Archivio mensile:Novembre 2016

Rossioglossum grande

Foto in evidenza: Rossioglossum grande – fioritura 29.11.2016 nella collezione rio Parnasso.

La Tribù degli Odontoglossum raggruppa i generi Odontoglossum, Oncidium e Miltonia (le specie del genere Odontoglossum sono state trasferite nel nuovo genere Rossioglossum da Kennedy e Garay nel 1976.

Rebecca Tyson Northen,nel suo libro ‘ORCHIDEE’, inizia il capitolo sulla tribù degli Odontoglossum, con queste parole e la sua descrizione poetica, coglie pienamente il grande fascino e l’inesauribile ammirazione che regalano le migliaia di specie facenti capo a questa tribù….

“Soltanto un artista potrebbe trovare le parole e gli aggettivi per descrivere le stupende piante che appartengono a questa tribù di epifite. Si dovrebbero fare paragoni con le piume, gli elfi dei boschi, o con le farfalle e le viole, con i monili in filigrana e figurine uscite da un balletto classico. Si dovrebbero ricordare i dorati raggi del sole, oppure gli incanti delle notti di gelo. Una volta messe insieme le lettere per dire tutto ciò, le lettere formerebbero le parole Odontoglossum, Oncidium e Miltonia, che sono i membri più importanti di questa tribù.”

Il genere
Rossioglossum (Schltr.) Garay & GC Kenn. 1976
Tribù: Cymbidieae
Ssottotribù: Oncidiinae
Etimologia: nome (John Ross, raccoglitore di orchidee per conto del collezionista inglese George Barker, presso la cui serra fiorì per la prima volta in Europa la specie tipo: Rossioglossum insleayi (Baker ex Lindl.) Garay & G.C.Kenn. (1976).), combinato al termine greco “glossa” = lingua.

NOTA
La specie tipo è stata descritta da John Lindley come Odontoglossum insleayi nel 1840 e trasferito nel genere Rossioglossum da Kennedy e Garay nel 1976.

Specie

img_0221Rossioglossum grande (Lindl.) Garay & G.C. Kenn. 1976
In alcune collezioni, Rossioglossum grande è ancora cartellinato con il suo vecchio nome, Odontoglossum Grande.

La specie è endemica nel Guatemala, Belize e Messico, vive come orchidea epifita nelle grandi foreste pluviali a foglia caduca, ad altitudini da 1400 a 2700 metri, temperatura fresco intermedia, clima umido, ombreggiato primavera/estate e molto più secco e luminoso (foglie cadute) autunno e inverno.

Fioritura a tardo autunno, inizio inverno. Le infiorescenze si formano alla base degli pseudobulbi, sono racemi eretti, lunghi fino a 30-35 cm, con più fiori di grande dimensione, cerosi, profumati, di 7-8,5 cm di diametro.

img_0219Il modo più semplice per identificare con sicurezza questa specie, è il colore giallo delle ali della colonna, flabellate e pubescenti.

Coltivazione
E’ consigliabile coltivare questa specie in vaso con substrato abbastanza drenante, ma che trattenga costante umidità alle radici: dopo la fioritura giova rallentare le bagnature.
Serra a temperatura intermedia, concimazioni nella norma.

Acianthera leptotifolia ‘LEO’

Foto in evidenza: Acianthera leptotifolia ‘LEO’.
Collezione rio Parnasso, fioritura 28.11.2016.

Un piccolo fiore dedicato al mio delizioso nipotino Leonardo, che oggi compie sei anni.
Papà e mamma, nonne, nonno, zia Adriana e tanti amichetti tedeschi (Leonardo vive da due anni a Lindau (D) abbiamo festeggiato ieri, ma questa picolissima orchidea ha voluto mostrare il suo primo fiorellino proprio oggi, di mattina presto, così come, sei anni fa di buon mattino vedeva la luce Leonardo: auguri dal profondo del cuore!

Acianthera leptotifolia ‘Leo’

Acianthera leptotifolia (Barb.Rodr.) Pridgeon & M.W.Chase, Lindleyana 16: 244 (2001).

Sinonimi omotipo:
Basionimo:Pleurothallis leptotifolia Barb.Rodr., Gen. Spec. Orchid. 1: 15 (1877).
Specklinia leptotifolia (Barb.Rodr.) F.Barros, Hoehnea 10: 110 (1983 publ. 1984).
Pabstiella leptotifolia (Barb.Rodr.) Luer, Monogr. Syst. Bot. Missouri Bot. Gard. 112: 120 (2007).

Nota:
Sinonimi omotipi o nomenclaturali – sono nomi differenti che si riferiscono però allo stesso tipo (un tipo in botanica è l’esemplare sui cui l’autore ha effettuato la descrizione della specie).

Specie epifita endemica negli stati del sud e del sud-est del Brasile ad altitudini da 900 a 1000 metri circa. Pianta di picolissime dimensioni da clima intermedio caldo con foglie teretiformi, erette, leggermente ricurve, conduplicate, grasse, di colore verde olivo. Fiorisce in autunno, ogni infiorescenza produce da 1 a 3 piccoli fiori gialli com ovario triangolare e sepali dotati di chiglia centrale longitudinale.

Coltivazione
Questa specie – già la sua struttura morfologica lo evidenzia – si sviluppa bene su supporto zatterato o su cestini drenanti con substrato di sfagno o di fibra aerborea. Le sue foglie tertiformi, consentono periodi di scarse bagnature, ma le sue radici molto sottili non possono rimanere asciuttre e quindi, qualsiasi sia la sistemazione, il substrato deve essere sempre umido.

Oncidesa Makalii ‘Gotoh’ – ex Oncidium Makalii

Foto in evidenza: Oncidesa Makalii ‘Gotoh’ AM/JOS – AM/AOS – fioritura collezione rio Parnasso 23.11.2016.

Seguire le pulsioni creative dei tassonomi è sempre impresa ardua, cerchiamo di conoscere l’origine dell’epiteto “Oncidesa”.
Oncidesa, nome composto che unisce due epiteti di genere (Oncidium e Gomesa) è stato creato per identificare ibidi che derivano da loro genitori.

016 La foto a sinistra rappresenta un ibrido primario e precisamente (Oncidium maculatum × Oncidium sarcodes)

Clone: ex Oncidium Makalii ‘Gotoh’ AM/JOS – AM/AOS, ora Oncidesa Makalii ‘Gotoh’ AM/JOS – AM/AOS

Nel 2009 Oncidium sarcodes cambia nome di genere e diventa Gomesa sarcodes da cui l’epiteto composto “Oncidesa”.

Estratto da: The Plant List “Gomesa sarcodes (Lindl.) M.W.Chase & N.H.Williams is an accepted name.
This name is the accepted name of a species in the genus Gomesa (family Orchidaceae).
The record derives from WCSP (data supplied on 2012-03-23) which reports it as an accepted name (record 457758) with original publication details: Ann. Bot. (Oxford) 104: 398 2009.

ORCHIDEE PER I NOSTRI EROI: Europa in pace per noi


Vivere in pace.
Questa Europa, massacrata, spesso usata per fini di mero interesse elettorale, e quando va bene – a torto o a ragione – snobbata, dovrebbe farci riflettere sulla grande fortuna della pace, che gode la nostra generazione di italiani in Europa Unita: 70 anni senza guerre!
Purtroppo non tutte le parti del mondo sono in pace ed allora teniamocela stretta questa lunga parentesi serena.
Guerra e Pace
E’ già passato più di un secolo dall’inizio della prima guerra mondiale, poi venne anche la seconda, e soprattutto dalle mie parti (Treviso e zone rivierasche del fiume Piave), che sono state teatro di massacri e di eroismi, capita spesso di assistere a commemorazioni del centenario, davanti ai numerosi monumenti ai caduti.
Parcheggi la tua auto negli spazi pubblici della sede del Comune, butti l’occhio distratto verso l’immancabile Monumento ai Caduti e inizi a leggere la lista più o meno lunga dei nomi e cognomi di giovani… caduti per la Patria (si legge) e ti pare quasi normale arredo urbano, ed invece quella stele è lì a ricordarti altra storia, tempi di guerre, e di tragedie.

I luoghi e la storia
Nei luoghi epici di quelle battaglie, ora crescono tante orchidee: orchidee per i nostri eroi, ecco il racconto.

Nella notte tra il 26 ed il 27 ottobre 1918, sotto la pioggia battente, reparti di Arditi della prima Divisione d’Assalto, partendo dal Montello, attraversarono su precari ponti di barche, il Piave in piena e misero piede su un banco di sabbia, fortificato e difeso ad oltranza dagli Honvéd dell’undicesima Divisione Austroungarica.

barche-sul-piaveLa battaglia fu cruenta e costituì una fase decisiva nel contesto della Battaglia di Vittorio Veneto che portò al vittorioso epilogo della Grande Guerra. Quel lembo di terra sabbiosa, intrisa del sangue di tanti Eroi di entrambi gli schieramenti, in seguito prese il nome eloquente di “Isola dei Morti”.
L’Isola dei Morti, una superficie in mezzo al fiume Piave, territorialmente nel Comune di Moriago della Battaglia, il cui nome, purtroppo reale e tragicamente realistico richiama al macabro ritrovamento, nei giorni immediatamente successivi alla Battaglia finale, di migliaia di corpi senza vita di Arditi italiani, trascinati qui dalla corrente oppure colpiti dai proiettili austro-ungarici mentre cercavano di raggiungere l’altra sponda. Erano gli ultimi giorni di guerra.
Luoghi che tutti dovremmo visitare per capire l’orrore della Guerra e il dramma di questi poveri soldati, a volte appena 18enni come i “Ragazzi del 99”, mandati al massacro per difendere un Italia appena conosciuta, più spesso per difendere la loro Terra.
Luoghi di Storia e Silenzio, dove raccogliersi e dedicare Loro un pensiero. Un’intera generazione di vite falciate di europei, giovani e meno giovani.
isola dei morti_cippoOggi la località è stata adibita a parco e zona verde, con un cippo commemorativo, dedicato agli Arditi caduti, e l’attigua Chiesetta consacrata alla Madonna del Piave.
Nell’ambito di una ricerca curata da Luisa De Savi, iniziata alcuni anni fa dal gruppo naturalistico Sperciglanus, sulla presenza ed entità delle orchidee spontanee del Veneto, con particolare attenzione ad un’indagine accurata della sponda sinistra del Fiume Sacro alla Patria, è stato agevole ‘approdare’ all’Isola del Morti.
La zona si trova a circa due chilometri e mezzo a sud di Moriago della Battaglia su terreno erboso a substrato calcareo, formatosi dalle alluvioni del Piave. Il paesaggio vegetale è molto variabile e possiamo incontrare degli ambienti molto diversi caratterizzati all’alternanza di entità vegetali e floristiche.

Dai viali realizzati a raggerà con vertice il piazzale monumentale, si passa alla pineta incolta o al boschetto di latifoglia, per imbatterci poi in aree umide e, successivamente, in prati semi aridi, dove abbondano le Stipa eriocaulis (Lino delle Fate) che localmente vengono chiamate “mamai” ed alle quali viene dedicata un’annuale festa primaverile.

La ricchezza e la variabilità di questo habitat ha permesso l’evolversi di ben ventuno specie di orchidee, fatto estremamente eccezionale per un territorio, tutto sommato, abbastanza limitato.
Ophris-apifera-subsp.-tilavNei boschi ombrosi possiamo riconoscere la Neottia nidus-avis, il Limodorum abortivum, tra le poche orchidee prive di clorofilla, e la Listera ovata, volgarmente chiamata Giglio verde. Ai lati dei viali si rinvengono le Cephalatera, nelle forme tipiche Damasonium e longifolia e le comuni Platanthera chiovanta e bifoliaOphrys apifera subsp. tilaventina (foto a sinistra)

Nei prati soleggiati vegetano l’Anacamptis piramidalis, la Gymnadenia conopsea e le Orchis tridentata e coriophora. Nei radi boschetti di latifoglia troviamo l’Orchis militaris e la Dactyihoriza fucsi, qui rara, altrove molto comune, ed ai loro margini la precoce Orchis morio e le tardive Epipactìs helieborine, muelleri ed atrorubens, mentre la zona umida ospita l’Epipactis palustris.

Ophrys-fuciflora-(holosericMa le vere principesse di quest’insolito regno, sono le splendide Ophrys che possiamo contemplare un po’ ovunque e che ci ammaliano con le loro forme fastose e gli incantevoli colori. Così accanto all’Ophrys insectifera, detta Fior mosca per la forma del suo labello e all’Ophrys apifera, chiamata comunemente Vesparia, incontriamo abbondantissima l’ Ophrys fuciflora (holoserica). Ophrys fuciflora (holoserica)vera ed incontrastata star di questa sfilata di dive.

All’ Isola dei Morti, riveste notevole importanza scientifica il secondo ritrovamento, in ambito mondiale, di una nuova sottospecie di Ophrys apifera, chiamata O. tilaventina, dall’antico nome latino del fiume Tagliamento (Tilaventum), presso cui fu rinvenuta per la prima volta, in provincia di Pordenone.
Questo esplodere incontrastato di meravigliose entità floristiche nella pace di questo luogo consacrato, potrebbe farci ipotizzare che Madre Natura abbia anch’essa voluto rendere omaggio ai nostri Caduti con quanto di meglio previsto dal suo …repertorio.

Aggiornamenti a piè di pagina 19.11.2016:

Luisa De Savi, precisa su Fb. – Grazie Guido per aver condiviso un mio vecchio articolo; volevo chiarire che la situazione attuale è leggermente diversa: alcune specie non ci sono più, mentre sono comparse delle sottospecie e varietà molto interessanti e rare. Vedrò di redigere un aggiornamento.-

Ciao Luisa, ho visto le foto che hai postato, bellissime! Con il tuo permesso le condividerò a piè di pagina di questo post su orchids.it – ti chiedo la cortesia di organizzare un articolo di aggiornamenteo sulle tue ricerche nell’isola: ho in mente di far stampare una rivista (numero unico) da divulgare nel prossimo mese di marzo a Pordenoneorchidea in fiera, e un bel servizio aggiornato sarebbe veramente importante.

Le foto di Luisa:

ophris_apifera_var_aurita

Foto a sinistra: Moriago della Battaglia (TV) Isola dei Morti 27 05 2016
Ophrys apifera var. aurita (Moggr.) Gremli 1887.

ophris_apifera_var_tilaventina

Foto a destra: Ophrys apifera var. tilaventina Nonis & Liverani 1997
Moriago della Battaglia (TV) Isola dei Morti
14 05 2016.

ophris_apifera_var-fulvofusca

Foto a sinistra: Moriago della Battaglia (TV) Isola dei Morti 27 05 2016
Ophrys apifera var. fulvofusca M.P. Grasso & Scrugli 1987.

ophris_holoserica-ssp-_untchjii

Foto a destra: Ophrys holosericea ssp. untchjii (Schulze) Kreutz 2004
Moriago della Battaglia (TV) Isola dei Morti 14 05 2016.

Cattleya Portia Coerulea, dialogo metafisico con il suo coltivatore

img_0099Conversazione semiseria con un esemplare, ormai inamovibile, di Cattleya Portia Coerulea:
E’ una mattinata fredda (inmussada) si direbbe dalle nostre parti, e pertanto è quasi obbligo rivolgere le prime attenzioni a tutti i marchingegni delle serre… soprattutto al funzionamento del riscaldamento: fuori, ormai, si va vicino allo zero termico.

Sono già passate le ore otto quando entro nella serra grande, e con soddisfazione sento il tepore che mi tranquillizza: “tutto bene” – penso – ma, davanti a me, alta, appesa al supporto centrale della serra, sento imprecare quel mastodontico esemplare di Cattleya Portia Coerulea che vegeta da oltre 20 anni nella collezione.
img_0100Rivolgo lo sguardo verso quel grumo di radici, germogli, foglie e infiorescenze in parte già sbocciate, e sento che sbotta: guardami bene, orchidofilo del tubo! Possibile che non mi puoi fare un po’ più di caldo, mi basterebbe un grado in più! Non vedi come sto soffrendo per far sbocciare tutti i miei fiori! Contali, se ce la fai… sono tantissimi, sai!“hai ragione” – gli rispondo con un po’ di colpa – “ma, sai, devo risparmiare… a volte mi vien quasi img_0098 voglia di ‘serar baraca e buratini’ e quindi ti devi accontentare”. Così dicendo, tergiversando un po’, gli chiedo se posso fare qualche foto: “Sai” – sussurro con malcelata ruffianaggine – “vorrei dedicare i tuoi fiori ad una coppia di amici orchidofili trentini, che ne dici?” Ed ecco che la vedo tutta pimpante che si mette in posa: “Ok, anche se non c’è molta luce, preparati!” – affermo con tono perentorio – Ed invece, lei, continua ancora a borbottare: “E sì, perchè io non riesco mai a farmi vedere nelle esposizioni a causa del mio periodo di fioritura e del grade ingombro… questo non è giusto!!”
“Ma dai” – cerco di tranquillizzarla – “tu pensa a preparare una bella fioritura, io ti prometto di farti stare un po’ più al calduccio… e poi ho una bella notizia da darti;
tiziana_-faccoliquest anno avrai molte visite… come a dire – se maometto non va alla montagna, sarà la montagna ad andare da maometto”
“Dimmi, dimmi” esclama entusiasticamente, lei – “chi verrà?” -… “sorpresa, cara mia” – bisbiglio io – “per ora goditi la NOMINATION di oggi, dedicata a Amilcare E Tiziana Faccoli, orchidofili trentini di Arco”. Domani è un altro giorno.