Archivio mensile:Gennaio 2016

Orchideurope, la nuova sfida dell’orchidofilia

oscar_wildeINTERNET, a volte è spietato, ma è anche lo strumento che ti mette il mondo a disposizione, aprendoti finestre inedite. Prima di internet era tutto diverso, le dimensioni del consenso e della conoscenza, si muovevano su scenari più circoscritti.

Questo, in tutti i settori della vita associata, sia essa politica, economica, scientifica, e perché no, anche in quel piccolo “pianeta” che ospita l’orchidofilia e l’orchidologia.
Prima di internet l’orchidofilia e tutto quello che ci gira intorno: letteratura, collezionismo, divulgazione, e mercato, seguivano i canali cartacei. Per qualsiasi informazione servivano i libri. Per organizzare il consenso si doveva far ricorso alle notifiche postali.

In questo scenario, quello che prima risultava quasi obbligato, ora appare obsoleto e, nella migliore delle ipotesi: accessorio.

Ad esempio, qual’è l’utilità dell’EOC? Che cos’è, si dirà. Appunto, che cos’è? Per vederlo, si va su internet e si chiede a Google di trovarci questo acronimo, e cosa vien fuori? EOC… Ente Ospedaliero Cantonale (ospedale svizzero). E’ noto che il potente motore di ricerca, predispone una scaletta di opzioni e te le mette in ordine di notorietà. Ma noi volevamo trovare European Orchid Council, cioè quello strano raggruppamento, che dovrebbe rappresentare l’orchidofilia europea, ma che altro non serve se non a trovare un paese europeo disponibile ad organizzare l’esposizione triennale di orchidee e tutto quello (poco) che ci gira attorno.

Ecco che ci si accorge, che l’EOC non è un’associazione democratica (non sono previste iscrizioni ad personam), che la sua gestione non è trasparente (le nomine rispondono a strani equilibri e non a riconosciute capacità), in definitiva, essendo uno strumento pensato 50 anni fa, quando internet non c’era, oggi è anacronistico e per certi aspetti patetico.
Cosa fare? Bella domanda, ed è proprio questa la sfida dell’orchidofilia europea: così non può funzionare e basta poco per trovare nuove prospettive, nessuno si senta escluso o eletto.

Pordenoneorchidea 2016 NEWS

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L’IDEA prende forma. Anche quest’anno “PORDENONORCHIDEA” è pronta al decollo con allettanti novità.

Giova ricordare che l’esposizione orchidofila “PORDENONEORCHIDEA” è inserita in uno spazio attrezzato che vede varie peculiarità espositive, dal vino alla cioccolata ai libri ed altri. In questo format, è allestita l’esposizione orchidofila curata da coltivatori dilettanti e appassionati orchidofili, compreso il sottoscritto, che, su incarico della fiera, ha anche l’onere di coordinare l’intero format.

Per quanto riguarda gli orchidofili, anche quest’anno ci saranno stand di produttori italiani e stranieri: per la prima volta sarà presente anche Ecuagenera (Ecuador) azienda leader, nata proprio dalla collaborazione di Padre Angelo Andreetta, che quest’anno ricorderemo con iniziative culturali a lui dedicate.

In questa ottica cerco sempre di coinvolgere varie realtà, senza nessuna esclusione ed è così che, facendo ricorso ai miei trascorsi di pittore ho rivisitato uno di quei cenacoli artistici, fertili di idee e di genialità; è proprio in questo ambiente che è nato l’embrione scenografico di Pordenoneorchidea 2016.

Fra un calice di prosecco e due ostriche di Pomer, si è riusciti a imprigionare l’estro creativo dei giovani artisti “bohémien” presenti, per altro, maledettamente affascinati dalla vocazione “dadaista” del progetto.

Forse quei segni decisi, tracciati su un pezzetto di carta (l’originale è a disposizione di qualche collezionista a caccia di stramberie) sono poco esaustivi, si sa, gli artisti bisogna interpretarli.

– L’idea portante di questa edizione è quella di ricreare l’atmosfera del VIRIDARIUM romano, giardino esterno delimitato da colonnati e graticci, dove poter sistemare essenze epifite che accompagneranno i visitatori verso il clou scenografico costituito da una spaziosa veranda, nella quale sarà allestita l’esposizione orchidofila vera e propria.

La novità
Quest’anno ricorre il quarto anniversario della scomparsa di Padre Angelo Andreetta; il gruppo organizzatore dell’esposizione, in collaborazione con il “Comitato Padre Angelo Andreetta”, intende dar vita in suo ricordo, alla prima edizione del premio orchidofilo “ANDREETTA”.

– Esperti interazionali assegneranno tre medaglie con giudizio al tavolo: ORO – ARGENTO – BRONZO.

I coltivatori, nonchè proprietari delle piante vincitrici, riceveranno un ulteriore premio in piante di orchidea, del valore stimato in 500 euro per l’oro – 300 euro per l’argento – 200 euro per il bronzo.
La partecipazione al premio è libera a tutti i coltivatori di orchidee, previa iscrizione.
A breve uscirà apposito regolamento.

Come è ormai consuetudine, la giuria esprimerà anche valutazioni sulle piante esposte allo stand, non in concorso.
Il “Comitato Padre Angelo Andreetta” sta già lavorando per trovare risorse utili alla riedizione in tre lingue – italiano – inglese – spagnolo del libro a lui dedicato.

NOTA: per qualsiasi informazione inviare una mail a info@orchids.it

Capanemia theresae… storie da raccontare.

Qualche anno fa, frutto di scambio piante con un amico orchidofilo udinese, giunse nella mia collezione una piccola miniatura brasiliana. Allora staccai una piccola divisione per non rovinare la pianta madre. Pensavo fosse sufficiente a far ripartire le nuove vegetazioni. Quella volta, a far “divisioni” eravamo nella sua serra, per la verità più veranda che serra, a Reana del Rojale (UD), ricavata chiudendo il poggiolo del piano signorile della sua abitazione. La piccola porzione che mi portai a casa, riuscì anche a fiorire consentendomi così, di classificarla.
La mia conoscenza con Luigi nasce una manciata di anni fa e porta con sé il sapore profondo del Friuli, fatto di semplicità, e generosità uniche.
La sua passione per le orchidee, nasce in Brasile, dove Luigi decise di emigrare tanti anni fa in cerca di lavoro.
Ritornato in patria portò con sé la passione per le orchidee ed anche “qualche” pianta.
Un bel giorno lui venne a casa mia e con fare apparentemente riservato che caratterizza i friulani, in quell’occasione mi mostrò delle vere rarità… non solo orchidee.
Fatta un po’di confidenza mi propose di dividere ogni cosa – sai – disse, così sono sicuro che rimangono vive! Ed è così che comiciò una amicizia orchidofila e famigliare, fatta di scambi e di visite alle nostre collezioni.
Non andò proprio così, anche da me qualche divisione della prima ora – non molte – non ce la fece a ripartire, e fra queste persi proprio la specie che ora desidero presentare in questo post.

capandemia_theresae Capanemia theresae Barb.Rodr., 1882 In: Gen. Spec. Orchid. 2: 244.

GENERE CAPANEMIA
Capanemia Barb. Rodr. 1877
Il genere Capanemia è costituito da una ventina di specie epifite. Piante miniatura, vivono sugli alberi muscosi delle foreste tropicali del Sud America. Gli pseudobulbi sono piccoli e avvolti da 2 o 3 brattee; portano una piccola foglia all’apice, piatta o cilindrica, carnosa, lineare e terete. L’infiorescenza si forma dalla base degli pseudobulbi; produce fiori bianchi o verdastri.

Origine del nome di genere: Omaggio a naturalista brasiliano Guillermo Schuch Capanema.
Distribuzione: Dal Brasile a vari paesi del continente sudamericano.
Specie tipo: Capanemia micromera Barb. Rodr. 1877

La Specie theresae
Sin dall’inizio mi sono affezionato a Capanemia theresae perchè ricorda il nome di mia mamma Teresa; credetemi, fa un certo effetto!
Per la verità il nome di specie è stato dato in omaggio alla principessa Teresa di Baviera (1850 – 1925).
Distribuzione: Brasile (Pernambuco Nel Rio Grande do Sul).
Altezza: cinque centimetri.
Temperatura: Temperato caldo.
Tempo di fioritura: tutto l’anno.

Miniatura epifita, vive sulle fronde superiori degli alberi nella foresta pluviale. E’ strutturata con piccoli pseudobulbi ovoidali, leggermente compressi, con 2 foglie basali, carnose, coriacee, piatte, lanceolate e punta appuntita. Le infiorescenze spuntano tra le foglie, in qualsiasi periodo dell’anno e producono 3 o 4 fiori bianchi.

Coltivazione
Preferibilmente su tronchetti di legno, ambiente umido e ombreggiato. Bagnare durante tutto l’anno e lasciare asciugare di notte: fertilizzazioni leggere.

Ecco la storia di questa piccola orchidea. Forse qualcuno di voi dirà: – E allora? Cosa c’è di tanto importante?
Oggi è venuto a trovarmi Luigi: – Guido, domani posso fare un salto da te – mi chiese ieri sera al telefono – vengo a farmi un po’ gli occhi – aggiunse. Sì ti aspetto, risposi.

Alle 10 di questa mattina, Luigi era da me con in mano un piccolo tronchetto sul quale vegetava brillantemente fiorito un piccolo esemplare di Capanemia theresae.
Tieni – mi disse Luigi – so che che la desideri, questa è per te!
Grazie – esordii visibilmente emozionato – tu ne hai ancora nella tua collezione, vero? – aggiunsi.
NO – replicò sorridendo – tienila tu, per te è importante, io andrò ancora in Brasile e chi vivrà vedrà!

Fuori faceva freddo, bevemmo un té all’arancia e poi ci “imboscammo” fra le orchidee della mia collezione: qualcuna tornò a casa con Luigi ed io sono qui felice a raccontarvi una bella storia di condivisione.

Quella volta che… il Dendrobium della signora Aung

DEDICATO A TE, CARO AMICO, A TE CHE ORA VIVI IN UNA DIMENSIONE della mente NELLA QUALE NON CI E’ CONCESSO ENTRARE.

Il collezionista di orchidee, spesso riceve qualche pianta, magari da amici al ritorno da viaggi in paesi esotici, oppure da orchidofili stanchi e delusi.
E’ capitato anche a me e l’orchidea abbarbicata al muro della mia serra (foto a sinistra) vi racconterà una bella storia di amicizia fraterna… ricordo benissimo il suo arrivo…eravamo nel 2002 quando Toni e Francesca, carissimi amici di famiglia…
… quella volta che suonò il telefono di casa, dall’altra parte del “filo” (epiteto ormai desueto) c’era Antonio, grande amico di famiglia, oggi purtroppo “ingabbiato” nell’oblio della sua mente: mi commuovo rinverdendo frammenti andati, della nostra amicizia fraterna.
Ciao Guido – esordì Antonio, quella volta – io e Francesca siamo appena tornati dalla Birmania e abbiamo portato con noi un piccolo pensiero per te“.

Toni e Francesca, turisti di qualità – i loro viaggi sono sempre stati finalizzati alla conoscenza delle culture dei paesi visitati. All’inizio del 2000 programmarono di visitare la Birmania (ora Myanmar).
Durante quel viaggio, Toni e Francesca, visitando un piccolo villaggio sulla strada per Rangon videro un improbabile mercatino di fiori e altre povere cose. Ricordandosi della mia passione per le orchidee, si avvicinarono ad una bancherella per chiedere se ci fossero delle piante di orchidea da acquistare.
Le loro conoscenze orchidofile erano nulle, pertanto si fidarono della Signora Aung (nome dell’esile donna che gestiva la bancherella) e ne acquistarono qualcuna.
La donna chiese 10 dollari USA e rimase molto sorpresa nel vedere i miei amici pagare senza mercanteggiare il prezzo chiesto per quelle poche orchidee acquistate sulla strada che porta a Rangon.
Si sentì tremendamente in colpa la Signora Aung – come mai questi signori non ribattono il prezzo – pensò la donna, vedendo i miei amici allontanarsi dopo aver ringraziato e pagato i 10 dollari richiesti senza discutere – lo fanno tutti i turisti europei – mormorò dentro di sé e per attirare la loro attenzione gridò in inglese – a moment please – e con un inequivocabile cenno del braccio richiamò indietro i miei amici per donargli altre orchidee di varia dimensione e specie, fra queste anche dei piccoli fusti facilmente riconducibili al genere Dendrobium.
Eravamo nell’estate del 2002 e fu così che questa orchidea giunse nella mia serra dalla Birmania.
Sistemai i piccoli fusti su una zatterina che appesi al muro. La pianta colonizzò gran parte del muro e crebbe presto a dismisura, i fusti si allungarono e nella primavera del 2009 mostrarono la loro prima fioritura, che ci permise la sua classificazione botanica: Dendrobium pulchellum.
Preso dalla gioia ebbi il coraggio di staccare le radici dal muro per portare la pianta all’esposizione di Cattolica… fu la prima e l’unica volta che la pianta uscì dalla serra. Ora vive con alterne vicende, ma continua a vivere.

Tradizioni e magie di fine anno

Il cenone è d’obbligo, tutti in famiglia, nonni, genitori, figli e nipoti.
Ma le tradizioni, sì, le tradizioni vanno rispettate, quelle greche di Konstantina e nonna Dimitra, dal sapore di mitologia, e quelle nostre un po’ più “celtiche”, e quindi ti capita di festeggiare tre volte tanto.
In Grecia si festeggia anche la vigilia di Natale ed ecco che al mattino ti svegli con la canzoncina dei nipotini, accompagnata da un piacevole tintinnio di campanelli; ovviamente aspettano la mancia, e già si comincia a distribuire monetine. Poi arriva il giorno del Natale e cosa ci vuoi fare, il pranzo è d’obbligo: una bella tavolata tutti insieme felici, non importa se non si ha tanta fame. I bambini già cominciano a spogliare l’albero di Natale dai cioccolatini multi colori e l’atmosfera tutto intorno si colora di serenità.
cielo di fine annoQualche giorno di respiro “culinario”, si va a fare quattro passi – footing – ma già si pensa al cenone di capodanno. E l’ultimo giorno dell’anno arriva troppo velocemente, le nonne tutte indaffarate con i menù da inventare: metà vegetariano e metà tradizionale, con la grossa novità per Leonardo: la fonduta!
Però i festeggiamenti non hanno seguito l’orologio, i bambini non ce la facevano a tirar mezzanotte. Ma questo non è stato il solo motivo: i cani! Sì i cani, i miei due bastardini bianchi non ce la fanno proprio a sopportare i botti di capodanno, e quindi ho dedicato a loro le due ore a cavallo di mezzanotte.
Due ore? Sì perché il popolo delle cannonate comincia la guerra con vari fusi orari; una vera tragedia! Ho dovuto ritirarmi in serra con i miei cani, nascostisi subito in mezzo ai Cymbidium: le foglie delle piante oscillavano come fossero mosse dal vento, erano Lilo e Bilo che tremavano dalla paura!
panettone_magico_31_12_2015Tornando al cenone, il clou arriva sempre con la spartizione del “Dolce greco, per l’occasione riadattato a forma di pandoro. E’ tradizione in Grecia, condividere fra i convenuti alla festa di fine anno, una fetta di dolce, ma solamente in una di loro ci sarà il tesoro, una monetina magica che poi si moltiplica e si nasconde sotto i piatti messi sulla tavola, per la gioia dei bambini che la vanno a cercare. Ed è così che i nipotini hanno ripulito le tasche di nonni e genitori!
leonardo_monetina_2015Il potere delle monetine! Peccato che questa mattina, primo giorno del nuovo anno, non si trovava nessun centesimo per le “mance di augurio”. Abbiamo provato a donare euro di carta, ma non hanno fatto lo stesso effetto! La magia delle tradizioni ci sta ancora stregando, è così che il nuovo anno ha fatto capolino in Vicolo Parnasso n° 1, schiacciando con i piedi un frutto di melograno e mangiarne qualche arillo (tradizione greca simbolo della fertilità), e poi mangiando qualche acino d’uva (tradizione italiana simbolo di fortuna).