Keiki: le orchidee da bambine

Le orchidee si riproducono naturalmente: per impollinazione dei loro fiori, per filiazione e per divisione.

La parola “Keiki” è entrata nell’uso comune per indicare la filiazione delle orchidee.

La parola “keiki” è di origine hawaiana e significa letteralmente: “quello piccolo” o bambino. Con il termine Keiki, si individuano i figli che si sviluppano sui nodi (gemme dormienti) degli steli fiorali o degli pseudobulbi delle orchidee.

Keiki su stelo di Oncidium.
Alcune analisi sul fenomeno della filiazione delle orchidee.
Keiki su stelo di Aerangis biloba.

Stabilita l’origine e conosciuto il significato della parola “keiki”, arrivata a noi dai grandi ibridatori hawaiani di Dendrobium, Yamamoto, e da noi usata con facilità perchè sintetizza bene il concetto della riproduzione delle orchidee per filiazione, cerchiamo ora di capire questo sistema riproduttivo, tipico delle orchidee.
Il sistema vegetativo delle orchidee si divide in due tipologie: monopodiale e simpodiale. L’orchidea a sviluppo monopodiale vegeta in un unico fusto, attorno al quale, a partire dalla sua base, si forma un esteso apparato radicale. L’epiteto deriva dalla composizione di due parole greche, “mono” e “podio”.

Vanda suavis
L’orchidea monopodiale Vanda, (vedi foto a sinsistra), normalmente cresce in altezza senza formare cespi, ma quando la pianta si trova in buone condizioni ambientali decide di emettere delle nuove vegetazioni nodali ai lati del fusto, che si organizzano velocemente con un proprio apparato radicale; questi sono figli e se vogliamo possiamo anche chiamarli keiki.

Brassavola nodosa
Lo sviluppo vegetativo delle orchidee, chiamato simpodiale (vedi foto a sinistra), si sviluppa su più podi e struttura la pianta con unità vitali autosufficienti (pseudobulbi o fusti) lungo un rizoma orizzontale che in certi casi si divide in più direzioni. Le orchidee a sviluppo simpodiale o cespitoso, formano un blocco divisibile in tanti pezzi utosufficienti, ma non siamo in presenza del fenomeno della filiazione, bensì di una semplice riproduzione per divisione.

Keiki su pseudobulbo di Dendrobium.
Questo secondo gruppo di orchidee si è organizzato per generare figli, e lo fa in particolari condizioni, attivando delle unità vitali autosufficienti nelle gemme dormienti degli pseudobulbi (Dendrobium, Cattleya, Cyrtopodium ecc), oppure nei nodi degli steli fiorali di quelle che non possiedono pseudobulbi (Oncidium equitanti, Aerangis ed altri).

La filiazione delle orchidee è particolarmente evidente e comune, nei generi Dendrobium e Phalaenopsis. In alcune specie di Dendrobium, ad esempio Nobile ed ibridi derivanti; purtroppo il fenomeno si manifesta anche involontariamente ed è spesso motivo di delusione degli appassionati.
In precedenza si era affermato che la filiazione avviene in particolari condizioni vegetative e per l’appunto, con i Dendrobium, che richiedono il classico periodo di freddo/secco, se involontariamente si forza o si altera il loro normale ciclo vegetativo, le gemme nodali già pronte per emettere le infiorescenze, decidono che è più semplice ed utile produrre nuove piante.
Questo non avviene solo nelle orchidee, tutti conosciamo Chlorophytum (pianta ragno) che sviluppa comunemente le nuove piante lungo le vegetazioni avventizie.

Phalaenopsis con stelo fiorale secondario.
Il genere Phalaenopsis attiva un trucco simile sui nodi posti lungo gli steli fiorali dove possono svilupparsi nuovi getti laterali. Lungo lo stelo fiorale si possono notare dei piccoli nodi appena pronunciati, in circostanze normali queste piccole brattee rimangono dormienti ed inutilizzate, appena terminata la normale fioritura possono manifestarsi due fenomeni vegetativi: da una o più gemme dormienti ripartono dei nuovi steli fiorali secondari, oppure si formano nuove piantine.
In quest’ultimo caso siamo in presenza del famoso “keiki” e cioè una piccola pianta, che si sviluppa da uno dei nodi lungo il gambo principale. Il motivo di questa specifica induzione vegetativa è determinato da una consistente l’accumulazione di ormoni dello sviluppo, questo processo chimico può essere naturale, oppure indotto con la “colla di keiki”, una soluzione concentrata degli ormoni di sviluppo. Le nuove piante formatesi in questo modo, possono rimanere attaccate alla pianta madre finché non avranno sviluppato un buon apparato radicale: generalmente. dall’induzione al momento della separazione, potranno trascorrere anche sei mesi.
Una volta staccate, le nuove piantine andranno sistemate in vasi oppure supporti di legno duro e ruvido, con le stesse modalità in uso nei normali rinvasi delle piante madri.

39 pensieri su “Keiki: le orchidee da bambine

  1. SALVATORE

    ho semplicemente una richiesta: conosci una ricetta adeguata per la semina di Phalaenopsis. ti ringrazio anticipatamente

    Salvatore

    errata corrige, ne ho due..

    su una delle mie Phalaenopsis si è sviluppato un Keiki; ha prodotto radici aeree e due rami di fiori.
    Non ho staccato il K. dal ramo della pianta madre essendo questo carico di baccelli e boccioli nuovi.. indi come è meglio procedere?

    ri-grazie

    Salvatore

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  2. Elisa

    Ciao Guido!
    Anche a me il tuo sito piace tanto! Complimenti
    2 domande:
    1. ma le orchidee che noi acquistiamo come vengono prodotte???
    2. ho acquistato un’orchidea che, secondo me, è bellissima, ma non so di cosa si tratti (ero in Slovenia ad una fiera e sul cartellino c’è scritto solo orchidea!!!), per cui non so come curarla: posso inviarti una foto?

    Grazie mille!

    Elisa

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  3. Guido

    Ciao Marco…va benissimo anche quello “morto”, purchè sia bagnato ( per ottenere migliori risultati, metti i keiki in sacchetti di nylon trasparente, con un pò di sfagno umido, chiudi tutto e mettili alla luce. Ciao

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  4. marco

    ho una domanda:io su altri siti ho letto che serve per far radicare i keiki lo sfagno vivo,si puo’ usare anche quello “morto”?
    p.s. scusatemi se è una domanda stupida
    ciao a tutti

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  5. giosa

    Salve, volevo chiedere se le nuove piante di Phalaenopsis, formatesi dalle gemme, si staccano da sole o, quando le radici hanno raggiunto una certa lunghezza (10 cm?) vanno tagliate?
    Grazie

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  6. Menosso Miriam

    Ciao Guido,sono Miriam,ci siamo visti mercoledì pomeriggio,il 9,a Pordenone Fiera.Il tuo sito è veramente meraviglioso!!!Se ne può ricavare molti consigli utili,cercherò di farne buon uso…
    Volevo chiederti se oltre alle 2 piante che hai messo da parte per me ,posso aggiungere:Phalaenopsis bellina varietà coreola
    Phalaenopsis bellina alba
    Dendrobium farmeri
    Dendrobium speciosum
    Dendrobium chrysotoxum
    Ci vediamo domenica alla chiusura della Fiera,prima non penso di arrivare.
    Ciao Miriam

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