Vanilla, una strana e misteriosa orchidea dai fiori poco appariscenti ed effimeri, desiderata da tutti, e coltivata con successo da pochi collezionisti
Vanilla planifolia bJacks. ex Andrews 1808
Vanilla planifolia é un’orchidea originaria del Messico.
Dal frutto secco della V. planifolia si estrae la sostanza dotata del tipico sapore ed aroma di “vaniglia”.
Questa orchidea fa parte delle oltre 100 specie del genere Vanilla (sottofamiglia Epidendroideae, tribù Vanillinae), distribuite nella fascia pan-tropicale americana.
V. planifolia è la principale specie del genere, coltivata per la produzione di vanillina ma anche altre possono essere usate con buoni risultati, ad esempio: V. tahitiensis e V. pompona.
La zona di Papantla, nello stato messicano di Vera Cruz, è una delle maggiori località per la coltivazione a scopo industriale della Vanilla.
Le condizioni climatiche sono ovviamente ideali: 100 metri sul livello del mare, temperatura oscillante tra 20° e 40° con una piovosità di circa 1600 millimetri annui.
Vanilla planifolia si sviluppa naturalmente ancora oggi, nella vegetazione locale.
La letteratura riferisce sin dal secolo XVI sulle presenze della Vanilla in america centrale, negli usi della civiltà Atzeca.
Con la scoperta dell’America, gli Spagnoli iniziarono ad usare la Vanilla (flor preta) come aromatizzante addizionato alle bevande, ad esempio nel cacao.
Il baccello verde della Vanilla, che essiccato diventa scuro, era chiamato dai Totonacs: “flor de preta”.
I Totonacs si erano insediati in quei territori, ancora prima del dominio degli Aztechi (1.200-1.500dC) e praticavano l’agricoltura già da vari secoli prima del loro arrivo. Vicino a Papantla dove è stato localizzato il sito archeologico “El Tajin” (300 e 1100 dC), nel tempio delle stagioni è rappresentato un ciclo della vita che evidenzia l’importanza della coltivazione della Vanilla planifolia.
Fra le varie immagini scolpite nelle pareti del tempio, una in particolar modo, si riferisce ad un rituale del culto del cacao e possiamo dire con sufficiente determinazione che l’agricoltura nell’attuale regione di vera Cruz, si praticava già dal 1000 aC e la Vanilla planifolia era da molti secoli, parte integrante dei prodotti coltivati.
Negli ultimi anni, la produzione artigianale dei baccelli di Vanilla per uso commerciale e culinario in Messico è molto cresciuta ed è possibile trovare improvvisate bancarelle di vendita, nelle varie località turistiche.
L’impollinazione dei baccelli è un aspetto molto importante ed in genere, su 12 fiori fecondati saranno mediamente 6 le capsule raccolte ed utilizzate.
Le capsule crescono fino alla maturazione, raggiungendo una lunghezza di 10-12 centimetri e sono raccolte in Dicembre, all’inizio dell’inverno mexicano.
Dopo la raccolta, inizia il periodo di trasformazione che dura almeno 3 mesi durante i quali le capsule subiscono un trattamento particolare che prevede periodi diurni “cottura” ed essiccazione al sole, mentre durante la notte sono raccolte in grandi contenitori coperti, per trattenere la loro trasudazione e mantenerle umide. Con questo procedimento si forma la vanillina e progressivamente il profumo e sapore tipico della vaniglia.
Durante questo periodo, le capsule sono controllate e selezionate minuziosamente.
Per ottenere un chilogrammo di capsule secche servono almeno sette chili di capsule verdi.
La Vanilla planifolia trova la sua fama in altri paesi
Il famoso navigatore Hernan Cortes fu il primo a scoprire e portare la pianta della Vanilla planifolia “vaniglia” in Europa.
La vaniglia è coltivata per la prima volta per usi industriali a metà del diciannovesimo secolo da Edmond Albius. Albius era uno schiavo che ha vissuto sull’isola Francese della Reunion, vicino al Madagascar.
Albius intuì per primo l’esigenza dell’impollinazione artificiale della Vanilla Planifolia, perché al di fuori del Mexico non c’erano gli insetti impollinatori, endemici soltanto in quel paese ed inoltre la manipolazione dell’uomo garantiva in ogni modo un’alta percentuale di fiori fecondati.
Il fiore della vaniglia è auto-fertile, ma incapace d’auto-impollinazione senza il sussidio di un agente esterno che trasferisce il polline dall’antera nello stigma, alzando il rostellum per poter premere l’antera contro lo stigma.
Questa operazione può essere eseguita soltanto una volta, durante la mattinata dell’unico giorno in cui il fiore è aperto: se non avviene l’impollinazione, il fiore si staccherà e cadrà dalla pianta, il giorno seguente.
La Vanilla planifolia, come si è già detto, si sviluppa spontaneamente e si coltiva in Mexico, ma oggi si trova anche in Madagascar, alle Mauritius, alle Seychelles e a Tahiti, a Giava e Ceylon.
Malgrado queste estese coltivazioni, il prezzo della vaniglia è elevato ed è per questo che la chimica è intervenuta sintetizzando in laboratorio il profumo. Certamente, l’aroma delle cosiddette “stecche” di vaniglia, è tutta altra cosa, inoltre, vari ricercatori affermano che gli aromi di sintesi possono essere anche cancerogeni.
Il “bourbon”, dell’isola della Reunion, è ben noto come la varietà più intensa e più equilibrata di vaniglia nel mondo ed il Madagascar è il primo produttore di vaniglia.
La Vanilla planifolia può essere coltivata con successo anche come pianta domestica purché sia protetta dal freddo e sia sistemata vicino a finestre luminose, con buona umidità e costanti fertilizzazioni.
La coltivazione della Vanilla planifolia in serra, richiede buona luminosità filtrata e temperature da serra calda. Le divisioni possono essere fatte tagliando spezzoni del rizoma rampicante che costituisce la struttura vegetativa a carattere monopodiale della pianta.
Prima di compiere le operazioni di rinvaso, si consiglia di lasciar riposare gli spezzoni precedentemente tagliati, per una o due settimane.
Il composto deve essere drenante e costituito da tre parti di torba ed una di sabbia. E’ utile prevedere subito un tutore verticale avvolto da muschio, attorno al quale poter legare uno o più spezzoni di pianta, già sistemati precedentemente nel nuovo vaso.
Della Vaniglia si dice anche questo:
“La vaniglia suscita una sensazione di benessere e di rilassamento, il suo messaggio di buon umore e d’allegria è antidepressivo. Il suo aroma è euforizzante e confortante, attenua la collera e l’irritabilità, allenta le tensioni, lenisce l’insoddisfazione e la frustrazione procurando un senso di appagamento fisico legato alla fase orale della prima infanzia. Per questa ragione il profumo della vaniglia aiuta anche a dominare la fame nervosa, spesso legata ad un vuoto affettivo, facendo risorgere l’emozione primordiale del bebè pienamente soddisfatto dopo la poppata. In effetti, il profumo della vaniglia produce una benefica regressione, risvegliando il bambino interiore.
Le proprietà afrodisiache della vaniglia sono dovute al suo legame nella nostra memoria olfattiva con le emozioni sensuali procurate dai dolci, dolciumi, creme e gelati di cui il dolce aroma è l’anima, ma anche perché ci riporta indietro alla fase puramente fisica in cui il neonato scopre il mondo esclusivamente attraverso le sensazioni che il suo corpo gli procura. In questo senso la vaniglia rassicura e abbatte le inibizioni.
La sensualità della vaniglia ha anche una spiegazione chimica in quanto alcune molecole dell’essenza naturale sono molto affine ai feromoni umani e hanno la proprietà di legarsi chimicamente con essi, fissando e mettendo in risalto l’odore personale come un vestito avvolge il corpo facendo risaltare la bellezza fisica…”
….sperimentatela e tenetemi informato.
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