Finalmente siamo riusciti ad organizzare qualche giorno di vacanza… pochi, molto pochi, e per questo, io e mia moglie, abbiamo pensato bene di tornare noi due soli in quelle isole meravigliose del Quarnaro che rispondono al nome di Cherso e Lussino.
Sono oltre 40 anni che queste strisce di terra in mezzo all’adriatico mi fanno sognare. Mi fanno respirare emozioni uniche. Il mio carattere estroverso e la mia continua voglia di stare con le genti dei posti che visito, hanno facilitato la simbiosi con le genti di quelle terre, tanto da sentirmi a casa mia.
La storia e la politica hanno tracciato solchi profondi in quei luoghi. Nei secoli, oserei dire nei millenni, molte culture si sono sovrapposte, si sono assimilate a vicenda, si sono plasmate a tal punto da renderle universali.
Anticamente chiamate isole Apsirtidi , … o Apsirtides, dal nome del fratello di Medea che la maga, per amore di Giasone, aveva attirato in un tranello mortale su queste acque; dal suo corpo gettato a pezzi in mare nacquero le isole. Gli Argonauti, in fuga dalla Colchide col Vello d’oro rubato, avevano risalito il Danubio, la Sava e altri fiumi, caricandosi la nave sulle spalle nei tragitti da uno all’altro, sino a raggiungere l’Adriatico nel golfo del Quarnero, dove li attendeva la flotta dei colchi mandata a inseguirli e guidata da Absirto, ucciso poi a tradimento a Ossero, Apsirtos, Apsaros” (Claudio Magris, Microcosmi, Garzanti, 1997, pag. 166; l’ovvio riferimento è alle Argonautiche di Apollonio Rodio…).
Robert Graves, del resto, collocava proprio a Lussino l’isola di Circe, seguendo una notazione dello Pseudo-Scilace, nel suo Periplo del IV a.C., raffigurante “Lussino come un’isola in cui le donne governavano gli uomini a piacere e si accoppiavano con gli schiavi, rendendo pure schiavo chi si accoppiava con loro” -Magris, op.cit., pag. 167; cfr.
Nei secoli successivi, queste isole videro il dominio di vari Paesi. Sicuramente, il lungo dominio della Repubblica Veneta ha lasciato la sua matrice di cultura, ancor oggi palpabile, nell’architettura (nella foto torre veneziana del 1400), nella lingua e nelle tradizioni delle sue genti, ora governate dalla Croazia.
Noi veneti, in quelle terre possiamo capirci parlando tranquillamente nel nostro dialetto – lingua sarebbe giusto dire – e nonostante gli attuali governanti di matrice slavo-balcanica non facciano nulla per favorire il suo mantenimento – essa rimane viva nella parlata delle isole.
Ecco, dopo questa lunga introduzione possiamo entrare nel vivo – si suol dire – del viaggio. Il richiamo alle orchidee è inevitabile, fondamentalmente è la vera ispirazione a scrivere questo post.
Il post lo dedico a tre meravigliose donne di Lussingrande, Maria, Carmen e Lidia.
Lidia (al centro della foto insieme a mia moglie Rosetta), laureata in letteratura della lingua italiana, figlia della signora Carmen, ufficialmente traduttrice giurata di italiano, ma con la grande passione per la natura ed il mondo vegetale, tale da indurla a creare un magico spazio nella parte alta della città (chiamato bonsai), dove semina e coltiva tutte le essenze autoctone dell’isola.
Non è cosa da poco, si sa che nelle isole, la flora locale è molto ricca e vasta di specie, in parte importate dall’arciduca Carlo Stefano d’Austria. Nel 1866 l’arciduca fece costruire il noto castello (Guardia marittima), e nel 1892 Lussingrande fu proclamata stazione climatica. Il proprietario del castello divenne famoso per aver piantato diverse essenze vegetali nel parco del castello stesso, e molti capitani seguirono il suo esempio, cercando di portare nell’isola di Lussino molte piante non ancora conosciute da queste parti.
Se avrete modo di visitare Lussingrande, fate una passeggiata fino alla nursery “Bonsai” curata da Lidia – è molto ben segnalata – camminando nelle viette riparate da muri di pietra viva, scoprirete un mondo affascinante, “bonsai” appunto.
La Signora Carmen
La signora Carmen – la mamma di Lidia – quest’anno ha vinto un premio cittadino per il miglior giardino di Lussingrande. Carmen e la sorella Maria si sono create un giardino – scrivere giardino è poco – oserei dire un mondo dolce ed armonioso che fa da cornice alle loro dimore, poste a ridosso della torre veneziana.
In questa cornice, i turisti possono anche affittare da loro, piccoli appartamentini per trascorrere le vacanze in questa città incantata.
A Lussingrande la temperatura non scende mai sotto lo zero termico e quindi possono esservi coltivate molte essenze arboree. Alla vista dei giardini lussuriosi di cui l’isola è abbondantemente dotata, possiamo pensare ad un ambiente quasi tropicale, ma – raccontavano Maria e Carmen durante le rilassanti conversazioni fatte sotto la pergola di uva dolcissima del loro giardino – qui sembra tutto facile e paradisiaco ed invece dobbiamo spesso combattere contro due nemici sempre in agguato: la bora e la salsedine trasportata dal mare.
Lei no la crederà – esordiva Maria in dialetto isolano, a metà fra fiumano e veneziano – quando riva la bora dovemo tirar su el sal co la paleta delle scovasse.
Ecco che quel dolce ambiente armonioso nel quale eravamo immersi, dopo i racconti di Maria, acquistava ancor più valore simbolico: l’uomo, con la sua tenacia e passione, domina la forza della natura ed in certo qual modo la modula alle sue esigenze di vita.
Mostrare tutti gli angoli del giardino con le foto è impresa ardua, anche perchè io sono molto ignorante con i nomi delle piante – purtroppo tutte le celle di memoria del mio cervello sono già occupate dai nomi delle orchidee – e pertanto mi limito a queste due foto che mostrano esemplari di Poinciana gilliesii e di Cycas che crescono rigogliose al riparo della torre veneziana.
La Signora Maria
La Signora Maria ha una grande passione per le orchidee che coltiva in una piccola veranda chiusa con vetri. Ho avuto modo di conoscerla qualche anno fa a “Pordenoneorchidea”.
In mostra era esposta una mia Vanda coerulea ed in quell’occasione lei si presentò e mi chiese se poteva acquistare la pianta esposta – la desidero da una vita – mi disse.
Signora, non è possibile, ma appena avrò una divisione la verrò a trovare a Lussino e gliela porterò. I suoi occhi si illuminarono. Lei mi aspettò, purtroppo le vicende della vita mi tennero lontano da quei luogi per molto tempo. All’inizio di quest’estate, i nostri ragazzi – figlio e nuora – decisero di trascorrere qualche giorno di vacanza a Lussino e finalmente si profilò l’occasione per inviare qualche orchidea alla Signora Maria… compresa ovviamente una divisione della tanto desiderata Vanda coerulea.
Vanda coerulea semi alba ‘Dottori’ – collezione Guido De Vidi
Vanda coerulea Griff. ex Lindl. 1847
Era in fiore, la Vanda, quando la recisi alla base, lasciandole tre bei ceppi di radici molto ben sviluppati e la inviai in omaggio alla Signora Maria.
Il desiderio di donare la pianta era grande, ma non potevo privarmi di una pianta che portava con se una storia di importante amicizia per me.
Quindi, da buon appassionato, dopo aver reciso il fusto, ho continuato a coltivare il ceppo basale, che, seppur senza foglie, dai nodi dormienti avrebbe sicuramente fatto spuntare una nuova piantina.
Tutto ha funzionato a dovere, e dal quel ceppo basale è già spuntata una nuova piantina.
La veranda delle orchidee della Signora Maria
Come si può vedere in questa foto a sinistra, scattata in occasione del mio viaggio a Lussino dei giorni scorsi, che mostra uno scorcio della veranda di Maria, la Vanda coerulea è rifiorita per una seconda volta – purtroppo i fiori stanno appassendo – anche perchè, aimè – la pianta è un po’ in sofferenza a causa di un rinvaso sbagliato.
E’ stato utile il mio viaggio anche perchè è servito ad effettuare un pronto intervento alla pianta. Si riprenderà sicuramente e la prossima primavera la vedremo ancora fiorita!
Fra le tante avventure e ricordi di vita, oggetto delle piacevoli conversazioni in giardino, la Signora Maria ci raccontò di quel viaggio avventuroso intrapreso tanti anni fa per visitare un FLORMART di primavera alla Fiera di Padova.
Adesso no me posso più movar – iniziò il racconto Maria – go el zucaro nel sangue “diabete” e no me fido più de far lunghi viaggi.
Jerimo ancora con la Jugoslavia quela volta. Son partida da qua con l’autobus che me ga portado fino a Fiume. Go dormido in albergo e la matina dopo go preso el treno per Trieste. Go dovudo cambiar altre due volte de treno per poder arivar a Padova.
Appena entrada in fiera go visto subito un signor che gaveva in vendita un bela e grande Vanda coerulea… lunga, forsi più de un metro più le radise, lunghe anche quele.
Non la costava neanche tanto, no me ricordo più… forsi a mi me pareva che la costassi poco, ma come podevo a portarmela drio per tuta la fiera. Lo go pregado de tegnermela che saria ritornada alla fine del giro, prima de tornar a casa.
Lei la me credi che non son più riusida a trovar el bancheto de quel signor!
Son rimasta tanto mal quela volta. Da alora la go sempre sognada questa pianta ed ora son tanto, tanto contenta de averla.
Grazie signor Guido.
Quando si sentono questi anneddoti così appassionati si capisce ancor di più il valore di una passione… la passione per le orchidee.
Insieme a quella Vanda coerulea… fortunata, che ora vive in quei posti stupendi, ho anche lasciato un po’ del mio cuore ed un po’ della mia anima di orchidofilo, ma sono tanto felice: grazie Maria, grazie Carmen, grazie Lidia.
Che bel racconto, fortunate le signore a vivere in quel bel posto! Oltretutto nel mare frontestante a quest’isola c’é l’unica colonia di delfini presente nell’Adriatico. Durante l’unica gita in barca di quella vacanza, avemmo la fortuna di essere accompagnati per alcuni minuti da una decina di questi splendidi mammiferi.