Mastigion putidum ex Bulbophyllum

Mastigion putidum (Teijsm. & Binn.) Garay, Hamer & Siegerist 1994

La grande incertezza tassonomica che caratterizza Bulbophyllum e Cirrhopetalum trova ampiamente conferma anche in questo caso.
Spesso si trova in vendita la stessa specie con le varie denominazioni dei sinonimi e qualche volta ancor peggio, Mastigion putidum confuso con Cirrhopetalum rothschildianum che a differenza del M. putidum, produce più infiorescenze e per l’appunto è collocato fra i Cirrhopetalum
Mastigion putidum ha delle fioriture particolarissime, molto leggiadre e fluttuanti. Gli pseudobulbi, oblunghi a foglia singola e coriacea, producono un solo fiore lungo circa 10 centimetri.
Questa specie epifita e litofita, vive nel Laos, in Birmania, in Tailandia, e nel Vietnam; nelle coltivazioni ama vivere in ambienti umidi e ventilati della serra intermedia e/o calda e può essere sistemata sia in vaso e sia su zattera.
Inizialmente presentato come Bulbophyllum ornatissimum, con questa specie, per molti anni ci sono stati problemi di identificazione… putidum, appendiculatum o ornatissimum? Nel 1993, Garay Hamer e Seigerest aggravarono ulteriormente il problema quando, introducendo il genere Mastigion, ribattezzarono B. putidum come Mastigion appendiculatum, elevandola aspecie tipo del nuovo genere (scelta, mai veramente accettata da molte Istituzioni Botaniche). Sia B. putidum che B. appendiculatum sono nomi accettati nel registro Botanico. Nella Biblioteca Lindley al RHS di Londra, si possono trovare le descrizioni originali di queste tre specie. Parte del problema è imputabile alla descrizione molto generica di B. ornatissimum, fatta da Reichenbach in del ‘The Chronicle Gardeners’ 30 settembre 1872. Da qui la confusione fra B. putidum e B. ornatissimum. La stessa confusione esistente tra B. putidum e B. appendiculatum.

Alleanza Bulbophyllum
Specie tipo: Bulbophyllum nutans (Thouars) Thouars 1822
Bulbophyllum è un genere enorme con oltre 2700 specie descritte, 1600 delle quali sono considerate valide. A più riprese sono stati fatti vari temtativi di riordiono in sezioni più piccole – al momento circa 78) – questo lavoro è ancora in corso.
Ad ogni buon conto non si sbaglia mai nel dire ‘Bulbophyllum’, anche se la pianta è un Cirrhopetalum o un Megaclinium o una delle altre 20 specie. E’ pantropicale con alcune specie in Sud America e Africa, ma la concentrazione maggiore si trova nel sud est asiatico tra la Nuova Guinea e l’Australia. Si pensa abbia avuto origine in Malesia, dove ancor oggi trova in endemicità il maggior numero di specie.

Storia: è nel corso del 18° secolo, che giungono in Europa molte nuove piante interessanti appena scoperte, tra queste un buon numero giunge dalle isole francesi al largo della costa orientale dell’Africa (Mauritius, Réunion e Madagascar). La febbre per la scoperta di nuove essenze è la molla che da impeto allo scienziato francese Louis-Marie Aubert Du Petit-Thouars, nato 1758, che lo fa decidere di recarsi in quei posti con suo fratello, per esplorare la flora di queste isole. Dovette aspettare qualche anno perchè nel frattempo è intervnuta la rivoluzione in Francia e solamente nel 1792 riuscì a trovare una nave che lo avrebbe portato in queste isole nell’Oceano Indiano. Nel 1802 i due fratelli ritornano in Francia dove Louis-Marie pubblica diversi trattati e libri (con disegni) nei quali descrive le piante viste nei luoghi visitati. E’ in questi scritti che troviamo le prime descrizioni di “Phyllorkis”, che Thouars successivamente rinomina “Bulbophyllums”.

Caratteristiche: piante epifite simpodiali i cui pseudobulbi si formano da un rizoma orizzontale. Essi sono dotati di una foglia laterale, raramente due, ma solamente nella specie endemiche al di fuori sud-est asiatico. Comprimendo lateralmente gli pseudobulbi si ha l’impressione di una loro consistenza spugnosa. L’infiorescenza è prodotta dalla base dello pseudobulbo. La colonna porta un piede o mentum (labello) vagamente collegato alla base della colonna con una cerniera elastica che permette il movimento. Questo tipo di attaccamento è utile per attirare, in primo luogo gli impollinatori, e poi, una volta atterrati per far perdere loro l’equilibrio, migliorando in tal modo le possibilità di effettuare l’impollinazione.

All’interno della grande alleanza Bulbophyllum, forse le forme più frequenti e quindi di maggior interesse per gli appassionati appartengono al “genere” Cirrhopetalum. Tuttavia c’è stato un notevole disaccordo circa la validità tassonomica di questo genere. Nel 1861 Reichenbach ha ridotto Cirrhopetalum a una sezione del genere Bulbophyllum, e nel 1912 Smith ha trasferito tutti Cirrhopetalums nel genere Bulbopyllum.

Recentemente, Leslie Garay, Fritz Hamer e Emly Siegerist, al fine di ristabilire il genere nell’ambito dell’alleanza Bulbophyllum, hanno riesaminato le molte specie attribuite all’ex genere Cirrhopetalum. Il loro principio guida è stato quello di accumunare solamente i caratteri di primaria importanza delle varie specie in esame. La discrimanazione fra caratteri importanti e secondati non è necessariamente un esercizio oggettivo, spesso è marcatamente soggettiva; questi studiosi decisero che la posizione del fissaggio dei sepali laterali alla colonna e il grado di fusione lungo i loro margini esterni fossero da considerarsi caratteristiche primarie e che la quantità di peluria e la presenza e/o assenza di “palette”, fossero altresì elementi di secondaria importanza. L’utilizzo di questi criteri ha evidenziò che molte forme furono attribuite in precedenza al genere Cirrhopetalum sulla base di valutazioni superficiali o per la semplice somiglianza di forma. I risultati del loro lavorosono stati pubblicati nel 1994 in Norclic Journal of Botany: vediamone qualche elemento.

Cirrhopetalum
Nel genere Cirrhopetalum l’attaccamento dei sepali laterali alla base della colonna è tale che solo raramente sono separati dal fissaggio del sepalo dorsale, sostanzialmente solo con l’inserimento dei petali. Inoltre, i sepali laterali ruotano in modo che i margini esterni si uniscono e si fondono a formare un disco bombato. Le estremità distali di questi sepali laterali non formano mai lunghe code. Ecco alcune specie più comuni fra le 72 ora considerate valide: elegans, lepidum, makoyanum, picturatum, pulchrum, sikkimense e umbellatum.

Bulbophyllum Sez. Cirrhopetaloides
Altre specie simili sono state risistemate nel genere Bulbophyllum sezione Cirrhopetaloides. In queste forme, i sepali laterali hanno origine vicino all’inserimento del sepalo dorsale, inoltre i sepali laterali di queste specie sono uniti solo per un breve tratto basale e liberi apicalmente. Ecco alcune specie appartenenti a questo gruppo: acuminatum, gracillimum, longissimum, rothschildianum e wendlandianum.

Mastigion
In alcune specie c’è uno spazio lungo la colonna tra i punti di attacco dei sepali dorsali e laterali. In altre parole, il sepalo dorsale è attaccato alla base della colonna e i sepali laterali sono attaccati verso l’apice della stessa. Raramente i sepali sono vicini ai petali, di solito c’è buona distanza tra l’attaccamento di questi segmenti.
Ci sono alcune caratteristiche che contraddistinguono i fiori del nuovo genere Mastigion (dal greco per una piccola frusta) da quelli del “normale” genere Cirrhopetalum, il più ovvio è il fiore singolo (e non molti in un’infiorescenza) con una lunga “coda di topo” snello (in realtà una fusione dei 2 sepali laterali).
Le specie inserite in questo nuovo genere sono: appendiculatum, fascinator, ornatissimum, proboscideum, putidum.

Un pensiero su “Mastigion putidum ex Bulbophyllum

  1. Massimo M.

    Bellissimo Guido ed immagino anche abbastanza puzzolente.
    Certo che confondere il M. putidum con B. rothschildianum è un errore abbastanza grossolano visto le differenze morfologiche abbastanza rilevanti (ad esempio il colore).
    Massimo

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