Orchidee: Mostre in Italia

MONTEPORZIO COME L’ISOLA DI WIGHT?
Il tan-tan su internet ha portato anche quest’anno la famiglia dei chat-group delle orchidee a Monte Porzio Catone, per la verità un po’ sotto tono rispetto ad altre edizioni. Complice l’inclemenza del tempo e le defezioni di qualche commerciante straniero, il roboante titolo della chermesse paesana: Mostra Intercontinentale di orchidee, risultava un po’ stonato.
Si è detto, MPC = Wight e forse per i più giovani vale la pena di ricordare che l’isola in questione è indissolubilmente legata al suo festival rock del 26 agosto del 1970.

Qualche nota sul festival rock citato
… “Preceduto da quello di Monterey e nato all’ombra di Woodstock, il raduno di Wight ha ormai nei libri di storia del rock un piccolo posto (anche se per gli italiani la sua memoria è legata alla celebre canzone lanciata dai Dik Dik.

Va anche detto che pur essendo stato il primo autentico festival rock europeo e sia stato seguito da 350 mila persone, la sua fama è nulla rispetto a Woodstock. Il rock iniziava a contare i suoi morti e proprio dopo Wight se ne andò Jimi Hendrix fulminato quando il suo genio non era ancora pienamente compiuto.
Le cronache del tempo parlano di un cast eccezionali, con i Ten Years After in pieno fulgore swing-blues, Joni Mitchell, la musica degli anni irripetibili della comunità artistica del Laurel Canyon, i Moody Blues.
Ma soprattutto c’era sua maestà Miles Davis, che proprio allora cominciava la sua svolta elettrica”…

Con le dovute differenziazioni, il parallelo può avere qualche assonanza.
Questa fiera delle orchidee, nata dalla fertile iniziativa di Gianni Ferretti, per tutta una serie di opportunità logistiche – Roma a due passi con i media pronti a far da cassa di risonanza – fa di questo piccolo e ridente luogo del centro Italia, l’occasione di un pellegrinaggio ristoratore – anche nel senso vero della parola – per molti appassionati delle orchidee, emuli delle passate chat-convention tanto care ai giovani internet-dipendenti.
Però una rondine – come si suol dire – non fa primavera e già con questa edizione, fatti i dovuti ed ovvi complimenti a quanti hanno lavorato alla riuscita dell’evento, si notano i limiti.
L’aria di buon mercato attira i commercianti ma l’evento diventa sempre più fiera e sempre meno luogo di esposizione e di elevazione a valore del collezionismo.
Si dirà: bravo! La gente si muove proprio perché si compra e si vende! Certo è vero che l’appassionato orchidofilo è particolarmente attratto dal loro possesso ed è proprio questo il tallone d’Achille del collezionista: quando si trova davanti all’oggetto della sua folle passione, perde qualsiasi cognizione del valore del denaro e punta dritto e ad ogni costo al raggiungimento del suo obiettivo. E’ mitico l’aneddoto di quel collezionista, che pur di possedere una rara orchidea, falsificò le carte anche alla mamma.
Poi si torna a casa ed a mente fredda si è presi dal panico, prima di tutto per i soldi spesi e poi per non saper rispondere alle esigenze di quella stranissima pianta che tanto aveva stuzzicato la fantasia nel magico mondo della fiera, e si comincia a pigiare S.O.S. sulla tastiera del computer.
Morale: per raggiungere i picchi qualitativi di (Woodstock) anche nelle esposizioni di orchidee, dobbiamo far nascere tante occasioni che vedano protagonisti i coltivatori collezionisti amatoriali. Per dirla con una metafora da palcoscenico: i tecnici del suono ed i venditori di strumenti sono indispensabili, ma non sul set.

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