Laeliae?, sophronitis?, divise in sezioni?, rupicole….proviamo a capirci e cominciamo con una sorpresa!
POST COMPLETATO – 22.06.05
L’idea di mettere un pò d’ordine nelle Laeliae della mia collezione, nasce dall’inaspettata fioritura di una miniatura rupicola, scoperta l’altro ieri in serra.
La miniatura, con due piccoli fiori rosa dai labelli color giallo luminoso, pur trovandosi in una zona della serra quasi inaccessibile, sì è fatta notare senza esitazione. Sì! Ultimamente le mie piante sì son dovute organizzare quasi da sole ed ormai gridano aiuto a squarciagola, ma ancora tengono duro!!
Tolto il vasetto da 10 centimetri di diametro per leggere il nome e per scattare qualche foto, ho notato che gli unici dati presenti riportavano una data (98), il nome del genere (Laelia ) ed un altro nome proprio (Marco)….poca cosa direte voi; il colore del cartellino e quanto scritto, hanno in ogni modo consentito di ricostruire la storia di questa specie deliziosa.
Questa pianta è stata acquistata prima del 1998 da Marco, giovane appassionato persosi nelle nebbie del collezionismo, che ad ogni modo, prima di abbandonare la coltivazione ha portato nella serra di Ivan quel che rimaneva della sua collezione, compresi due piccoli pseudobulbi senza nome.
La collezione di Ivan, bella e qualificata, non ebbe lunga vita, una buona dose dei tanti problemi che quotidianamente minano le coltivazioni degli appassionati di orchidee, lo costrinse a sospendere la coltivazione e molte delle sue piante trovarono alloggio nella mia collezione e fu così che, oltre 3 anni or sono arrivarono i piccoli pseudobulbi protagonisti di questo post.
L’orchidea in questione è la Laelia longipes.
Collezione Guido De Vidi foto 18.06.05-Diritti riservati
Laelia longipes Rchb.f 1863 sottogenere Parviflorae sez. Liliputinae Withner 1990.
L’origine del nome deriva dal lungo peduncolo che sostiene i fiori.
Sinonimi: Bletia longipes (Rchb.f) Rchb.f 1863 – Sophronitis longipes (Rchb. f.) C. Berg & M.W. Chase 2000
La Laelia longipes è una miniatura brasiliana, “rupicola”, litofita, che vive ad altitudini di circa 2000 metri.
Questa orchidea si sviluppa simpodialmente con pseudobulbi oblunghi a forma conica al cui apice si forma una sola foglia eretta, carnosa, rigida, glittica, di colore verde scuro.
Analizzando questa specie ci si trova subito davanti ad una serie d’incertezze che creano confusione. Parleremo più avanti della suddivisione in varie sezioni del genere “Laeliae” per il momento diremo che le (Laeliae rupicole) sono incluse nella Sezione (Parviflorae) ed in questa Sezione trova posto la nostra specie.
La Laelia longipes, come si è visto è stata descritta da Reichenbach, pochi anni dopo Rolfe l’ha descritta con il nome di Laelia lucasiana, ma poi ha cambiato opinione ed ha infine stabilito che la sua pianta era effettivamente la “longipes”.
La confusione non finisce qui perché qualche decennio più avanti, Hoehne la descrive con il nome di (Laelia ostermeyeri).
Ora, il problema è che molti taxonomisti non riescono sempre a studiare le varie specie nel loro habitat naturale e/o preferiscono analizzare gli esemplari pervenuti nel tempo senza valutare le variazioni della popolazione; un po’ per protagonismo ed anche per eccessivo desiderio di vedere nuove specie, gli studiosi tendono a complicarci la vita, considerando specie diverse, semplici mutamenti della stessa popolazione.
La Laelia longipes vive ad est di Belo Horizzonte fino ad Ouro-Preto sopra i 1300 metri.
Le piante si trovano solitamente in ambienti esposti alla luce diretta e possono produrre 2-4 o più fiori su di uno stelo lungo. Inoltre, le specie nelle coltivazioni allungano molto di più gli steli che in natura, ciò e dovuto principalmente alla luce più bassa e questo fatto inibisce una delle caratteristiche usate per separare le varie specie nel gruppo; invece non si riscontrano molte variazioni dei colori, tranne l’intensità della lavanda dei petali e sepali, mentre il labello va dal colore giallo con una metà anteriore bianca ad un intenso e ad un giallo arancione distribuito uniformemente.
La Laelia longipes, è una piccola specie di laelia rupicola, evoluta per svilupparsi in ambienti esposti e molto ostili allo scopo di evitare concorrenza. Dobbiamo tenere presente che questa specie è molto lenta nello sviluppo e sarebbe privata di luce se altre piante potessero invaderla. La coltivazione in serra deve trovare posti molto esposti in piccoli vasi con poco composto di corteccia e muschio per proteggere il rizoma orizzontale. Le parti superiori degli pseudobulbi devono sempre poter trovare abbondanza di circolazione d’aria e luce.
Detto questo per la Laelia longipes, l’occasione è troppo ghiotta per non fare insieme, un bel giro nel panorama generale delle laeliae, per altro neanche a dirlo, tutto e continuamente in evoluzione.
Classificazione scientifica:
Lelia Lindl. 1831
Sinonimi: Amalia
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Codice categoria: Liliopsida
Ordine: Asparagales
Famiglia: Orchidaceae
Sottofamiglia: Epidendroideae
Tribù: Epidendreae
Sottotribù: Laeliinae
Genere: Laelia
Fin qui non ci piove sopra o almeno si spera. Appena ci si addentra nelle varie specie che compongono questo genere di orchidee cominciano i dolori.
Indubbiamente la Laelia è uno dei generi più importanti e conosciuti, sia per la bellezza dei suoi fiori e la facilità di coltivazione, ma anche per le sue proprietà genetiche che si prestano con particolare successo alle ibridazioni.
Collezione Guido De Vidi -Diritti riservati
Laelia Bouri Albida
(Laelia albida x autumnalis
Le specie di Laelia possono essere ibridate con facilità sia all’interno del genere e con altri generi, compreso Cattleya (x Laeliocattleya, più di 2.000 specie), Brassavola , Rhyncholaelia e Sophronitis . La maggior parte degli ibridi delle orchidee appartiene a questi generi, in pratica la x Sophrolaeliocattleya, la x Brassolaeliocattleya ed un certo numero di altre varianti.
Il nome ( grazie Matteo per la ricerca e per le foto delle tue laelie che si possono vedere cliccando qui) deriva sia dal filosofo oratore romano Gaius Laelius (circa 140 a.C.) sia dal nome femminile romano Lalia, attribuito a questo genere dallo scopritore Lindley.
L’intero genere è composto di circa 70 specie, che vivono nella fascia mediana dell’America Centrale (Cuba, Messico, Argentina) per arrivare fino al Brasile. Già con quest’affermazione si corre il rischio di subire contestazioni, poiché alcuni tassonomisti considerano una decina di queste, semplicemente delle varietà di altre specie e quindi le specie consolidate non superano la sessantina.
In ogni modo, l’incertezza tassonomica attuale sta tutta nell’accettazione o meno, della tesi di van den berg (Lindleyana, giugno del 2000, pagina 115) che, analizzando le sequenze del DNA è riuscito a dimostrare una stretta parentela delle Laelia Brasiliane, con le Sophronitis endemiche di quelle zone.
A seguito di questo sconvolgimento la letteratura ha suggerito di scomporre il genere laelia in due gruppi distinti, uno raggruppante le Laelia Messicane e l’altro quelle Brasiliane. Di conseguenza dagli anni 90, tutte le vecchie Laelia Brasiliane sono chiamate con il nome di Sophronitis.
Come spesso accade anche in questo caso emergono molti dubbi ed alcuni coltivatori e tassonomisti non ritengono esaustiva la motivazione basata solamente sul DNA per spostare di genere un gruppo consolidato di piante. Probabilmente molti orchidofili e botanici rifiuteranno tale impostazione e continueranno chiamare le piante di provenienza Brasiliana con il vecchio nome.
Per poter fare un’analisi completa delle varie specie, pur rispettando gli studi di van den Berg, imposterò la discussione usando la vecchia nomenclatura.
A favore della tesi di van den Berg va subito sottolineato che le Laelia Messicane hanno esigenze
colturali diverse da quelle Brasiliane ed è quindi utile considerarle in due gruppi separati. Per aiutare nell’organizzazione del genere, Schlechter ha diviso il genere Laelia in sette sezioni:
– Cattleyodes, molto simili alle Cattleya ma con 8 pollini ad esempio: Laelia purpurata.
– Hadrolaelia, labello frangiato e striato con gli pseudobulbi ‘heteroblastic, e cioè capaci di modificare il loro tessuto allo scopo di essere più o meno resistente alla perdita d’acqua ad esempio: Laelia pumila.
– Eulaelia, con pseudobulbi ‘homoblastic’, che non modificano la loro struttura cellulare ad esempio: Laelia speciosa.
– Microlaelia, petali e sepali uguali ad esempio: Laelia lundii
– Cyrtolaelia, litofite in natura e con la caratteristica evidente del labello molto stretto ad esempio:Laelia cinnabarina.
– Podolaelia, stelo fiorale molto lungo portante al suo apice, un panicolo di fiori foderati ad esempio: Laelia anceps.
– Calolaelia, composta di una sola specie, che ora è stata sistemata con il genere Scomburkia: Laelia superbiens
I requisiti culturali generali delle Laelia sono molto simili a quelli delle Cattleya, le note che seguono integrano le specifiche esigenze dei vari gruppi inclusi nelle sezioni.
La sezione Cattleyodes include le seguenti specie: la crispa, la fidelensis, la grandis, la lobata, la perrinii, la purpurata, la tenebrosa, la virens e la xanthina. Queste piante possono essere coltivate come le Cattleya da serra intermedia e specificatamente richiedono estati calde (27 -30 gradi) con soventi bagnature ed inverni freddi ed asciutti (12 -15 gradi). Il loro habitat va riferito a quello delle foreste piovose e dei litorali monsonici.
La sezione Hadrolaelia include la sincorana, la jongheana, la pumila, le praestans, la dayana e la alaorii. Queste specie vivono soprattutto nelle savane Brasiliane con pochi alberi a 500 – 1000 metri di altitudine. Il clima è caratterizzato da giorni caldi ed asciutti e notti molto fredde. L’oscillazione delle temperature dal giorno alla notte e dall’estate all’inverno è molto consistente. Le temperature e l’umidità possono variare in maniera molto considerevole e quindi le specie incluse in questa sezione devono risultare molto duttili alle variazioni climatiche.
La sezione Eulaelia include la specie Messicana Laelia speciosa, che vive ad altitudini elevate, raramente inferiori ai 2000 metri sul livello del mare.La sua coltivazione risulta assai difficoltosa perché non è impresa facile garantire sempre condizioni fredde asciutte e luminose.
La sezione Microlaelia include la Laelia lundii che proviene dall’habitat Brasiliano del (Minas Gerias, San Paolo, Paraná)” lungo i fiumi nelle savannahs e nelle praterie umide ed ombreggiate.
Le specie di Laelia della sezione Parviflorae sono generalmente definite ‘rupicole’ con riferimento al loro tipo di habitat, che all’evidenza consiste nella roccia. Il nome ‘parviflorae’ evidenzia la piccola dimensione di tutti i fiori di questa sezione, limite abbondantemente ripagato dai loro colori deliziosi. Le specie principali incluse in questo gruppo sono elencate qui sotto, insieme al loro riferimento dell’habitat.
La coltura delle specie di questa sezione richiede una certa attenzione e conoscenza degli habitat specifici ed i conseguenti adattamenti. Queste Laeliae provengono dalle cime quasi-xerofitiche sterili della montagna. Le specie vivono quasi tutte sulla roccia e crescono sulle loro crepe con le radici che s’insinuano strisciando lungo le fessure segnate dall’acqua ed esposte all’aria fresca. I loro pseudobulbi mostrano le caratteristiche vegetative di altri tipi di piante xerofitiche (dell’aria) – fogliame succulento o turgido per conservare l’acqua. Il grado della succulenza varia in funzione della forma più o meno spessa, corta e corpulenta.
Le caratteristiche morfologiche delle piante, le loro abitudini e disposizione nell’habitat naturale, forniscono indizi eccellenti al coltivatore: la quantità di luce, il tipo di supporto o vaso, il drenaggio e le gamme di temperature.
Determinate specie (epifite–non rupicole), quali la Laelia harpophilla che non presenta nessuna struttura succulenta, va coltivata come le Cattleya.
Per le specie che rientrano nella sezione delle Parviflorae, la luce è l’elemento fondamentale per un buono sviluppo delle piante e per le fioriture.
La gamma delle temperature può essere compresa fra i 27 – 35 gradi di massima giornaliera e di 11-13 durante la notte di minima invernale con una leggera nuova diminuzione nel periodo di formazione delle gemme fiorali nei casi in cui le piante sono restie a fiorire.
La scelta del sistema di sostegno o di vaso è forse l’elemento più critico per la coltura di queste piante, che naturalmente vivono esposte all’aria, appoggiate sulle rocce esposte al sole. In natura, la pioggia e la rugiada del mattino si asciugano rapidamente. L’umidità di cui abbisognano le piante rimane immagazzinata nelle radici spugnose e isolate. Queste circostanze devono essere simulate nella coltura. Le varie soluzioni dovrebbero essere in grado di consentire rapide asciugature delle radici e loro costante aerazione.
A questi scopi non è sempre utile il bark che si usa per le Cattleye perché tende a trattenere troppa umidità e quindi conviene miscelarlo con pezzi di roccia e/o ghiaia oppure carbone di legna.
L’alternativa tanto cara agli appassionati delle Laeliae è naturalmente la sistemazione in supporti di legno o zattere di sughero o di fibra varia. Questo tipo di sistemazione, deve però seguire la logica delle piante che in natura poggiano in lastre orizzontali e quindi anche le zattere di dovrebbero essere posizionate orizzontalmente con la pianta sistemata sulla parte superiore del supporto. Il miglior consiglio rimane sempre quello che vi arriva dalla vostra esperienza.
Regola fondamentale da applicare con determinazione è quella di consentire che le radici asciughino tra le bagnature tenendo in ogni caso in considerazione che asciugare non significa essiccare…l’umidità ambientale garantisce il necessario volano fra le bagnature.
In natura le piante sono sottoposte ad un lungo riposo autunno-invernale. Il periodo comincia dopo che le piante sono fiorite e può durare 5 mesi. Durante questo periodo, nel loro habitat le piante si mantengono con le rugiade notturne che attivano una naturale umidità mattutina, fino a che il nuovo sviluppo non riparte con le piogge della primavera. In coltivazione pertanto, vanno ridotte completamente le bagnature dopo la fioritura, basta nebulizzare occasionalmente, tanto da mantenere gli pseudobulbi turgidi, per riprendere poi in primavera il normale ciclo.
La sezione Podalaelia raggruppa varie Laelie messicane, quali l’anceps, l’albida, l’autumnalis e la rubescens. Molte di queste specie vengono dall’habitat delle foreste piovose e degli spazi aperti soggetti ai cicli monsonici, con le estati umide calde durante le quali avviene lo sviluppo delle piante e gli inverni asciutti e freddi in cui si riposano. Varie specie quali anceps, albida, autumnalis, vivono ad altezze elevate e conseguentemente va dato loro un periodo di riposo ancora più freddo. Nelle ultime 2 foto: Laelia autumnallis – Laelia albida
Va infine notato che l’innaffiamento troppo frequente, particolarmente durante i mesi invernali è la causa principale della loro morte nelle nostre serre.
La sezione Calolaelia, raggruppa piante trasferite nel genere Schomburgkia
Grazie mille Guido!Beh, una serra alta sei metri purtroppo non ce l\’ho ancora! Però non voglio rinunciare all\’idea. Piuttosto mi sai dire dove lo posso comprare? Nei cataloghi per ora non l\’ho visto.Grazie, ciao ciao
X Carlo: Bello l\’Oncidium orgyale (ora incluso nella sezione Cyrtochilum e quindi così chiamato)…..peccato che lo stelo fiorale riesca a raggiungre anche i 6 metri!! Come sei messo con la serra o la finestra?
Ad ogni modo questa specie, ed anche il macranthum vengono molto usate per le ibridazioni, appunto per la bellezza dei suoi fiori, che incrociati con specie nane possono dare dei buoni risultati. Ciao
Guido.
x Michele, guarda sul post degli \”INGEGNOSI\”, ho linkato il tuo album….può andare così? Ciao Guido
Ciao Guido, ho appena attivato un album di foto online. Per il momento ci sono solo fotografie di prova. Per accedere bisogna andare su http://photo.epson.com/ e nella casella \’visit albums\’ scrivere la mia email: michele.rodda@libero.it
ciao guido! Bellissimo il post sulle laelie!Volevo chiederti se mi potevi dire qualcosa su un\’orchidea pressochè sconosciuta, oncidium orgyale. Ho visto una sua foto su un libro e me ne sono innamorato . So solo che viene dal Perù. Grazie. ciao ciao
matteo, stupenda la lucasiana, complimenti Alberto