Archivio mensile:Giugno 2021

Gomesa planifolia

Gomesa planifolia (Lindl.) Klotzsch ex Rchb.f.

La specie: Gomesa planifolia – Orchidea endemica in Brasile (Espirito Santo, Rio de Janiero, Minas Gerais, Sao Paulo, Parana, Santa Catarina e Rio Grande Do Sul), Paraguay e nord-est dell’Argentina in montagne fresche ad altitudini da 50 a 1400 metri come epifita o terrestre di medie dimensioni; desidera temperature fresche, fiorisce in estate su steli dotati di piccoli fiori profumati. Il genere Gomesa è composto da molte specie simili, G barkeri, G divaricata, G fischeri, G laxiflora, G recurva, G sessilis sono state ora aggiunte come sinonimi di G. planifolia a fiore variabile.

Gomesa planifolia: collezione rio Parnasso.

Il genere: Gomesa è un genere di orchidee complosto da diverse specie, alcune avvolte ancora nell’incertezza tassonomica (alcune fonti ne citano circa 80–100 specie, altre non più di una dozzina, tutte originarie del Sud America con prevalenza in Brasile. Il genere è stato descritto da Robert Brown e prende il nome dal dottor Bernardino Antonio Gomes, un medico e botanico portoghese. Le varie specie del genere Gomesa crescono nelle foreste pluviali tropicali costiere montuose ad altitudini comprese tra 450 e 1300 prevalentemente negli stati del Rio Grande do Sul fino all’Espírito Santo. Alcune specie vivono un po’ più all’interno, ma sempre nelle foreste umide vicine ai fiumi. Nell’habitat naturale le piante di Gomesa sono epifite o litofite eproducono pseudobulbi abbastanza ben sviluppati. Le infiorescenze sono arcuate e producono numerosi fiori piccoli con il sepalo dorsale e quelli laterali che puntano verso il basso. Il colore dei fiori va dal giallo verdastro al verde, indipendentemente dalla specie, quindi a volte è abbastanza difficile distinguerli. I fiori sono generalmente molto profumati. Le specie più comuni in coltivazione sono Gomesa recurva e G. crispa, anche se a volte è possibile trovare anche altre specie nelle collezioni.

Gomesa planifolia: collezione rio Parnasso.

Sinonimo homotypic: Odontoglossum planifolium (Lindl.) Rchb.f.; Rodriguezia planifolia Lindl.;
Sinonimo heterotypic: Gomesa reclinata Hoffmanns.; Gomesa recurva Lodd.; Protologo: Bot. Zeitung (Berlin) 10: 772 (1852)

Gomesa planifolia: collezione rio Parnasso.

Lycaste aromatica, curiosità

Lycaste aromatica, collezione rio Parnasso

Lycaste aromatica è originaria del Messico, fiori gialli profumati (fragranza della cannella). La mia curiosità su questa specie di orchidea, nasce dal suo nome (aromatica), che fa desumere che la prima descrizione abbia rilevato aroma nei suoi fiori. Ad onor del vero la mia percezione olfattiva, non ha ancora rilevato la presenza di profumi particolarmente intensi, tali da giustificare l’assegnazione del nome di specie (aromatica dal greco aromatikos per l’appunto) ed è così che via via nel tempo e di fioritura in fioritura rimane questa mia curiosità. Ho chiesto collaborazione a mia moglie, che ha l’ olfatto molto sviluppato, ho anche ripetuto test olfattivi a ore diverse della giornata, rimasti purtroppo senza risposta. La letteratura non aiuta molto in tal senso, pochissime descrizioni fanno riferimento a aparticolari aromi, chi ne fa menzione sta sul generico, solo in uno si fa riferimento all’aroma di cannella. Purtroppo a distanza di anni riamgo ancora con la curiosita inevasa, ma nella vana ricerca dell’aroma fantasma, ho comunque scoperto interessanti notizie su questa specie, che desidero raccontare

La specie è edemica dal Messico al Guatemala, è sia epifita che litofita. È decidua e molto fiorifera, porta fino a 18 fiori per pseudobulbo. Questi compaiono in primavera immediatamente prima della comparsa della nuova crescita. I fiori sono profumati, i sepali e i petali giallo-verdi e il labello e la colonna giallo-arancio brillante. Per una buona colticazione questa specie richiede condizioni intermedie fresche.

La scoperta della specie. “Lord Napier” inviò materiale vivente di un’orchidea a Robert Graham (1786-1845) del Giardino Botanico di Edimburgo, che successivamente (1826) descrisse la pianta come Maxillaria aromatica Graham. Il nome fu poi validamente pubblicato da WJ Hooker nel 1827 ( Maxillaria aromatica Graham ex Hooker) e da Lindley nel 1843 come Lycaste aromatica (Graham) Lindl. Nelle sue pubblicazioni, Graham si riferiva probabilmente a materiale di William John Napier, 9th Lord Napier, che era tornato di recente da un comando navale in Sud America (1824-1826) piuttosto che suo padre Francis Napier (1758-1823), 8th Lord Napier , morto tre anni prima.

Descrizione; Epifita da media a grande, da fresca a calda su rami muschiosi, litofita su rocce calcaree umide o occasionale terrestre in foreste tropicali semidecidue o calde foreste di querce in burroni lungo torrenti provenienti da Messico, Guatemala, Nicaragua, Honduras ed El Salvador, Riferimenti Knobloch, IW, Phytologia Mem. 6 (1983): 67;

L’importanza della pittura botanica nei secoli passati rivolta alla descrizione morfologica delle nuove specie vegetali, spesso attitudine legata alle donne, in tal senso Sarah Drake ha ricoperto un ruolo di primo piano.

Sarah Drake nacque a Skeyton il 24 luglio 1803, nel Norfolk, stessa zona del botanico della London University John Lindley e frequentò la stessa scuola della sorella di Lindley, Anne. Da giovane Sarah visse per un breve periodo a Parigi, dove probabilmente studiò pittura come ci si aspettava dalle giovani donne dell’epoca. Nel 1830 “Ducky” (come divenne nota) si trasferì nella casa di Lindley ad Acton Green a Londra. Sembra che abbia avuto un certo numero di ruoli in casa Lindley, incluso quello di governante, ma alla fine si è dedicata all’arte botanica, prendendo gradualmente il posto di Lindley nell’illustrazione delle sue pubblicazioni botaniche. Ha creato illustrazioni per il suo Sertum Orchidaceae, per esempio, così come oltre 1000 illustrazioni per la rivista di orticoltura Edwards’s Botanical Register, che Lindley ha curato dal 1829 al 1847.

Lycaste aromatica, disegno di Sarah Drake

Più di 300 di questi disegni erano di orchidee e Lindley ha chiamato il genere delle orchidee dell’Australia occidentale Drakaea in suo onore. Contribuì anche con le illustrazioni alle Transactions of the Horticultural Society of London. Drake è forse meglio conosciuta per la sua collaborazione con Augusta Innes Withers sui disegni per le monumentali Orchidaceae del Messico e del Guatemala di James Bateman, ma ha anche contribuito al libro di Lindley, Ladies’ Botany (1834-1837), Plantae Asiaticae Rariores di Nathaniel Wallich, Illustrazioni di John Forbes Royle della botanica e di altri rami della storia naturale delle montagne dell’Himalaya e La botanica di HMS Sulphur (1836-1842). Non ha viaggiato all’estero e probabilmente non è andata oltre i Kew Gardens, la casa dei Lindley o il vivaio di Loddiges, che ha allestito una mostra di orchidee appositamente per lei. La carriera di Drake terminò quando il Botanical Register fallì nel 1847. Tornò a Norfolk per prendersi cura di parenti anziani e si trasferì con suo zio, Daniel Drake. Nel 1852 sposò John Sutton Hastings, un ricco agricoltore. Morì il 9 luglio 1857, presumibilmente di diabete, ma è stato ipotizzato che possa aver sofferto di avvelenamento cumulativo causato dai suoi materiali pittorici. Nel 2000 una lapide commemorativa del suo lavoro è stata scoperta nella chiesa parrocchiale dove è sepolta.

Sarah Drake

Trichoglottis seidenfadenii

Trichoglottis seidenfadenii Aver. 2001. è una specie tailandese, epifita di medie dimensioni, endemica in Thailandia e Vietnam.

Trichoglottis seidenfadenii, collezione rio Parnasso.

Gunnar Seidenfaden (1908-2001),diplomatico e botanico danese descrisse questa specie con il nome Trichoglottis tomentosa Seidenf. 1988, ma nel 2001 il botanico russo Leonid V. Averyanov (nato nel 1955) la rinominò in onore di Gunnar Seidenfaden in Trichoglottis seidenfadenii, nome attualmente valido e accettato dalla comunità scientifica.

Ma, non di rado i botanici seminano confusione nella nomenclatura e non solo; questa bellissima orchidea thailandese è spesso etichettata come Trichoglottis sagarikii in onore del ricercatore di orchidee thailandesi Rapee Sakarik (nato nel 1922), ma questo nome non è accettato dalla scienza botanica. Spesso è venduta con il nome T. sagarikii, epiteto reso popolare da Jones & Scully negli anni ’70. In Thailandia questa delicatissima orchidea è nota con il nome popolare Suea Sakhrik, che significa tigre di Sakarik. I fiori raggiungono una dimensione di circa 2,5 – 3 cm. Periodo di fioritura: aprile – giugno. Trichoglottis seidenfadenii richiede un clima da caldo umido.

Pholidota, un genere da scoprire

WJ Hooker istituì questo genere di orchidee simpodiali nel 1825 adottando un nome botanico già citato da John Lindley. L’epiteto generico deriva dal greco pholidotos = squamoso, riferito alle squame sulle brattee delle infiorescenze di alcune specie. La specie tipo per questo genere è Pholidota imbricata. I fiori sono generalmente piccoli e poco colorati. Numero di specie riconosciute dal WCPS, circa 40 e 5 varietà, distribuite in India, Cina, in tutto il Sud-Est asiatico, Nuova Guinea, Australia settentrionale e isole dell’Oceano Pacifico.

Pholidota imbricata – collezione rio Parnasso:esemplare foto settembre 202l

Pholidota imbricata: orchidea collana o serpente a sonagli.

Gli steli con i fiori ancora chiusi assomigliano a serpenti in miniatura, quando le centinaia di piccoli fiori si aprono diventano delicate collane.


Pholidota imbricata (Roxb.) Lindl.
Questa specie è originaria del Vietnam, isole Solomon, Australia del Nord, Fiji, Papuasia, Nuova Guinea, Nepal e Sri Lanka.

Il genere: Pholidota
Questo genere è raggruppato nella Tribù delle Coelogyneae, Sottotribù Coelogyninae ed è diffuso in Asia sud orientale, Cina, Nuova Guinea, Australia ed alcune isole del pacifico. Di questo genere si conoscono circa 55 specie.
Origine del nome: il nome generico, Pholidota è stato coniato da John Lindley, nel 1820, “pholidotos”, con riferimento alle brattee brunastre di sovrapposizione dei fiori color bianco giallastro.

Pholidota pallida

Pholidota pallida e Pholidota imbricata sembrano molto vicine tra loro. Ho visto e fotografato P. imbricata e devo dire che assomiglia molto a questa specie (P.pallida). Alcuni autori hanno ridotto P.pallida a sinonimo di P.imbricata. Pholidota pallida Lindl., Bot di Edwards. Reg. 21: t. 1777 (1835).
Sinonimi:
Coelogyne pallida (Lindl.) Rchb.f. in WGWalpers, Ann. Bot. Sist. 6: 288 (1862).
Coelogyne calceata Rchb.f. in WGWalpers, Ann. Bot. Sist. 6: 238 (1862).
Pholidota imbricata var. sessilis Hook.f., Fl. Brit. India 5: 846 (1890).
Pholidota yunnanensis Schltr., Repert. Specifiche Nov. Regni Veg. 19: 378 (1924), nom. illeg.
Pholidota yunpeensis Hu, Rhodora 27: 107 (1925).
Pholidota schlechteri Gagnep., Bull. Mus. Natl. storico Nat., II, 3: 147 (1931), nom. illeg.
Pholidota tixieri Guillaumin, Bull. Mus. Natl. storico Nat., II, 28: 548 (1957).
Pholidota pallida var. sessilis (Hook.f.) PKSarkar, J. Econ. Tassone. Bot. 5: 1008 (1984).
Distribuzione: dall’Himalaya all’Indocina.

Credo che anche questa nella foto sottostante sia Pholidota pallida . Non sono sicuro perché ho bisogno di vedere se i sepali laterali sono insieme o separati. Ma mi sembra Pholidota pallida .

Finalmente vedo questa pianta dopo una lunga attesa e con una fotografia. E’ interessante perché si dimostra che non è Pholidota imbricata ma Pholidota pallida . I sepali laterali come si vede nelle foto sono sicuramente fusi tra loro su un margine sotto il labello. Questa specie non è così spesso presente nelle collezioni di orchidee e anche se la vediamo, la identifichiamo erroneamente come Pholidota imbricata perché è la più comune. Nella Pholidota imbricata i sepali laterali non sono fusi sul margine inferiore e nettamente separati e divergenti.


Le due specie Pholidota pallida e P. imbricata sono davvero confuse ma l’osservazione fatta nel paragrafo precedente, sommata al fatto che Pholidota pallida fiorisce in primavera estate, mentre P. imbricata in settembre ottobre, sono elementi sufficenti per sancire la diversità di specie. Tuttavia, ritengo che sarebbe utile ricercare ulteriori elementi atti a evidenziare caratteri distintivi più importanti, tali da aiutare gli studiosi a trovare la vera differenza tra i due.



Ulteriori approfondimenti sul tema, tratti da: International Journal of Advanced Research in Botany (IJARB)

Pholidota Lindl., un genere tassonomicamente interessante appartenente alla famiglia delle Orchidaceae, fu fondato da Lindley nel 1825, che comprende c. 41 specie nel mondo (Govaerts et al. 2014) e 11 specie in India (Chowlu & Rao 2015). Una delle sue specie endemiche minacciate. . Pholidota pallida Lindl., finora segnalata dalle parti orientali dell’India, è riportata qui per la prima volta dalle aree di foresta vergine del Nandhour Wildlife Sanctuary nel distretto di Nainital dell’Uttarakhand come nuovo record di distribuzione per l’India settentrionale. Durante un’esplorazione oristica a Nandhour WS di Uttarakhand, una pianta interessante specie di Orchidaceae è stata raccolta dalle fitte aree forestali di Nandhour Riva del fiume sulla strada per Anwalakhera nella gamma di Nandhour. La critica dettagliata studio del campione raccolto con il altre specie affini del genere, erbario consultazione presso il Servizio Botanico di India, Dehradun (BSD), il Botanical Survey of India, Kolkata (CAL) e the Istituto di ricerca forestale, Dehradun (DD), e l’esame della letteratura disponibile (Hooker 1890; Osmaston 1927; Babù 1977; Gaur 1999; Unial et al. 2007; Chowdhery et al. 2009; Chowlu & Rao 2015) hanno confermato l’esemplare come Pholidota pallida Lindl. Il gli esemplari studiati sono stati depositati presso il erbario di BSD. Pholidota pallida Lindl., Bot di Edwards. Reg. 21: ad t. 1777. 1835; HJ Chowdhery et. al., Mat. Fl. Arunachal Pradesh. 3:144. 2009; K. Chowlu & A.N. Rao, Richardiana. XVI:10-12.2015. P. calceata Rchb.f., Bonplandia 4: 329.1856. Coelogyne calceata (Rchb.f.) Rchb.f. in Walp., Ann. Bot. Sist. 6: 238. 1861. Pholidota imbricata sensu Hook.f., Fl. Brit. India 5 (2): 845. 1890. Pholidota imbricata var. sessili Hook.f., Fl. Brit. India 5(2): 846. 1890; H.J Chowdhery, Orch. Fl. Arunachal Pradesh 594. 1998. Pholidota pallida var. sessili (Hook.f.) Habitat: la specie è stata trovata in crescita in una fitta foresta tropicale in aree umide lungo una sponda di un fiume. Mappa di localizzazione di Nandhour Wildlife Sanctuary. Distribuzione: India (regione di Kumaon e Nandhour WS nell’Uttarakhand, nel Bengala occidentale, Arunachal Pradesh, Manipur e Sikkim), Bhutan, Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam. Campione esaminato: 124315 (BSD), 17.iv.2015, India, Uttarakhand, Nainital Distretto, Santuario della fauna selvatica di Nandhour, 29008.710”N & 79048.654”E, 552m, coll. K. ambrosiano. Ulteriori campioni esaminati: 66257, 28.v.1979, Uttarakhand, Kumaon, Distretto di Pithoragarh, Ka?ani, coll. CM. Arora; 75647 (BSD),18.iv.1984, Baram, coll. Bipin Balodi.

Nota: questa specie, tassonomicamente interessante, è simile a P. imbricata Lindl. Pantling (1898) e Duthie (1903), allora sistemate P. imbricata e P. pallida insieme (Deva & Naithani 1986). Ma con la critica esame, P. pallida è distinto con P. imbricata in caratteri diagnostici come foglia magra, portamento erbaceo e sepali laterali connate alla base (Chowlu & Rao 2015). A causa di questa confusione, questa specie non era mai stata segnalata nell’India del nord.

Riassunto: Nel presente lavoro, Pholidota pallida è stata studiata per le sue sostanze fitochimiche insieme alle sue bioattività. Lo screening qualitativo dell’estratto vegetale ha confermato la presenza di alcaloidi, flavonoidi, terpenoidi, tannini, steroidi e tracce di chinone e cumarina. Quattro frazioni vale a dire. Metanolo (FM), n-esano (FH), butanolo-1 (BW) e diclorometano (FD) del greggio metanolico di foglie, fusti e radici sono stati studiati per l’eliminazione dei radicali liberi, attività antinfiammatorie e antimicrobiche. L’indagine indica che la Pholidota pallida è una pianta medicinale con abbondanti sostanze fitochimiche con azioni antiossidanti, antinfiammatorie e antimicrobiche.

INTRODUZIONE La famiglia delle Orchidaceae ha un enorme potenziale terapeutico e tali piante sono utilizzate come terapeutiche fin dall’antichità. Le orchidee sono state anche utilizzate nel sistema tradizionale di medicina per vari disturbi. I tuberi e gli pseudobulbi di Orchis latifolia, Orchis mascula, Cymbidium aloifolium, Zeuxine strateumatica e alcune specie di Dendrobium, Eulophia e Habenaria sono riparatori e prescritti per varie malattie. Vanda è una nota orchidea antinfiammatoria e antiproliferativa contro vari tipi di cancro. Al contrario, studi biologici apprendono anche che le orchidee sono fitochimiche per le malattie fatali. Pertanto, i composti derivati dalle orchidee hanno ricevuto un’enorme attenzione come terapia. Il Bangladesh è anche un serbatoio di 178 specie di orchidee, 26 delle quali sono state segnalate per avere usi etnomedicinali.

Pholidota pallida è un’orchidea epifita indigena del Bangladesh con gli pseudobulbi che si trovano nelle pianure e anche in elevazione. È un’emostasi tradizionale e cicatrizza l’insonnia, le fratture ossee, i dolori nasali, addominali e reumatici. Ma nessuna delle proprietà terapeutiche sopra menzionate di questa orchidea è stata ancora studiata per quanto riguarda il suo valore farmacologico o i suoi costituenti chimici attivi. Uno studio sul valore farmaceutico di questa orchidea medicinale sarebbe il passo per esplorare un suo possibile uso sostenibile. Considerando tutti questi fattori, Pholidota pallida è stata scelta per esplorare le sue sostanze fitochimiche e le sue bioattività attraverso metodi standard.

MATERIALI E METODI Estratti di foglie, fusti e radici di Pholidota pallida Lindl. sono stati utilizzati nel presente lavoro. Per l’estrazione, il campione di pianta coltivata naturalmente raccolto da Teknaf, bazar di Cox è stato pulito, tritato, essiccato all’aria a temperatura ambiente e infine macinato in polvere grossolana. È stato quindi macinato in polvere grossolana utilizzando una macchina per la macinazione e conservato in un contenitore ermetico per ulteriori indagini. La miscelazione di una parte con un’altra è stata accuratamente evitata. L’estratto è stato filtrato attraverso carta da filtro Whatman No.1 ed evaporato a secchezza sotto vuoto a una temperatura inferiore a 50 ºC per ottenere l’estratto nerastro. Quindi l’estratto grezzo concentrato è stato separato in quattro diversi sistemi di solventi (metanolo, n-esano, butanolo

Nel presente lavoro, Pholidota pallida è stata esplorata per le sue sostanze fitochimiche insieme alle sue bioattività. Lo screening qualitativo dell’estratto vegetale ha confermato la presenza di alcaloidi, flavonoidi, terpenoidi, tannini, steroidi e tracce di chinone e cumarina in esso.Quattro frazioni vale a dire Metanolo (FM), n-Esano (FH), Butanolo-1(BW) e Diclorometano (FD) di greggio metanolico di la sua foglia, stelo e radice sono stati studiati per le attività di scavenging dei radicali liberi, antinfiammatorie e antimicrobiche.Le risposte erano molto uniche per diverse dosi e parti di piante.L’attività di scavenging più alta esibita dal peso corporeo del bulbo era del 98,94% a 50 ?g /ml dose La più alta attività antinfiammatoria è stata osservata nella FD della foglia della pianta che era del 79,16% L’effetto inibitorio delle diverse parti del piano t contro quattro batteri patogeni è stata variata cioè per S. aureus (FD di radice; 17,5 mm), per B. subtilis (F del bulbo; 16,5 mm), per S. typhii (Pla della radice; 12 mm), per B. cereus (Pla della radice; 9,5 mm) e la radice è risultata la parte più efficace. L’indagine indica che la Pholidota pallida è una pianta medicinale con abbondanti sostanze fitochimiche con azioni antiossidanti, antinfiammatorie e antimicrobiche.