Archivio mensile:Aprile 2019

Azzurro: sogno di tutti gli orchidofili

Prologo

Gli sviluppi di quella pazza storia della comparsa sulle scene dell’orchidologia di una nuova orchidea azzurra, già annunciata su questo sito nel gennaio del 2018, mi inducono a cercare ulteriori notizie a riguardo. Mi riferisco al sempre più misterioso Dendrobium azzurro. Di sicuro dovrebbe riposare in pace sin dal lontano 1938 nell’erbario del Museo di Storia Naturale a South Kensington (LONDRA), dentro un cassetto, montato su un telaio, senza nome e comunque non classificato, a parte il suo genere o raggruppamento di specie. Ma, a partire dal 2013, attorno a quei resoconti cartacei depositati a suo tempo dall’entomologa Evelyn Cheesman, nascono storie e punti oscuri. Andiamo per ordine di eventi.

Tutto inizia nel 2013 al Museo di Storia Naturale a South Kensington (LONDRA.

In quel periodo capita che un ricercatore di orchidee del Kew, analizzando il materiale di Evelyn Cheesman presente nell’erbario, ne rimanga attratto, e nei suoi appunti racconta:
“Per scoprire una nuova spettacolare specie di orchidee endemica solo in isole remote e ricoperte di giungla, non è sempre necessario andare in quei luoghi. A volte basta una breve corsa sulla metropolitana di Londra” – e ancora aggiunge – “Osservendo materiale essiccato di specie di Dendrobium non identificate proveniente dalla Nuova Guinea, nell’erbario del Museo di storia naturale di Londra, mi sono imbattuto in due fogli su cui erano montati esemplari dall’aspetto insignificante. Ma quando ho letto le loro etichette scritte a mano, si sono rivelate degne di essere viste più da vicino”.

Per dare un senso temporale agli eventi ci soffermiamo sulla protagonista primaria di questa storia, Evelyn Cheesmann, che forse (e questo è uno dei primi misteri), il succedersi degli eventi postumi dà l’impressione che ci sia la volontà di metterla in secondo piano, ad esempio il 18 ottobre 2017 spariscono le notizie sul blog del Kew a riguardo di Evelyn Cheesmann, perché?
https://web.archive.org/web/*/https://www.kew.org/blogs/kew-science/evelyn-cheesman%E2%80%99s-blue-orchid

Nei resoconti cartacei, l’intrepida Miss Cheesman, scriveva di aver trovato l’orchidea abbarbicata su di un albero in una foresta muscosa sul Monte Nok, un vulcano spento sull’isola di Waigeo, appena al largo della punta occidentale della Nuova Guinea. I fiori, specificò, erano un ‘blu profondo’.
Miss. Cheesman raccontava della sua spedizione sul Mount Nok, anche nel suo libro “Cheesman, E. (1949). Serpenti a sei zampe in Nuova Guinea George G. Harrap e Co. Ltd., Londra, Sydney, Toronto e Bombay. 281 pp.”
A p. 72 del libro descrive mentre si arrampica fino alla cima del monte Nok:
…”Spingendoci attraverso la macchia, si sono imposti alla nostra attenzione bellissimi spruzzi di orchidee, quasi a strofinarci la faccia. Più avanti dovevamo muoverci sotto un tunnel di felce rampicante, e poi ancora orchidee sugli alberi con l’umidità che gocciola continuamente sulle frange del muschio. Grandi grappoli di un fiore leguminoso come l’acacia bianca si affievolivano da piccoli alberi. C’erano fiori color crema, limone pallido e orchidee blu brillanti, ma i colori arancione e scarlatto predominavano, fiammeggiando fuori dal verde.”

Le “orchidee blu brillanti” menzionate nel racconto fanno pensare a Dendrobiun azzurri mentre tra le orchidee “arancione e scarlatto” vi sono Mediocalcar uniflorum e altre specie di Dendrobium che dovevano essere identificate.
Le etichette rivelavano che gli esemplari erano stati raccolti da L.E. Cheesman il 17 giugno 1938 sulla cima del Monte. Nok, un vulcano spento sull’isola di Waigeo, al largo della punta occidentale della Nuova Guinea.

La descrizione
Siamo nel 2013, il botanico del Kew chiede in prestito il materiale osservato al Museo di Storia Naturale onde poter esaminare più dettagliatamente i due esemplari di Cheesman. In questa fase la scena si svolge al Kew nella grande collezione di esemplari di Dendrobium del loro erbario. I botanici giungono alla conclusione che il Dendrobium di Cheesman sia effetti una specie non descritta, anche se probabilmente, strettamente correlata a D. oreodoxa, una specie della Nuova Guinea dai fiori scarlatti. Il materiale a disposizione dei tassonomi viene descritto come Dendrobium azureum (Schuiteman, 2013). Il botanico che ha seguito l’iter, ritiene di aver avuto a disposizione sufficente documentazione, tale da consentirle la nuova registrazione di specie. Per la verità, forse sarebbe stato utile attendere comparazioni con materiale vivo e magari avviare qualche studio sul DNA, prima di prendere qualsiasi decisione, ma questa è solamente una mia opinione: magari fra qualche anno, altri tassonomi stabiliranno che trattasi di una forma coerulea di una specie già nota.

La riscoperta

La prima notizia sul Dendrobium blu, arriva nell’ambiente dell’orchidofilia mondiale con qualche foto e un video: siamo nel 2017. Cosa sia capitato nei 5 anni successivi il 2013, anno in cui al Kew si registra la nuova specie senza disporre di materiale in vita, non è noto o quantomeno mancano elementi documentali a supporto del fatto che in Europa nel farttempo già si trova in commercio un Dendrobium venduto come “azureum”.

Ad oiggi, di tutta questa storia, rimane senza risposta la sparizione di qualsiasi riferimento alla scopritrice Cheesman, e ad ogni buon conto aleggia il mistero della commercializzazione: si sa che orchidee senza nome non possono uscire dal paese di loro endemicità, ma non è questo il caso in quanto al Kew, a suo tempo si è certificata la sua fisionomia tassonomica. Cest la vie.

Dendrobium azureum

Primo video che documenta la presenza del Dendrobium azureum, pubblicazione per gentile concessione di dendrobium&fuukiran association


Indonesia WAIGEO: il dendrobium è sempre più blu!

Ecco il video che documenta la sua presenza in vita. Con la collaborazione di
dendrobium&fuukiran association, a breve raccoglieremo ulteriori notizie sul suo habitat, e sullo stato della sua coltivazione. Orchids.it ringrazia vivamente Marco Tonnarelli per aver condiviso questo video con noi.

A proposito del Dendrobium azureum

Una storia che già puzza di incognite, si sta arricchendo di tanti se e tanti ma: andiamo per ordine.

A parte l’enfasi surreale costruita attorno a André Schuiteman da parte di un’associazione orchidofila italiana, giova innanzi tutto ricordare che il signore in questione gravita attorno al Kew come cercatore di orchidee (vedi articolo apparso su orchids.it il 13 gennaio 2018).

In questa veste Schuinteman racconta di una sua strana scoperata fatta analizzando reperti al Museo di Storia Naturale a South Kensington (LONDRA). La sua attenzione si ferma su materiali sistemati dentro un cassetto, montati su un telaio ma senza nome e comunque non classificati, a parte il suo genere o raggruppamento di specie, accompagnati da resoconti cartacei dell’entomologa Evelyn Cheesman: il tutto risale al 1938.

Nota: il sito kew /blog toglie questa pagina – https://www.kew.org/blogs/kew-science/evelyn-cheesman%E2%80%99s-blue-orchid

Magicamente nel 2013 Schuiteman descrive una nuova specie di orchidee nominandola Dendrobium azureum (Schuiteman, 2013).


Domande: 1) – Su quali materiali si basa la descrizione di una nuova specie? Se Schuiteman si basa esclusivamente sul materiale scoperto al museo, questo non è sicuramente sufficente per suffragare la registrazione di una nuova specie.
2) – Schuiteman è in possesso ed ha depositato alla RHS o altrove, documentazione erbacea e scientifica, tali da comprovare l’esistenza della nuova specie?
Se questo corrisponde a realtà, è doveroso chiederci come il materiale erbaceo usato (pianta, fiori, altro) possa essere uscito dal paese dove vive e giunto in Europa per la registrazione in barba alle norme CITES?
Giova ricordare che nessuna nuova specie può uscire dai luoghi di scoperta e di endemicità prima di essere descritta e registrata nel suo paese. La vicenda Kovaci insegna.


Foto tratta da Internet (su album libero del fotoreporter: Rits Kafliar)


Se può e se vuole, el sior Schuiteman, dia spiegazioni.

C. Catherine Patterson

Incroci artificiali ormai introvabili, persi nelle collezioni, a volte senza nome: un po’ di notizie e qualche frammento della loro storia.

Collezione rio Parnasso

Quando le tue orchidee ti ricevono di buon mattino con un bel fiore aperto, tutto cambia nei tuoi pensieri. Ben tornata! Era da un po’ di tempo che non ti vedevo fiorire: C. Catherine Patterson (C. Enid (1898) x C. Mrs. Frederick Knollys) 1952.

Con i dati tassonomici a disposizione convine cercare le origini e da subito si scopre che uno dei suoi progenitori è Cattleya mossiae – Cattleya Enid – ibrido originato da Veitch – gennaio (1898). Genitori: (C.mossiae x C.warscewiczii). Quindi possiamo già cogliere che la genealogia di questo incrocio dipende molto da Cattleya mossiae, il fiore nazionale del Venezuela che fiorisce in primavera.

Per apprezzare appieno l’ibrido che stiamo studiando, è necessario risalire alla storia della sua coltivazione. Siamo sul finire del 19° secolo con le prime ibridazioni fra varie specie di Cattleyae. In quel mondo fatto di notizie date e non date, spicca una delle grandi specie di Cattleya di tutti i tempi, una varietà semi-alba chiamata C mossiae ‘Reineckiana Young’s.’ Era una pianta raccolta nella foresta, e inviata negli anni ’20 da un amico in Venezuela negli anni ’20 a un ricco collezionista, Thomas Young, che viveva a Bound Brook, nel New Jersey.

Si racconta che Il signor Young fosse molto geloso della sua C mossiae ‘Reineckiana’ , a tal punto da aver ceduto solo una divisione al suo buon amico Fitz Eugene Dixon, secondo Presidente della American Orchid Society. Dixon in seguito vendette la sua collezione al suo vicino Wharton Sinkler, terzo Presidente della American Orchid Society.

Successivamnte uno dei maggiori produttori di fiori recisi della zona, H. Patterson & Sons a Bergenfield, nel New Jersey, acquistò la collezione di esemplari di Sinkler e rifece l’ibrido primario Enid (C mossiae x C warscewiczii ‘FMB’) varie volte usando la C mossiae
‘Reineckiana’. Questi cultivar migliorati di C Enid si tradurranno più avanti in ibridi superiori. Nel 1952, Patterson creò il nuovo incredibile ibrido semi-alba, C Catherine Patterson (C Enid x C Mrs Frederick Knollys). I fiori di C. Catherine Patterson hanno i petali e i sepali di un colore bianco chiaro e pulito e una ricca gola viola marmorizzata.