Archivio mensile:Aprile 2020

Eria amica

Il genere Eria:

John Lindley istituì questo genere di orchidee nel 1825. L’epiteto generico deriva dal greco erion = lana e si riferisce all’aspetto lanoso dei fiori e dei pedicelli di alcune specie. Genere a sviluppo simpodiale, Specie tipo per questo genere è Eria javanica. Il genere è diviso in molte sezioni, alcune delle quali sono in predicato di diventare generi distinti con le inevitabili future revisioni. Purtroppo le fioriture hanno vita breve, raramente durano più di qualche giorno. Le specie più comuni sono Eria javanica, Eria aporoides, Eria hyacinthoides ed Eria rhynchostyloides.

La specie: Eria amica

Revisione del genere: Pinalia amica (H. G. Reichenbach) Kuntze, Revis. Gen. Pl. 2: 679. 1891. Eria amica H. G. Reichenbach, Xenia Orchid. 2: 162. 1870; Sinonimi: E. andersonii J. D. Hooker; E. confusa J. D. Hooker; E. hypomelana Hayata; Pinalia andersonii (J. D. Hooker) Kuntze; P. confusa (J. D. Hooker) Kuntze.

Eria amica: Epifita sugli alberi nelle foreste; 800-2200 m. Taiwan, S Yunnan [Bhutan, Cambogia, India, Laos, Myanmar, Nepal, Tailandia, Vietnam].

Specie endemica in Himalaya occidentale, Assam India, Himalaya orientale, Nepal, Bhutan, Sikkim, Myanmar, Tailandia, Laos, Cambogia, Cina meridionale, Taiwan e Vietnam su vecchi alberi muschiosi in foreste sempreverdi di pianura e foreste di nuvole dell’altopiano primario ad altitudini da 600 a 2200 metri come un’epifita di piccole dimensioni, con pseudobulbi un po ‘cilindrici o ovoidi. Fiori profumati. Pseudobulbi fusiformi o cilindrici foglie lineari, oblunghe o ovate-ellittiche, base attenuata a picciolo corto o subsessile, apice acuto. Infiorescenze 1 o 2, derivanti dalla parte centrale o superiore dello pseudobulbo, raramente vicino alla base, suberetto, 3-7 cm, scarsamente a 6-10 fiori; rachide con folti peli arrugginiti; brattee floreali ellittiche o ellittico-lanceolate, 8-12 × 3-5 mm, glabre.

Eria amica: fiori
Eria amica.

Fiori: sepali e petali giallo-giallo, con venature rosse e apici gialli, rosa labello con apice giallo brillante, lobi laterali e chiglie rosse; peduncolo e ovaia 1,5-2 cm, con folti peli arrugginiti. Sepali con peli arrugginiti; dorsale sepal oblungo-lanceolato, ca. 10 × 2 mm, ottuso; sepali laterali obliquamente ovati-triangolari, ca. 10 × 4 mm, acuminato; mentum ca. 3 mm. Petali obovato-lanceolati, 8-9 × ca. 2 mm, acuminato; labello subobovato-ellittico nel contorno, ca. 8 × 6 mm, a 3 lobi; lobi laterali incurvati, ovato-ellittici, ca. 3 × 1,5 mm, ottuso; reniformi del lobo medio, 3-4 × ca. 4,5 mm, carnoso ad eccezione della parte centrale, apice emarginato; disco con 3 lamelle; lamella centrale che si estende al lobo mediano e ispessita lì, laterale 2 alla base vicina del lobo mediano e ispessita nella metà apicale. Colonna ca. 4 mm (escluso tappo antera); piede ca. 3 mm. Capsula obovoid-cilindrica, ca. 3 cm × 2-3 mm, con peli arrugginiti; peduncolo fruttifero 9-12 mm, peloso.

Giovanni Zallot se l'è portato via il virus

Giovanni Zallot, ultimo socio fondatore della cooperativa vallata feltrina, oggi cooperativa Lattebusche, è stato ucciso dal virus. Zallot è deceduto domenica pomeriggio in Malattie Infettive Covid di Belluno. Era stato trasferito al San Martino dalla casa di riposo Padre Kolbe di Pedavena, dove si era contagiato, nel focolaio scoppiato un paio di settimane fa. Zallot, uomo impegnato e sensibile ai problemi sociali, era classe 1931. Fin da giovane età si è dedicato al mondo dell’agricoltura e dell’allevamento che ha affiancato al lavoro in altri settori ed alla vita famigliare. Giovanni aveva 88 anni ed era rimasto vedovo da vari anni. Dopo la perdita della moglie, forse per trovare nuovi motivi di interesse si era avvicinato al mondo delle orchidee e appena poteva veniva volentieri a trovarmi, agli inizi con la sua Punto bianca, ultimamente in compagnia dell’ amico Massimo Morandin. Giovanni aveva una piccola serra autocostruita dove coltivava anche orchidee.

Di Giovanni Zallot mi piace ricordare quella memorabile escursione sul Nevegal organizzata da lui nel mese di luglio del 2007… Che la terra ti sia lieve caro Giovanni. Articolo tratto dal blog orchids.it

Nevegal 2007 : resoconto di una gita in montagna tra orchidofili, ma soprattutto tra amici

Pubblicato il da Redazione

Eccoci qui !!!
Ore 10, al parcheggio della seggiovia per il Nevegal ci siamo tutti.
Aldo Agnese e il piccolo Marco, Giovanni Zallot alias il ” Senatur”, Renato e Mirella, Alberto e Luigina, Guido “detto anche il Grande Capo” con Rosetta e Noi, pronti per l’ascesa che ci porterà al rifugio Brigata Cadore, da dove inizierà la nostra escursione.

La partenza verso le cime


La partenza fila liscia, ci imbarchiamo tutti senza problemi, vedi foto esplicative, il tempo si stà sistemando dopo averci fatto un pò preoccupare, durante il viaggio di avvicinamento avevamo incontrato la pioggia, ma ora il sole fa capolino tra gli squarci sempre più ampi nella cappa nuvolosa e la giornata si preannuncia ottima.
La salita è piacevole grazie anche al magnifico panorama e in un quarto d’ora siamo in cima.

Il gruppetto di “prodi” entra subito in azione

Scoperte e consulti, sul libro del “Senatur”

Nella foto sopra: Giovanni Zallot con l’inconfondibile berretto verde
Dopo un breve consulto decidiamo di fare la visita al giardino botanico nel pomeriggio, nel frattempo ci diamo alle ricerche botaniche nei prati

Per una volta le ammaliatrici sono stelle alpine
Intorno al Col Visentin in attesa dell’ appuntamento gastronomico a malga Faverghera.
Il tempo passa veloce, e tra il cercar fiori ” Guido é estasiato dalle stelle alpine” e l’ammirar il paesaggio l’ora di pranzo si avvicina rapidamente, sarà l’aria di montagna ma abbiamo tutti una gran fame, velocemente scendiamo alla malga dove accolti dai gestori, la famiglia Morandi, ci accomodiamo già pregustando le delizie che ci verranno proposte.

La meritata pausa per il pranzo
Infatti non veniamo delusi.
Dopo una serie di assaggi di salumi e formaggi di produzione propria e di un delizioso tortino alle erbe di prato e ricotta arriva il piatto forte : anzi due!! L’agnello da latte al forno e il castrato (giovane agnello che ha gia cominciato a pascolare) in umido, il tutto accompagnato da polenta, pane casareccio e buon vino.
Ragazzi che mangiata, non possiamo esimerci di assaggiare anche il dolce, un tris di crostate sempre fatte in casa e poi ci avviamo al caffè e al temuto grappino.

Nella foto sopra: brindisi di gruppo, Giovanni Zallot secondo a sinistra con la sua tipica camicia da montanaro.

Si, perche in questi posti non te ne danno uno ma te ne propongono una “compilation”.
In ordine alfabetico: bianca, alle erbe di montagna, al mirtillo, al pino mugo, alla rosa canina, ecc. ecc.
Dopo aver assaggiato, come direbbe l’esimio metereologo Col. Giuliacci ” QUA e LA”, soddisfatti ci congediamo ringraziando i nostri bravissimi malgari e ci avviamo al giardino, dove una volta entrati soddisfiamo come si dice “anche l’occhio” grazie alle numerose e in alcuni casi rare fioriture presenti.

Impressioni…lontane e vicine, dal giardino botanico                                                  Nemmeno 1000 foto possono descrivere le grandi emozioni provate, proponiamo solamente un piccolo spaccato degli orizzonti delicati e dei piccoli gioielli della natura assaporati durante la visita al giardino, visitateli anche voi questi posti, sono stupendi!

Val Belluna vista dal giardino botanico

Foto a sinistra: Nigritella rhellicani foto G. & C.I.
Foto a destra: Allium carinatum foto G. & C.I.

Foto a sinistra: Campanula barbata foto G. & C.I.
Foto a destra: Eryngium alpinum G. & C.I.

Vista sul lago di S. Croce

Foto di gruppo sulla vetta panoramica del giardino botanico

Il ritorno
Sono le quattro e mezza, dobbiamo scendere, l’ultima corsa della seggiovia è alle cinque e si stanno avvicinando nuvoloni carichi di pioggia, ne prenderemo qualche goccia durante la discesa.
Non la sentiamo nemmeno, arrivati al piazzale ci salutiamo, siamo un pò stanchi e un pò cotti dal sole, ma felici per la magnifica giornata passata in compagnia e già pensiamo alle prossime avventure con tutti gli amici dell’Orchids Club.
Ciao a Tutti

Dendrobium atroviolaceum

Dendrobium atroviolaceum: fiore – Collezione rio Parnasso

Dendrobium atroviolaceum è originario della Nuova Guinea. La specie è endemica nella Papua Nuova Guinea orientale, sull’isola di Rossel e in altre isole a est della Nuova Guinea. Nel distretto di Milne Bay, cresce su tronchi di grandi alberi della foresta pluviale, a 300-750 m. A Irian Jaya (Nuova Guinea occidentale) sono state raccolte piante sui Monti Ciclopi vicino a Jayapura. Questa specie è stata descritta da Rolfe nel 1890. Sinonimi: Dendrobium eustachyum Schlechter 1923; Dendrobium macgregorii F.Muell. & Kraenzl. 1894; Latourea atroviolacea [Rolfe] Breiger 1981; Latourorchis atroviolacea [Rolfe] Breiger 1981; Sayeria atroviolacea (Rolfe) Rauschert 1983

Specie epifita da clima caldo, di medie dimensioni, raggiunge i 20-42 cm di altezza, con un fusti-fusiformi, profondamente solcati, lunghi 12-30 cm, verdastri da giovani, brunastri con l’età che porta da 2 a 4 foglie apicali, ovate-oblunghe, spesse, coriacee, lunghe 8-12 cm, verde scuro sopra e più chiare nella pagina inferiore.

Dendrobium atroviolaceum: pianta e fiori – Collezione rio Parnasso

Dendrobium atroviolaceum fiorisce a metà inverno fino all’inizio dell’estate con un corto racemo ascellare che si forma sotto l’apice delle canne nuove o anche degli anni precedenti, che porta fino ad otto fiori fragranti di lunga durata. I fiori hanno un diametro di 4,0-7,5 cm. e sono cremosi, giallo pallido o bianco-verdastro con macchie viola alla base. Il labello è verde all’esterno e al suo interno ha molte strisce viola.

Condizioni di coltivazione

Dendrobium atroviolaceum: caratteristica dei fiori a capo chino – Collezione rio Parnasso

Questa specie necessita di luce filtrata. Temperatura media del giorno 24-28°C, la notte di 20-22°C. ha bisogno di un livello di umidità del 70-80% durante tutto l’anno. Dendrobium atroviolaceum può essere coltivato su sughero, felce arborea o altri substrati di legno duro e ruvido. In queste condizioni di coltivazione, l’umidità in estate deve essere elevata e le piante devono essere annaffiate almeno una volta al giorno. In caso di coltivazione in vasi questi dovrebbero essere il più piccoli possibile. Il substrato deve essere molto arioso. Il rinvaso può essere effettuato in qualsiasi momento non appena crescono nuove radici. Le bagnature devono essere molto abbondanti durante tutto l’anno allo scopo di mantenere le piante costantemente umide, ma il substrato non deve essere inzuppato. Fertilizzante: Si consiglia di concimare ogni settimana o ogni due settimane con dosi inferiori di quanto previsto nella inicazioni di eticchetta, con fertilizzante bilanciato. In inverno, la quantità di acqua e fertilizzante dovrebbero essere ridotti. Ad ogni buon conto le piante non devono mai asciugarsi completamente.

Arpophyllum giganteum

Genere Arpophyllum

La Llave, Pablo de & Lexarza, Juan José Martinez de. 1825. Novorum Vegetabilium Descriptiones 2 (Orch. Opusc.): 19–20.

Arpophyllum giganteum Hartw.ex Lindl. – Pianta

Il genere Arpophyllum è composto da piante epifite o terrestri dotate di uno stelo corto e snello portante una foglia superiore, carnosa, simile alla falce e spesso incanalata. Il racemo florale eretto e denso è cilindrico con molti piccoli fiori colorr lavanda rossastra. Il suo nome deriva dal greco harpe (falce) e phyllon (foglia). La più grande delle specie, Arpophyllum giganteum Hartweg ex Lindley, cresce fino a 70 cm. di altezza, con foglie della stessa lunghezza e infiorescenze di circa 15 cm. in altezza. La specie tipo è Arpophyllum spicatum La Llave & Lex. Arpophyllum è alleato con Isochilus ed Elleanthus ma si differenzia da questi per i suoi 8 pollinia, per la foglia solitaria in cima a un gambo robusto e l’infiorescenza racchiusa da una sola grande brattea.

Il Kew Garden riconosce 3 specie di Arpophyllum e 3 sottospecie di Arpophyllum giganteum.

Arpophyllum giganteum Hartw.ex Lindl. – Veracruz, Chiapas, Oxaca, America Centrale, Colombia, Venezuela, Giamaica. Arpophyllum giganteum sottosp . alpinum (Lindl.) Dressler. Arpophyllum giganteum sottosp . giganteum. Arpophyllum giganteum sotto medium (Rchb.f.) Dressler. Arpophyllum laxiflorum Pfitzer – Messico orientale, centrale e meridionale Arpophyllum spicatumLex.in P.de La Llave e JMde Lexarza – Messico orientale, centrale e meridionale; sud in Costa Rica.

Arpophyllum giganteum Hartw.ex Lindl. – Fiore

Note di coltivazione Temperatura: Intermedio. Luce: Luminoso. Acqua umidità: Bagnature durante tutto lanno riducendo la ferquenza durante la fioritura. Fertilizzazione: Fertilizzante bilanciato ogni due settimane. Rinvasi: Bark di media pezzatura o substrati similari

Oncidium croesus 'Lydia'

Origine etimologica del nome di specie: Croesus – ricco Re di Lydia 500 a.C. probabilmente in riferimento alle abbondanti fioriture di questa specie. Dedico il nome di cultivar di questa specie, coltivata nella mia collezione, a mia nipote Lydia.

Oncidium croesus Rchb. f. 1857 SEZIONE Barbata

Nota a margine: Prende il nome dal re Creso di Lydia che fu re dal 595 a.C.-547 a.C. fino a quando il suo impero fu sconfitto dai persiani.

Sinonimi Alatiglossum croesus (Rchb.f.) Baptista 2006; Gomesa croesus (Rchb.f.) MWChase & NHWilliams 2009; Kleberiella croesus (Rchb.f.) VPCastro & Cath. 2006; Oncidium longipes Hkr. non Lindley ?; Oncidium longipes var croesus [Rchb.f] Veitch 1892

Vive in Brasile nello stato di Rio de Janiero ad altitudini da 400 a 600 metri. Specie epifita, miniatura da clima caldo, endemica nelle foreste atlantiche costiere. Forma pseudobulbi raggruppati, ovati a oblunghi, compressi lateralmente parzialmente avvolti da diverse guaine portanti 1 o 2 foglie apicali, verde lucido, leggermente coriacee. Fiorisce in primavera formando corti steli fiorali sotto le ascelle con effetto zig – zag che portano da 3 a 5 fiori profumati di lunga durata. Questa specie è spesso considerata una varietà o sinonimo di Oncidium longipes, ma Oncidium croseus ha fiori più grandi e con petali completamente scuri.

Oncidium croesus ‘Lydia’- pianta in coltivazione nella collezione rio Parnasso