SOS orchidee: nuovi libri e consigli di coltivazione.

Dialogando

Riceviamo e pubblichiamo:
…innanzi tutto se le va bene le darei del tu, per semplificare le cose,
ciao Guido,
ti volevo informare che ho trovato un libro sulle orchidee che sarebbe una buona base per un neofita, certo non come quello della Northen ma in attesa del tuo potrebbe rivelarsi utile.
e lo descrivo un pò:
titolo: Orchidee
autore: Jorn Pinske (il libro dice che ha lavorato per oltre vent’anni in una delle serre di orchidee più famose in germania) non lo conosco però spero sia vero.
pagine: 94
edito da : edizioni RED
mi è sembrato interessante parla di un pò tutto con anche alcune tabelle riassuntive che non sono male, molte foto che mostrano i vari processi di rinvaso ecc. ecc.
saluti
Luca

Grazie Luca, nel mondo fantastico delle orchidee il tu è d’obbligo ed è un piacere!
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Le orchidee di Tullio

…Buongiorno,
mi chiamo Tullio e volevo avere alcuni consigli per coltivare al meglio alcune orchidee che mi sono state regalate di cui vi allego le foto.
Vi ringrazio gia da ora per le informazioni che mi darete.

Salve Tullio e benvenuto su orchids.it.

Le orchidee che hai ricevuto in regalo appartengono al genere Phalaenopsis. Navigando e cercando fra i vari post di questo sito, troverai molte notizie su questo e su altri generi dalla grande famiglia delle orchidee.

Le tue Phalaenopsis sono ibridi (frutto di impollinazioni artificiali fra varie specie ad opera dell’uomo), creati apposta per soddisfare il mercato, che richiede piante forti, impressionanti e con fiori di lunga durata.
Quindi fatti coraggio ed inizia senza esitazioni la tua avventura!
Allo scopo di facilitarti l’impresa ti ho selezionato questo mio vecchio articolo: in bocca al lupo.

Phalaenopsis
L’origine del nome deriva dal greco phalaina “farfalla notturna” ed opsis che significa simile, vista la sua somiglianza con certe falene tropicali.
Esistono circa cinquanta specie; alcune sono assai note, altre più rare nelle collezioni.
Certe specie mostrano splendidi fiori che le rendono preziose, anche se durano pochi giorni, mentre altre, mantengono la fioritura da due a cinque mesi e fioriscono in successione dando quindi l’impressione di durare assai di più, e rendendole ancor più desiderabili.
Le Phalaenopsis non hanno bisogno di molta luce e richiedono una minima temperatura notturna di 18 gradi, due fattori che rendono facile la loro coltura in serra e non eccessivamente difficile in ambienti domestici.

La divulgazione delle Phalaenopsis “ibridi” che praticamente hanno invaso le nostre case, colloca queste orchidee fra le più richieste. I motivi di tanta popolarità derivano dalla lunga durata dei fiori, dal costo relativamente contenuto e dalla facilità di propagazione.
Le lunghe e ampie foglie che s’incurvano possono essere lucide o coriacee, verdi o chiazzate di grigioverde, e molto spesso pigmentate di porpora nella pagina inferiore. Sono lunghe da 10 a 40 centimetri, perciò una pianta adulta può occupare un’area abbastanza grande. In altezza la pianta cresce lentamente e forma solo una o due foglie nuove ogni anno. Le piante adulte si compongono di cinque o sei, alcuni esemplari qualcuna di più. Le robuste radici, sovente appiattite, si sviluppano sul fusto, tra le foglie mature, e si allungano verso il basso, dentro e fuori del vaso di coltura, scendendo ancora di qualche centimetro.
Le spighe fiorali nascono all’ascella delle foglie più basse, sovente dalle zone dove vecchie foglie sono cadute e quindi dalla parte più vecchia della pianta. I fiori si dividono per la loro struttura in due gruppi.
Il primo gruppo, quello dell’Euphalaenopsis, è caratterizzato da appendici che sporgono dal labello e da petali assai più ampi dei sepali.
Il secondo gruppo, quello delle Stauroglottis, ha i petali simili ai sepali e il labello privo di appendici.
In entrambi i gruppi, il labello, che ha varie forme, è unito alla parte basale della colonna, chiamata «piede» della colonna, per mezzo di un prolungamento.
La stagione vegetativa, durante la quale si formano le nuove foglie e si sviluppano le radici, va dalla primavera all’autunno e le spighe dei fiori compaiono dalla tarda estate all’inverno.
Alcuni esemplari sono molto puntuali riguardo l’epoca di fioritura, molti altri un po’ meno, soprattutto gli ibridi, e quindi le spighe fiorali possono svilupparsi in qualsiasi momento dell’anno, indipendentemente dallo sviluppo vegetativo della pianta.

In molte specie, lo stelo fiorale è alto ed arcuato senza ramificazioni nelle forme bianche, ramificato in altre.
Alcune piante formano tutti i fiori su una sola spiga e nello stesso tempo. In altre varietà, i fiori si aprono in successione, e lo stelo continua a formare nuove gemme. Le piante che hanno questo comportamento possono rimanere in fiore per buona parte dell’anno, dato che i singoli fiori durano diversi mesi e che nuovi continuano a formarsi per sostituire quelli appassiti.
Non tagliate la spiga fiorale finché non siete ben sicuri che ha cessato di formare nuove gemme.
In molte specie e ibridi, se lo stelo dei fiori viene reciso proprio sotto il nodo che ha prodotto il primo fiore, può formarsi uno stelo laterale da uno dei nodi inferiori recante una seconda spiga.
Quando una pianta di Phalaenopsis non è coltivata in condizioni ambientali ottimali, difficilmente forma nuovi getti fiorali in presenza di ramificazioni laterali sui vecchi steli; sarà l’esperienza a stabilire se rimuovere uno stelo fiorale o lasciare che formi rami secondari.

Coltivazione

Invasatura.
Le Phalaenopsis richiedono vasi piuttosto piccoli e, in generale, non vogliono essere rinvasate con frequenza.
Non si deve tuttavia permettere ad una pianta di esaurirsi. Con questo tipo d’orchidee, forse più che con qualsiasi altro, è importante scoprire il giusto substrato di coltura, adatto all’ambiente e alle condizioni climatiche.
Il substrato che incontra generale successo si compone di corteccia d’abete, miscelata con poca torba di sphagno.
Ricordo che la corteccia, va messa a bagno 3-4 giorni prima allo scopo di prepararla già umida ed inoltre per togliere la polvere e le impurità di vario genere.
Si rinvasa, quando il substrato non è più in buone condizioni o quando una pianta ha perso molte foglie inferiori e rimane fuori del substrato, il fusto nudo. In generale s’interviene, quando le nuove radici si stanno sviluppando, di preferenza, a fioritura finita.

Per rinvasare, rimuovete la pianta dal vaso e ripulitela dal substrato vecchio. Rompete con le dita la parte secca del fusto, posta al di sotto la corona delle radici vive.
Nel caso in cui le radici attive sono troppo lunghe, tagliatele ad una lunghezza conveniente per il nuovo vaso: le radici tagliate daranno rami laterali che penetreranno nel substrato, permettendo un saldo ancoraggio della pianta. Lasciate che le radici superiori assumano la loro posizione naturale, sia all’interno sia all’esterno del vaso.
La corteccia dovrà essere in pezzi piuttosto grossi e la pianta sarà sistemata ben al centro del vaso e, qualunque sia il materiale usato, la parte basale dovrà essere coperta da 3 centimetri circa di substrato.
Dopo l’invasatura, la pianta, va innaffiata con moderazione. Mantenete l’atmosfera umida (60-70 per cento di umidità relativa) e nebulizzate le piante una volta al giorno.
IL periodo di post rinvaso richiede particolare attenzione, se si nota un eccessivo appassimento delle foglie, vale la pena di ridurre ulteriormente la luce per tutto il periodo necessario alla formazione di nuove radici.
Queste piante, che provengono dalle regioni tropicali dell’Asia, calde e umide, devono essere coltivate a temperature moderatamente calde.
Durante la notte la temperatura non dovrebbe scendere sotto i 18 gradi centigradi. La temperatura diurna dovrà essere di 5-6 gradi in più di quella notturna, durante l’inverno, ma potrà aumentare durante l’estate, purché sì prendano le consuete precauzioni contro un calore eccessivo.

Acqua.
Le piante vanno innaffiate di frequente, in modo da non lasciar mai asciugare completamente il substrato di coltura; ma si tenga presente che non amano essere tenute a bagno.
Le piante gradiscono una nebulizzazione nei giorni di bel tempo, ma devono asciugarsi prima della notte. I getti tendono ad essere succulenti e sono particolarmente facili a rovinarsi per eccesso d’umidità.

Somministrazione di fertilizzanti.
Le Phalaenopsis traggono profitto dalla somministrazione di fertilizzanti. Il quantitativo opportuno, se coltivate in corteccia, è di un grammo per litro d’acqua ogni 2 o 3 settimane, scegliendo la formula 30-10-10 nella fase vegetativa e 20-20-20 il restante periodo.

Luce.
Una luce troppo forte, ingiallisce le foglie e bracchizza la pianta. Le Phalaenopsis crescono bene con luce soffusa da sotto bosco.

Ventilazione e circolazione dell’aria.
L’aria in circolazione dovrebbe essere umida. Una buona ventilazione e circolazione dell’aria aiutano a mantenere sane le piante in ogni momento, ma sono particolarmente importanti per impedire che le foglie siano colpite dal fungo Botrytis che prospera a basse temperature in ambiente stagnante.

Parassiti delle Phalaenopsis.
Il nemico delle Phalaenopsis, ed anche d’altri generi, è il falso ragnetto rosso. La specie Tenuipalpus pacificus è appunto chiamato il parassita delle Phalaenopsis.
Esistono diverse specie simili al Tenuipalpus, appartenenti al genere Brevipalpus, che gli rassomigliano per l’aspetto e per il comportamento e che attaccano sia le Phalaenopsis, sia altre orchidee.
Il falso ragnetto rosso provoca danni gravissimi alle foglie, manifestandosi dapprima come macchie giallastre irregolari che diventano poi incavate e si necrotizzano, restando bianche o grigie o diventando marrone, e che finiscono per causare una perdita precoce delle foglie. Il danno provocato dal parassita ha l’aspetto di una malattia fungina o virale. I parassiti sono invisibili ad occhio nudo, cosa che li rende ancor più pericolosi; possono essere visti soltanto con una lente a dieci ingrandimenti, oppure con un microscopio binoculare anche non molto potente.
Sovente in una sola macchia della foglia si annidano più parassiti e altri possono nascondersi lungo le nervature o all’ascella delle foglie. Si insediano in entrambe le pagine delle foglie e provocano danni, sia sopra sia sotto.
Altro nemico micidiale per tutte le orchidee ed anche per le Phalaenopsis, è la cocciniglia cotonosa.
Un buon insetticida sistemico e poco nocivo per l’uomo è il Confidor.

Per finire, attenzione alle lumache ed alle chioccioline: il detto che le orchidee piacciono ai collezionisti ma alle lumache ancor di più è sempre d’attualità.

48 pensieri su “SOS orchidee: nuovi libri e consigli di coltivazione.

  1. Angela

    Ciao a tutti,

    avrei bisogno di qualche consiglio per concimare le phal. non ho mai comprato un concime per orchidee, ne ho visto uno in polvere, in un negozio per piante… cosa mi consigliate? grazie!!!

    Angela

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  2. Francesco

    La Miltassia è un ibrido intergenerico(tra Brassia e Miltonia)che possiede il fascino degli insetti delle Brassia con il colore delle Miltonia…ma ora passiamo alla coltura, richiede temperature simili alle Phalaenopsis ma chiede una posizione semi ombrosa, quindi ha le stesse caratteristiche di coltivazione delle phalaenopsis.

    PS:Dove l’hai presa?No le ho mai viste(a parte nei libri)…

    Rispondi
  3. Stefania

    Ciao a tutti! Ho appena preso una MITASSIA EUROSTAR, almeno credo…
    Qualcuno mi sa dire se ha le stesse, o quasi, esigenze delle phalaenopsis??
    Grazie a chi mi voglia rispondere!
    Ciao, Stefania.

    Rispondi
  4. Stefania

    Ciao a tutti!!
    Devo concimare le mie phal, ma credo di aver letto da qualche parte che durante la fioritura è meglio evitare, per non rischiare di compreometterla.
    Vi spiego da dove nasce il mio dubbio:
    questa estate io e il mio fidanzato abbiamo portato tutte le nostre phal nella veranda di sua madre, che somiglia come condizioni climatiche ad una vera e propria serra. Quando hanno fiorito (solo quelle del mio fidanzato, mentre le mie si sono limitate a mettere tante nuove foglie) sua madre le ha concimate tutte. Dopo poco tempo, forse neanche un mese, quelle del mio fidanzato hanno perso tutti i fiori insieme, che si sono ammosciati e staccati senza tanto preavviso, e molte hanno iniziato a presentare foglie flosce e raggrinzite, per non parlare dei 2 caduti in battaglia. Le mie invece non hanno mostrato alcun danno, ed ora stanno formando i nuovi rametti.
    Detto tutto questo: cosa è meglio io faccia? Concimo solo quelle che non sono in fiore?
    E poi, sapete spiegarmi cosa può essere successo alle phal del mio fidanzato?
    Non permettete si realizzi un’altra STRAGE!!!!!
    Ringrazio come al solito anticipatamente chi voglia risolvere questo mio dubbio!
    Stefania.

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  5. Stefania

    Finalmente ho avuto l’onore di “colloquiare” col famoso Guido!!!!!!!!
    Scherzi a parte… ti ringrazio per l’attenzione! Sto collezionando giorno dopo giorno tanti consigli utili grazie alla passione che tu e i tuoi colaboratori mettete in questa “missione”, perchè è di questo che si tratta, lo sai? Sì?
    Ci sentiamo SICURAMENTE presto per un altro dubbio!
    Stefania.

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  6. Guido Autore articolo

    Ciao Stefania, hai fatto diventare verde il tuo “pollice” e rosso il mio viso per i complimenti.
    Allora, la concimazione a valori differenziati ha senso in coltivazioni intensive e magari anche mono genere (ad esempio vivai che coltivano Phalaenopsis per unso commerciale) in questi casi ottenere 2 o 3 getti fiorali al posto di 1 vuol dire più guadagno, ma nei casi di piccole collezioni e di qualche pianta sul davanzale, basta ed avanza un fertilizzante equilibrato, 20-20-20 ad esempio.
    Ad ogni modo quello che hai trovato, intercalalo ad uno equilibrato, 1 volta ogni 3.
    Tieni conto che durante la stagione fredda ed a giornate corte è utile ridurre acqua e fertilizzante.
    Guido

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