie lilla, tutto il resto del fiore è color bianco avorio.

Stato di conservazione
Questa specie è tra le orchidee più in pericolo di estinzione in sito, la colpa è da imputare sia alla sua bellezza che scatena molti trafficanti in una massiccia raccolta nel suo ambiente naturale, che alla continua ed innarestabile deforestazione dei suoi siti endemici.

Coltivazione
Coltivare con successo questa specie non è facile, soprattutto non è facile farla fiorire nelle nostre serre europee (a tal proposito mi farebbe piacere scambiare esperienze con altri coltivatori).
Da diversi anni coltivo questa specie e in questo lasso di tempo ho potuto rilevare due aspetti essenziali per portarla a fiore; il primo – fondamentale – è quello di non eccedere con l’umidità quando i nuovi pseudobulbi sono in maturazione, il secondo garantire tanta luce appena filtrata, magari spostando la pianta all’aperto in spazi ventilati e semi ombreggiati durante la fase di prefioritura (primavera estate).
Il substrato deve essere vaporoso, ricco di materiale organico, acido e tenuto ad umidità costante, ma non eccessiva.
Nel suo areale questa orchidea cresce molto bene in terreni ricchi di materiale organico e ventilati, posti fra i piccoli arbusti dei pendii, mentre non gradisce ambienti troppo ombreggiati delle foreste secolari e fitte. Quindi per il successo della sua coltura, è utile tenere la pianta in ambiente umido, avendo cura di mantenere il substrato del vaso con buon drenaggio, di annaffiare regolarmente con acqua priva di cloro, possibilmente piovana – le piante di Peristeria elata non hanno molti nemici batterici e/o fungini, le parti più vulnerabili sono gli pseudobulbi turgidi sui quali l’eccessiva umidità ed il ristagno d’acqua tra le sottili guaine procurano con inusitata velocità e violenza, macchie di marciume, che diventano veicoli di propagazione betterica e fungina, a volte con esiti anche letali per le piante.
In natura la Peristeria elata è sottoposta al clima monsonico, caratterizzato da una fase piovosa ed una più asciutta, questo va riprodotto anche in coltivazione, riducendo le bagnature quando interviene il riposo vegetativo.
Le fertilizzazioni possono essere date con cadenza quindicinale durante il periodo di sviluppo e dimezzate durante la fase asciutta.

Impollinazione

In questo capitolo, oltre a prendere nota dei metodi di impollinazione naturale da parte degli gli insetti pronubi, seguiremo in sequenza, le operazioni di impollinazione artificiale di un fiore di Peristeria elata.
Da molti anni, nella mia collezione è presente una sola pianta di Peristeria elata.
Vista la sua rarità, a chi è in grado di riprodurla da seme, può tornare utile effettuare l’impollinazione artificiale. La sequenza delle foto a sinistra evidenziano le azioni meccaniche da compiere per effettuare l’impollinazione artificiale dei fiori.
In natura il periodo di fioritura comprende i mesi di luglio, agosto, settembre ed ottobre, in questo periodo i fiori di Peristeria elata sono impollinati dalle api delle orchidee (euglossine), precisamente dai maschi
che, attratti dall’aroma dei fiori, vanno a cercare in essi la sostanza chimica che serve loro da attrazione per le femmine.

Impollinazione di euglossine
Il termine “impollinazione di euglossine” è usato nei casi in cui i fiori di orchidea sono visitati soltanto dalle api maschio del gruppo delle euglossine.
Questo “mezzo” di impollinazione, coinvolge almeno quattro generi di api euglossine ed è utilizzato da un certo numero di generi di orchidee, oltre che da alcuni generi di Araceae e di Gesneriaceae.
Fra le orchidee, questi sistemi di impollinazione hanno consentito lo sviluppo di insoliti meccanismi fisici di impollinazione.
In certi casi il pollinarium è espulso con forza dall’orchidea verso l’insetto pronubo “Catasetum ad esempio”, in altri casi le api sono obbligate a dei percorsi viscidi e predeterminati che le costringono a cadere proprio sopra il pollinarium. La disposizione dell’ape all’interno del fiore ed il posizionamento del pollinarium sull’ape sono spesso molto precise, ed inoltre l’odore del fiore è mirato ad attrarre, in molti casi, una singola specie di api.

Salvaguardia della purezza delle specie vegetali
Questi esempi fanno capire quanto sia precisa e nello stesso tempo affinata la correlazione insetto pronubo e fiore da visitare, questo per la salvaguardia della purezza delle specie vegetali, che seppur affini (quindi ibridabili) riescono a mantenersi pure proprio per questo alto grado di selettività.
Modificazioni ambientali repentine e spostamenti di specie per dispersione possono alterare ed accelerare le normali e lente mutazioni morfologiche.

Le api delle orchidee
Le api delle orchidee appartengono al gruppo delle corbiculate di cui tutti i membri sono parassitari e non possiedono il comportamento “eusocial” – gerarchizzazione sociale. La maggior parte della specie sono solitarie, solo qualche specie vive in comunità con qualche parvenza di eusocialità. In tutto ci sono circa 200 specie descritte, distribuite in cinque generi: Euglossa, Eulaema, Eufriesea, Exaerete ed Aglae, tutte presenti in centro e sud America. Tutti i generi, tranne Eulaema sono caratterizzati da colorazione metallica brillante, soprattutto verde, con riflessi dorati ed azzurro scuro.

Spercenigo: Giovedì 25 Aprile 2013… orchidee popolari

BREAKING NEWS:

– Nella sala dell’esposizione ci sarà anche lo stand di vendita di Luigi Callini (Orchidee del Lago Maggiore), che, essendo di ritorno dalla esposizione internazionale di Monteporzio Catone, oltre alle orchidee “commerciali” sarà rifornito di tutte le specie sudamericane ed asiatiche reperite dai vari venditori extra comunitari presenti a quell’esposizione.
– Saranno esposte le Tillandsie di Gabriella Muraro e Carlo Ivano De Marchi ed anche le piante carnivore dei nostri amici del Club locale.
Vi aspettiamo con o senza le vostre orchidee fiorite. Per il pranzo organizzeremo una tavolata nello stand gastronomico.

A giovedì 25 Aprile… non mancare!!!
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IL POST:

Continua l’attività di Orchids Club Italia

Della serie “proprio una bella giornata” Giovedì 25 Aprile il nostro Club propone l’ormai tradizionale esposizione di orchidee dal tema: una mostra popolare.
Le orchidee, non solo “simbolo elitario”, ma anche fascino popolare: 25 Aprile, festa della liberazione e festa delle orchidee.

SPERCENIGO

foto_tv_nov_300_1Spercenigo è una minuscola frazione del Comune di San Biagio di Callalta, 10 km ad est di Treviso.

L’attivissimo gruppo locale che da anni organizza la festa dei fiori, si avvale della collaborazione del nostro Club per dare forma all’isola delle orchidee e delle piante rare.
Tutti possono portare le proprie orchidee in esposizione, anche nella prima mattinata del 25 Aprile.

Programma
25 Aprile ore 9: apertura mostra.
– ore 11: inaugurazione e presentazione alle autorità locali.
– ore 12: pranzo popolare, prenotazioni info@orchids.it
– ore 16: conversazione dal tema “il fascino delle orchidee, conoscerle per amarle”.

Questa edizione vedrà la presenza di Luigi Callini “Orchidee del Lago Maggiore” con il suo stand di orchidee in vendita, botaniche e commerciali.

Sulle orme di Nero Wolfe
Il minuscolo paese di Spercenigo è famoso per la genuina ristorazione. Sul finire del 1800 e nella prima metà del ventesimo secolo, le osterie della zona erano l’approdo dei carrettieri in transito verso il Piave, per rifocillarsi con la “trippa mille foglie”.

Uno spaccato di vita genuina che Orchids Club Italia desidera rinverdire proprio con l’occasione di questa esposizione di orchidee, con un convivio popolare allo stand gastronomico della festa.
Nero Wolfe si sa, amava le orchidee ed anche la buona cucina, famose sono le sue ricette, fra tutte spicca quella più agognata e rincorsa per tutta la vita: SALSICCE MEZZANOTTE.
Con questa metafora della vita, cogliamo il pretesto per ritrovarci a pranzo insieme.
La mostra apre i battenti Giovedì 25 Aprile, l’inaugurazione è prevista per le ore 11, poi, sulle orme di Nero Wolfe, chi lo desidera potrà abbandonarsi ai piaceri luculliani.

Leptotes bicolor di ritorno da una mostra

Eccola la mia zatterina di Leptotes bicolor, di ritorno da 10 giorni di mostra, stressata, con i fiori mosci e stanchi.
Questa foto mi suggerisce alcune osservazioni sulle esposizioni e sulla loro importanza. Certamente le mostre hanno enorme valore nel mondo dell’orchidofilia; senza le occasioni espositive non ci sarebbe nemmeno il collezionismo delle orchidee. Appunto, il collezionismo e di rimessa i collezionisti, un mondo variopinto, fatto di personaggi eccentrici, e spesso indecifrabili.
C’è chi non fa uscire le orchidee della sua collezione “perchè – dice – si rovinano”, qualcuno, con scarso senso di riconoscenza, vince premi e non cita mai l’Associazione che ha ospitato le sue piante (emblematica l’EOC di Budapest). Altri ancora, quasi a rasentare l’ossessione, si esibiscono nell’improbabile equazione – piante esclusive e costose = collezione di valore – poi ci sono anche i collezionisti che mettono a disposizione le loro piante, a prescindere dalle convenienze, ed è a questo “popolo genuino” delle orchidee che mi ascrivo, certo, con qualche delusione, ma le passioni non sono vissute appieno, se non si mette nel conto anche il dolore per il sacrificio di qualche pianta.
Spero che la povera e disidratata Leptotes mi perdoni!

Per saperne di più sul genere Leptotes
Viaggio in un genere di orchidee fatto di piccole piante, Leptotes, nome derivato dalla parola greca “Leptotis” dal significato ampio: delicato, fine, grazioso così come i suoi fiori.

Leptotes è un genere di orchidee formato da 9 piccole specie che crescono nelle foreste asciutte del sud e sud-est del Brasile, anche in Paraguay e Argentina. Sono miniature epifite a crescita cespitosa, con foglie sottili e teretiformi, vagamente simili alle specie del genere Brassavola.
Leptotes sono fra le specie più difficili da coltivare, alcune sono presenti nelle collezioni, altre sono talmente rare da essere quasi sconosciute.

Curiosità
Oltre ad essere coltivate per il loro valore ornamentale, le specie Leptotes bicolor e unicolor sono utilizzate come sostituto di vaniglia nel latte, gelati, tè e dolci.
Il baccello di Leptotes (bicolor o unicolor) è a forma di uovo (quasi come un uovo di piccione), con uno speciale trattamento il suo gusto è molto simile alla vaniglia, ed è usato in Sud America come sostituto economico per aromatizzare il gelato. I baccelli vengono raccolti quando sono quasi maturi, poco prima dell’apertura, sono messi al sole caldo per un paio di giorni, poi conservati in un barattolo a chiusura ermetica.

Habitat
Gran parte delle specie di questo genere, tutte epifite, provengono dalla foresta atlantica del Brasile. Solo due sono state trovate in altri paesi, L. unicolor in Argentina, e L. bicolor in Paraguay.
Gli habitat di edemicità variano da specie a specie, Leptotes tenuis e Leptotes pauloensis, prediligono quasi esclusivamente le foreste pluviali montane, Leptotes bicolor vive sia nelle foreste pluviali, sia nei boschi asciutti degli altopiani della Serra do Mar e Leptotes unicolor cresce bene in zone più fresche, oltre i 700 metri di altitudine, sugli alberi di Araucaria e Podocarpus nelle zone del sud del Brasile.

Morfologia
La struttura morfologica delle piante è caratterizzata da un breve rizoma cilindrico con piccoli pseudobulbi sui quali, quasi impercettibilmente, partono, una, raramente due foglie teretiformi e carnose. Le foglie hanno caratteristiche variabili, possono essere corte o lunghe, erette o pendenti. L’infiorescenza è apicale, generalmente di breve durata, spunta all’apice dello pseudobulbo e porta da uno a sette fiori relativamente grandi per le dimensioni della pianta, di solito parzialmente piegate. In alcune specie, le infioresacenze formano gruppi di fiori dall’aspetto molto vistoso. I fiori sono fragranti ed il loro profumo può durare 10-20 giorni.
I petali ed i sepali di dimensione quasi uguale, si presentano con sfumature verdastre, bianche o con varie tonalità di rosa ed il labello giallo pallido, viola o lilla. Il labello è trilobato (tre lobi). I lobi laterali sono piccoli, quello intermedio è molto più grande e abbastanza variabile tra le specie. La colonna è corta, fitta e dritta, normalmente verde, e porta sei masse polliniche di diverse dimensioni, due più grandi al centro e quattro più piccole in due coppie tenute da un breve caudicolo: caratteristica unica tra le orchidee. I loro frutti sono arrotondati, succulenti e hanno un profumo che ricorda di Vaniglia.

Agente impollinatore
L’agente impollinatore dei fiori di Leptotes non è mai stato osservato. Cássio van den Berg, a giudicare dai colori e la morfologia dei fiori, suppone che siano le api, l’agente primario, altri osservatori sostengono che gli impollinatori più importanti per questo genere siano i colibrì.

Coltivazione
In coltivazione bisogna stare molto attenti al marciume radicale che si insinua facilmente con l’umidità eccessiva, i risultati migliori per coltivazione del genere Leptotes si ottengono quando sono montati su placche di fibra vegetale o di sughero. Annaffiatura e fertilizzanti devono essere più frequenti durante i periodi di crescita, e di meno durante i periodi di riposo. Condizioni di crescita ideali richiedono una temperatura intermedia e l’esposizione alla luce solare filtrata.

Note storiche
Illustrazione originale pubblicata da John Lindley nel 1833 quando ha descritto il genere Leptotes in Edwards Botanical Magazine. leptotes_bicolor_-descrizio

leptotes_bicolor Leptotes bicolor Lindley 1833
Eravamo nel mese di Aprile del 1833, quando nelle famose serre degli Harrison, fiorì una specie sconosciuta proveniente dal Brasile (Serra dos Órgãos).
La signora Harrison, era una collezionista inglese di orchidee, già immortalata nelle descrizioni di diverse specie: Bifrenaria harrisoniae e Cattleya harrisoniana. Poco tempo dopo, la signora Arnold Harrison, pensando di trovarsi difronte ad una nuova specie inviò un disegno ed una divisione di questa pianta al botanico John Lindley, che verificò essere non solo una nuova specie, ma anche un nuovo genere. Nella sua descrizione, data nello stesso anno, Lindley costituisce il nuovo genere assegnandogli il nome di Leptotes, dal greco (Leptotis) raffinato, delicato, in riferimento ai fiori della pianta.

Nei suoi appunti, Lindley scrive che Leptotes è simile a Tetramicra, ma ha diverse strutture del pollinarium, lobi laterali del labello più piccoli, e senza calcar (membrana) attaccata all’ ovario. Rileva anche qualche differenza rispetto al genere Brassavola (morfologicamente simile), sia nelle masse polliniche sia nel labello trilobato. La pianta descritta da Lindley diventerà la specie tipo del genere: Leptotes bicolor.

In Europa arrivano altre nuove piante
Qualche anno più tardi, nel 1838, Lindley riceve altre piante provenienti dal Brasile, in esse nota delle sostanziali differenze rispetto alle specie già descritte (lobi laterali del labello leggermente seghettati, fiori più grandi e sporadicamente, la presenza di una seconda foglia sugli pseudobulbi: non esita a considerare queste nuove orchidee come appartenenti ad una nuova specie, che descrive come come Leptotes serrulata.
Cinque anni dopo, il conte tedesco Johann von Centurius Hoffmannsegg nota la differente pigmentazione delle foglie di una pianta di Leptotes, presente nella sua collezione e la descrive con il nome di L. glaucophylla.
Nel 1990 Carl Withner, rivisitando i disegni pubblicati da Lindley sottolinea alcune differenze aggiuntive tra L. bicolor e L. serrulata, tuttavia, la botanica ritiene che entrambe le descrizioni siano riconducibili a L. bicolor e le variazioni siano dovute alle vaste aree di endemicità delle colonie.
Nel 1865, da una località sconosciuta in Brasile giunge a Heinrich Gustav Reichenbach, una nuova pianta, che diventerà la seconda specie del genere. In questo caso il campione è molto diverso da Leptotes bicolor, fiori più piccoli e meno arrotondati, con ampi segmenti color giallo pallido giallo: la descrive con il nome di: Leptotes tenuis.

Dodici anni dopo, il botanico brasiliano João Barbosa Rodrigues descrive la terza specie: Leptotes unicolor. Nei suoi appunti si legge che è una specie molto profumata, precisa che vive come pianta epifita in colonie formate da centinaia di piante, lungo le rive dei fiumi Dourado e Sapucai, nei pressi della città di Alfenas, in Minas Gerais.
Nel 1881, nello Stato del Paraná, Barbosa Rodrigues scopre piante con più foglie di quelle già note e con lievi differenze nella struttura floreale. Anche in questo caso il botanico non esita a descrivere la pianta come nuova specie del genere Leptotes, assegnandole il nome L. paranaensis: oggi questa specie è considerata solo una variazione di L. unicolor, la specie descritta quattro anni prima.

Corsa alla descrizione di nuove specie
In questa fase storica, sono molti i casi di nuove descrizioni di specie già note; Robert Allen Rolfe descrive una pianta ricevuta dal Brasile (molto simile alla L. tenuis) con il nome di L. minuta: oggi è conosciuta come una variante di L. tenuis.
La confusione non si ferma alla descrizione di presunte nuove specie, ma anche all’appartenenza di genere, ad esempio, il botanico danese Johan Albert Constantin Loefgren descrive una nuova specie come Leptotes blanche-amesiaesi, solamante più tardi, il lavoro di Carlos Frederico Hoehne la sposta in un nuovo genere, nominandola (in omaggio a Loefgren): Loefgrenianthus blanche-amesiae.

Nel 1934, Hoehne descrive una nuova specie, chiamandola Leptotes pauloensis perché è stata trovata nello stato di San Paolo . Questa specie è strettamente correlata alla Leptotes tenuis, ma i suoi fiori hanno colori diversi. Per decenni i tassonomi sono stati divisi su questa nuova descrizione, ad esempio, Guido Pabst la considera un sinonimo di L. tenuis. Di recente sono state scoperte nuove colonie con colori simili a quella descritta da Hoehne, e Withner propone ora che L. pauloensis sia accettata come una specie separata.

Riassunto
Fino al 2004, le specie conosciute erano quattro, tre con nome consolidato, L. bicolor, L. unicolor e L. tenuis, e una, L. pauloensis, sempre più frequentemente accettata dai tassonomi, ma è in questi anni che questo genere vede raddoppiate le specie assegnate, Eric Christenson descrive ed include nel genere con rango di specie Leptotes harryphillipsii, molto simile a L. pauloensis (già una specie problematica di per sé), e Leptotes mogyensis.
Altre due nuove specie molto affini alla Leptotes bicolor, entrambe trovate nella regione di Buerarema, a sud di Bahia, sono state successivamente descritte e nominate Leptotes bohnkiana, dal nome del suo scopritore, e L. pohlitinocoi, per lo più in base al colore.

Infine, nel 2006, Sidney Marçal de Oliveira scopre quella che ad oggi è l’ultima specie ad essere descritta: Leptotes vellozicola.

Caratterisiche morfologiche
Le tre caratteristiche principali che differenziano le specie del genere Leptotes sono le proporzioni generali delle foglie, la forma dei fiori, e il modo in cui fiori si aprono. Queste caratteristiche consentono di dividere il genere in due gruppi principali.

Primo gruppo: L. unicolor, L. bicolor, L. bohnkiana, L. pohlitinocoi
Il gruppo è formato da quattro specie con fiori dai segmenti allungati, generalmente semi chiusi. I fiori di queste specie sono spesso rivolti verso il basso. Quasi tutte le specie di questo gruppo hanno le foglie più lunghe delle infiorescenze e con superfici lisce.

leptotes_unicolor Foto a sinistra: Leptotes unicolor
Fra le specie attribuibili a questo gruppo fa eccezione Leptotes unicolor: foglie corte, rugose, mentre i suoi fiori sono di colore uniforme rosa pallido, sempre a faccia in giù.
Le altre specie di questo gruppo hanno fiori dai colori più forti.
Leptotes bicolor è la specie che produce più fiori per infiorescenza ed è presente in un’areale più ampio. Si tratta di una specie variabile, anche se è facilmente individuabile per il colore dei fiori (sepali e petali bianchi,labello viola), e per qualche pseudobulbo con due foglie: qualche pianta di questa specie vive anche come litofita.
Leptotes bohnkiana ha alcune somiglianze con L. bicolor, tuttavia, i suoi fiori sono un terzo delle dimensioni di quest’ultima, petali e sepali sono proporzionalmente più ampi, forma un solo fiore per infiorescenza e la pianta adulta è grande circa la metà della L. bicolor. Di questa specie è stata trovata un’unica colonia in Bahia.

leptotes_-pohlitinocoi Foto a sinistra: Leptotes pohlitinocoi VP Castro & Chiron, Richardiana 4: 78 (2004).
Leptotes pohlitinocoi è più vicina a L. bicolor, ma ha fiori leggermente più piccoli con tutti i segmenti completamente rosa. Esiste solo a Bahia.

Secondo gruppo: L. vellozicola, L. tenuis, L. pauloensis, L. harryphillipsii, L. mogyensis, di quest’ultima specie non esiste traccia in sito, tutte le informazioni provengono da una collezione californiana USA, potrebbe essere un raro ibrido naturale tra L. tenuis e L. unicolor
Questo gruppo è formato da cinque specie più piccole che hanno fiori più arrotondati con petali e sepali aperti e più piatti. Le foglie sono rugose e più corte, in genere di colore verde scuro o pigmentate viola. Le specie di questo gruppo formano solo uno o due fiori per infiorescenza. Le specie sono molto simili e talvolta difficili da distinguere.
Leptotes vellozicola è l’unica specie facilmente riconoscibile in questo gruppo, per il suo callo spesso centrale, posto accanto al vertice del labello. E’ l’unica specie di questo gruppo endemica in Bahia, tutte le altre vivono da sud-est a sud del Brasile. Questa specie è quella che in natura prende più sole, perché vive come epifita su arbusti di Vellozia. La regione in cui vive asciuga molto rispetto alle aree abitate da altre specie.
Leptotes tenuis è l’unica specie con le foglie color verde pallido, fiori giallastri o bianchi e labello color lilla. Si tratta di una specie molto piccola e rara, endemica nel sud-est del Brasile.
Leptotes pauloensis è una specie molto simile a L. tenuis; unica motivazione della sua separazione è data dal colore dei fiori, cioè: petali e sepali lilla pallido e labello bianco con un punto giallo crema nel mezzo. La sua distribuzione si sovrappone a quella della L. tenuis ma anche molto più a sud.
Leptotes harryphillipsii Christenson 2004
Leptotes harryphillipsii, un’altra specie simile a L. tenuis, ma con bande del labello leggermente più lunghe e, rispetto alle altre specie, che in genere hanno colori più vivaci, si differenzia per il colore rosa pallido su petali e sepali, .
Questa specie è stata per molto tempo, confusa con L. pauloensis.
Leptotes mogyensis, ancora un’altra specie legata al gruppo L. tenuis, con qualche assomiglianza a L. unicolor eccetto che ha fiori bianchi con un profondo segno viola centrale sul labello. Non vi è alcuna traccia di questa pianta in natura. Tutte le informazioni provengono da una pianta coltivata in una collezione USA (California). Potrebbe essere un raro ibrido naturale delle due specie citate.

Phragmipedium Memoria Dick Clements

La coltivazione dei Phragmipedium era andata in disuso nelle collezioni, ma dopo il 1981, con la scoperta di Phragmipedium besseae, il colore rosso fuoco dei suoi fiori ha riportato interesse fra gli ibridatori.

Phragmipedium Memoria Dick Clements è uno dei migliori e più popolari ibridi “besseae”.

Phragmipedium Memoria Dick Clements J.R. Edwards (G. Clements)
Incrocio originato da G. Clements, e registrato da J.R. Edwards il 27-Feb-1992.
Genitori: Phrag. lindleyanum var. sargentianum (capsula) x Phrag. besseae.

Note sui genitori
Phragmipedium lindleyanum var. sargentianum (Rolfe) Gruss
Basionimo: Phragmipedium sargentianum Rolfe in Orchid Review, 4: 332 (1896)
Etimologia: nominato in onore del Prof. CS Sargent, allora direttore all’ Harvard Arboretum ed editore di Garden and Forest.
Transferito: Gruss in Orchid Digest, 67(4): 228 (2003)
Distribuzione: Phrag. lindleyanum var. sargentianum è endemico nella Provincia di Pernambuco (Brasile), nelle foreste delle catena del Cariris o Tabatinga.

Phragmipedium besseae Dodson & Kuhn in American Orchid Society Bulletin 50: 1308 (1981)
Perù: San Martin, sulla strada che da Tarapoto porta a Yurimaguas, pianta litofita sulle rocce di granito bagnato, alt 1100 m.
Scoperto il 13 luglio 1981, J. & E. Halton Besse 62 (SEL).” (Dodson & Kuhn, 1981)
Etimologia: in onore della signora Elizabeth Locke Besse che ha scoperto la prima pianta.
Il primo avvistamento di Phrag. besseae risale al 1960 ad opera di Padre Angelo Andreetta, che racconta ” individuato a una certa distanza e sul lato opposto del Rio Cuyes nel sud-est dell’Ecuador, ma pensavo che fossero Begonia froebelii.”

L’enorme successo di questo incrocio ha sollecitato a più riprese l’interesse di molti ibridatori, tanto da indurli a riproporlo in diversi “remake”, usando vari cloni dei due genitori ed anche invertendo il genitore (capsula) con il genitore (polline).
Per comodità useremo il vecchio basionimo “sargentianum”
Ecco di seguito alcuni “remake” fra i più interessanti:
Phragmipedium Mem. Dick Clements (sargentianum ‘March Mist’ X besseae ‘Strawberry’)
Phragmipedium Mem. Dick Clements ‘Yellow Fin’(sargentianum ‘Westwood x besseae ‘Last Time’)
Phragmipedium Memoria Dick Clements (besseae ‘June’ X sargentianum ‘Pyrope’)
Phragmipedium Memoria Dick Clements (sargentianum ‘Pyrope’ X besseae ‘June’)
Phrag. Mem. Dick Clements (sargentianum ‘Future’ x besseae ‘Robert’s First’)
Va da se capire che ogni clone di Phrag. Mem. Dick Clements presenta varie tonalità di colori ed anche diversità nella morfologia della pianta e dei fiori. Si va dal colore rosso scuro con profonde sfumature di rosa, ai petali larghi con texture setose. Con le loro sperimentazioni, gli ibridatori tendono ad ottenere fiori grandi con petali e sepali larghi, piante vigorose con foglie rigide e con brevi rizomi orizzontali fra le singole vegetazioni, onde evitare il tratto fastidioso del Phrag. besseae.