Archivio mensile:Dicembre 2017

CIAO TITE! CHE LA TERRA TI SIA LIEVE

L’orchidofilia triveneta vede spegnersi un’altra luce.
Oggi poco dopo mezzogiorno, nell’ospedale di Udine si è spento Maddalena Giovanni Battista, per tutti gli amici: TITE.
Si è sentito male il giorno di Santo Stefano, lo ha colpito una brutta ischemia cerebrale, che si è dimostrata fatale.
Già in mattinata ho avuto la notizia della gravità della situazione e ho sperato fino all’ultimo che Tite potesse farcela, non è stata così, si è spenta una persona mite, schiva e determinata, lui condivideva la passione per le orchidee con Viviana sua moglie.
Nella foto a lato, Tite (primo a sinistra in compagnia di sua moglie Viviana) sembra salutarci.
Il mondo delle orchidee ci ha fatto conoscere molti anni fa – eravamo entrambi nell’ATAO – e da allora ci ha tenuti insieme quel feeling andato oltre anche le misere vicende umane.
Amiche ed amici orchidofili, sono affranto da questa triste notizia, non riesco a darmene una ragione, soprattutto in questi giorni di festa e di auguri.
Caro Tite, mamma mia, i miei pensieri sono carichi di momenti vissuti insieme, fra tutti emerge la tua onestà, la tua semplicità ed il tuo altruismo; non riesco a pensarti in viaggio verso il cielo. Ciao Tite, che la terra ti sia lieve.

Pleurothallis pluriracemosa

Immagine di copertina: Pleurothallis pluriracemosa – Collezione rio Parnasso.

Nomi e sinonimi, la croce di noi collezionisti di orchidee. Può sembrare una questione di lana caprina, ma a volte vale la pena di entrare nell’intricato mondo della botanica, non fosse altro per evitare di acquistare la stessa pianta con nomi diversi: capita, e come capita!

Non è una novità, si dirà, ogni specie di orchidea si porta appresso una miriade di nomi, in parte dovuti all’evoluzione scientifica delle metodologie di classificazione, ma – a mio avviso – anche per voglia di protagonismo e mancanza di scambio di informazioni retrodatate fra i vari botanici.
L’orchidea che stiamo prendendo in considerazione è una specie botanica proveniente dall’Ecuador; una sommaria osservazione fa pensare ad una specie appartenente alla sotto tribù delle Pleurothallidinae, ed effetivamente è da qui che possiamo partire per la nostra analisi.

pleurothallis_pluriracemosa_manopleurothallis_puriracemosa_pianta_1 Breve descrizione
Fiorisce regolarmente in questo periodo (novembre – dicembre). Pianta di grandi dimensioni per il suo genere: foglie ovali appuntite, di 10×5 cm. con gambi lunghi anche 20 cm.; ogni gambo forma una g crescono diversi steli muniti di tantissimi fiori color giallo pallido e labello con striature scure.
Le dimensioni della pianta si riferiscono alla coltivazione nella mia serra, penso che in natura siano inferiori. Ho notato, soprattutto nelle Pleurothllidinae, una grande differenza di crescita; seppur già piante adulte a volte triplicano.

Isotype
Effettuate alcune comparazioni con qualche Isotype (acronimo di International System of Typographic Picture Education) raffigurante piante essicate in erbari, tutto lascia pensare che questa specie sia Pleurothallis pluriracemosa Garay, Arch. Jard. Bot. Rio de Janeiro 12: 174 (1953). Ma su vari siti internet si rileva che è un sinonimo di Stelis pittieri.
Pleurothallis pluriracemosa Garay, Arch. Jard. Bot. Rio de Janeiro 12: 174 (1953).
pleurothallis_puriracemosa_descr
pleurothallis_pluriracemosa_campione_ essicato

Le ricerche si complicano perchè su Swiss Orchid Fondation si legge che questa secie ha come sinonimo Pleurothallis floribunda. Ma poi su altre pagine della S.O.F. ed anche del Kew gardens si rileva che anche Pleurothallis pluriracemosa è un suo sinonimo.
Non è finita, sempre il Kew osserva che Stelis pittieri è un nome ancora in discussione.
Alcune riserve emergono anche in questa pubblicazione dell’Università di Antioquia

Considerazioni
Probabilmente la propensione dei tassonomi ad assegnare a questa specie il nome Stelis pittieri, nasce dal fatto che è la prima descrizione: Steli pittieri Schltr. ex R.Knuth Repert. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. 43: 227, nomen. 1927.
Si fa riferimento ad una pianta presente nell erbario di Henri Pittier, botanico e geografo Svizzero.
La confusione regna sovrana.
A mio modesto avviso non si tratta assolutamente di una Stelis, con buona pace della SFO e del Kew, forse conviene ancora considerarla con il nome: Pleurothallis pluriracemosa e/o floribunda

2017 Italian Orchid World: che anno è stato

Il 2017 se ne sta andando, stiamo consumando i suoi ultimi giorni, stracolmi di simbologie religiose, pre e post cristiane – Sol invictus e nascita di Cristo. – La decisione di celebrare la nascita di Cristo in coincidenza col solstizio d’inverno ha dato origine a molte controversie, dato che le date di nascita di Gesù fornite dai Vangeli sono imprecise e di difficile interpretazione. Nel 204 circa, Ippolito di Roma propone il 25 dicembre. La decisione delle autorità romane, tuttavia, di uniformare la data delle celebrazioni proprio il 25 dicembre potrebbe essere stata stabilita in buona parte per motivi “politici” in modo da congiungersi e sovrapporsi alle feste pagane dei Saturnali e del Sol invictus.

La festa del sole, che c’entra la festa del sole con il bilancio dell’orchidofilia italiana?

Direi che c’entra per almeno due motivi:
Primo, chi coltiva orchidee esotiche, sia amatorialmente che professionalmente, ha il sole come elemento fondamentale e il solstizio d’inverno segna la fine del sole freddo perché a partire dal 21 dicembre si iniziano a godere gli 80 secondi giornalieri in più, di luce.
Secondo motivo, perché il sole simboleggia un elemento unificante, per dirla in termini “social”, nel caso di specie è la metafora dello stare insieme per una comune passione: le orchidee.

2017 Annus horribilis
Anno orribile per l’orchidofilia italiana. Mettiamola come si crede, e pur volendo fare sintesi, nel 2017, il bilancio dell’attività orchidofila italiana è stato fortemente in rosso.
L’indice rappresentativo dello stato di buona salute dell’orchidofilia italiana, intesa nel suo insieme – associazioni, collezioni amatoriali e professionismo – non accenna a migliorare e in questo versante una grossa colpa va ascritta alla “variopinta” (eufemismo) compagine associativa italiana.

Divisi nella debolezza.
Due gruppi, entrambi con velleità rappresentative dell’intero territorio italiano, l’una nata in contrapposizione all’altra, di fatto divise fra loro, ed emblema di debolezza.
L’AIO che, pur presente da anni non riesce a decollare, fossilizzata su stereotipi di mediocrità dirigenziale, contestata apertamente lo scorso anno dalla nascita di un altro gruppo – FIO – nei fatti una “contradictio in adiecto”, (federazione senza federati), che, per opportunità da ricercarsi tutte al loro interno, ora si avventurano in tandem, al servizio di entità private.

Strane attività
E’su questo piano, fondalmentalmente rivolto ad interessi privati, che l’intero 2017 ha visto protagoniste strane iniziative collaterali, gestite al di fuori dal consenso del popolo degli orchidofili italiani, informato attraverso i suoi canali associativi locali ed anche nazionali, con esiti assai negativi.
Il folp di Padova (olimpiade delle orchidee settembre 2017) ne è testimonianza, ancor più, in quanto immaginato come “step” propedeutico alla successiva avventura di novembre in Ecuador, che, nelle intenzioni della strana delegazione (non ci è dato di sapere da chi delegata) – Milillo, Diana, Ivan, Carbonere – si presume in qualità di referenti della nuova gestione della fiera di Padova, doveva vedere l’apoteosi della orchidologia italiana e che nei fatti si è conclusa ingloriosamente, comunque la si voglia vendere.
Ecco, nell’anno che se ne sta andando, ai vari livelli locali, privi di un vero indirizzo univoco (la metafora del sole come guida) e generale ci si è mossi con approssimazione, ogni orticello ha visto crescere piccoli frutti e spesso contesi da divisioni e velleità di primogenitura.
Pare che la lezione non sia servita, c’è già chi sta muovendosi per riproporre anche nel 2018, qualche iniziativa nel solco di quanto già visto: tanto – si dice – l’Australia non riuscirà ad organizzare il WOC del 2023 e noi saremo pronti come falchi a prendere il loro posto.
“Errare humanvm est, perseverare autem diabolicvm” tradotta letteralmente significa “commettere errori è umano, ma perseverare (nell’errore) è diabolico”
2017 Annus horribilis – buon 2018.

Cattleya percivalliana, un regalo per Natale.

Un regalo di Natale che può accendere passioni.
Se vivessimo in un altro Paese e magari – se la vita fosse un gambero – e potessimo tornare indietro nel tempo, al posto della “stella di Natale”, potremmo portare in regalo alle persone care, una bella pianta di Cattleya percivaliana, un’orchidea per Natale.
Bisognerebbe tornare al 19° secolo con le sue continue e febbrili scoperte di nuove specie di orchidee ed immaginare di vivere nell’Inghilterra Vittoriana o più in generale in quei Paesi dove imperversava la febbre del collezionismo e della coltivazione delle orchidee.
A volte però, al mal capitato collezionista contemporaneo di orchidee, può anche capitare che in attesa del Natale, ci sia qualche sorpresa; là, alto nella serra, al posto di quella che doveva essere una specie di Epidendrum ciliare (così appariva nel cartellino inspiegabilmente con nome sbagliato) si possa ammirare una deliziosa Cattleya percivalliana.
“Il più bel regalo che un collezionista di orchidee possa fare ai suoi nipoti lontani”, – ho escalamato vedendola – Quando la neve cadrà e si illumineranno le luci di Natale…

Christmas Lights

…”La notte di Natale, un altro scontro.
Le lacrime che abbiamo versato sono diventate un diluvio,
ha tutti i tipi di veleno in me,
Di veleno nel mio sangue.

Mi sono incamminato verso Oxford Street,
Cercando il giusto o sbagliato.
Andandomene via da quelle finestre ….,
Ma non posso credere che lei se ne sia andata.

Quando sei ancora in attesa della neve,
Non sembra per niente Natale.”….
…Ohh Luci di Natale,
Illuminano le strade.
Accendono i fuochi d’artificio in me.
Possano tutti i tuoi problemi presto scomparire.
Ohh Le luci di Natale continua a risplendere.

Storia, storie, della Cattleya percivalliana.
Il tassello mancante per i coltivatori di orchidee
Cattleya percivaliana [Rchb.f] O’Brien 1883.
Nativa del Venezuela, era chiamata “Flor del Libertador” per il fascino che procuravano i suoi fiori a “Simon Bolivar” famoso eroe sudamericano. Conosciuta anche come orchidea di Natale.
Questa specie apparve sulla scena del mondo orchidofilo abbastanza tardi rispetto alle già famose Cattleya mossiae, Cattleya trianaei, Cattleya warscewiczii e Cattleya lueddemanniana.
A fine anno del 1881, in Europa giungono notizie della scoperta di una nuova Cattleya fiorita a Dicembre.
Mancava proprio una specie che fiorisse a Dicembre e con l’annuncio della nuova scoperta, Frederick Sander della ditta inglese Sander’s Ltd. poteva finalmente affermare: ora abbiamo Cattleye fiorite tutto l’anno.
L’entusiasmo iniziale durò poco. Allora, i fiori di Cattleya dovevano essere grandi per essere graditi e le prime fioriture di Cattleya percivaliana, in coltivazione nelle serre europee ed americane, furono deludenti: le dimensioni dei fiori erano la metà delle altre specie in coltivazione. Sir Trevor Lawrence, presidente della Royal Horticultural Society rimproverò Frederick Sander accusandolo di aver divulgato notizie fuorvianti, e declassò la nuova specie a varietà minore della già nota C. mossiae
Cattleya percivaliana è stata scoperta da William Arnold, un raccoglitore di orchidee per conto della Sander Ltd., in occasione di una sua spedizione nella cordigliera del Venezuela (vicino al lago di Maracaibo) ad altitudine di 1300 metri sul livello del mare. Nel dicembre del 1881, Arnold informò Sander di aver trovato una bellissima Cattleya, che con molta probabilità poteva essere una nuova specie.
Inviò alcune piante a Sander: 20 in Inghilterra e 10 negli Stati Uniti. Quando le piante arrivarono, Federick Sander invitò suo amico, il botanico H.G. Reichenbach a descrivere il nuovo materiale erbario pervenutogli.

Reichenbach, la cui personalità non era delle più facili, presentò formalmente C. percivaliana il 17 giugno 1882 in The Gardeners’ Chronicle (page 796). Nella sua descrizione, Reichenbach si lamentava che aveva a disposizione poco materiale botanico: solo 20 fiori secchi, due piante non fiorite, e alcune note di Federick Sander su cui basare le sue osservazioni.
Il non più giovane Reichenbach, non se la sentì di descriverla come nuova specie. La nominò solamente come una varietà di C. labiata.
Federicck Sander andò su tutte le furie: con quella descrizione le sue piante perdevano metà del loro valore commerciale.
Ad ogni modo Reichenbach, riconoscendo in quelle piante un tasso di novità, nominò questa nuova Cattleya in onore di Mr. R.P. Percival di Clevelands, Birkdale Road, Southport, Inghilterra. Percival era un collezionista privato, conosciuto nel mondo orchidofilo del tempo come “il geniale orchidofilo amatoriale di Birkdale”.
Solamente l’anno seguente James O’Brian, scrivendo in The Gardeners ‘Chronicle, rimediò ed elevò a rango di specie la nuova Cattleya già descritta da Reichenbach come variante di C. labiata. Grande soddisfazione di Sander – non sappiamo quanto spassionata – a tal punto che C.percivaliana è la prima Cattleya raffigurata nel suo famoso libro di orchidee, Reichenbachia.

Reichenbachia
Heinrich Gustav Reichenbach (Lipsia, 3 Gennaio 1823 – Amburgo, 6 Maggio 1889) divenne autorità mondiale in materia di orchidee, nel 1865 dopo la morte del suo amico John Lindley, ‘padre dell’orchidologia’.
Il grande erbario e la fornitissima biblioteca accumulati durante gli anni di studio di Reichenbach, trovarono posto al ‘Museo Naturhistorisches’ a Vienna, Austria (anziché al Kew Gardens), a condizione che rimanessero segretati per 25 anni dopo la sua morte. Reichenbach probabilmente ha agito in questo modo a causa di un evento a lui poco gradito: la nomina di Robert Allen Rolfe, un autodidatta esperto di orchidee, come primo tassonomista a Kew. La secretazione per 25 anni dopo la sua morte, Reichenbach l’ha richiesta quale protezione dei suoi lavori dalla moda imperversante di quel tempo per le orchidee: temeva che andassero distrutti o dispersi. Queste scelte sono state rispettate, ma nel mondo della botanica, tali imposizioni provocarono un gran numero di descrizioni doppie o multiple, risistemate solo successivamente.
Nel 1886, Federick Sander commissionò a Henry George Moon (1857-1905), pittore botanico, la realizzazione di 192 tavole acquerellate di orchidee con le descrizioni di Reichenbach. Questi disegni occuparono altrettante copertine di Reichenbachia la nota pubblicazione mensile, la più completa fonte di riferimento sulle orchidee.

Percival
A differenza di tante persone i cui nomi figurano nella nomenclatura delle orchidee senza particolari meriti di coltivazione, Percival prese sul serio l’onore assegnatogli da Reichenbach e quando questi lo criticò per aver enfatizzato eccessivamente la Cattleya con il suo nome, Percival, per rassicurare il famoso botanico e per testimoniargli la bellezza della Cattleya a lui dedeicata, non esitò ad inviargli un mazzo di fiori dei suoi migliori cloni di C. percivalina.
Percival espose C.percivaliana in varie mostre e nel 1884 ottenne due FCC/RHS Royal Horticultural Society.
Federick Sander, grande sponsor – si direbbe oggi – della C. percivaliana, sosteneva che anche un ragazzo con gli occhi bendati poteva individuare questa specie, seppur nascosta fra centinaia di altre orchidee, perché “la sua fragranza è unica e devi solo odorarala una volta, per essere in grado di identificarla per sempre”.
La fragranza dei fiori di C. percivaliana è piccante, conquista le papille olfattive con quel piccante piacevole, unico e desiderabile.
Un’altra importante caratteristica di identificazione della C. percivaliana è il colore intenso del labello, paragonato da Reichenbach a “un tappeto persiano, in cui prevalgono colori smaglianti.”

I grandi fiori di Cattleya
Nella prima metà del ventesimo secolo andavano di moda i grandi fiori di Cattleya, confezionati a fiore singolo. Purtroppo C. percivaliana, produceva fiori troppo piccoli, e non incontrò molto successo come pianta da fiore reciso. Solo qualche clone, ad esempio C. percivaliana ‘Summit’, AM-FCC/AOS è stato coltivato per i fiori recisi.
Invece come pianta in vaso, C. percivaliana era ed è ideale per essere regalata fiorita in occasione delle festività natalizie.

Coltivazione
Cattleya percivaliana è una specie assai facile da coltivare e cresce vigorosamente senza grossi problemi. In natura è endemica a quote relativamente alte da 1300 a 2000 metri.. Spesso vive sulle roccie come pianta litofita e sopporta una notevole esposizione del sole.
In serra, per evitare la bruciatura delle foglie è consigliabile una leggera ombreggiatura estiva (30-40%). Eventuali rinvasi è consigliabile farli in primavera, quando le piante sono in crescita attiva.
Cattleya percivaliana cresce vigorosamente, compatta e produce pseudobulbi di piccola dimensione, tutte caratteristiche morfologiche ideali per produrre in breve tempo degli splendidi esemplari.

Buon Natale e felice anno nuovo che verrà!

Bianca come la neve, fragrante, delicata e innocente; un dolce pensiero di Natale dedicato a tutti voi che mi seguite su Fb e su Orchids.it

In questi giorni siamo tutti un po’ più buoni, sono giorni affettuosi. Chi può, sta con la famiglia, con i parenti, con i figli, con i nipoti e si gode il calore della comunità. Chi è solo cerca calore nello spirito. Chi ama cerca conferma. Chi soffre trova conforto e speranza. Chi ha problemi di salute trova la forza di superarli. E’ giusto che sia così.
Buon Natale, buon Natale e felice anno nuovo!

Bc Pastoral ‘Innocence’ AM/AOS
(C. Mademoiselle Louise Pauwels x Bc. Deesse)
Ottimo risultato di un incrocio fra (C. Mademoiselle Louise Pauwels x Bc.Deesse) ottenuto nel 1961 da Rolf Altenburg (Floralia).
Da questa semina sono stati ricavati diversi cloni famosi (‘White Orb’, ‘Monica’, ‘Ave Maria’, ‘Ariel Carnier’, ‘Pink Pearl’), ma forse il più noto è ‘Innocence’, desiderato e coltivato ancor oggi da molti collezionisti di tutte le parti del mondo, ecco i premi ottenuti dal clone Bc. Pastroal ‘Innocence’: 1961 AM/AOS, CCM/AOS-JOS, BM/JOGA, PC/JOS BM/JOGA
Caratteristica inconfondibile dei suoi fiori è l’impercettibile macchia magenta sul bordo del labello, come una goccia di sangue, da cui il nome clonale “Innocenza”
Fiorisce regolarmente fra Natale e fine anno.