A Lucca è finita la vecchia AIO, partirà la nuova AIO? Discutiamone:

DIBATTITO APERTO

Le vicende di Lucca, al di la delle miserie dei veti (o libere scelte come le definisce qualcuno) hanno avuto il merito di porre l’attenzione sulla necessità di rivedere, aggiornare e magari anche cambiare radicalmente lo statuto e l’essenza stessa dell’Associazione Italiana di Orchidologia, e l’evento di Schio è parso come il naturale approdo per il mondo orchidofilo italiano che crede nell’associazionismo.

Ho già avuto modo in altre sedi, di esprimere il mio disagio per come si è svolta la mostra orchidofila di Lucca (non per quanto concerne la qualità espositiva), ma per le arrampicate sugli specchi di vari soggetti; comunque la si voglia girare è stata una porcata – scusate ma non intendo usare sinonimi meno drastici – però ora bisogna guardare avanti e per farlo con compiutezza, lo strumento migliore è sicuramente la convocazione di un’assemblea straordinaria degli iscritti AIO.

Spero la si convochi, senza invocare le more statutarie che forse non la renderebbero fattibile per questione di tempi; può essere percorsa anche la via informale, importante trovarci tutti per capire dove si vuol andare domani e come si intende farlo.
Guido De Vidi
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Diego scrive:
7 settembre, 2015 alle 07:10

Forse conosco a frammenti quanto successo, ma mi permetto di dire che al di fuori dei fatti pregressi, AIO in quanto tale, solo per il fatto di rappresentare l’ASSOCIAZIONE ITALIANA O. dovrebbe a prescindere rappresentare tutti i coltivatori, dal bravissimo professionista, all’amatoriale con la sua piccola serra, alla signora Maria di turno che ha 4 Phalenopsis sul balcone. Tutti dovrebbero avere la possibilità di postare ed esporre le proprie piante alle varie esposizioni e a nessuno dovrebbe interessare chi è presente o meno. Temo sia sbagliato o si sia dimenticato lo spirito di fondo di un’esposizione, che per come la vedo non è fare a gara a chi prende le medaglie, ma gioire della vista delle orchidee per i visitatori ed essere fieri nel proprio piccolo di poter esporre i risultati di fatiche nella coltivazione per gli espositori.
Sarebbe bene ricordarselo, smetterla di essere invidiosi e stare sereni in compagnia.
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9 Settembre 2015
ORCHIDEE IN ITALIA, ritorno al passato forse conviene. (di Guido De Vidi).

Volendo fare un paradigma con la geologia, possiamo pensare l’attuale (A.I.O.), collocata al tempo dei dinosauri.
Anche per questo motivo la condivisione della nostra passione necessita di una radicale “ristrutturazione”. Per mia sfortuna (età), sono uno dei pochi che ha visto passare tutte le “ere geologiche” dell’Associazionismo orchidofilo italiano; la fase attuale sta vivendo diverse contraddizioni, in parte dovute a limiti statutari, e, aspetto assai preoccupante, determinate da crisi di identità e da qualche invasione “barbarica”.

Finalmente ci si pone il problema e l’incontro dei soci A.I.O. a Schio può rappresentare una buona occasione di rilancio del mondo orchidofilo italiano. Questo è il mio piccolo contributo.

La storia

Se diamo un’occhiata al panorama mondiale dell’orchidofilia organizzata, magari limitandoci a prendere in considerazione i tre paesi più significativi (USA, Inghilterra e Germania), in tutti vediamo emergere due epiteti comuni: SOCIETA’ e ORCHIDEE – American Orchid Society – Orchid Society of Great Britain – Deutschen Orchideen-Gesellschaft e.V. (D.O.G.).

Gli epiteti che danno forma alle sigle delle società sopracitate, già delineano la vocazione divulgativa e rappresentativa del mondo orchidofilo in cui si collocano; a partire dai semplici collezionisti amatoriali, dai botanici, dai coltivatori e dai grandi giardinieri, raggruppati tutti insieme in forma associata: il collezionista di orchidee, il disegnatore botanico, il coltivatore sui davanzali delle finestre, nelle serre ed anche lo studioso che parla di orchidee.

Da dove veniamo
Negli anni 70 del secolo scorso, alcuni pionieri dell’orchidofilia italiana, come Mario Dalla Rosa, fondarono la Società italiana delle Orchidee (SIO). Mario Dalla Rosa, di professione commandante pilota dell’Alitalia, durante i suoi viaggi attorno al mondo ha avuto modo di apprezzare il fascino discreto delle orchidee esotiche, amore che ha cercato di trasmettere ad altri appassionati attraverso quella prima forma associata chiamata SIO. Poi si cambiò esperienza, più avanti capiremo perché, ma le cose non andarono come si era auspicato
Ed ecco che a distanza di una sola cinquantina d’anni, siamo qui ancora una volta a discutere di “rivoluzione” organizzativa. A mio avviso sono due i fattori che hanno impedito la crescita e l’autorevolezza dell’orchidofilia italiana:

1) – I gravi errori, purtroppo endemici, commessi sin nella prima esperienza SIO, quando in molti hanno cominciato a pensare – agendo di conseguenza – che controllando la società delle orchidee, si potessero trarre benefici economici.
E’il periodo delle scalate per controllare la SIO (delle quali rimane traccia in queste scaramucce materializzatesi in missive e diffide ingiallite degli anni 80), da parte di Ravanello, Giorgi, Corvi, per poi, lasciarla al suo destino, all’inizio degli anni 90.

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2) – La vocazione marcatamente “intellettualeggiante” della attuale AIO, in buona sostanza pensata solamente quale “strumento” per rilasciare giudizi e per editare materiale scientifico; poco, troppo poco per mantenere in vita e sentire propria una nuova esperienza associativa.
Nelle more dello statuto, che per la verità poco ci obbliga e tanto si interpreta, saltuariamente e per impulso di qualche socio, si è anche vista qualche attività organizzativa (mostre ed eventi), forieri per altro, di introiti economici e di sponsorizzazioni.
E’ mia opinione che, rivista e corretta, la strada giusta che consenta di raccogliere le nuove istanze del mondo orchidofilo italiano, sia quella di un ritorno al passato, ovvero una organizzazione ben strutturata, e dotata di un’ossatura statutaria ad ampio respiro.

Le proposte
A perfezionamento delle enunciazioni generali fatte nell’introduzione, cercherò di fare sintesi per punti, delle “discipline” o “settori” che potranno costituire le basi per una nuova organizzazione orchidofila nazionale.

1) – Rivista specializzata, possibilmente bimestrale, intesa come veicolo “cartaceo e telematico”, di articoli anteprime, resoconti attuali supportati da documentazioni visive e fotografiche.

2) – Promozione di simposi e relazioni scientifiche sulla conoscenza, in particolare la propagazione di specie in via di estinzione con le semine assimbiotiche, per divisione, e spedizioni in sito con l’obiettivo di proteggere e reintrodurre specie estinte.

3) – Attirare l’attenzione degli appassionati verso le orchidee, organizzando mostre e gestendo giudizi sulle piante in esposizioni in ambito nazionale e internazionale, con l’obiettivo dichiarato di far conoscere nuove specie e divulgare il concetto della salvaguardia di un patrimonio unico al mondo.

4) – Punto di riferimento (non coordinamento) di Gruppi (chiamali, Club o Associazioni locali) da guadagnarsi sul campo con programmi da condividere, iniziative di interesse generale e di rappresentanza in ambito internazionale.

Per attuare questa “rivoluzione” è indispensabile ripensare una nuova casa comune, dove la percezione del cambio di rotta sia reale, a partire dal nome: non più il limite restrittivo rappresentato dall’epiteto “orchidologia” (studio delle orchidee) con “orchidee”, termine più rappresentativo dell’intero comparto, così come si legge in AOS, DOG ed altre sigle.

Appuntamento a Schio.

2 pensieri su “A Lucca è finita la vecchia AIO, partirà la nuova AIO? Discutiamone:

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  2. Diego

    Forse conosco a frammenti quanto successo, ma mi permetto di dire che al di fuori dei fatti pregressi, AIO in quanto tale, solo per il fatto di rappresentare l’ASSOCIAZIONE ITALIANA O. dovrebbe a prescindere rappresentare tutti i coltivatori, dal bravissimo professionista, all’amatoriale con la sua piccola serra, alla signora Maria di turno che ha 4 Phalenopsis sul balcone. Tutti dovrebbero avere la possibilità di postare ed esporre le proprie piante alle varie esposizioni e a nessuno dovrebbe interessare chi è presente o meno. Temo sia sbagliato o si sia dimenticato lo spirito di fondo di un’esposizione, che per come la vedo non è fare a gara a chi prende le medaglie, ma gioire della vista delle orchidee per i visitatori ed essere fieri nel proprio piccolo di poter esporre i risultati di fatiche nella coltivazione per gli espositori.
    Sarebbe bene ricordarselo, smetterla di essere invidiosi e stare sereni in compagnia.

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